1 maggio 2022: TERZA DI PASQUA
At 28,16-28; Rm 1,1-16b; Gv 8,12-19
Se dovessi avere il compito di scegliere ogni domenica i brani per la liturgia eucaristica, anche io mi troverei senz’altro in difficoltà: la Bibbia è vasta (73 libri: di cui 46 compongono il Vecchio Testamento, 27 il Nuovo), e ogni sua pagina potrebbe stimolare la comunità dei fedeli.
Tuttavia, talora mi chiedo con quale criterio i nostri liturgisti abbiano scelto certi brani della Bibbia, che a prima vista sembrano poco adatti o per lo meno troppo dispersivi, e, essendo tre, noi preti talora ci chiediamo perplessi: che cosa dovrei scegliere (il primo, il secondo o il terzo brano), e talora può succedere che tutti i brani siano provocatori oppure che nessuno ci offra qualche stimolazione.
È il caso anche di questa domenica: tutti e tre i brani sono interessanti, e la domanda si impone: cosa dovrei dire all’assemblea per stimolarla a crescere nella Fede?
“Crescere nella Fede”: già questo mi obbliga a uscire da quel discorso moralistico che purtroppo ancora oggi caratterizza le omelie dei preti. Non sto dicendo che la parola di Dio debba essere così astratta da non coinvolgere il nostro comportamento. Ma siamo sempre al solito punto: la morale deve sempre essere illuminata dal pensiero o dall’intelletto. Prima penso, poi agisco. L’intelletto precede la volontà, altrimenti la volontà sarebbe cieca, confusa, senza idee.
E subito mi aggancio alle parole di Cristo, che troviamo all’inizio del terzo brano, tolto dal Vangelo secondo Giovanni: «Il Signore Gesù parlò agli scribi e ai farisei e disse: “Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”».
Notate: Gesù dice “Io sono la Luce”; non dice: “Io ho la luce”.
La luce è legata all’essere, non all’avere. La luce è essere, non è avere. La differenza tra essere luce e avere luce sta in questo: essere e luce sono la stessa cosa; avere e luce non sono la stessa cosa. Avere luce significa possederla, e ogni possesso è qualcosa di esteriore. Essere luce fa parte dello spirito. Lo spirito è luce, non possiede la luce.
Il verbo “avere” rientra in quell’amor sui, che i Mistici medievali ritenevano la fonte di ogni male, il vero peccato originale, ovvero che quel peccato che dà origine a ogni male.
Dire essere è dire Dio, dire avere è dire maligno. Anzi, diciamo che essere è Dio in quanto Uno, avere invece è diabolico, in quanto divide, separa.
Già il nome “Dio” dice giorno, luce, cielo splendente. Il nome “diavolo” invece dice separazione, divisione. Il Diavolo dunque separa la luce da Dio, quindi dalla Sorgente divina, e la sostituisce con la sua luce che è apparenza ingannevole. L’inganno che cos’è se non una pseudo verità, pseudo luce. Altro nome del Diavolo è Lucifero, portatore di luce ingannevole.
Cristo non ha mai detto: “Io ho… questo o quello”, e quindi ve lo offro. Al contrario, quando il diavolo lo tenta nel deserto, gli offre tutto ciò che ritiene suo, di sua proprietà, e gli impone in cambio di adorarlo: “Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai”. E Gesù gli risponde, citando a sua volta la Bibbia: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto” (Deuteronomio 6,13).Perché dobbiamo adorare solo Dio? Perché Dio è l’unico a non donarci cose che ci legano e schiavizzano, ma dona solo Se stesso, che è purissimo spirito.
L’onnipotenza di Dio non sta nel fatto che Dio possiede tutto il mondo. L’onnipotenza divina casomai sta nel suo essere infinito. L’essere non ci schiavizza. Ci rende liberi.
Non dobbiamo aver paura di adorare Dio, in quanto purissimo Spirito, casomai dovremmo aver paura di adorare degli idoli, false immagini di Dio.
C’è di più. Prendere Dio come un distributore di grazie, come uno che ha tutto e che quindi potrebbe darci almeno qualcosa, è cadere nel peccato diabolico di idolatria.
Dio non ha, Dio è. E allora perché chiedergli qualcosa, se Dio non ha, ma Dio è?
Attenzione anche quando diciamo che Dio ci dona la vita. Tornando alle parole di Gesù, che troviamo all’inizio del terzo brano, leggiamo: “chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».
Che significa “luce della vita”? Dice semplicemente: o luce che è vita o vita che è luce.
Talora non ho parole nel descrivere questo scambiarsi reciproco tra la luce e la vita. Penso, e rifletto. Riflettere richiama lo specchio. Dire “gioco di specchi” non è offensivo, quando gli specchi si riflettono tra loro all’infinito. Ma occorre la luce.
Di notte anche i fiori si chiudono, appena arriva un po’ di luce del giorno i fiori si aprono.
Ci sono fiori che esigono la luce, altrimenti muoiono. Così si deve dire di tutta la natura, che è sempre in gestazione per venire alla luce, ovvero per nascere. Anche nel nostro linguaggio “venire alla luce” significa “nascere”, anche se un grembo fecondo di donna è già luce, anche se a noi è invisibile carnalmente.
Tutto il mondo di Dio è Luce, da cui partono infiniti raggi, che sono la creazione. Il Bene è Luce inaccessibile, ma da cui emanano la Bellezza, la Giustizia, il nostro intelletto.
I Mistici medievali parlavano di scintilla divina, che è dentro di noi. Potremmo anche pensare a tutte le scintille, da cui scaturisce la vita.
La parola “scintilla” è accattivante: fa pensare anche ai nostri rapporti umani e sociali, magari interrotti da chiusure di odio o di cattiveria. Basta una scintilla, e il dialogo si riavvia.
Anche noi diciamo “far scattare una scintilla”, e dalla scintilla scaturisce anche il fuoco.
Ma credo che la scintilla più importante sia quella dell’intelletto, visto che a incuterci paura è un mondo di tenebre. E le tenebre non solo fanno paura, ma incutono disperazione: l’uomo non vede, cammina alla cieca, annaspa, brancola, sbatte contro ogni ostacolo, agisce da folle.
Il vero problema di oggi è l’offuscamento dell’intelletto, per cui non vediamo chiaro, trasparente, tutto è confuso, annebbiato, buio. Verità e falsità si confondono, si prendono per vere delle notizie false, che provengono da menti perfide e diaboliche.
La società di oggi brancola nel buio più pesto: si fida di populisti imbecilli, di mass media che sono il prodotto di pressioni di potere. Se è vero che la prima vittima della guerra è la verità, lo dobbiamo anche dire di una società che è vittima del potere più criminale.
E non dimentichiamo le parole di Cristo: “i figli delle tenebre sono più scaltri di figli della luce”.
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