Omelie 2021 di don Giorgio: SS. TRINITÀ

30 MAGGIO 2021: SS. TRINITÀ
Es 33,18-23; 34,5-7a; Rm 8,1-9b; Gv 15,24-27
Che strana festività!
Non vorrei mai ripetermi, ma ogni anno mi sento costretto a confessare il mio disagio nel celebrare una festività, il cui senso mi sfugge: come si può infatti celebrare un Mistero come quello Trinitario, che è il vertice sommo della nostra fede di credenti, mediante riti, orazioni e canti solenni, come se fosse un evento da commemorare sullo stesso piano di altri, anzi, in questo caso, come una festa liturgica con ben poco o quasi nessun contributo popolare? Quanti tra i cristiani sanno che oggi è la festa della Trinità, o addirittura quanti sanno che esiste il Mistero trinitario? Sì, fin da piccoli ce lo insegnavano al catechismo. Ma forse occorreva che ci fosse qualcosa di più di una semplice formula imparata memoria, anche se non possiamo negare che il contesto di fede di allora fosse molto diverso da quello attuale.
Quando sentite parlare di Natale sembra che tutto il mondo ne sia talmente coinvolto da condizionare tutti, anche i non credenti, fino a creare tra i credenti più sinceri una nausea non più sopportabile. Quando sentite parlare di Pasqua, sembra che, nel contesto di una Natura, anche essa partecipe della gioia del risveglio, tutto il creato canti almeno per un giorno quell’Alleluia che è come la liberazione da un mondo di schiavitù e di tristezza.
La festa della Trinità sembra così asettica come un corollario della Festa della Pentecoste, e come premessa alla Festività del Corpus Domini, altra festa assurda nella sua popolarità esteriore, anche se oggi il tempo e la laicizzazione l’ha ridotta a zero.
Talora mi chiedo come sia potuto succedere tutto questo, ovvero che la fede cristiana sia caduta nelle mani di una tale carnalità da mortificare lo stesso Mistero divino. E così tra le festività antiche sono rimaste solo quelle che si prestano ancora al consumismo più becero.
E mi chiedo come sia avvenuto che oggi del Cristianesimo sia rimasto ben poco. Eppure, dopo lo spogliamento di fronzoli inutili non si doveva ricuperare l’essenziale?
Non sembra, visto che è sotto gli occhi di tutti un tale vuoto di fede da farci riflettere seriamente almeno ponendoci questa domanda: non è che dopo duemila anni di Cristianesimo siamo ancora daccapo, come se Cristo fosse rimasto sulla croce, in attesa di donarci lo Spirito santo?
Sappiamo che non è così. Sappiamo che in duemila anni è successo di tutto e che in questo tutto il Cristianesimo si è anche purificato, e che è rimasto sempre presente lo Spirito del Risorto, tanto vivo da dare agli spiriti liberi la forza interiore di continuare a credere e a lottare per un mondo migliore.
Sono convinto che ci sia un inarrestabile progresso che consiste in quel seme di Verità che continua a crescere, nonostante l’ostinazione di una società carnale che impone le sue regole, sempre messe in discussione dalla stessa imbecillità strutturale che inventa altre regole, e così via. In un continuo flusso e riflusso di imbecillità.
Sì, lo dico con convinzione: il Disegno di Dio si realizza, nonostante tutto possa sembrare giocare a suo sfavore. E il Disegno di Dio è al di là, fuori da qualsiasi struttura religiosa, ed è quell’insieme di “semi divini” che sono ovunque, magari nascosti o coperti o lasciati marcire in campi misteriosi, i meno privilegiati per le religioni che hanno sempre preteso di imporre a Dio come seminare e come raccogliere.
Che cos’è il Mistero trinitario?
E cos’è allora il Mistero trinitario? Dicono teologi ed esegeti che il Mistero trinitario è stato rivelato da Gesù Cristo. Nel Vecchio Testamento si trovano solo indizi, anticipi indiretti, presagi, allusioni. D’altronde, la rigida ortodossia monoteistica ebraica non poteva permettere una benché minima possibilità di pensare a un Dio dai molteplici volti.
Nei primi secoli della Chiesa tutto lo sforzo consistette nel chiarire il Mistero trinitario nella sua terminologia, ricorrendo a un linguaggio tecnicamente filosofico.
Oggi le dispute di allora farebbero ridere. E pensare che hanno portato a uno scisma. Il Grande Scisma, definito anche “Scisma d’Oriente” o, dal punto di vista degli Ortodossi, “Scisma d’Occidente”, è quell’evento datato 1054, che vide lo scisma, cioè l’allontanamento tra la Chiesa cattolica occidentale e la Chiesa ortodossa orientale.
Pur identificando l’anno dello scisma nel 1054, l’evento è stato il frutto di lungo periodo di dispute, controversie e allontanamento tra le due Chiese.
I punti su cui le due Chiese non si trovavano d’accordo erano principalmente due: la questione dell’autorità papale e l’aggiunta del “filioque” nel Credo niceno, ed è quello che recitiamo ancora oggi durante la Messa, tranne durante la Quaresima, quando usiamo la formula più breve e antica, quella battesimale.
Tra parentesi: quando la liturgia abbandonerà il Credo niceno-costantinopolitano, composto in origine dalla formulazione approvata al primo concilio di Nicea (325) a cui vennero aggiunti ampliamenti, relativi anche allo Spirito Sabato nel primo concilio di Costantinopoli del 381?
Riflettiamo. Povero Spirito santo, che indirettamente ha procurato uno scisma, che dura ancora oggi!
Ripeto, le dispute di quei tempi oggi farebbero ridere e non importerebbero più a nessuno. Già con la grande Mistica medievale si era tornati alla semplicità, rifuggendo da quella complessità teologica che rendeva il Mistero divino un campo di battaglia tra le diverse opposte fazioni.
Vorrei concludere con un episodio che ci potrebbe far capire tante cose.
Si narra che una volta san Francesco fece con fra’ Masseo a La Verna, una gara singolare: chi dei due sarebbe stato capace di recitare più Padre nostro durante la notte. Li avrebbero contati con dei sassolini. All’indomani fra’ Masseo, con le mani colme di sassolini si recò da Francesco, vittorioso: “Ecco i Padre nostro che ho recitato in questa notte. Mostrami i tuoi!”. E san Francesco, con un senso di ammirazione, disse al frate: “Io in verità non sono riuscito a finire un solo Padre nostro. Mi sono fermato sulla prima parola per l’intera notte!”.
Ecco che cos’è la Mistica! Contemplare il Mistero trinitario, senza aggrapparsi a formulazioni teologiche o filosofiche.
Si pronuncia “Padre”, e si contempla. Si pronuncia “Figlio”, e si contempla. Si pronuncia “Spirito santo”, e si contempla.
Tutto il resto non conta nulla.

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