GESÙ AVEVA DODICI APOSTOLI E NON CACCIÒ NESSUNO DALLA SUA TAVOLA

 

 

da Merateonline

GESÙ AVEVA DODICI APOSTOLI
E NON CACCIÒ NESSUNO DALLA SUA TAVOLA
 

Rovagnate   

La burocratica decisione di ordinare a don Giorgio de Capitani di lasciare fisicamente  la Chiesa e la comunità di Sant' Antonio  in Monte  il prossimo 1 settembre 2013 per l'avvenuto compimento del suo 75esimo anno di età non è una lettera di augurio per il suo compleanno e l'invito a un meritato riposo, ma il compiaciuto dispositivo di una sentenza che attendeva solo la designazione del giudice estensore ideale e il cui testo integrale non sarà mai depositato. Lo sfratto arriva da Milano, reca una sola firma, ma nella busta che lo contiene è forte l'odore del disinfettante che non cura la ferita e lenisce il dolore, ma di quello che  neutralizza il pus. Le infiammazioni purulente si incidono per farne uscire il sangue cattivo. Per la Curia ambrosiana e il suo attuale Metropolita don Giorgio è un corpo estraneo, tollerato oltre misura. Dove non volle compiutamente Dionigi Tettamanzi oggi può e deve l'età. Il nuovo Arcivescovo Angelo Scola, cui il caso del sacerdote è stato sottoposto sin dal suo ingresso in Milano il 25 settembre 2011, tra i tanti ha il dono di attendere la maturazione dei frutti. E l'età è un frutto. Anche nel diritto canonico c'è l'istituto della deroga, ma bisogna chiederla e soprattutto concederla. Non lo farà nessuno dei due. Non don Giorgio, e ancor  meno Angelo Scola. Orgogliosi e diversissimi. Il primo uomo di collina, il secondo di lago. Vino rosso don Giorgio, vino bianco l'arcivescovo e cardinale.

Il primo comunicatore allo stato puro e moralista. Il secondo antimoralista per eccellenza, dedito alla conoscenza e alla contemplazione più che alla moltiplicazione delle parole e delle iniziative. Il primo con i piedi dentro il fango della terra, il secondo dieci centimetri sopra. Il primo, prete che si richiama agli ideali della sinistra radicale. Il secondo sostenitore ante litteram di Comunione e Liberazione ed estimatore dell'agente Betulla. Antitetici, ma entrambi preti. Ed è qui che tutto nasce e si consuma.

Questo giornale è fatto a modo suo ed è l'immagine del suo editore e dei suoi collaboratori, che sono liberi pensatori.  Per questa ottima ragione diciamo subito che non ci piace il trattamento riservato a don Giorgio. Non ci piacciono la miccia e il timer messi in mano ad esecutori gerarchicamente impediti al rifiuto o al rinvio e  desueti alle deflagrazioni. A don Giorgio erano già stati tolti gli incarichi pastorali nel luglio 2010, tollerandolo come inquilino nella casa parrocchiale. Oggi gli si ordina di fare fagotto, via, lontano dagli occhi dei suoi fedeli perchè anche i cuori presto lo dimentichino. Una inutile cattiveria, il desiderio di assecondare istanze minoritarie, ma allineate alla gerarchia osservante.

Don Giorgio è un prete radicale che attua il suo mandato pastorale in scienza e coscienza. Usa toni forti, esempi chiari. Manifesta sdegno e intolleranza nei riguardi di coloro che detengono il potere e lo usano male o a loro profitto. Ha individuato in Silvio Berlusconi l'incarnazione in terra di un esempio negativo da evitare e certamente gli fa rabbia che tantissimi cattolici abbiano eletto loro punto di riferimento un signore cui Angelo Scola pare abbia tenuto nel 1979, invitato dai vertici di Comunione e Liberazione,  una  lezione privata  di filosofia. Bel risultato.

Sarà per questo remoto ricordo degli anni  introduttivi della  Milano da bere che la Curia ha invano ingiunto a don Giorgio,come antipasto della sua ultima cena, di togliere dal  sito che porta il suo nome ogni riferimento al Presidente onorario del Milan. Internet non è strumento della Curia, lo hanno capito anche nella  sacralità delle ovattate stanze di Piazza Fontana.  Dalla rete don Giorgio non si può sradicare, anzi gli sopravviverà.

Nella sua particolarità di prete scomodo, don Giorgio non  risulta abbia  fatto proseliti. Pace e benessere afflosciano.  Il coraggio della distinzione non lo si esporta come la moda, ma l'anziano prete usa benissimo i nuovi e giovani mezzi di comunicazione come pochi sacerdoti sanno, vogliono o possono  fare. La sua forte parola esce quindi dalla chiesina di Monte, scivola lungo i declivi verdi della collina, si diffonde e lascia traccia indelebile.

L'intervento della Curia Arcivescovile è un intervento che va oltre la figura e il caso di don Giorgio  e si pone in apparente antitesi con la strada di coraggio e umiltà che sembra voler percorrere il nuovo Pontefice. Sarà che Roma è lontana, ma la fisica asportazione  di Don Giorgio dalla sua comunità, così come si fa con un pus da un corpo sano, sa di processo di normalizzazione, omologazione e appiattimento che nulla  aggiunge ai preti diversi da don Giorgio e che forse toglie ad alcuni di loro la voglia di osare.

Angelo Scola – che è uno di noi nato a Malgrate come è uno di noi il cardinale Gianfranco Ravasi nato a Merate, come è uno di noi il prete semplice Giorgio De Capitani nato a Santa Maria Hoè – all'atto di ricevere la porpora cardinalizia il 21 ottobre 2003 fu insignito del titolo di Cardinale Presbitero dei Santi XII Apostoli.

Può essere che egli veda in don Giorgio una  versione aggiornata e corretta  in meglio  dell'apostolo Giuda Iscariota. Ma don Giorgio è solo un prete sincero. Con toni pacati dice cose forti. E' uomo di fede convinto che è finito il tempo dell'attesa che le parole cadano dall'alto. La gente che riempie la Chiesina di Monte lo ascolta e quando esce non imbraccia il fucile. Riflette, dissente anche, ma  ritorna.

Voglio dire a Sua Eminenza l'Arcivescovo della Diocesi di Milano che Gesù non respinse dalla sua tavola l'apostolo diverso.  Divise con lui pane e vino e lasciò che si compisse il destino di entrambi. Al bacio nell'orto del Getzemani  porse la guancia, non la ritrasse. Carlo Maria Martini lasciata Milano alla cura di Dionigi Tettamanzi andò a vivere a Gerusalemme per respirare l'alito di Cristo.

Dubito fortemente che don Giorgio possa rimanere a Monte o che gli venga concesso di venirvi a celebrare Messa anche solo a Natale. C'è chi pensa qui in Brianza che egli abbia già dato troppo e non sempre bene. Dovrebbe essere il gregge a decidere se il pastore è buono. La comunità di don Giorgio la sua riposta l'ha già data. Non vuole rinunciare al suo amato Pastore. A chi giova negarle questa speranza?

Alberico Fumagalli
 

49 Commenti

  1. Antonio ha detto:

    Ma vete visto il sito del cardinal Scola?… : http://angeloscola.it/

    Agghiacciante: c’è lui, in cima, con faccia artefatta da trucchi fotografici come se fosse un divo del… cinema.

    Ci sono i suoi scritti, i suoi tutoli accademici, le sue lettere… attuali, vecchie, vecchissima..,
    MA NON C’E UN INDIRIZZO E MAIL CON CUI RIVOLGERSI DIRETTAMENTE ALLA SUA PERSONA:

    indice di una personalità ipertrofica, ciellina, accecata!

    W Don Farinella, Don Giorgio, il povero Don Gallo: preti che parlano, si incazzano, sono vivi, ascoltano, chiamamno farabutti quelli che frabutti sono, i seplocri imbiancati che, diabolicamente, si celano dietro Opus Dei, CL, Don Giussani: malfattori vergognosi!!!!!

    Antonio

  2. nico75 ha detto:

    Sarò sempre dalla parte della legalità, dell’etica, del bene comune, del radicalismo cristiano.
    Sempre dalla parte Sua; forza Don Giorgio da Nico di Barletta.

  3. Antonio ha detto:

    Caro don Giorgio, coraggio. Io (da Lecce) continuerò a seguirti sul blog ogni giorno, sottoscrivendo tutto quello che dici e pensi (come ho sempre fatto, almeno finora). Mi chiedo cosa ci sia di cristiano in un sommo sacerdote (il tuo vescovo,) assiso sulla sua cattedra-sinedrio, pronto a stracciarsi le vesti come Caifa ad ogni verità proclamata da un uomo libero.

  4. Antonio ha detto:

    Grazie, Don Giorgio, per quello che ha fatto in questi anni.
    Sono commosso e Le auguro ogni bene.
    Il modo di procedere della Gerarchia, alla luce anche di quello che succede in Vaticano di questi tempi (ma che da tempo immemorabile vi succede) dimostra quanto essa sia cieca e lontana dall’umano sentire sempre più diffuso nella gente: del resto perchè mai le chiese non dovrebbero svuotarsi drammaticamente.
    Nuona fortuna e spero trovi il sistema di stare in contatto con noi, che la rispettiamo ed, evangelicamente, la amiamo!
    Antonio

  5. Pietro ha detto:

    Caro don Giorgio,
    che non sia soltanto una questione di linguaggio è chiaro come il sole. Può piacere o no, ma le posizioni radicali (IL CRISTO RADICALE) chiudono gli spazi “gestionali”, limitano le vaghezze interpretative, accorciano i tempi di sintesi e tracciano percorsi lineari ed inequivocabili nei quali risulta inaccettabile il linguaggio offensivo che proviene proprio da una certa politica ( vedi caso Keynge) incentrata sul dito medio e sulle corna. Mentre sul tuo linguaggio non si riesce a chiudere un occhio, su quello della politica si chiudono tutti e due … Ma la chiesa può chiudersi in un “NO COMMENT”, mentre personaggi inquietanti e discutibili imperversano nelle stanze dei bottoni? La funzione sociale della chiesa non può derogare dal suo contesto, sia sul piano dei contenuti politici che dei loro effetti, non certo per fondare partiti. Per tale funzione, il presente spazio aperto come palestra di opinioni, rappresenta senza ombra di dubbio un’opera meritoria che altri, nello stesso ambito clericale, non sarebbero in grado di svolgere con la stessa efficacia. E’ l’unico blog che seguo e frequento con una certa continuità. Motivo per cui, decisioni disciplinari che riguardano la tua persona mi toccano personalmente, limitando la mia libertà di opinione e quella di tutti gl’interessati.
    Per far contento qualcuno, useremo un linguaggio
    “ieratico”, anche per mandare a quel paese chi se lo merita.

  6. franco ha detto:

    caro don giorgio i preti liberi, come lei, don gallo, don ciotti e tanti altri forse meno noti che conosco, hanno sempre dato fastidio alle istituzioni ed alla chiesa che spesso e volentieri li hanno allontanati. non si scoraggi don giorgio seguiremo sempre il suo blog che ci parla del vero cristianesimo , non quello di facciata o di convenienza, e se ci scappa qualche parolaccia beh pazienza…

  7. Silvia ha detto:

    Don Giorgio,
    ho scoperto per caso il tuo sito e da anni ti leggo con sincera ammirazione per la tua schiettezza.

    Condivido pienamente il tuo pensiero ed anche le pennellate forti che usi per fornirci un quadro perfettamente realistico. La tua profonda sincerità mi ha aiutato a riflettere in occasione dei molteplici avvenimenti, per non dire scandali, che hanno coinvolto o che continuano a coinvolgere la nostra italianità al punto da vergognarmi di essere italiana (vivo all’estero).

    Sei il prete che ho sempre voluto incontrare e che certamente mi avrebbe riportato in chiesa.

    Grazie per avermi aiutato a tenere gli occhi aperti su una chiesa corrotta e un paese ormai privo di valori e intellettualmente completamente alla deriva (basta leggere alcuni commenti molto indicativi come quelli di Sibilla, Ludovico, Pierpaolo ….).

    Continua ad esistere Don Giorgio, siamo in tanti ad avere bisogno delle tue parole per restare svegli !

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