La figura del padrino o madrina nei sacramenti è diventata inutile: va abolita!

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di don Giorgio De Capitani
Più volte sono intervenuto sulla necessità o meno di mantenere l’usanza della presenza della madrina o del padrino nel battesimo e nella cresima. Sono sempre più convinto che oggi come oggi non ha più senso parlare di queste figure, che tra l’altro stanno creando ulteriori problemi per la loro scelta secondo i dettami del Diritto canonico. Tutti vedono che la loro scelta è solo di convenienza, e non ha nulla a che fare con quel compito di carattere “religioso” che la Chiesa vorrebbe mantenere.
Tutti sanno che, nei primi secoli del cristianesimo, il battesimo veniva amministrato solo agli adulti. Successivamente, intorno al quinto secolo, si introdusse l’uso di amministrarlo anche ai più piccoli. Probabilmente l’istituzione dei padrini e delle madrine venne imposto con il battesimo dei bambini. Sono riuscito a trovare queste notizie.
Tertulliano, apologeta cristiano vissuto tra il secondo e il terzo secolo, parla di “sponsores” o garanti (ma i termini usati in epoca antica sono diversi e molto evocativi: “susceptores”, “gestantes”, “fideiussores”, “protestantes”) che assistono al battesimo dei bambini (“De baptismo”, 18,11).
L’esigenza dei padrini era forse correlata con il battesimo concepito come nuova nascita, che perciò esigeva nuovi padri o madri (da qui “gestantes”). Più tardi, in continuità con questa linea, san Tommaso ricorderà che la rigenerazione spirituale operata dal battesimo assomiglia a quella carnale e, come in questa il bambino ha bisogno di una nutrice e di un pedagogo, così in quella spirituale c’è bisogno di qualcuno che lo istruisca nella fede e nella vita cristiana (Summa Th. III, q. 67, a. 7).
Ma il “padrinato” ha probabilmente rapporto anche con il catecumenato, tenuto conto della situazione in cui si trovano i cristiani durante la persecuzione da parte dell’impero romano: onde evitare che nelle comunità penetrasse qualche intruso, si esigeva che il candidato al battesimo fosse presentato da qualche fedele conosciuto, il quale garantisse la serietà delle sue intenzioni e lo accompagnasse durante il catecumenato e il conferimento del sacramento, come pure ne curasse in seguito la fedeltà all’impegno preso.
Non sto a discutere sulla validità o meno della figura del padrino o madrina nei primi secoli del cristianesimo. Con l’andar del tempo, però, essa ha perso ogni valenza diciamo pastorale-educativa, assumendo man mano quella “inutilità formale” che tutti vedono, ma che nessuno contesta. Perché mantenere ancora questa pratica che ha ormai ha perso ogni significato religioso?
Il Diritto Canonico sostiene che i padrini e le madrine sono ancora una presenza necessaria. Ma il Diritto Canonico non è Vangelo. Si può cambiare. È una istituzione ecclesiastica, e in tante parti è ormai obsoleta, superata, da modificare.
Dico la mia, e ringrazio monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, arcivescovo di Reggio Calabria, che mi dà un’ulteriore occasione di parlarne. Non solo per evitare infiltrazioni mafiose (già la parola “padrino”!), sono convinto che bisogna togliere, in qualsiasi caso, la figura del padrino e della madrina dai sacramenti, perché non serve più: non ha più senso. Non capisco perché la Chiesa insista nel mantenere questa istituzione che non dice più nulla, che è anzi ridicola e grottesca. Va abolita per sempre.
Da Vatican Insider
30/06/2014

“Abolire per dieci anni i padrini?

Francesco è d’accordo”

Lo riferisce l’arcivescovo di Reggio Calabria dopo la cerimonia di ieri in Vaticano. “E’ un modo per allontanare i mafiosi ed evitare che i sacramenti siano usati in modo strumentale
REDAZIONE
ROMA
La Chiesa sta valutando le soluzioni più opportune per allontanare i mafiosi ed evitare che i sacramenti vengano utilizzati strumentalmente. Un incontro avvenuto ieri nella Sacrestia della Basilica di San Pietro tra Papa Francesco e l’arcivescovo di Reggio Calabria, Giuseppe Fiorini Morosini, ha avuto questo tema. Nel colloquio, a margine della cerimonia di consegna del Pallio, il pontefice ha esortato il vescovo.
«Papa Francesco, dopo la visita a Cassano -riferisce Morosini- è rimasto molto colpito dalla realtà calabrese. Mi ha incoraggiato ad andare avanti, con forza e fiducia, nel ministero episcopale a Reggio Calabria. Poi, e questo mi ha sorpreso molto, si è ricordato di una lettera che gli avevo inviato, nella quale chiedevo che, per ostacolare l’uso strumentale della Chiesa e dei sacramenti da parte della `ndrangheta, venissero aboliti per 10 anni i padrini per i sacramenti del Battesimo e della Cresima, almeno per la mia diocesi. Papa Francesco vuole che tutti noi, vescovi della Calabria, ci incontriamo per discutere di questo problema ed inviare poi una relazione scritta a lui personalmente».
La sospensione dei padrini è una questione che sta molto a cuore al presule reggino. Al rientro dall’Assemblea Generale della Cei, svoltasi nel maggio scorso, Morosini ne aveva ampiamente parlato dalle colonne dell’Avvenire di Calabria, dichiarando che «il padrino oggi ha perso di fatto il profilo teologico-pastorale, ed è diventato semplicemente una «figura di riferimento» all’interno di un rapporto di parentela o di amicizia, se non di altro. Una referenza, insomma -aggiungeva l’arcivescovo- che di fatto, in genere, non ha più nulla di quello che é teologicamente e pastoralmente la figura del padrino».
Monsignor Bruno Forte, teologo oltre che arcivescovo di Chieti e Vasto, appoggia senza riserve l’esigenza espressa al Papa da monsignor Giuseppe Morosini a capo della diocesi reggina.  «La scelta di cancellare i padrini nei sacramenti del battesimo e della cresima avanzata dall’arcivescovo di Reggio Calabria è più che legittima: se ritiene che la presenza dei padrini è più dannosa che utile per la crescita spirituale della sua comunità, non solo può ma addirittura deve compiere un passo simile». Da un punto di vista strettamente teologico, «la richiesta non contrasta assolutamente né con la lettera né con lo spirito delle disposizioni canoniche». Comunque, è l’intera comunità cristiana che, in generale, si fa carico dell’accompagnamento di fede dei battezzati e dei cresimati, iniziando ovviamente dai genitori e, appunto quando sia possibile, dal padrino e dalla madrina».
Dunque, spiega il teologo, «si lascia uno spazio di discrezionalità estremamente importante, che nasce dall’esperienza e dalla saggezza. La scelta dell’arcivescovo di Reggio Calabria non deve destare scandalo ma semmai ammirazione per il coraggio e la saggezza con cui pone ancora una volta la Chiesa in una linea di frontiera contro ogni forma di contaminazione, di infiltrazione e di violenza mafiosa».
Del resto, osserva ancora Forte, «se scomunichiamo i mafiosi è quanto meno coerente non accettarli come testimoni in un sacramento, sia esso il battesimo o la cresima. Naturalmente, la decisione vale eventualmente soltanto per la singola diocesi che la adotta. Ma al suo interno è vincolante per tutte le parrocchie: nessun parroco potrebbe in questo caso contravvenire alla indicazione del suo vescovo e comportarsi in maniera diversa».
da la Repubblica

L’idea del vescovo anti-boss:

“Basta padrini nei battesimi”

 “Non sono più guide spirituali”. Da Reggio Calabria la richiesta di una moratoria di dieci anni contro l’uso strumentale dei sacramenti da parte dei clan. E il Papa dice: discutiamone
di ATTILIO BOLZONI
Si chiama battesimo anche quello. E pure lì c’è un padrino. Quando si fa entrare qualcuno in “famiglia” si dice – per l’appunto – che viene battezzato. A loro, solo a loro, capita due volte: quando nascono e quando diventano uomini d’onore. Privilegi di mafia.
In un caso o nell’altro, il figlioccio di un “don” importante è segnato per tutta la vita. Battesimi, cresime, matrimoni. Ogni occasione è buona per rinsaldare legami, non ci si può far sfuggire nessuno quando c’è da stringere amicizie e patti. Se non ci sono vincoli di sangue, sono loro, i padrini e i compari, che garantiscono fedeltà e continuità alla stirpe. È come un giuramento solenne.
Non saranno evidentemente pratiche così arcaiche – qualcuno però sospetta il contrario, che non usa più come un tempo – se l’arcivescovo di Reggio Calabria, Sua Eminenza Giuseppe Fiorini Morosini, abbia proposto a Papa Francesco di abolire i padrinaggi per i sacramenti del battesimo e della cresima “per ostacolare l’uso strumentale della Chiesa da parte della ‘ndrangheta”. Una sospensione a tempo e per territorio, valida solo per la diocesi calabrese dove – semmai il Vaticano dovesse accogliere l’invito del monsignore – entrerebbe in vigore una legge ecclesiale speciale. Servirebbe davvero a qualcosa? Con l’interruzione decennale si potrebbe recuperare l’autentico valore del padrinaggio?
La questione posta dall’arcivescovo Morosini a prima vista sembra guardare più al passato che al futuro, ma in molti assicurano che il problema esiste e resiste anche in quella “mafia liquida” calabrese (definizione di ‘ndrangheta dell’ex presidente della commissione parlamentare antimafia Francesco Forgione) che apparentemente ha altro a cui pensare nel momento che lo Stato – con gran ritardo – si è accorto che c’è.
Ci tengono ancora così tanto i boss della Piana o della Locride a fare da padrini ai figli degli amici? E loro sono davvero ancora così ricercati per battesimi e cresime? Fino a qualche anno fa in alcune zone dell’Aspromonte il padrino prescelto, nel giorno del battesimo, baciava il neonato e collocava nella culla un coltello. Se il piccolo girava il capo verso la lama voleva dire che prometteva bene, se si voltava dall’altra parte il povero bambino si sarebbe portato addosso per sempre il marchio di “sbirro”. Anche le vicende di mafia e di camorra sono contornate da “parrini” e “cumparielli” che entrano in scena per le feste comandate. Il padrinaggio e il comparaggio si trasformano in un rapporto indissolubile per due persone estranee a unioni sanguigne, a volte quasi più forte di una parentela intima. È la complicità totale, si trova in un covo ma si cerca anche in una chiesa. Ricordava un vecchio siciliano che ha studiato le abitudini mafiose: “Confidarsi con un padrino o con un compare è come confidarsi con se stesso”.
Chi è stato il padrino del secondo battesimo (quello di Cosa Nostra) di Giovanni Brusca? Totò Riina, il migliore amico del vecchio Bernardo, il padre del boia di Capaci. Quale nome non ha mai fatto al giudice Falcone il pentito Tommaso Buscetta nel 1984? Quello di suo compare Gioacchino Pennino senior. Sulla carta fare il padrino mette al riparo da tutto. Il legame è inviolabile, almeno secondo quelle leggi non scritte.
Compari erano Michele Greco – il “papa” della mafia” e Giovanni Prestifilippo, il cui figlio Mario Giovanni detto “la iena di Ciaculli” era stato tenuto a battesimo da don Michele. Lui però non mosse un dito quando i Corleonesi decisero di assassinarlo.
Compari erano anche Luciano Liggio e Gaetano Badalamenti al tempo del “triumvirato”, quando alla fine degli anni ’60 erano insieme in un governo provvisorio di Cosa Nostra. Qualche tempo dopo i sicari di Liggio – nonostante Lucianeddu fosse il padrino di uno dei figli di don Tano – sterminarono tutti i parenti del boss di Cinisi.
Un’ultima osservazione sulla proposta di Sua Eminenza Morosini. I mafiosi si sposano fra di loro, non prendono solitamente moglie fuori dalle famiglie, promettono in sposa una sorella o una cugina solo a chi è nell’ambiente. E avviene così anche per i padrinaggi. Testimonianza di Margherita Petralia, moglie del boss di Paceco Gaspare Sugamiele: “L’invito a fare da padrino o da madrina non può essere rivolto che a persone interne all’organizzazione”. E tutti gli altri? Se dovesse passare mai l’idea dell’arcivescovo di Reggio, perché gli altri bambini calabresi non dovrebbero avere un padrino per il loro battesimo o la loro cresima?

10 Commenti

  1. Stefano Pippia ha detto:

    Proprio 3 giorni fa mi è stato chiesto di fare il padrino di un ragazzino di 14 anni, figlio adottivo di un cugino…
    i genitori candidamente mi hanno detto di essere disperati perchè non riuscivano a trovare qualcuno che lo facesse e mi hanno anche detto di non spendere tanti soldi per un regalo… qualcosa di modesto e via…. l’importante era che lo facessi… per evitare di rinviare la cresima…
    a quale punto siamo…. una figura ormai totalmente inutile, fonte solo di fastidi e di equivoci…
    e poi cosa dovrei fare come padrino? si sa che ormai tanti ragazzi, dopo la cresima, si allontanano dalla Chiesa; dovrei forse assicurarmi che il ragazzo vada in Chiesa ogni domenica, si confessi e faccia la comunione, o che non dica parolacce quando è in giro con gli amici? o che non abbia rapporti con qualche coetanea al di fuori del matrimonio? o da grande se divorzia non si risposi o abbia convivenze extramatrimoniali? bo.. mi sa che alla fine fanno quello che vogliono e dei padrini se ne infischiano… tranne magari aspettarsi qualche regalo costoso… che i genitori non possono o non vogliono fare…
    speriamo che Papa Francesco valuti sul serio la possibilità di eliminare questa figura ormai totalmente anacronistica…

  2. Estella ha detto:

    Sono d’accordo… con l’abolizione di questa figura. Pensateci seriamente, perché purtroppo non é così semplice trovare persone adatte, pur professandosi cattolici, sposati in Chiesa… Molti sono coloro che rifiutano di accompagnare al battesimo. Mi sono sentita rispondere in malo modo, con frasi del tipo “Non vogliamo tutta questa responsabilità”, per poi scoprire moventi esclusivamente economici. Paradossalmente ho trovato molta più disponibilità fra le persone che la Chiesa giudica non idonee… Che fra coloro cge sembrano essere più credenti. A me non interessava il regalo del Battesimo, quanto più una partecipazione emotiva e di fede. Ma non é stato facile trovare persone motivate. É umiliante vedere rifiutare il battesimo del proprio figlio… E spero che per l’epoca della sua cresima quesye fugure siano, se non destituite, almeno rese facoltative. Preferisco essere io ad accompagnare mio figlio ai sacramenti che chiedere la disponibilità a persone che, nonostante si professino credenti, siano sposati in chiesa e abbiano battezzato i loro figli… La vedono solo come una seccatura in termini economici. Quanta aridità!

  3. giovanni ha detto:

    Concordo con lei. se penso poi che il padrino di Magdi Allan è stato Lupi

  4. franz ha detto:

    Non lo sapevo che il termine gergale di padrino della mafia avesse un’attinenza reale col padrino d2i sacramenti:allucinante, ora che ne prendo atto. E pensare che da pochi mesi so che in quegli ambienti si prega prima di andare ad uccidere:alla luce di questo non mi stupisco piu di nulla. Chiudo con una nota sdrammatizzante: pochissimi giorni fa ho acquistato un ginko biloba in vaso, e una ventina di anni fa venivo preso in giro perché conoscevo questo buffo nome. Non c’entra coi padrini ma mi consolo e al contempo mi “ingelosisco”del fatto che non sono più una mosca bianca che conosce il Ginko, visto che qualcuno lo scdglie come nick. 🙂

  5. lucio ha detto:

    Si fa a gara per dire solenni minchiate dopo che, per secoli, hanno predicato il tutto e il contrario di tutto, copiando ora malamente l’amico Sgarbi che dice costantemente qualcosa di diverso dalla massa, per attirare l’attenzione dei soliti calabroni ignoranti. Ma il padrino non doveva servire come secondo padre al bambino, per aiutarlo, farlo crescere meglio, per proteggerlo da eventuali risvolti negativi che la vita avrebbe potuto eventualmente riservargli ? Naturalmente non si distacca dal comportamento dal simpaticissimo Sgarbi il prete di cui sopra, costantemente arrabbiato contro tutti e tutto : Di tutti parlò male fuorch’è di Cristo scusandosi col dire non lo conosco (Angiolieri ).

  6. Giuseppe ha detto:

    Abbiamo già affrontato questo argomento in precedenza e non posso che ribadire la mia opinione, visto che per ben tre volte sono stato chiamato a svolgere tale funzione. Se vogliamo concepire la figura dei padrini come “vice genitori”, può diventare importante qualora le vicissitudini della vita ne richiedano la presenza, purché tra padrino e figlioccio ci siano dei rapporti assidui di stima e rispetto. Nella maggior parte dei casi, invece, questo legame è praticamente inesistente. Va da sé che a causa della diffusione del linguaggio mafioso, ormai il termine ha assunto una connotazione negativa ed inquietante e, forse, pur di evitare equivoci e confusioni tra situazione e situazione, sarebbe opportuno quantomeno chiamarli in altro modo. Sono comunque convinto che la grazia dei sacramenti agisca in maniera del tutto indipendente dalla presenza o meno dei padrini e dal loro effettivo impegno.

  7. Marisa ha detto:

    Non credo che l’abolizione del padrino sia necessaria solo in relazione a problemi di mafia,etc. E’ che da tempo risulta essere una figura totalmente inutile, e lo dico da laica non credente, pur pensando che potrebbe essere utilissima se configurata nella giusta accezione. Il padrino e la madrina dovrebbero essere figure di supporto, di aiuto, addirittura sostitutive in casi estremi. Invece, come troppe cose nella società attuale, sono solo passaggi di un giorno nella vita.

  8. GIANNI ha detto:

    Va spesso distinto, in istituti storici e giuridici, il loro ruolo formale da quello sostanziale, venuto a consolidarsi tramite tradizioni e leggi non scritte in taluni ambienti.
    Gli istituti del madrinaggio e del padrinaggio peraltro non sono esclusivi della chiesa cattolica, ed un filo rosso unisce il significato di queste figure anche con quanto si verifica esternamente alla chiesa.
    In buona sostanza, qual’è il ruolo di un padrino o di una madrina?
    Quello di garantire l’osservanza di principi, regole, appartenenza a determinati ambienti.
    Nel caso della chiesa cattolica, quindi, il loro ruolo dovrebbe essere quello di garantire che il figlioccio possa continuare ad esprimere tale appartenenza anche contro influenze della famiglia d’origine.
    Non a caso si dice che il cattolico è come un soldato che deve, se del caso, combattere anche contro il volere dei familiari.
    Per fare un esempio: se il figlioccio desidera divenire sacerdote, contro l’opinione dei genitori, chi dovrebbe sostenerlo in questa sua scelta?
    Appunto il padrino.
    Questo comporta un problema di difficilissima soluzione.
    E chi garantisce per il garante?
    E cioè: chi ci garantisce che colui che dovrebbe essere il primo garante del rispetto di principi,norme ed appartenenza ad un certo ambito, sia a sua volta in grado di svolgere il suo compito?
    Infatti, come notiamo, ben può accadere che certi padrinaggi siano certo intervenuti con finalità di garantire l’appartenenza a certi ambienti, ma magari anche diversi e contrapposti, rispetto alla chiesa, come nel caso di famiosi.
    Ecco, quindi, che la figura del padrino non rappresenta garanzia effettiva alcuna di assolvimento del ruolo su cui si fonda la ratio dell’istituto.
    Anche a prescindere da connotazioni di chiara impostazione mafiosa, pensiamo anche solo al ruolo puramente formale assunto in tante celebrazioni, per le quali magari anche i sacerdoti celebranti chiudono spesso un occhio, se non entrambi, sulla mancanza dei necessari requisiti di padrini/madrine di turno.
    Questo fa comunque parte di un problema più generale e di difficile soluzione: chi controlla i controllori?
    Problema che, ad esempio, potrebbe estendersi a molti altri ambiti: rispetto della legalità da parte di forze dell’ordine e di magistrati, rispetto e fedeltà verso certi ambienti a chi viene scelto come loro padrino/garante, in definitiva problema di coerenza con certe scelte magari professate, ma tutt’altro che osservate.

  9. dottginkobiloba ha detto:

    mia sorella si è sposata solo civilmente, ma per qualche misterioso motivo ha deciso di battezzare sua figlia, io che sono l’unico in famiglia che la domenica va a messa sono stato designato come padrino, questo accadeva più di venti anni fa. da allora periodicamente quando c’è in ballo qualche questione che riguarda argomenti “religiosi” mia sorella che non se ne intende mi manda a casa la nipote e nel mio piccolo cerco di aiutarla. riassumendo per quel poco che posso fare non trovo che il mio ruolo di padrino sia del tutto inutile

  10. pierluigi ha detto:

    Anzitutto ringrazio per l’approfondimento sia storiografico che etimologico, sempre molto interessante. Penso che le figure delle padrine e dei madrini sono fuori luogo, la presentazione al Tempio per i neonati non dovrebbe comportare l’utilizzo dei “tutors” che ha avuto senso solo in caso di presentazione di persone adulte.

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