Come ne usciremo…

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Come ne usciremo…

Ne usciremo tutti (chi riuscirà a sopravvivere!) con le ossa rotte!
Come esseri umani, come cittadini, come credenti.
Forse non ce ne stiamo ancora accorgendo, dato che le paure, le tensioni e certi malcontenti ci tolgono la lucidità di pensare, e di riflettere su quanto in realtà sta accadendo.
Siamo solo preoccupati, tremendamente preoccupati, maledettamente preoccupati di ciò che stiamo perdendo in cose o in soldi, e vorremmo al più presto ricuperare il tempo perduto, come se fosse tutta questione di tempo vissuto, per costrizione, nella inamovibilità e nella improduttività.
Abituati come eravamo prima del virus a evadere ovunque, purché evadere, oggi costretti a stare prigionieri in una casa che era diventata soggiorno momentaneo per mangiare e dormire, o forse neppure per questo, avevamo fatto della fuga altrove la nostra ossessione alla ricerca di una dimora sempre mobile, sì tanto fantasiosa e creativa, ma dietro spinte di sensazioni cutanee, essendo lo spirito (la nostra vera casa) quasi represso dalle nostre più banali esigenze.
Costretti ora a fare i conti con noi stessi, siamo al collasso epidermico, mentre lo spirito rimane negli anfratti di caverne inesplorate, o tenute chiuse da un Ego diabolico.
Come esseri umani ci sentiamo persi e falliti, come cittadini ci sentiamo disorientati e sballottati da doverose restrizioni che pesano come macigni, e come credenti siamo in balìa di un vuoto di Dio che finalmente potrebbe essere lo stimolo a convertirci, ma tutto sembra come sospeso nella vacuità più spaventosa con la corda al collo, con la paura che da un momento all’altro ci tolgano lo sgabello da sotto i nostri piedi.
Sì, ne usciremo tutti con le ossa rotte, ma basterà poco per riprenderci con più vigore quella insensatezza così incollata alla nostra non-esistenza da farne l’unica ragione di non-vita.
Se così continuasse ad esserlo, non avremo scampo: il virus ci lascerà magari indenni, ma saremo vittime del nostro star male interiore che, come un cancro, ci consumerà fino alla follia.
2 maggio 2020
EDITORIALI DI DON GIORGIO 1
EDITORIALI DI DON GIORGIO 2

2 Commenti

  1. simone ha detto:

    Caro Don,
    ho ascoltato, come ogni mattina, il video su Facebook. In questo periodo insiste particolarmente sul “cambiare mentalità” Metanoèite. Un cambiamento che dovrebbe essere spinto e guidato dalla Chiesa. Papa Francesco nella Messa mattutina del 5 Maggio ricordava gli atteggiamenti che ci impediscono di far parte del gregge di Gesù: “la schiavitù delle ricchezze, la rigidità, il clericalismo, l’accidia, la mondanità”. Senza entrare su commenti legati al magistero del Papa, mi sento di evidenziare due atteggiamenti opposti ma entrambi dannosi per la Chiesa. Due atteggiamenti per il quale sarebbe importante cogliere l’occasione della pandemia per un cambio di mentalità.

    La rigidità. Tipica dei tradizionalisti. Loro sono i farisei del 2000; vivono la legge come un’imposizione tanto che la loro fede diventa la legge, il rispetto per la legge. Capaci di incatenare qualsiasi cosa dentro una serie di norme. Loro sono un male per la Chiesa; la rendono ferma, incapace di cogliere l’alito dello Spirito. Sono un male soprattutto perchè credono di meritare la salvezza in virtù del rispetto della legge. Credono di meritare l’amore di Dio, la stima del popolo, il sacrificio di Cristo. Non conoscono il concetto di dono, amore gratuito. Sono dei burocrati attenti al rispetto di riti e norme dei quali non sono in grado di cogliere il vero significato.

    La mondanità. Altro aspetto dannoso che ha reso la Chiesa schiava della ricerca della popolarità. Oggi sembra che alcuni gesti siano compiuti più per aver visibilità sui social che per amore. Tutto si misura in base ai like, alle visualizzazioni, ai commenti del popolo. La Chiesa si è piegata alla logica dei social è caduta nel tranello. Fiera e piena dell’apprezzamento della gente. In questo caso il diavolo ha agito mediante i tanti finti cristiani che interpretano la fede come una tifoseria. Che vedono in un gesto liturgico non la presenza di Cristo ma l’occasione per elogiare il prete (il servo). Il diavolo ha agito mediante il popolo ma la Chiesa non ha resistito alla tentazione. Ci è caduta. Oggi ogni gesto deve essere spettacolare, deve aumentare l’amore (per il prete) dimenticando la vera missione. Sì ad un prete il popolo può chiedere tante cose….il prete una sola cosa dovrebbe fare: condurre a Cristo. Mettendosi in disparte per evitare il rischio che la propria presunzione, arroganza, bisogno di popolarità finisca per offuscare il Risorto.
    La mondanità ha reso la Chiesa carnale, in cerca di una presunta popolarità.

    Cambiare mentalità significa scardinare questi atteggiamenti. E’ un cammino che ogni cristiano deve compiere ma va guidato dalla Chiesa. Dobbiamo tornare a correggere i cattivi comportamenti; fraternamente.
    Questo buonismo ci sta portando nel baratro. Ci sta trasformando in persone perfide; più che mostrare Cristo, mostriamo il demonio.
    Basta finti sorrisi, basta finti apprezzamenti. Si torni a parlar chiaro.
    Non abusiamo della misericordia di Cristo; essa è immensa e tutto coprirà ma noi dobbiamo lottare ogni giorno coi nostri vizi per non sprecare la nostra esistenza.

  2. Palumbo Bartolomeo ha detto:

    E’ evidente:se non cambiamo rotta,virus o non virus,la barca va a fondo.Grazie DON GIORGIO.

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