Omelia di don Giorgio: Quinta domenica dopo Pentecoste 2012

1 luglio 2012: Quinta domenica dopo Pentecoste

Gen 17,1b-16; Rm 4,3-12; Gv 12,35-50

Un tema accomuna i tre brani della Messa di oggi: è la fede. Parlare di fede non è facile per nessuno, nemmeno per i teologi che, quando ne parlano, difficilmente sono comprensibili. È come se parlassero tra loro. Ma la fede riguarda tutti, dotti e non dotti. E Cristo la esigeva, prima di compiere quasiasi miracolo. E la trovava tra le persone più semplici, tanto semplici da strappargli meraviglia, mentre, di fronte ai dotti o teologi del suo tempo, scribi e farisei, notava con amarezza solo cecità, chiusura, mancanza di fede. E spesso additava la fede dei pagani come esempio per gli stessi ebrei, così ligi alla Legge.
Anche per noi preti c’è il rischio di dire sulla fede tante belle cose, e di dire in realtà nulla che possa coinvolgere la vita reale della nostra gente. Quello che è peggio è che non ci accorgiamo di favorire una apparenza di fede, che è solo devozionismo che non punta al cuore della fede evangelica. Eppure la parola fede qualifica coloro che credono in Dio o in Gesù Cristo: i cristiani sono anche chiamati “fedeli”. Quante volte si parla di assemblea dei fedeli!
Vorrei soffermarmi, con un po’ di timore di non essere chiaro, sul secondo brano della Messa, tolto dalla lettera che san Paolo ha rivolto ai cristiani di Roma. San Paolo, l’ho già detto altre volte, è tanto affascinante come personaggio storico quanto difficile e talora incomprensibile come teologo. Gli stessi esegeti ancora oggi tentano di darci qualche delucidazione, di aiutarci a comprendere il pensiero autentico dell’apostolo, ma non sempre ci riescono. Dunque, le lettere di san Paolo sono da capire, e prima di pretendere che la gente le comprenda occorre che noi preti le spieghiamo, magari perdendo un po’ di tempo e rischiando qualche malumore tra gli ascoltatori assidui delle Messe festive, i quali, abituati alla praticità, preferiscono non fare troppi sforzi mentali.
Ci sono termini nelle lettere di San Paolo che sono un po’ la chiave del suo pensiero teologico. Parole che fanno parte anche del linguaggio giuridico. Ad esempio, che cosa significa “giustificazione”?
Il verbo latino “justificare” significa “rendere giusto”. In che senso? Per rispondere, non mi limito a considerare solo il brano di oggi che si trova nella lettera ai cristiani di Roma, ma allargherei il discorso considerando soprattutto la lettera che san Paolo ha scritto ai cristiani della Galazia. Subito una cosa: San Paolo, in questa lettera, non parla mai di salvezza, che era l’annuncio centrale della catechesi primitiva, ma parla appunto di “giustificazione”. L’apostolo, tuttavia, non ha inteso dare ai Galati una lezione di tipo intellettualistico. Egli parte da un rimprovero concreto: i cristiani di quella comunità avevano in parte tradito il Vangelo di Cristo per un altro vangelo: un vangelo che ignorava la giustificazione per mezzo della fede e proponeva invece la giustificazione per mezzo dell’osservanza della Legge di Mosè.
Torniamo alla domanda: in che senso intendere la “giustificazione” secondo san Paolo? È qui che vorrei essere chiaro. Rendere giusto, secondo san Paolo, è donare la giustizia di Dio, da intendere come santità o grazia. Dunque si tratta di un dono divino.
Ed è sul dono o sulla gratuità divina che san Paolo polemizza con quanti volevano ridurre la giustizia o santificazione ad una questione di opere buone da compiere da parte dei cristiani.
Ecco un passo della lettera ai Galati dove l’apostolo per non meno di tre volte respinge in una stessa frase le pretese della Legge e afferma il valore della fede. Scrive: «Sapendo che l’uomo non è giustificato per le opere della Legge, ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo, abbiamo creduto anche noi in Cristo Gesù per essere giustificati per la fede di Cristo e non per le opere della Legge, poiché per le opere della Legge non verrà mai giustificato nessuno» (Gal 2,16). Perché san Paolo non pone solo una questione diciamo teorica, ma pone un problema concreto che riguardava in particolare i cristiani della Galazia? Il problema riguardava soprattutto quei cristiani che provenivano dal mondo pagano: costoro dovevano o non dovevano sottomettersi alle prescrizioni della legge, a cominciare dalla circoncisione, per continuare poi con le osservanze alimentari e l’astensione da ogni lavoro nei giorni di sabato? C’erano cristiani, che provenivano dal mondo ebraico, che predicavano che tutte queste prescrizioni valessero per tutti i cristiani, anche per quelli provenienti dal mondo pagano. Costoro si appellavano ad un obbligo risalente ai tempi di Abramo quando Dio impose la circoncisione come segno dell’alleanza. Una risposta chiara la troviamo anche nel brano di oggi. Il ragionamento di san Paolo sembra molto semplice: “la fede fu accreditata ad Abramo come giustizia” prima o dopo la circoncisione impostagli da Dio? “Egli ricevette il segno della circoncisione come sigillo della giustizia, derivante dalla fede, già ottenuta quando non era ancora circonciso”. Più chiaro di così! E San paolo aggiunge: “In tal modo egli (Abramo) divenne padre di tutti i non circoncisi che credono, cosicché anche a loro venisse accreditata la giustizia, ed egli fosse padre anche dei circoncisi, di quelli che non solo provengono dalla circoncisione ma camminano anche sulle orme della fede del nostro padre Abramo prima della sua circoncisione”. 
In parole più semplici: la fede di Abramo precede ciò che diventerà successivamente la religione ebraica. Abramo, prima di essere chiamato da Dio alla missione di diventare il capostipite del popolo eletto, era un pagano. E da pagano credette nel vero Dio. Dunque, la religione ebraica è fondata sulla fede di un pagano. Successivamente Dio imporrà la circoncisione come segno fisico della Alleanza. Ma successe, come in tutte le religioni, che il popolo ebraico, tramite i suoi capi, man mano darà più importanza ai segni o ai riti che non alla fede. San Paolo sembra preoccupato nel far sì che il cristianesimo non cada nello stesso pericolo. Il cristianesimo è fondato sulla fede nel Cristo risorto, e non accetta nessun condizionamento dal ritualismo o dalle leggi di una religione, quella ebraica, che Cristo del resto aveva condannato proprio per aver tradito la sua fede nel vero Dio, tanto da preferire la legge alla dignità dell’essere umano. La Legge! Ecco, qui entra in scena un altro aspetto della predicazione di san Paolo. È la legge vista nelle sue opere che l’apostolo contesta: certo la legge può aiutarci ad essere buoni, ad essere migliori, ma può anche diventare un fine, come il sabato ebraico che era diventato più sacro dell’uomo stesso. La legge è solo un mezzo, una legge senza la fede è morta, anzi pericolosa. La legge per san Paolo è stata sostituita dalla grazia di Dio, ovvero dallo Spirito santo, che è la nuova legge del credente. In altre parole, torna in scena ciò che noi chiamiamo la Coscienza. Cristo non ha introdotto la Grazia o la Coscienza con il Cristianesimo. Lo Spirito santo c’è da sempre. Da sempre l’uomo ha una coscienza che è la voce dello Spirito interiore.
So che mi ripeto: la legge che diventa un fine, la legge che mortifica la Coscienza è sempre stato, e lo è tuttora, il rischio di ogni religione. Per questo Cristo si è ben guardato dall’inventare una nuova religione. Ma purtroppo il cristianesimo è caduto subito in una specie di religione, fino ad assumere lungo i secoli tutte quelle forme devianti che Cristo aveva condannato nella religione ebraica. Quando leggo le parole così chiare di san Paolo sulla fede e sulle opere della legge, veramente rimango allibito al pensiero di ciò che la Chiesa è arrivata a imporre attraverso norme e divieti talora così assurdi che, al confronto, le prescrizioni ebraiche erano più accettabili e comprensibili.
Cristo aveva ridotto i 613 precetti, negativi e positivi, della religione ebraica ad un solo comandamento: Ama Dio e di conseguenza il prossimo tuo come te stesso. La Chiesa ha costruito un castello di leggi che comprende ben oltre i 613 precetti. Ancora oggi ne siamo sommersi. E a scapito di che cosa? Della fede genuina in Dio. A scapito dell’amore per il prossimo. A scapito della propria coscienza. La fede precede la religione. La fede è il cuore del cristianesimo. Fede in Dio e nell’Umanità. Fede è amore, e l’amore non ha remore in quanto amore. L’amore non può essere mortificato da nessuna istituzione né civile né religiosa. La fede in Dio va al di là di ogni confine, di ogni razza, di ogni religione. Credo in un Dio che è padre di tutti, che non ama fare preferenze. Già il cardinal Martini diceva: “Dio non è cattolico”. O, meglio, è cattolico nel senso del termine “cattolico”, che significa universale. Ma per noi la Chiesa cattolica non è altro che una grande e grossa istituzione, in cui Dio sta stretto.
Liberiamoci di tutte quelle forme religiose che ancora oggi, purtroppo, costituiscono una certa fede popolare che odora di superstizione. Basta con certi culti per santi idolatrati.  Basta con le Madonne che piangono o parlano su commissione. Basta con le leggi morali di una Chiesa che ama farsi sadica per incatenare meglio le anime a sé. Ridiamo spazio allo Spirito santo, che è la voce della nostra Coscienza.
Dio ci chiede fede pura. Anche le opere ci vogliono, ma queste devono esprimere la nostra fede, e non soffocarla. La Chiesa deve essere una Casa dove si possa respirare aria pura, e non una struttura asfissiante. La Chiesa non è un fine, è solo un mezzo. Dio è padre anche dei non circoncisi, anche dei non battezzati, anche degli atei. Sogno un papa che sia meno religioso, meno ecclesiale, meno curiale: più umano, più aperto all’ascolto delle voci dell’Umanità intera. A eleggerlo dovranno essere le voci della Coscienza universale.        

 

25 Commenti

  1. cesare ha detto:

    Un interessante episodio:

    DIO, IL MALE ED EINSTEIN
    Durante una conferenza tenuta per gli studenti universitari, un professore ateo dell’Università di
    Berlino lancia una sfida ai suoi alunni con la seguente domanda:
    “Dio ha creato tutto quello che esiste?”
    Uno studente diligentemente rispose: “Sì certo!”.
    “Allora Dio ha creato proprio tutto?” – Replicò il professore.
    “Certo!”, affermò lo studente.
    Il professore rispose: “Se Dio ha creato tutto, allora Dio ha creato il male, poiché il male esiste
    e, secondo il principio che afferma che noi siamo ciò che produciamo, allora Dio è il Male”.
    Gli studenti ammutolirono a questa asserzione. Il professore, piuttosto compiaciuto con se stesso, si
    vantò con gli studenti che aveva provato per l´ennesima volta che la fede religiosa era un mito.
    Un altro studente alzò la sua mano e disse: “Posso farle una domanda, professore?”.
    “Naturalmente!” – Replicò il professore.
    Lo studente si alzò e disse: “Professore, il freddo esiste?”.
    “Che razza di domanda è questa? Naturalmente, esiste! Hai mai avuto freddo?”. Gli studenti
    sghignazzarono alla domanda dello studente.
    Il giovane replicò: “Infatti signore, il freddo non esiste. Secondo le leggi della fisica, ciò che noi
    consideriamo freddo è in realtà assenza di calore. Ogni corpo od oggetto può essere studiato solo
    quando possiede o trasmette energia ed il calore è proprio la manifestazione di un corpo quando ha
    o trasmette energia. Lo zero assoluto (-273 °C) è la totale assenza di calore; tutta la materia diventa
    inerte ed incapace di qualunque reazione a quella temperatura. Il freddo, quindi, non esiste. Noi
    abbiamo creato questa parola per descrivere come ci sentiamo… se non abbiamo calore”.
    Lo studente continuò: “Professore, l´oscurità esiste?”.
    Il professore rispose: “Naturalmente!”.
    Lo studente replicò: “Ancora una volta signore, è in errore, anche l´oscurità non esiste.
    L´oscurità è in realtà assenza di luce. Noi possiamo studiare la luce, ma non l´oscurità. Infatti
    possiamo usare il prisma di Newton per scomporre la luce bianca in tanti colori e studiare le varie
    lunghezze d´onda di ciascun colore. Ma non possiamo misurare l´oscurità. Un semplice raggio di
    luce può entrare in una stanza buia ed illuminarla. Ma come possiamo sapere quanto buia è quella
    stanza?
    Noi misuriamo la quantità di luce presente. Giusto? L´oscurità è un termine usato dall´uomo per
    descrivere ciò che accade quando la luce… non è presente”.
    Finalmente il giovane chiese al professore: “Signore, il male esiste?”.
    A questo punto, titubante, il professore rispose, “Naturalmente, come ti ho già spiegato. Noi lo
    vediamo ogni giorno. E´ nella crudeltà che ogni giorno si manifesta tra gli uomini. Risiede nella
    moltitudine di crimini e di atti violenti che avvengono ovunque nel mondo. Queste manifestazioni
    non sono altro che male”.
    A questo punto lo studente replicò “Il male non esiste, signore, o almeno non esiste in quanto
    tale. Il male è semplicemente l´assenza di Dio. E´ proprio come l´oscurità o il freddo, è una
    parola che l´uomo ha creato per descrivere l´assenza di Dio. Dio non ha creato il male. Il male è
    il risultato di ciò che succede quando l´uomo non ha l´amore di Dio presente nel proprio cuore. E´
    come il freddo che si manifesta quando non c´è calore o l´oscurità che arriva quando non c´è luce”.
    Il giovane fu applaudito da tutti in piedi e il professore, scuotendo la testa, rimase in silenzio.
    Il rettore dell’Università si diresse verso il giovane studente e gli domandò: “Qual è il tuo nome?”.
    “Mi chiamo, Albert Einstein, signore!” – Rispose il ragazzo.

    • riccardo ha detto:

      e questa sarebbe spiritualità?
      quante seghe mentali si fa l’uomo per non lasciarsi stupire dalla realtà, compiacendosi di restare nella sua suggestione e tenendo vicino al cuore un’idolo frutto della concettualizzazione che la sua mente gli permette o della sua emotività.

      • cesare ha detto:

        Chi ha mai parlato di spiritualità? Si parla di fede. E non sono certamente, io, vittima di seghe mentali!

        • riccardo ha detto:

          effettivamente per avere fede come un granello di senape bisogna leggere il passo da te riportato… direi che è fondamentale.

  2. Enzo Arosio ha detto:

    Caro Cesare , come vedi incomincio con lo scriverti con la C maiuscola e questo già ha un significato (che chiarirò meglio nello svolgersi del discorso ) ; purtroppo non potrò essere breve e questo purtroppo riguarda la – tua – pazienza – ma soprattutto la pazienza di tutti gli altri che ho imparato ad apprezzare moltissimo e questo , purtroppo -solo per te – proprio a cagion e merito di don Giorgio ( il don lo scrivo minuscolo non par mancato rispetto ma per una forma ormai consolidata di cordialità). In verità già nel tuo precedente intervento ho notato una coesione ‘teologica ‘ di grande valore ,ma siccome era viziata da una certa acrimonia ho tralasciato di annotarlo , poi ti dirò quale fosse per me il vero pregio. Le tue osservazioni circa frasari usati da don Giorgio che risultano quantomeno inaccettabili , blasfemi od addirittura al limite o forse già oltre il limite dell’eresia ritengo siano del tutti pertinenti 1° ) se non vengono visti nel contesto del discorso 2° ) se non si tien conto dello stato d’animo in cui sono maturati : don Giorgio in quel modo , ovvero con una frasario esplicito comprensibile da tutti e da tutti interpretabile nello stesso modo , ovvero come espressione di grande sdegno se non di rabbia , ha voluto tramettere il suo – diciamo pure – profondo sconcerto , per tanta dissacrazione oggi altamente diffusa al punto che un vescovo ( ho rimosso subitaneamente il suo nome ) ha somministrato il sacramento della Comunione ad un personaggio vergognoso , divorziato , mistificatore , opportunista e blasfemo, soggiacendo pubblicamente alla pantomima del ‘ buon cristiano ‘ puramente finalizzata ai propri sondaggi con cui governava ( ed è solo un esempio delle tante porcate … morali , perché altrimenti scrivo un romanzo , leggi formicone & company) ) ; se questo è il contesto Dio non è più Dio ma diviene soltanto dio e “ che cosa c’è di più blasfemo di una religione che incula dio stesso “ . Frase tragica , blasfema – anche se Dio è riferito come un dio qualunque – ma permettimi di dire efficacissima , per trasmettere tutto il disgusto e la rabbia che inducono certi episodi e… la chiesa ( al minuscolo ) connivente ; non Benedetto XVI e non Paolo Gabriele ma i tramatori che stanno alle loro spalle e che lo vogliono – morto !– perché teologo bonario e pacifista! E se per Bertone la prima volta che l’ho sentito in occasione di un concerto strumentale-corale me ne son uscito in anticipo dal duomo di Vc per Ruini , siamo alla ferocia del VT.
    Ma tornando a don Giorgio : un frasario del genere , con tutti i limiti condivisibili rimane un lessico efficacissimo ad esprimere tutta la rabbia , il disgusto ed il disagio ma soprattutto la profonda sofferenza sua – e non solo sua – di oggi rispetto a quella del periodo dell’oratorio da te citato. Il verbalizzato non coerente con l’analogico lascia a quest’ultimo il dominio della comunicazione ( Gregory Bateson ) ; cioè il frasario usato se vuol esprime concetti diversi perde completamente di valore nei suoi aspetti formali , perché la sostanza è quella della comunicazione sottesa. In questo momento don Giorgio non riesce ad avere una visione sobria , equilibrata e rotonda come la tua , per altro pregevolissima , ma tutto ciò , permettimi con ottime ragioni , soprattutto viste da chi non ha ancora fatto il passo definitivo ‘ sul filo di rasoio ‘ di Ada.
    La tua precedente frase “ Su Gesù molti sanno che prediligeva il suo discepolo Giovanni per la sua purezza, molti non sanno che ha amato Giuda più di ogni altro al fine di redimerlo e, pur sapendo del suo tradimento, non lo ha mai condannato, con infinito amore ha rispettato il suo libero arbitrio senza prevaricazione alcuna. “ La tua ‘rotondità’ credo abbia in questa citazione il suo valore massimo anche per chi come me per ora si è fermato sulla soglia di un – cristianesimo filosofia universale – incomparabile nella sua dimensione di – non competitività ( Gregory Bateson ) – secondo un ottimo intervento di Gianni ormai datato di qualche settimana. Gesù è colui che “ non ha mai condannato!”

    • cesare ha detto:

      Caro Enzo, grazie. Ora ci si può compredere meglio. Con la temperanza e la moderazione si ottengono sempre risultati migliori, fino anche a convertire un peccatore. E le condanne lasciamole a Colui che tutto vede e comprende in forma perfetta.
      Buona giornata.

  3. Enzo Arosio ha detto:

    Da cesare : “don Giorgio; un prete fondamentalista controcorrente, del quale non condivido il suo atteggiamento anticlericale; come di uno che, nutrito di cristiano amore, come fariseo dell’A.T. condanna chi secondo lui nella Chiesa “sgarra”, di un pastore che con livore proclama anatemi al peccatore e non perdona. Di uno che invece di radunare il gregge lo disperde.”

    Trascrizione del discorso di David Foster Wallace per il conferimento delle lauree al Kenyon College,
    21 maggio 2005

    Eccovi un’altra storiella didascalica. Ci sono due tizi seduti a un bar nel cuore selvaggio dell’Alaska.
    Uno è credente, l’altro è ateo, e stanno discutendo l’esistenza di Dio con quella foga tutta speciale
    che viene fuori dopo la quarta birra. L’ateo dice: «Guarda che ho le mie buone ragioni per non
    credere in Dio. Ne so qualcosa anch’io di Dio e della preghiera. Appena un mese fa mi sono
    lasciato sorprendere da quella spaventosa tormenta di neve lontano dall’accampamento, non
    vedevo niente, non sapevo più dov’ero, c’erano quarantacinque gradi sottozero e così ho fatto un
    tentativo: mi sono inginocchiato nella neve e ho urlato: “Dio, sempre ammesso che Tu esista, mi
    sono perso nella tormenta e morirò se non mi aiuti!”». A quel punto il credente guarda l’ateo
    confuso: «Allora non hai più scuse per non credere – dice -, sei qui vivo e vegeto». L’ateo sbuffa
    come se il credente fosse uno scemo integrale: «Non è successo un bel niente, a parte il fatto che
    due eschimesi di passaggio mi hanno indicato la strada per l’accampamento».
    È facile analizzare questa storiella secondo i criteri classici delle scienze umanistiche: la stessa
    identica esperienza può significare due cose completamente diverse per due persone diverse che
    abbiano due diverse impostazioni ideologiche e due diversi modi di attribuire un significato
    all’esperienza. Siccome diamo grande valore alla tolleranza e alla diversità ideologica, la nostra
    analisi di stampo umanistico non ci consente nel modo più assoluto di dire che l’interpretazione
    dell’uno è vera e quella dell’altro è falsa o disdicevole. Il che va benissimo, solo che così facendo
    trascuriamo puntualmente l’origine di tali impostazioni e credenze individuali, la loro origine,
    cioè, all’interno di quei due tizi. Quasi che l’orientamento di fondo di una persona rispetto al
    mondo e al significato della sua esperienza fosse cablato in automatico, come l’altezza o il numero
    di scarpa, o assorbito dalla cultura come la lingua. Quasi che il nostro modo di attribuire un
    significato non fosse questione di scelta personale e deliberata, di decisione consapevole
    C’è poi la questione dell’arroganza. Il non credente liquida con estrema petulanza e sicumera
    l’eventualità che gli eschimesi avessero qualcosa a che fare con la preghiera di aiuto. D’altro canto
    i credenti che mostrano un’arrogante sicurezza nelle loro interpretazioni non si contano
    nemmeno. E forse sono anche peggio degli atei, almeno per la maggior parte di noi qui riuniti, ma
    il fatto è che il problema dei dogmatici religiosi è identico a quello dell’ateo della storiella:
    arroganza, convinzione cieca, una ristrettezza di idee che si traduce in una prigionia completa al
    punto che il prigioniero non sa nemmeno di essere sotto chiave. Il punto secondo me è che il
    mantra delle scienze umanistiche – «insegnami a pensare» – in parte dovrebbe significare proprio
    questo: essere appena un po’ meno arrogante, avere un minimo di «consapevolezza critica»
    riguardo a me stesso e alle mie certezze… perché un’enorme percentuale delle cose di cui tendo a
    essere automaticamente certo risultano, a ben vedere, del tutto erronee e illusorie. Io l’ho
    imparato a mie spese e altrettanto, ho il sospeso, toccherà a voi.

    Continuo a rispettare profondamente il coraggio di Don Giorgio esattamente nel momento in cui non si attiene a facili e rassicuranti dogmatismi od a strutturazioni ideologico-formali e pubblica ‘pesanti critiche’ ben incorniciate da Foster Wallace. Inalienabile esempio di ” Coscienza ( consapevolezza ) critica “!

    • cesare ha detto:

      Caro Enzo, la dotta citazione che hai riportato non fa altro che confermare, pur rimanendo ognuno con le proprie percezioni di verità, ciò che sostengo: che la tolleranza e l’apertura mentale è il denominatore comune per meglio, e pacificamente, intendersi.
      Ma quando leggo. “Ci stiamo abituando a tutto, anche agli scandali più blasfemi; e che cosa c’è di più blasfemo di una religione che incula dio stesso, ovvero quel dio ritagliato su misura del proprio vestito?”, ancora: “Ora vorrei vivere, almeno un giorno in più della tua putrefazione!” e ancora: “anche il Vaticano è un puttanaio!” mi sembrano affermazioni di uno che tanto tollerante non sia.

      Nel Vangelo di Matteo è scritto: “Non giudicate per non essere giudicati. Perché secondo il giudizio col quale giudicate, sarete giudicati; e colla misura colla quale misurate, sarà rimisurato a voi.” in 15-11: “non quello che entra per la bocca, contamina l’uomo; ma ciò che esce dalla bocca, contamina l’uomo.” in 18-21: “Allora Pietro si avvicinò a lui e gli disse: “Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? fino a sette volte? “Gesù gli rispose: “ Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette “.

      Che dire, anche io molto spesso sono indignato per il comportamento di talune persone e fatti ma da un prete, che ha il sublime privilegio quotidiano di stringere tra le mani nelle Specie Eucaristiche: quel Bene che ha generato l’universo intero e che la mente umana annichilerebbe nella Sua conoscenza piena, avrebbe il dovere di vivere, e far vivere, quell’insegnamento che un uomo di chiesa pronunciò prima di morire: Adorare, Tacere e Godere!

      Il Tacere è nel non giudicare mai, con la nostra debole e spesso erronea conoscenza; persone e fatti. Il Tacere è dunque Sapienza, Umiltà e Timor di Dio.
      L’Adorare e il Godere sono quei privilegi concessi a chi, pur non avendo la conoscenza piena del Bene hanno, nella grazia della fede, la percezione di quell’Amore infinito che ha voluto rendersi mite.

      Ai tempi dell’oratorio il mio caro Don Giuseppe teneva tanto ad insegnarci la castità e la purezza, l’onestà e il rispetto, anche con il pensiero!, e diceva che se non saremo come i fanciulli non entreremo mai nel regno dei cieli. Pare che oggi si sia perso il significato di tali parole.
      Stai in pace.

  4. ada ha detto:

    Hai ragione ed è il mio ultimo intervento sul’argomento, e poi taccio.
    La Bibbia è verità rivelata per noi, ma non per Abramo, di cui leggiamo in essa la vita e le opere.
    Per quanto riguarda il cammino del popolo ebraico, Dio diede i Dieci Comandamenti, che io chiamerei, correggetemi se sbaglio, le basi della legge naturale e in più Mosè dette miriadi di regole per guidare il popolo in tutte le situazioni, segno che l’uomo era proprio facile a sbandarsi, prima della venuta di Cristo!
    Un’ultima mia annotazione: oggi che ci stiamo allontanando da Cristo, non stiamo forse tornando alla barbarie?

  5. Enzo Arosio ha detto:

    Errata Corrige : alla nona riga si deve leggere ‘ l’incesto risulta già un – tabù – e …ecc. ‘;
    mentre in undicesima riga fra parentesi si deve leggere ‘ tralascio la teoria dei – feromoni – … ecc. ‘

  6. Enzo Arosio ha detto:

    Per Ada ; non vorrei ci tacciassero di monopolizzare il dibattito, ma l’argomento è tutt’altro che di poco conto ; ti vedo ferratissima sulla questione e credo debba cederti il passo perchè non ho altrettanto approfondite conoscenze in materia ; ma… sulla questione della ” ferocia ” del Vecchio Testamento la tua citazione porta molta acqua al mio mulino ; inoltre si introduce l’argomento scabroso della donna ” merce di scambio ” o ” carne da macello ” o ” cosa ” e mi piacerebbe conoscere la tempistica storica della circostanza ( epoca storico-culturale ) per capire se non ci fossero al mondo già esperienze culturali diverse ; inoltre va detto che nella stessa cultura del vecchio testamento l’incesto risulta già un e questo a risalire fino ai tempi dei faraoni ai quali era concesso mischiare il sangue solo con cugine, ma non con altri familiari e questo finale vale anche per gli ebrei, ma senza cugine. ( Tralasciamo la teoria dei che è recentissima e non del tutto validata ). Inoltre mi annoti come ” Abramo è il fedele prima della verità rivelata ” ; ma ho sempre inteso che tutta la Bibbia sia verità rivelata altrimenti è solo una storia come tante altre , tipo quelle di Omero che , se mi è consentito esprimere un giudizio estetico-letterario , può apparire anche di maggior pregio. Risulterebbe un’allegoria psicanalitica ante-litteram di istanze psicodinamiche di massa del popolo ebraico e niente più!

  7. ada ha detto:

    Per Enzo Arosio
    Abramo è il fedele prima della verità rivelata.
    Per quanto riguarda lo stato di civiltà del periodo storico di cui parliamo,
    io guarderei la vicenda del nipote Lot che lo aveva seguito e che, poi, aveva occupato un territorio diverso da quello di Abramo.

    “…gli uomini della città, cioè gli abitanti di Sòdoma, si affollarono intorno alla casa, giovani e vecchi, tutto il popolo al completo.
    Chiamarono Lot e gli dissero:
    «Dove sono quegli uomini che sono entrati da te questa notte? Falli uscire da noi, perché possiamo abusarne!».
    Lot uscì verso di loro sulla porta e, dopo aver chiuso il battente dietro di sé, disse:
    «No, fratelli miei, non fate del male! Sentite,
    io ho due figlie che non hanno ancora conosciuto uomo; lasciate che ve le porti fuori e
    fate loro quel che vi piace,
    purché non facciate nulla a questi uomini, perché sono entrati all’ombra del mio tetto».

    Carino il fatto delle figlie, vero? Le donne erano men che niente!
    Per quanto riguarda loro stesse, vediamo quest’altro passo:

    “….la maggiore disse alla più piccola: «Il nostro padre è vecchio e non c’è nessuno in questo territorio per unirsi a noi, secondo l’uso di tutta la terra. Vieni, facciamo bere del vino a nostro padre e poi corichiamoci con lui, così faremo sussistere una discendenza da nostro padre»

    Altri i valori rispetto ad oggi e noi dobbiamo valutare le azioni di Abramo nel contesto del suo ambiente storico.

  8. Enzo Arosio ha detto:

    Per Ada : risposta eccellente da tutti i punti di vista ; rimane però una linea di confine sottile come una lama di rasoio fra la tua interpretazione e quella di possibile natura psicanalitica che nella fattispecie è l’interpretazione umana prescindendo da verità rivelate, poiché per accettare la ” verità rivelata ” devi aver già compiuto un ” atto di fede ” per cui sei già oltre … il filo del rasoio ; per chi rimane di qua e vuol capire, la spiegazione rimane ” omicidio mancato ” ad opera di un ” quasi-assassino ” la cui ” grandezza ” , in senso umano-naturale-psicanalitico , è stata quella di passare dallo stato animalesco a quello della coscienza dei suoi atti.

  9. ada ha detto:

    Mi permetto alcune considerazioni da ciò che vado leggendo nei post.
    I nostri progenitori colloquiavano con il Signore; dopo la cacciata dall’Eden, persa la grazia originaria, ci si allontanò tanto da Dio che si arrivò al fratricidio; la violenza si diffuse e si decadde al punto tale che Dio pensava di eliminare la stirpe umana dalla Terra.
    Abramo era figlio dei suoi tempi, pagano tra pagani, i quali anch’essi pregavano.
    Ma, qual è la differenza tra la preghiera dei pagani e la preghiera cristiana?
    La preghiera agli idoli avveniva come uno scambio, do ut des, cioè si offrivano sacrifici animali e talvolta anche umani, per ottenere benevolenza e risposta alle proprie richieste.
    La preghiera di Cristo è “sia fatta la TUA VOLONTA’”.
    Qual è stata la giustificazione di Abramo? Aver fatto la volontà di Dio, aver seguito le sue indicazioni, aver lasciato le sicurezze per incamminarsi verso una terra promessa ; aver avuto fede nel progetto di Dio.
    Egli è stato messo alla prova per quanto riguarda il figlio Isacco, e si dice che sia stato quasi-omicida: ma bisogna capire che egli seguiva la voce di Dio e che può aver ritenuto ciò anche possibile come richiesta, nel mondo di allora in cui si sacrificavano anche i figli primogeniti. Non si può e non si deve prescindere dall’ambiente storico-sociale nel valutare le difficoltà di coscienza.
    Abramo ha invertito la rotta del genere umano che, con lui, è tornato alla sequela della volontà e della guida di Dio, fino ad arrivare al Cristo che ha mostrato che il giusto, il santo, non ottiene da Dio vita lunga e ricchezze, ma l’abbraccio di una croce; “mio cibo è fare la volontà di Dio!”
    Qui è il nostro libero arbitrio.

    Io resto ammirata del modo di operare di Dio: Egli avrebbe potuto mandare subito il suo Cristo sulla Terra, invece ha voluto formare le persone con il decalogo, con profeti e …vediamo l’AT che, è vero ha momenti crudeli, ma rispecchia un’umanità che non ha ancora la guida della grazia e che faticosamente fa il suo cammino verso il riscatto.
    Qui è il nostro libero arbitrio.

  10. Enzo Arosio ha detto:

    Errata Corrige: va pubblicato solo questo testo , grazie.

    Più chiaro di così! E San paolo aggiunge: “In tal modo egli (Abramo) divenne padre di tutti i non circoncisi che credono, cosicché anche a loro venisse accreditata la giustizia, ed egli fosse padre anche dei circoncisi, di quelli che non solo provengono dalla circoncisione ma camminano anche sulle orme della fede del nostro padre Abramo prima della sua circoncisione”. Bhe , dire che questa frase è chiara mi sembra proprio ardito! Poi se si vuol far risalire la ” fede ” di Cristo al Vecchio Testamento, mi sembra altrettanto ardito , perchè Abramo ha praticamente – sacrificato il proprio figlio Isacco – e secondo Derridà si tratta di ” omicidio mancato ” , per cui siamo dinnanzi ad una legge fortemente competitiva , in altre parole feroce ( come tutto il Vecchio Testamento ) ; se poi vogliamo interpretare almeno l’episodio chiave in senso freudiano … credo che il povero Abramo finisca proprio con l’essere un “assassino” con un ravvedimento dell’ultimo minuto! Ma se vogliamo restare in argomento circa la ” giustificazione ” ( secondo Paolo ) direi che la migliore interpretazione l’ha data Lutero.

  11. Enzo Arosio ha detto:

    Più chiaro di così! E San paolo aggiunge: “In tal modo egli (Abramo) divenne padre di tutti i non circoncisi che credono, cosicché anche a loro venisse accreditata la giustizia, ed egli fosse padre anche dei circoncisi, di quelli che non solo provengono dalla circoncisione ma camminano anche sulle orme della fede del nostro padre Abramo prima della sua circoncisione”. Bhe , dire che questa frase è chiara mi sembra proprio ardito! Poi se si vuol far risalire la ” fede ” di Cristo al Vecchio Testamento, mi sembra altrettanto ardito , perchè Abramo ha praticamente e secondo Derridà si tratta di ” omicidio mancato ” , per cui siamo dinnanzi ad una legge fortemente competitiva , in altre parole feroce ( come tutto il Vecchio Testamento ) ; se poi vogliamo interpretare almeno l’episodio chiave in senso freudiano … credo che il povero Abramo finisca proprio con l’essere un “assassino” con un ravvedimento dell’ultimo minuto! Ma se vogliamo restare in argomento circa la ” giustificazione ” ( secondo Paolo ) direi che la migliore interpretazione l’ha data Lutero.

  12. riccardo ha detto:

    @gianni
    sul libero arbitrio potremmo discutere introducendo concetti di altre religioni, ma, forse sbagliando, lo intendo come un’illusione dovuta al peccato originale.
    riporto mezza paginetta di un libro, spero non sia fuori luogo.

    —inizio citazione—
    Nei famosi dialoghi di santa Caterina da Siena, si narra che Dio le abbia detto: “Io solo Colui che è; tu sei colei che non è”. Avete mai vissuto il vostro non essere?
    In Oriente abbiamo un’immagine che lo rappresenta. È l’immagine del danzatore e della danza. Dio è rappresentato come il danzatore e la creazione è la danza di Dio. Non è che Dio sia il grande danzatore e voi il piccolo danzatore. No, Voi non siete affatto danzatori. Voi *venite* danzati! Avete mai provato una cosa del genere?

    Perdere il sé significa capire improvvisamente di essere qualcosa di diverso da ciò che si pensava di essere. Pensavate di essere al centro dell’universo: ora vi sentite un satellite. Pensavate di essere il danzatore: ora sentite di essere la danza. Sono tutte analogie, immagini, e dunque non devono essere prese alla lettera. Vi danno solo un suggerimento, un indizio: si tratta solo di indicatore, non dimenticatelo. Non li si può spremere troppo: non prendeteli alla lettera.
    —fine citazione—
    da “messaggio per un’aquila che si crede un pollo” di anthony de mello, pg. 117-118.

    • riccardo ha detto:

      mi sono accorto di aver scritto “solo” al posto di “sono” nel primo periodo della citazione.
      la versione corretta è: “Nei famosi dialoghi di santa Caterina da Siena, si narra che Dio le abbia detto: “Io sono Colui che è; tu sei colei che non è”. Avete mai vissuto il vostro non essere?”

    • Gianni ha detto:

      Si, concordo, ma appunto, se qualcosa di metafisico vuol entrare in me, farmi fare quel che lui vuole, la sua “danza”, un impossessamento puttosto che volermi far scoppiare una colica renale, o se altra componente metafisica guida la danza di noi marionette umane, appunto, allora non dovrebbe esistere nè libero arbitrio, nè reponsabilità.

      • riccardo ha detto:

        il libero arbitrio esiste sono in un ambito relativo. il mio messaggio precedente voleva porre l’accento su questo aspetto.
        quando con tutto il tuo essere aneli a dio, tu non ci sei più. il mondo che ti circonda lo consideri come “un sogno” (o l’essere danzati) perché ora per tè la sola cosa reale e degna di esistere è dio. potresti essere scagliato dal diavolo nelle fiamme dell’inferno ma il tuo amore sarà sempre rivolto a dio.

        dal punto di vista relativo è un’altra cosa: tutte le sovrastrutture logiche ed egoiche, pur non essendo reali, sono impedimenti.
        l’uomo ha necessità fisiche ma queste non le consideriamo come una limitazione al nostro libero arbitrio.
        una malattia (o la vecchiaia) è da intendersi come deterioramento della chimica o come un’intervento metafisico?
        non so’ rispondere a queste domande, ma nondimeno intuisco che la metafisica è riconducibile all’assoluto con attributi.
        in questo ambito di dualità le energie si influenzano le une con le altre, ci sono “frizioni”, non c’è modo di cambiare le cose.
        il libero arbitrio e la responsabilità sono importanti in questo mondo materiale, ma forse la cosa più importante è vivere l’apertura che porta a dio.

  13. Gianni ha detto:

    Solitamente, e dico purtroppo, ci si sofferma solo sui cosiddetti articoli di prima pagina, ma anche questi sono interessanti.
    Devo dir la verità, se non ci fossero stati alcuni commenti, che hanno attirato la mia attenzione, forse non sarei arrivato a leggere questa omelia.
    LA trovo interessante, e quindi mi scuso con chi avrà la pazienza di leggere queste mie note a commento, in cui magari mi dilungo un po’, ma sarò franco, come mia abitudine, ancora una volta: per me commentare certi temi è come uscire da una sorta di banalità della vita quotidiana, in cui o si sente in questi giorni parlare di un MArio, Balotelli, o di un altro Mario, Monti.
    PEr fortuna, dico io (poi mi rendo conto che,con tutto rispetto, altri preferiscono altri temi, calcio,europei, Merkel, ecc.), non esistono solo i predetti temi.
    Ecco, partirei da qui: con tutti i limiti che ho sempre detto, almeno la chiesa come struttura ha un grosso merito:quello di farci ragionare sui suoi meriti e demeriti, così da allontanarci da certa banalità e contingenza quotidiana.
    MA veniamo ai temi dell’omelia: vorrei trattare tre temi complementari:
    cristianesimo a prescindere da Cristo
    fede: ma ci sono i priviliegati nella fede?
    San Paolo teologo.
    Sono sempre stato appassionato di temi filosofici e teologicci, tanto che un vescovo di Torino, amico di mio padre, mi diceva che vedeva in me ragazzo un futuro filosofo o teologo.
    Diciamo che professionalmente non sono stato nè l’uno, nè l’altro, ma continuo ad appassionarmi di certi temi…..

    San Paolo teologo parla con parole che una traduzione letterale italiana non consente di comprendere a fondo.
    Certo, so benissimo che la mia interpretazione (ermeneutica magari la chiamerebbe il card. Scola,tanto per essere un po’ meno intellegibile ai più (si, è una critica a Scola perchè anch’io ritengo che si potrebbero usare parole più facilmente comprensibili..da parte di certi teologi)non è conforme a tanti interpreti dell’opera e del pensiero di SAn PAolo,ma…..
    In sostanza, a mio modestissimo parere,ci vuol dire quanto segue:
    il cristiano è colui che come un soldato segue Cristo, anche se deve dissociarsi dal pensiero dei propri genitori, o anche se la sua coscienza contrasta con il dettato della legge.
    E’ qui il grande messaggio contemporaneo di SAn PAolo: è sempre giusto operare secondo la legge?
    Pensate alle leggi naziste, e pensatate agli accusati di crimini che si difendevano dicendo di aver obbedito a leggi ed ordini.
    Ecco cosa vuol dire giustificare: operare secondo la vera giustizia, che è quella indicata da Dio, non dagli uomini.
    Mi pare che reso in questi termini, il pensiero paolino possa essere di stimolo per affrontare uno dei temi di fondo della filosofia del diritto di tutti i tempi: il contrasto tra giuspotivismo, cioè in sintesi l’obbedienza cieca ed incondizionata al diritto positivo, e la cosiddetta legga naturale che è in ognuno di noi.
    Questo tema è universale e di tutti i tempi: ne hanno parlarto Grozio ed Hobbes, pensatori americani ed europei, antichi e contemporanei.
    Quindi, un tema che, anche considerato in chiave laica, oltrepassa lo specifico ambito temporale in cui si collocava l’opera di SAn PAolo.
    Quando si dice..l’attualità di un autore.

    Ma perchè cristianesimo a prescindere da Cristo?
    SArtori fu l’autore di un libro intitolato Ipotesi su Gesù, e si, perchè non tutti hanno dato la stessa interpretazione del Cristo, e neppure tutti credono in lui.
    C’è chi crede che sia esistito come figura storica, ma non come figlio di DIo, bensì profeta o filosofo, ed altri ritengono che non sia mai esistito neppure come figura, personaggio, a livello storico.
    Se anche così fosse, esiste comunque una morale cristiana, e si potrebbe accoglierla o meno, secondo la propria coscienza, e come si nota, a prescindere da una specifica fede.
    Anche per questo,non capisco come si possa considerare compatibile cattolicesimo, come confessione, e cristianesimo integrale.
    Se sei cattolico, sei come il fariseo o lo scriba che si inchina all’autorità di una chiesa struttura, se sei cristiano integrale, la tua opinione si trova all’opposto di questa posizione.

    E veniamo alla fede: come dicevo, si potrebbe essere cristiani integrali senza essere credenti in una realtà metafisica, ma…..
    Io non so perchè, ma talora capita a taluno (tra cui al sottoscritto) non di porsi di fronte al problema dell’esistenza di qualcosa di metafisico o soprannaturale, di cui non si coglie alcune segno,ma di coglierlo con evidenza, ed allora ti domandi: perchè?
    Mio padre, uomo dotato di grandissima fede, aveva la particolarità medianica di entrare in contatto con esseri indubbiamente non di questo mondo…
    certi preti esorcisti (Cristo fu tra i primi, se non il primo, esorcista…) affrontano situazioni di cui fu testimone anche mio padre anche come medico………gente molto ignonrate che parla sanscrito e teologizza come e meglio di SAn PAolo, e poi si mette a sputare corde ed altri oggetti……

    Io sono sincero:
    se dovessi scegliere, preferireiche non esistesse alcuna realtà metafisica, perchè l’uomo sarebbe libero da ogni condizionamento.
    Invece sembrerebbe che un qualcosa di metafisico almeno talora entri nella nostra vita e comandi lui, ed io dico: se è così, allora quella persona, mi riferisco sopratutto ai fatti di cui sopra..non è più libera…del resto anche Cristo faceva esorcismi e quindi mi domando anche: siamo realmente tutti dotati di libero arbitrio, oppure per qualche oscuro motivo una dimensione metafisica, negativa, può condizionarci?
    E se è così, perchè Dio ha consentito a degli angeli di traformasi in demoni, e perchè sono consentiti interventi metafisici anche nella vita terrena?
    Feci questi interrogativi ad un prete esorcista, che mi rispose dicendo che il demonio cammina su questa terra, non solo nell’al di là, e che cerca di privarci del libero arbitrio…
    Potrebbe essere…
    si dice anche che i parenti di coloro che sono stati vicini alla chiesa o comunque al cristianesimo, talora paghino spesso per i loro parenti.
    Può darsi:
    io avevo un parente prete, che pare facesse anche l’esorcista, e mio padre ha sempre compartecipato a varie situazioni, come medico credente…
    Beh, io non posso dimenticare due particolari episodi.
    Una notte sognai di volare all’iterno di un parallelepipedo nero, con mani nere che uscivano per afferrarmi, ed io mi svegliai madido di sudore e con una colica renale addosso.
    Qualche mese dopo, in pieno giorno, mentre ero in casa da solo, mi sentii chiamare ad alta voce, mi girò la testa e caddi, e di nuovo la colica renale……
    DA allora, ho diversi problemi strani di salute, che assolutamente nessun medico considera spiegabili…..
    un certo prete ritiene che il demonio avrebbe cercato di vendicarsi dell’opera di certi miei parenti….ma che la mia anima lo avrebbe respinto….
    non so se è così—so solo che certi fatti capitano e ti fanno venire in mente che talora i discorsi sul libero arbitrio son omagari più una speranza che altro…..

    • cesare ha detto:

      Caro Gianni, solo ora ho avuto modo leggere il tuo interessante commento in questo sito di don Giorgio; un prete fondamentalista controcorrente, del quale non condivido il suo atteggiamento anticlericale; come di uno che, nutrito di cristiano amore, come fariseo dell’A.T. condanna chi secondo lui nella Chiesa “sgarra”, di un pastore che con livore proclama anatemi al peccatore e non perdona. Di uno che invece di radunare il gregge lo disperde!
      Su Gesù molti sanno che prediligeva il suo discepolo Giovanni per la sua purezza, molti non sanno che ha amato Giuda più di ogni altro al fine di redimerlo e, pur sapendo del suo tradimento, non lo ha mai condannato, con infinito amore ha rispettato il suo libero arbitrio senza prevaricazione alcuna.
      In riferimento alla lettera di San Paolo giustamente dici bene: chi ha la fede è consapevole che sarà giudicato non secondo la legge, il diritto la cultura e le consuetudini sociali ma unicamente in funzione di una legge superiore; dell’universale legge dell’Amore.
      “..disubbidire per il vangelo è ubbidire veramente” diceva Don Mazzolari. Voleva dire che per ubbidire a Cristo a volte si è costretti andar contro la legge dell’autorità costituita. E’ il caso di chi, come ricordi, per amore si è reso colpevole sotto le leggi fasciste d’assistere gli ebrei o, sotto l’imposizione comunista, di testimoniare il libero pensiero e la propria fede. Ne sono morti a milioni!
      Similmente, la “giustificazione” di Abramo, il padre del popolo eletto, è stata conferita per quell’amore che aveva manifestato a Dio fino al punto di voler sacrificare suo figlio! E Dio, misericordioso, premia la sua fede e lo esime dal sacrificio. Ma Dio, per amore dell’umanità, non esimerà se Stesso con il sacrificio del Suo figlio unigenito!: Cristo, immolato sulla croce del nostro egoismo! Abramo, il padre del popolo ebreo e dell’A.T., è il precursore imperfetto del sacrificio di Dio, del Dio Padre Onnipotente di tutte le genti che nel N.T., con il sacrificio di suo Figlio Gesù, compie il sacrificio del perfetto amore.
      Similmente, secondo i limiti dei talenti e del carisma di ognuno, che anche i semplici più dei dotti ne hanno coscienza, tutti sono chiamati a questo irrazionale amore; l’unico che salverà l’umanità dalla cecità della scienza e dell’umano sapere.

      Ma non è solo questo che volevo comunicarti. Ho letto che hai percepito presenze di entità metafisiche e ti domandi se il nostro “libero arbitrio” così, libero, non sia.
      Scrivi: “un certo prete ritiene che il demonio avrebbe cercato di vendicarsi dell’opera di certi miei parenti….ma che la mia anima lo avrebbe respinto….”. Penso che questo prete dica il vero quando sostiene che la tua anima lo ha respinto. Ne sono certo.
      Devi sapere che tempo fa mentre dormivo, verso le 2 o 3 della notte, mi sono svegliato avvertendo una terrificante presenza che immobilizzava il mio corpo. Non ero più in grado di muovere le braccia e le gambe, ne di articolare parola. Sentivo di essere sovrastato da una forza superiore che mi impediva qualsiasi azione fisica ma che, tuttavia, non mi impediva di pensare. Volevo chiedere aiuto a mia moglie ma non riuscivo. In questa angosciante situazione pregai mentalmente la Madonna con alcune Ave Maria e dopo del tempo, che non saprei quantificare, avvertii sollievo e liberazione. Come sai la Vergine nell’Apocalisse è Colei che schiaccerà la testa a Satana. Abbi fede in Lei!

      Ma non è questo il Satana che ci deve incutere paura. Quello che fa paura è il Satana sopra menzionato, quel Satana delle nostre leggi fondate su certezze del razionalismo umano e che, come SOTTILE E SEDUCENTE MENZOGNA si sono imposte in passato con il nazismo e il comunismo, e di nuovo si imporranno in futuro, per condurre l’umanità a seguire l’anticristo di turno fino all’Apocalisse.

      E credi: il libero arbitrio è il più grande dono che possediamo. Non è condizionato da nessuna entità se non per nostra volontà. Facciamone buon uso.

      A volte più si studia teologia e filosofia, più si perde la fede. Ti consiglio vivamente di leggere l’opera sublime di Maria Valtorta.

  14. ada ha detto:

    Io non mi trovo d’accordo con lei, don Giorgio, su diverse affermazioni che riporto, facendo alcune mie riflessioni.

    Lei afferma “La Chiesa deve essere una Casa dove si possa respirare aria pura, e non una struttura asfissiante.”

    Ma la Chiesa siamo tutti noi (corpo mistico di Cristo, tralci della vite che prende linfa da Cristo), alla quale è stato posto come guida terrena e custode della fede il vicario di Cristo, il papa.
    Anche facendo crollare la struttura attuale, la Chiesa camminerà sempre con la FEDE di Pietro, a lui è stato dato il dono del discernimento e dell’orientamento della fede.
    Molti non cristiani hanno il SENSUM FIDEI e sono spiritualmente nella chiesa che, come corpo mistico ha un’estensione non misurabile.
    Molti cristiani, e tanti preti, non hanno il sensum fidei e sono spiritualmente fuori della Chiesa.

    Lei aggiunge “Ridiamo spazio allo Spirito santo, che è la voce della nostra Coscienza”

    Certo, non si può andare contro la nostra coscienza, ma allora, visto che tante persone, parlando secondo coscienza, si contraddicono le une con le altre, cosa significa?
    Che non esiste una verità?
    Che lo Spirito Santo non parla in tutte le coscienze?
    Oppure che la coscienza si forma anche secondo l’ambiente socio-pedagogico e quindi non è sempre espressione di Spirito Santo?
    Ma Cristo ha detto
    «Se uno mi ama,
    osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e
    prenderemo dimora presso di lui.
    E, poi,
    «Quando verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera»

    Infine, il suo pensiero pastorale riservato ai cattolici osservanti, è la solita chicca.
    Lei dice: “Gli ascoltatori assidui delle Messe festive, i quali, abituati alla praticità, preferiscono non fare troppi sforzi mentali….”
    Beh, certo, preghiamo e ci affidiamo a Lui
    ben sapendo che, se noi facciamo mezzo passo Dio ne fa mille.

  15. Patrizia ha detto:

    Un commento?
    Non c’è niente altro da aggiungere!
    Grazie, Don Giorgio.

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