Meglio una puttana che sa fare bene il suo mestiere che una suora…

nome signore

di don Giorgio De Capitani
Tutto fa ben sperare! Altro che una nuova primavera: c’è di più, molto di più.
Sembra la stagione della Terra promessa, dove già scorre latte e miele. Anche i sassi ridono di gioia, i cani scodinzolano per la felicità, gli uccelli emigrano dalla terra dei fuochi verso la terra benedetta, carica di frutti sani e appetitosi. Il cielo è nitido, e le nuvole servono solo a dare un po’ di frescura, quando il sole picchiasse troppo forte.
Tutti gridano: “Evviva, finalmente la Chiesa si è convertita! È quanto sognavamo! Lo Spirito santissimo ci ha regalato un dono meraviglioso, un capitano che sta dirigendo la nave, sconquassata dai flutti e dalle tempeste del maligno, verso i lidi del paradiso terrestre. Ogni giorno, una nuova speranza. Ogni giorno, l’attesa si fa vicina. Ringraziamo il Signore!”.
Tutti si uniscono al coro, sostenuto con i tromboni non solo degli atei “devoti”, ma anche dei miscredenti più ostili, sempre pronti a trovare il pelo nell’uovo, tranne ora che vorrebbero unirsi all’entusiasmo popolare. Il merito, così pensano, è anche loro, dopo anni e anni di miscredenza laicista e anticlericale! Non siamo ottusi: noi siamo per il Dio della Ragione!
Ma, varissimi lettori, fate attenzione! Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. C’è ateo e ateo. In un certo senso, anch’io lo sono (il mio Dio non è quello della religione!), ma non rientro nella categorie dei cultori del dio della ragione!
Non ce l’ho con la gente delusa che vede finalmente un papa che essa ha sempre desiderato, non ce l’ho neppure con i fondamentalisti che temono ora un dirottamento della Chiesa verso sinistra (sono coerenti, se non altro!), mi dà nausea quell’osannare da parte di una classe dirigente o intellettualoide che sfrutta ogni occasione per farsi valere. In che cosa si fanno valere, se hanno nella testa un mucchio di segatura?
E il consumismo allunga le sue mani su questa ghiotta opportunità: la popolarità del papa. Il consumismo non ha colore, non è ideologico, è consumismo e basta. Sfrutta tutto, anche i santi e i miracoli, i cristi con la barba o le madonne piangenti. Arriva anche là, dove neppure il Padre celeste si permetterebbe di arrivare. Il consumismo prende e sfrutta, e consuma fino a quando ci sarà un pezzo di pane da moltiplicare. Il consumismo moltiplica e moltiplica, consuma e consuma. E ti lascia uno scheletro.
Riflettiamo. Che la gente ne rimanga vittima, è quasi scontato. Basta poco a ingannarla. Ma che la Chiesa di Cristo stia al gioco del consumismo, questo è veramente scandaloso. Osceno! Il papa dovrebbe saperlo! Ma fa finta di nulla. “Che ci posso fare, io non c’entro per niente!”. Certamente, non c’entri nulla, ma dài ogni giorno qualche occasione. Presti la tua bonaria faccia.
E a me sembra che il papa sfrutti questa occasione del grande popolare consenso, per coprire la magagne della Chiesa, fino a un anno fa criticata e contestata per i suoi scandali. Questi scandali sembrano di colpo spariti. Lo so che sarò malvisto per queste parole, ma le dico lo stesso: questo papa sta coprendo il culo sporco della Chiesa! Ha cambiato le mutande, ma sotto… è rimasta ancora tanta merda! E la gente sembra che non ne senta più la puzza, nemmeno certe Comunità di base o Movimenti di riforma che, prima, quasi si divertivano a scovare qualche marachella. Ora, tutti sul carro del consenso!
È bastata una patina di buonismo perché nessuno più vedesse le magagne di una Chiesa, che avrebbe bisogno invece di una radicale riforma, sia dottrinale che morale, altro che di una specie di pettinatura accattivante. Forse bisognerebbe chiudere le patìne dei preti!
Che la tivù, i rotocalchi o il cinema sfruttino l’occasione d’oro per fare affari di famiglia, questo è più che comprensibile. Mettiamoci nei loro panni, che non sono certo i paludamenti sacri di una religione casta e bella. Loro fanno affari, e basta: questo è il loro mestiere. Incassano soldi, con qualsiasi notizia, purché renda in vendite del loro prodotto. Se il papa fa audience, perché non sfruttarlo? Ciò che dice conta sì e conta no. E basta poco per far sì che le sue parole vengano sfruttate ai fini del consenso. Non si va oltre le battute, non si cerca ciò che sta dietro. La battuta sui gay ha fatto il giro del mondo, senza capire o voler capire che dietro alla battuta il giudizio della Chiesa ufficiale non è affatto cambiato. Ogni qualvolta che questo papa parla di separati o divorziati sembra che apra porte e finestre, in realtà non dice nulla di nuovo. Ed è qui la mia rabbia: qualcosa, è vero, è cambiato, ma sempre nell’organizzazione strutturale della Chiesa, ma sui dogmi questo papa non ha ancora detto nulla di nuovo. Quando parla di “coscienza” non dice nulla di diverso da quanto hanno detto tutti i papi della storia della Chiesa. Come quando la gerarchia ecclesiastica, in occasione delle elezioni politiche, invita ancora oggi i fedeli a votare “secondo coscienza”. Provate a chiedere ai vostri vescovi e, di riflesso, ai vostri parroci, che cosa significhi votare “secondo coscienza”. Vi risponderanno: secondo i dettami della fede cattolica! E quali sono i dettami della fede cattolica? Votare quei partiti che sostengono i valori cattolici. E quali sono i valori cattolici? Solitamente i partiti di destra o di centro che, per opportunismo (parola demoniaca presente dappertutto!), fingono di stare dalla parte della Chiesa, sostenendo ad esempio le scuole private cattoliche, la famiglia tradizionale, promuovendo la vita contro l’aborto o il testamento biologico, ecc. ecc. Ecco che cosa significa “votare secondo coscienza”! Così fa il papa, quando parla di “coscienza”. È chiaro che sulla coscienza solo Dio pone il suo giudizio, ma quando c’è in ballo la religione, allora la coscienza deve fare il posto alla legge, alla morale, al dogma.
Ma la gente comune non ci arriva, tenuta fino ad ora ignorante proprio da quel potere che gioca molto bene sulle parole, imbrogliando la buona fede, che altro non è che “colpevole” analfabetismo. Colpevole, perché sarebbe ora di dire basta, e sarebbe ora di aprire gli occhi ai milioni di coglioni che continuano a non capire le menzogne dello stato e della religione.
Ma non c’è solo il papa che ha la sua responsabilità in questo gioco di menzogne. Pensate ai vescovi che sorridono al papa e nella loro diocesi continuano a mortificare e a segregare gli spiriti liberi; pensate ai preti di parrocchia che, per merito di questo papa, trovano una maggiore accoglienza tra la propria gente, che oramai si adatta a tutto, anche a subire demenze pastorali; pensate ai religiosi che vanno in tv (in realtà, anche prima ci andavano!) a partecipare ai giochi quiz (naturalmente a fin di bene!); e ora pensate alle suore canterine che si esibiscono in spettacoli leggeri, certo, secondo loro, per far valere i doni del Signore. Suor Cristina è l’ultimo caso che sta scatenando l’ovazione generale. Soprattutto su web. Un fenomeno che meriterebbe ben più di una considerazione. Entra in gioco anche la fortuna, entra in gioca il fattore “essere suora”, entra in gioco soprattutto l’abilità degli organizzatori dello spettacolo di saper sfruttare l’occasione per lanciare il loro prodotto. Mi sono fatte diverse domande: questa suora, già da ragazza, prima di entrare in convento, aveva delle predisposizioni al canto, si era già esibita su tv private, ecc. Ha fatto sì o no una scelta radicale, entrando in convento? Perché allora tornare alla vita di prima? Se la voce è un dono di Dio, perché non sfruttarla per la causa di Dio, su altri palcoscenici? Di colpo, è diventata un fenomeno “fuori posto”! Un “fenomeno” che passerà, come un nuvola. E che cosa rimarrà? E nel frattempo che cosa sta succedendo nel suo Istituto religioso? Un bel casino! Ma… c’è un ma: ci saranno anche degli effetti positivi in tutto questo. Soldi, e soldi. Ci saranno dischi, e così via. E tutto ciò andrà a beneficio dell’Istituto. Tutto torna, carissimi lettori! Tutto ha un suo tornaconto. Solo la causa di Cristo rimarrà a bocca asciutta.
È proprio necessario prestarsi al gioco del consenso o della popolarità per aumentare le vocazioni o per impinguare le casse economiche? Cristo, che ne dici?
“Le prostitute vi precederanno nel regno dei cieli!”. Sono tue queste parole. E allora vorrei anch’io aggiungere, a mo’ di provocazione: “Meglio una puttana che sa fare bene il suo mestiere che una suora che non sa fare bene la suora!”. Amen!
da Lettera43.it
FENOMENO

Tivù, cinema, web ed editoria:

una stagione nel nome del Signore

Una suora è virale su YouTube. La Bibbia record d’ascolti in tivù. E Noè sbarca a Hollywood. Il boom del marketing di Dio.
di Matteo Forlì
La toga benedice gli ascolti televisivi. Hollywood scrittura le Sacre Scritture. L’effetto Bergoglio resuscita la carta stampata. E sui social network personaggi e hashtag religiosi fanno proseliti. Chi l’ha detto che Dio non vende? Che il misticismo non possa diventare un kolossal? O la fede acchiappare telecomandi? Tutt’altro.
SUOR CRISTINA FENOMENO VIRALE. Prendete il caso di Suor Cristina Scuccia, Sister Act in versione nostrana capace di scioccare i giudici di The Voice su RaiDue (J.Ax, Carrà, Pelù e Noemi, mica chierichetti del piccolo schermo) e di far scoppiare l’inferno (virale, si intende) in Rete. La storia è nota: la sua interpretazione di No one di Alicia Keys ha sgranato visualizzazioni come perle di un rosario su YouTube (attualmente è arrivata a oltre 28 milioni!), sbriciolando persino i ritmi del Gangnam Style di Psy, il video più visto della storia della piattaforma. Per dare un’idea il rapper coreano ci aveva messo 18 giorni a sommare 10 milioni di clic, l’orsolina siciliana li ha messi insieme in meno di tre.
EXPLOIT CHE AFFASCINA LA STAMPA INTERNAZIONALE. «Energia pura» ha twittato la stessa Keys. «Per quando si desidera un assaggio di Sister Act» ha cinguettato di rimando il premio Oscar Whoopi Goldberg, l’originale sorella canterina sul grande schermo. L’exploit è finito pure sulle pagine del Time (che l’ha paragonata al fenomeno dell’inglese Susan Boyle), ma anche su mezza stampa internazionale: da Le Figaro a Liberation, da E! a People, dal The Guardian all’Hollywood Reporter fino all’Huffington Post US. Certo il mix felliniano di una suora sul palco, ugola pop e velo sul capo, ha aiutato il boom. Vero, ma solo in parte.
Da Don Matteo a La Bibbia: boom di ascolti in tivù
L’iconografia cristiana tira oggi più che mai. In tivù ad esempio. La serie Don Matteo su RaiUno, con Terence Hill, era fino all’altro ieri il baluardo di matrice cattolica in un palinsesto catodico italiano tendenzialmente, e talvolta rigidamente, laico. Una «eccezione» capace che sopravvive da 14 anni e ancora in grado, alla nona edizione, di macinare numeri impressionanti: 8 milioni e 226 mila telespettatori, pari al 27.97%, nel primo episodio e una media per puntata di oltre 7,5 milioni ogni giovedì. Autentica fede da fiction. Ma ora il prete di Spoleto non è più il solo a predicare con successo la parabola dello share.
MINISERIE DEI RECORD SU RETE4. Domenica 23 marzo, con un esordio da 4 milioni e 106 mila spettatori (il 13,62% di share, a spanne il doppio di un molle e poco ispirato Giass), la fiction di History Channel, La Bibbia, è diventata la miniserie più vista di sempre su Rete4. Potere di «un testo che sta alla radice della nostra storia», ha giurato il direttore di rete Giuseppe Feyles. La verità è che più che per una produzione da 22 milioni di dollari e un bagaglio di 47 esperti – tra teologi, sceneggiatori e studiosi biblici – il remake dei remake del libro dei libri ha mietuto ascolti in America come in Italia per la capacità di intercettare gusti ma anche i bisogni del pubblico in uno storico periodo di sbandamento. Nel portafogli come negli animi.
L’effetto Bergoglio resuscita la carta stampata
È un effetto figlio della nuova comunicazione sdoganata da papa Francesco. In un solo anno di pontificato, ha spiegato ad esempio il Wall Street Journal, Bergoglio ha già miracolato la carta stampata. Uno spot ai valori cristiani, il suo linguaggio ha resuscitato le testate cattoliche in America e Inghilterra. Avvenire, Famiglia Cristiana, La Civiltà Cattolica, sono tra le rare pubblicazioni in Italia ad aver conosciuto un 2013 di crescita.
IL MIO PAPA VERSO 3 MLN DI COPIE. Il mio Papa, il settimanale Mondadori nel solo mese di marzo è previsto che stampi 3 milioni di copie. E l’influsso benefico l’hanno percepito anche le decine di riviste laiche che gli hanno dedicato articoli: da Time a Vanity Fair, da The Advocate al The New Yorker. Persino Rolling Stone ha venduto di più nel numero di gennaio grazie al Bergoglio rockstar in copertina.
Noah guida la stagione mistica di Hollywood
Ecco perché una benedizione dal papa (per il botteghino) l’hanno cercata pure Russell Crowe e il regista Darren Aronofsky per il loro Noah, kolossal sul biblico diluvio universale da 130 milioni di dollari che rappresenta l’apripista di una nuova fiammata mistica di Hollywood. Da Exodus di Ridley Scott, con Christian Bale nella tunica di Mosè (nelle sale a dicembre) a una pellicola su Caino e Abele che dovrebbe rappresentare l’esordio alla regia di Will Smith, fino a Brad Pitt che studia da Ponzio Pilato. «Thank you holy father @Pontifex for the blessing» («Grazie per la benedizione Santo padre), ha twittato dal Vaticano il novello Noè Russel Crowe, dopo aver partecipato all’udienza generale in Piazza San Pietro.
PARAMOUNT PUNTA A BISSARE I 600 MLN DI PASSION. Paramount spera che la pellicola, «liberamente tratta» dal sacro testo, possa bissare il successo di The Passion di Mel Gibson che nel 2004, tra aramaico e frustate, si mise in tasca la bellezza di 600 milioni di dollari. E per non farsi mancare proprio nulla, dalla Giornata Mondiale della Gioventù di Rio al Tertio Millennio di Roma (l’unico festival cinematografico patrocinato dal Vaticano) il footage di Noah è andato là dove c’erano «fedeli», ovvero potenziali spettatori. Un marketing come Dio comanda.
Mercoledì, 26 Marzo 2014

1 Commento

  1. GIANNI ha detto:

    Mi sarebbe piaciuto fare copia/incolla del mio precedente commento, scomparso, ma non l’ho tenuto.
    Riassumendo:
    papa Francesco: non mi pare voglia riformare la dottrina della chiesa, semmai portare riforme nel campo finanziario e per prevenire certe situazioni, tipo scandali sessuali.
    Lotta preminente contro il fasto ecclesiastico.
    Sacerdoti e suore e spettacolo: quali quelli possibili per costoro?
    Solo concerti d’organo e canti gregoriani, o anche qualcosa di più moderno?

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