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di don Giorgio De Capitani
Domenica scorsa, 31 maggio, commentando durante la Messa, nella chiesa di Dolzago (Lc), l’episodio di Acab (re d’Israele o del Nord, IX sec. a.C.), che, istigato dalla perfida moglie Gezabele, con uno stratagemma degno dell’Isis peggiore ruba la vigna di un suo contadino, Nabot, dopo averlo vigliaccamente ucciso, sostenevo una mia convinzione, ovvero che nessuno ha il diritto prendersi (rubare) un pezzo di terra, che spetta di diritto al suo prossimo.
Quando ciò succede, ovvero succede che altri Acab vorrebbero rubare ciò che non è un loro diritto, ma appartiene di diritto ad un altro essere umano, allora si dovrebbe alzare alto un grido di protesta, e proclamare con voce altrettanto alta: Tu sei un farabutto, e ladro!
Anche nei nostri piccoli paesi, dove tutto avviene alla luce del sole (il mondo è piccolo e la gente mormora), succedono cose strane: strane, non per le cose in sé che sono più che evidenti, ma per il comportamento della gente che sembra tanto indifferente per i diritti altrui da ascoltare solo il borbottio della propria pancia.
E così, casi che dovrebbero essere condannati tout court, senza cioè girarci attorno, trovano invece qualche alibi o giustificazione.
Eredità ingiuste, divisioni di terre ottenute con privilegi e favoritismi, compere e vendite secondo il criterio del presunto diritto secondo cui chi ha soldi può prendersi tutto ciò che vuole, oltre il dovuto necessario stabilito dalla uguaglianza dei diritti di ciascun abitante della terra, sono all’ordine del giorno, ancora oggi in cui potrebbe invece sembrare che l’umanità abbia fatto passi da gigante nel campo delle giustizie sociali.
Ci si lamenta quando un noto politico ruba a Roma, e poi succede che, nei nostri piccoli paesi, assessori all’edilizia rubino il sacrosanto diritto di una famiglia del paese ad acquistare una casa che da anni e anni abita, avendo quindi tutti i diritti di prelazione. Non entro nel caso specifico, perché c’è in ballo un processo giudiziario. E nessuno del paese alza la voce, nessuno protesta, nessuno grida allo scandalo. È chiaro: la cosa interessa solo a chi è costretto a soffrire simili abusi. Gli altri? Pensano al proprio orticello che, se un altro appena lo calpesta, viene minacciato con un coltello!
Mi chiedo: fino a quando la famiglia offesa nei suoi sacrosanti diritti dovrà ancora soffrire, prima di ottenere giustizia, supposto che la giustizia umana gliela darà? Ed è qui il punto dolente. Soldi e soldi spesi per difendere un proprio diritto, e poi magari la legge ti dà torto portandovi via la casa, dandola al farabutto.
Non sarebbe un dovere dell’attuale Amministrazione de La Valletta Brianza costituirsi Parte civile in difesa dei diritti di una famiglia del paese, visto che le vicende riguardano il Comune di Perego, i cui due precedenti sindaci sono stati in parte corresponsabili di aver almeno taciuto sul comportamento scorretto di un loro assessore?
E la cosa veramente vergognosa è che questa gentaglia esce dalla porta, perché costretta, pronta poi a rientrare dalla finestra, ottenendo concessioni edilizie che sono sotto gli occhi di tutti. È proprio il caso di dire: Perché essere onesti?
A me spetta il dovere di urlare: Ladro, farabutto, perché non senti un po’ di rimorso per quanto stai facendo?
Il primo brano della Messa di domenica scorsa si concludeva con queste parole: «Allora la parola del Signore fu rivolta a Elia il Tisbita: “Su, scendi incontro ad Acab, re d’Israele, che abita a Samaria; ecco, è nella vigna di Nabot, ove è sceso a prenderne possesso. Poi parlerai a lui dicendo: Così dice il Signore: Hai assassinato e ora usurpi! Gli dirai anche: Così dice il Signore: Nel luogo ove lambirono il sangue di Nabot, i cani lambiranno anche il tuo sangue”» (1Re 21,17-19).
Basta questa maledizione divina, senza aggiungere nulla di mio. Quelle divine si avverano, le mie attirano solo qualche ritorsione vendicativa.
E gli avvocati dove li mettiamo? Chi delinque e campa approfittandosi degli altri, al giorno d’oggi ha già bella e pronta una squadra di avvocati, spesso molto ben pagati, specializzati nel trovare tra le pieghe e le mille contraddizioni della legge una scappatoia, una postilla, un’eccezione che potrebbe consentire ai propri assistiti di farla franca o, nel peggiore dei casi, limitare il più possibile eventuali conseguenze. In un paese come il nostro, talmente pieno di leggi, norme e regolamenti, è quasi impossibile per chi ci sappia fare non riuscire a trovare qualcosa che, applicata nelle maniera più ardita e disinvolta, assolva o minimizzi eventuali soprusi. Non per niente i processi durano così tanto e la lungaggine della “giustizia” è uno dei mali storici del nostro ordinamento. Non so se nelle aule di tribunale campeggi ancora la scritta “la legge è uguale per tutti”, ma certamente mi sembra di poter dire che da sempre questo motto non rispecchi fedelmente la verità. La giustizia viene spesso raffigurata come una donna bendata che tiene in mano una bilancia, a testimonianza di una imparzialità assoluta, ma siamo sicuri che,all’atto pratico, quella donna sia realmente bendata o possegga una bilancia tarata con precisione? Non voglio apparire cinico a tutti i costi, dico soltanto che, purtroppo, spesso l’essere umano riesce a sfruttare le molteplici abilità e trovate della sua fantasia più per nuocere che per scopi nobili.
Sugli specifici aspetti legali non mi pronuncio, perchè non sono a conoscenza dei particolari, conditio sine qua non per comprendere e valutare.
Direi, più in generale, che purtroppo il malaffare non è tipico solo dei grandi centri urbani, ma più o meno diffuso anche nei centri minori, ovviamente in misura proporzionale alle dimensione del centro abitato di cui stiamo parlando.
A volte è già tanto quando c’è, nella gestione del pubblico, solo incompetenza.
E mi auguro, ad esempio, che sia solo così relativamente ai pasticci che sta realizzando la giunta capitolina, fermo restando che comunque, anche fosse solo così, non condivido minimamente certi atteggiamenti.
Mi spiego subito.Innanzi tutto, quello di chi, non avendo sufficiente esperienza (o non avendola ancora), non tiene un sufficiente rapporto con i tecnici.
MI pare il caso della Raggi, che ha detto alcuni strafalcioni.
IL che è inammissibile.
Intanto è un avvocato, quindi un minimo di comprensione di certi meccanismi anche amministrativi dovrebbe averlo.
Inoltre, poteva comunque informarsi meglio.
Roma di tecnici amministrativi al servizio della pubblica amministrazione ne ha diversi…
Ma quel che mi pare ancora meno accettabile, a questo punto, è l’essersi fatta candidare, per poi non aver tempo..
Infatti chi ha seguito o letto le cronache del consiglio comunale, in cui veniva trattato lo spinoso tema dei rifiuti, ha potuto constatare il comportamento della neosindaca.
Prima si rivolge al presidente dell’assemblea, per dirgli che deve andarsene, perchè deve andare a prendere il figlio.
Poi, alla ripresa dei lavori, non ricompare, tanto che, ad esempio, Fassina, che aveva preparato un intervento, dichiara di rinunciarvi, in assenza del sindaco.
E’ anche solo questo un modo corretto di gestire le cose?
Non hai tempo?
Stattene a casa tua………
Pertanto, se questo è il minimo che possa capitare, cioè un menefreghismo acclarato e conclamato, allora figuriamoci quando interviene il peggio.
L’ho detto e lo ripeto, basta solo aspettare il prossimo scandalo, che di sicuro interverrà, in piccoli centri, come in grandi città.
Di che stupirsi?
Altro tema, su cui forse varrebbe la pena soffermarsi, è quello della lentezza della nostra giustizia.
Io mi domando: è un vera giustizia quella troppo lenta?
A mio avviso no, tanto che oggi si può anche domandare un risarcimento per processi troppo lenti.
Sulla vigna di Nabot faccio parlare un prete piemontese: “Mio nonno nei suoi rapporti non certo idilliaci con il principe del Sacro Romano Impero non ha avuto un esito così cruento. Comunque, i due “poveracci” possiedono in comune una ricchezza dal valore inestimabile: la dignità. Quanto al Signore, l’ingiustizia merita i più terribili castighi. Oggi il peccato veniale viene derubricato piccolo peccato veniale, che tradotto significa: fare i propri interessi con tutti i mezzi, leciti e soprattutto illeciti, senza guardare in faccia a nessuno. Il guaio è che il Signore la pensa diversamente. Per fortuna. Purtroppo sono pochissimi i profeti che assumono il ruolo lasciato libero da Elia.” Che succederà ad Elia? Incontrerà il Signore nel “sottile silenzio”. Che succederà a Gezabele e Acab? “I cani divoreranno i loro corpi”.