Una lettera fredda, canonica, minacciosa e ipocrita

 

 

di don Giorgio De Capitani

Anzitutto, avrei preferito una lettera dove si nominasse il meno possibile il Padre Eterno o la carità del Signore o nel Signore: credo che Dio l’avrebbe scritta in modo del tutto diversa. Inoltre, avrei preferito che al “caro”, del tutto inappropriato, si preferisse “egregio”, nel senso etimologico del termine: “fuori dal gregge”. Certo, mi piace compromettermi con l’«odore delle pecore», ma senza tenerle chiuse nell’ovile recintato da una gerarchia cieca e ottusa, protette da cani fedelissimi. Sì, mi sento “egregio”: fuori dall’ordinario. Non intruppato. Senza la testa fasciata. Spirito libero. Così si amano le “pecore”, secondo lo stile evangelico del buono o bello pastore. Di buono o di bello nella lettera c’è ben poco.   

Le uniche parole più confacenti allo stile curiale, e che ricorrono più frequentemente nella lettera del cardinale, sono quelle pregne di diritto canonico, con minacce di provvedimenti e sanzioni: pensavo che oggi la Chiesa fosse più materna, con quella tenerezza che predilige i suoi figli più ribelli. Se i figli contestano, non è perché nella casa regna un padre-padrone a cui premono l’ordine, la disciplina, l’obbedienza cieca, la struttura fine a se stessa, un cieco belare di pecore affamate di erba fresca e assetate di acqua di sorgenti cristalline?   

E poi, che accuse sono, quando il cardinale mi invita ad astenermi per il futuro «da qualsiasi intervento che: ferisca la comunione ecclesiale, si opponga al magistero della Chiesa in temi di fede e di morale o risulti comunque incompatibile con gli atteggiamenti richiesti a un presbitero nel favorire la pace e la concordia fondate sulla giustizia e nel promuovere l'unità della comunità credente con i propri pastori». Altrimenti, «si renderà inevitabile il ricorso ai provvedimenti che l'ordinamento canonico stabilisce per questi casi e che il pastore diocesano è tenuto ad applicare»? Altra minaccia!

Io avrei ferito la “comunione ecclesiale”? Certamente, quando la Chiesa, anche quella milanese, nella sua parte ciellina e leghista, si è messa in combutta con il Criminale d’Arcore (a cui l’allora pivellino professore Angelo Scola aveva fatto da professore!). Certo, ho denunciato questa vergognosa, oscena, blasfema connivenza! Che cosa avrei dovuto fare? Tacere, per amore della comunione ecclesiale? Ma forse il cardinale, nella lettera, alludeva ad altro? Lo dica esplicitamente! Per comunione ecclesiale s’intende forse andare tutti d’amore e d’accordo coi confratelli, tenendoci a braccetto, cantando l’alleluia, mentre si va a finire tutti insieme in un burrone? Forse comunione ecclesiale significa dire che tutto va bene, anche di fronte agli scandali del vaticano, madama marchesa? Che s’intende per “comunione ecclesiale”? Forse il cardinale alludeva al fatto che ho sostenuto e tuttora sostengo che i divorziati risposati e i conviventi dovrebbero anche loro non solo partecipare alla Messa e alle funzioni sacre, ma che non dovrebbero essere esclusi dal ricevere la Comunione e dal sacramento della confessione? Ma i sacramenti sono stati forse istituiti da Cristo (quali poi?) per i già santi, per i già perfetti, per i regolari secondo il regolamento canonico? A che servirebbero? A parte il fatto che nessuno su questa terra è santo, e che non basta avere una famiglia “regolare” per dire di essere fedeli all’amore indissolubile, di cui parla con tanta enfasi la Chiesa cattolica. L’amore in sé va al di là delle formalità canoniche, e va al di là delle istituzioni sia civili che ecclesiastiche.

Io mi sarei opposto al “magistero della Chiesa in tema di fede”? Mi si dica in che cosa. Avrei messo in discussione la fede? Certo, ma quale fede? Ho contestato e contesto la fede nel dio falso della religione-struttura, ho contestato e contesto il dio-struttura, il dio fatto su misura di una chiesa che incensa gli idoli. E che cos’è il magistero della Chiesa? Non è ancora quell’insieme di gerarchi apparentemente dotti, ma in realtà “ignoranti”, che pretendono di tenere per loro le chiavi della scienza o della conoscenza di Dio? Ma chi siete? I detentori della verità? Ma non sapete che la verità non può essere chiusa negli schemi, e tanto meno nei dogmi, che sono il vostro escamotage per minacciare di eresia quanti vorrebbero progredire nella conoscenza della Verità, che, in quanto Verità divina, perciò infinita, non vuole paletti o altro? Tutto è progresso, anche la Verità. La Verità è Progresso. Voi avete identificato il magistero della Chiesa con il potere gerarchico, dimenticando che anche il Popolo di Dio partecipa della Profezia, e la Profezia non si identifica con il magistero della Chiesa. Non penso, poi, che l’ortodossia della fede venga messa in discussione dalle mie aperture al sacerdozio femminile, o al matrimonio dei preti.

Mi sarei opposto al “magistero della Chiesa in tema di morale”? Ma di quale morale? Della morale sessuale, dove sembra che il vostro dio sia il giudice dello sperma maschile disperso o il difensore dell’atto generativo fatto nei tempi e nei modi stabiliti dalla Chiesa? Della morale intesa come comportamento dell’essere umano, da codificare in base alle leggi della Chiesa, che ordina il nostro agire secondo i comandamenti e i precetti religiosi, rivisti e interpretati su misura della struttura della religione? Forse il cardinale intendeva le mie prese di posizione nei riguardi dei diritti civili da applicare a tutti, indistintamente, al di fuori degli schemi etici stabiliti dalla Chiesa? Parlo dei diritti civili per i gay, dei diritti civili per le coppie di fatto. Siamo ancora qui a stabilire noi chi sono coloro che hanno il diritto ad avere i diritti per una vita dignitosa? Se la dottrina dogmatica ha monopolizzato la ricerca della verità, la morale ecclesiastica ha tenuto in pugno un popolo intero, facendolo sentire in colpa su una materia che, volere o no, è parte dell’amore, in tutti i suoi molteplici aspetti, anche fisici, su cui la Chiesa ha messo il suo potere decisionale. Il tema morale che io avrei messo in pericolo riguarderebbe forse il fine vita, su cui ognuno ha il diritto di dire la sua, anche sugli accanimenti di carattere medico che non fanno che prolungare quella specie di esistenza che in realtà non è che prolungamento di uno stato vegetativo? Non so a che cosa appellarmi per sentirmi moralmente a posto in fatto di legge morale, che, se l’ho contestata, è solo perché, come ha detto lo stesso Cristo, “il sabato è per l’uomo, e non l’uomo per il sabato”.

Non capisco ciò che scrive il cardinale, quando mi invita a evitare per il futuro (segno dunque che nel passato sono mancato) “qualsiasi intervento  che… risulti comunque incompatibile con gli atteggiamenti richiesti a un presbitero nel favorire la pace e la concordia fondate sulla giustizia e nel promuovere l'unità della comunità credente con i propri pastori”. Si parla di giustizia, in che senso? Di quale giustizia si parla? La parola giustizia è così generica che si preferisce usarla senza specificarne in concreto il contenuto. Mi meraviglia che il cardinale Scola usi questa parola contro di me, quando in Italia, anche con l’appoggio del suo Movimento ciellino, la giustizia è stata sommersa dalla legalità di stato più ingiusta, con leggi ad personam fatte da un Criminale, che io ho combattuto con tutte le mie armi, più o meno affilate, proprio per distinguere salvando la Giustizia dalla illegalità legalizzata. Forse c’entra nulla, ma chiarire questa parola è un dovere, soprattutto se a pronunciarla è una Chiesa che ha perso l’equilibrio. Ma, d’altronde, perché scandalizzarsi dal momento che la Chiesa ha sempre preso la giustizia di Dio, che, secondo la Bibbia, è il piano armonico dell’Universo, identificandola con la legalità di una morale, funzionale alla struttura invece che all’Essere umano?

Veniamo alle imprecisioni della lettera di Scola. “Caro don Giorgio, confidando nella tua disponibilità a dare un nuovo inizio al tuo servizio alla Chiesa, ti chiedo dunque di trasferirti a Dolzago, dove troverai una comunità cristiana che ti accoglie, accordandoti con il Decano per tutto quanto concerne la tua sistemazione logistica e il servizio ministeriale, che continuerai ad esercitare celebrando i divini misteri e servendo il popolo di Dio”. L’ho già detto e lo ripeto ancora: a me è stato proposto, via da Monte, di poter celebrare una sola Santa Messa, alle ore 18, nella chiesa di Dolzago. Tutto qui. Ora, salta fuori che, a mia insaputa, hanno trovato anche un appartamento. Ho telefonato al Parroco don Giorgio Salati, il quale mi ha detto che nei giorni scorsi è stato da lui il Vicario episcopale (tra parentesi, da un po’ si è reso irreperibile) per chiedere se aveva un appartamentino da offrirmi. Sì, ci sarebbe, in mansarda, nella sua abitazione. A questo punto, preferisco trovare un piccolo locale in zona, fuori dagli ambienti parrocchiali, per essere più libero.

Il capolavoro di Scola è la frase finale: “Quando avrai portato a termine il tuo trasferimento a Dolzago ti incontrerò volentieri”. Con tutto il rispetto per un uomo di Dio, a questo punto non mi vedrai più. Non accetto di essere umiliato. Tu hai preso le tue dure decisioni, ora tocca a me prendere le mie.

Per leggere la lettera di Angelo Scola clicca
qui 

 

34 Commenti

  1. davide ha detto:

    Caro don Giorgio, condivido ogni parola di questo blog sono anni che la seguo e ovunque dira’ Messa la seguiro’

  2. Gigi Cortesi ha detto:

    Caro don Giorgio,
    Solo ora so dell’ignobile azione di cui Sei vittima. Ti sono vicino con tanto affetto e con la riconoscenza di chi ha visto e vede nella tua testimonianza il segno della profezia e della affermazione della coerenza. Tu paghi un prezzo, perché sei giusto e sei vero.
    Dimmi se posso fare qualcosa per te.
    Ti abbraccio in Gesù.
    Gigi Cortesi

  3. x ha detto:

    Don Giorgio,
    voglio evidenziare le parole del nostro caro papa Francesco, nella sua omelia di oggi a Santa Marta.

    “Ritorna così d’attualità un antico problema spesso presente nella vita dell’uomo, il cicaleccio di discorsi vani e il mero pettegolezzo nei confronti degli altri che diventa spesso calunnia. Il Papa afferma: “Quelli che in una comunità fanno chiacchiere sui fratelli, sui membri della comunità, vogliono uccidere. (…) Noi siamo abituati alle chiacchiere, ai pettegolezzi. Ma quante volte le nostre comunità, anche la nostra famiglia, sono un inferno dove si gestisce questa criminalità di uccidere il fratello e la sorella con la lingua!”.
    Ho avuto veramente l’impressione che fosse una risposta a Lei!!!

  4. Salvatore ha detto:

    Ma chi crede di essere il cardinale “trombato” all’agognata elezione a papa, forse il Dio in terra? Papa Francesco, pensaci tu!
    E voi, don Giorgio, non badate alla sue decisioni e prendete le vostre in tutta coscienza e tranquillità, lasciate che il cardinale giochi pure con il suo “scacchiere”, ma non consentitegli di trattarvi come una “pedina”.
    Al cardinale vorrei chiedere se ha mai letto un qualsivoglia scritto del beatificando don Tonino Bello: gli farebbe davvero tanto bene!
    Auguri di vero cuore, don Giorgio, e…non mollate, siamo in tanti con voi e con la vostra idea di Chiesa.

  5. mario ha detto:

    Egregio don Giorgio la seguo da parecchio sul suo blog.
    Non sono un suo parrocchiano, non so neppure dove sia Monte di Rovagnate, non conosco nessuno della sua comunità ma mi sento di farle avere tutta la mia vicinanza in questo momento.
    Non posso dire di essere concorde con lei in tutto ciò che dice e ha detto (su qualsiasi tema)ma una voce fuori dal coro di questi tempi è cosa rara: in qualsiasi campo.
    In questa epoca di pecore e greggi ben pasturati beh sì lei è un Egregio.
    Le giunga il mio pensiero. Di cuore.

  6. Tiziano Scapin ha detto:

    Egr. (ma per me anche Caro) Don Giorgio, ti rimando pari pari ciò che ti scrissi due anni fa. Lo rimando per solidarietà a te e per la Croce che Cristo portò.
    Tiziano

    Il villaggio di cartone
    8 settembre 2011 alle ore 22.10
    Ciao don Giorgio.
    Andrò a vedere l’ultimo film di Ettore Scola: “Il villaggio di cartone”.
    Ma prima ti voglio essere vicino con la testimonianza di don Andrea Gallo che a Venezia ha appoggiato, schierandosi quindi, il film “Rudolf Jacobs” di Luigi Faccini e Marina Piperno in cui si racconta la storia di un ufficiale tedesco che dopo l’8 settembre obbedisce alla propria coscienza anzichè agli ordini del Reich: lascia la Wehrmacht ed entra nelle fila dei partigiani. Don Gallo, a sua volta giovanissimo partigiano nonostante l’educazione clerico-fascista ricevuta dai genitori, ha sottolineato proprio il valore di una scelta che va contro ogni autoritarismo, ogni liturgia.
    Ma torno al film “Il villaggio di cartone”…. (sto trascrivendo Alberto Crespi da ‘L’Unità’ del 07/07/2011) mi è venuto da pensare che te, don Giorgio, e don Gallo, certo insieme ad Ermanno Olmi, siate anime sorelle.
    Continuo citando il Crespi: “… Parlare con Olmi, ascoltare ciò che ha da dire, regala serenità. Anche se le sue parole suonano severe come quelle del Cristo di Pasolini venuto a portare “la spada” e non il “ramoscello d’ulivo” (è il Gesù che a me piace).
    Ma adesso ti riporto ad Olmi e al suo ultimo film… Stai a sentire don Giorgio…
    “La Chiesa dovrebbe essere una casa che accoglie, senza domandare se una persona è credente o no. Dobbiamo liberarci dagli orpelli, aprire le nostre case, altrimenti come possiamo intenderci?”.
    E’ il senso dell’immagine, all’inizio del film di Olmi, del crocifisso che viene rimosso dalla chiesa!
    “E’ troppo facile e ambiguo affermare il valore di un simbolo”. Il simbolo deve rinviare alla realtà di carne per avere valore.
    Quel simbolo di cartone di una chiesa vuota ha – finalmente – lasciato posto in quella chiesa ormai sconsacrata (alleluia) al simbolo di carne ed ossa di immigrati che in quel luogo trovano ospitalità malgrado i cardinali!!!
    Di fronte ad un cristo di cartone tutti si genuflettono; dovremmo invece inginocchiarci davanti a coloro che soffrono. Cristo sì per questo ha pagato.
    E’ troppo comodo inginocchiarsi davanti ad un cristo di cartone (simulacro). Avere fede non significa uniformarsi ad una liturgia. Si ha davvero fede quando i nostri dubbi pesano più delle nostre convinzioni. Per essere uomini di fede bisogna avere davanti un muro di dubbi.
    Ciao don Giorgio

  7. Aldo ha detto:

    Verremo ad ascoltarti anche se ti spedissero in capo al mondo.

  8. attilio ha detto:

    Don Giorgio buongiorno, nella serenità di Gesù.

    GIANNI, propone il ricorso. A me sembra una cosa buona.E’ un diritto praticabile.

    Dal 31 scorso, e anche oggi, 2/9 c.m. dalla Chiesa provengono notizie, per me, massimamente emozionanti.
    Alcune iniziative sono di Papa Francesco.
    Io mi unisco a lui, e a quella Chiesa che vorrebbe far scoppiare la Pace mondiale. Così anche nel notro Paese giungerebbe la Pace. Alcuni “soggetti” politici verrebbero definitivamente “rimossi”. Rimossi e basta.

    Quindi è vero.Sono emozionato, per la Comunità di Monte, per la Comunità “web”, per Lei Don Giorgio.

    Non trovando di meglio, le ricordo un pensiero di P.re David Maria Turoldo. (Lo prego).

    P.re David, socialmente e politicamente impegnato, volse lo sguardo al comando evangelico:”essere nel mondo senza essere del mondo”, traducendolo in: “essere nel sistema senza essere del sistema”.

    P.re David Maria Turoldo, scelse S.Egidio (BG).Gli venne “concesso”.

    Personalmente auspico, di tutto cuore che Lei Don Giorgio, possa rimanere con la sua Comunità, e con tutti noi. Serenamente, nel Signore.

    Sabato prossimo, si terrà un digiuno ed una preghiera per la pace in Siria e nel mondo. Nel mio piccolo parteciperò ricordando, con tanta fiducia e piacere la Comunità e il suo Pastore.E non dimenticherò tutti gli altri.

    Cordialmente e fraternamente abbraccio tutta la Comunità,
    attilio.

  9. Giuseppe ha detto:

    Una piccola aggiunta: la “perla” dell’appartamentino è un vero capolavoro di “signorilità”….

  10. Giuseppe ha detto:

    Anche l’intestazione non è male. Del resto mi sembra fosse fondamentale ricordare che chi scrive è un Cardinale di Santa Romana Chiesa, nonché Arcivescovo di Milano.
    Ho già detto come la penso è il pressante “invito” ad abbandonare la tua comunità non fa che confermare la mia opinione negativa, non solo sul prelato, ma soprattutto sull’uomo. Forza don Giorgio, continua la tua battaglia, anche a nome di chi apprezza i tuoi insegnamenti. Con affetto e stima Giuseppe.

  11. angelo ha detto:

    Don Giorgio se il tuo gregge ha veramente a cuore la libertà dei figli di Cristo che seguono il Vangelo.. allora non resta che agire e far vedere al Crdinale ciellino che non contano le istituzioni, ancor più quella della Chiesa gerarchica e collusa col potere…
    l’obbedienza non può celare la sottomissione ad ogni costo, resta la libertà che solo l’amore per Cristo può dare… allora come già scritto altrove invito tutti i parrocchiani di Monte di lasciare la Chiesa di Monte vuota all’insediamento del nuovo presbitero nominato da Scola e riempire la Chiesa di Dolzago sino all’inverosibile alla tua prima messa! Nemmeno il Papa ha l’esclusività delal verità figurarsi un ciellino nominato dalla politica a Cardinale della più importante diocesi!
    Solidarietà a chi lotta, solidarietà a Don Giorgio, prete libero e servo di Cristo e del suo Vangelo!

  12. arturo terragni ha detto:

    scusa don Giorgio, ma non dirmi che da Scola ti aspettavi, una lettera meno peggio di questa, o che potesse vergognarsi a scrivere quello che ha scritto. come sempre questi personaggi credono sempre di avere a che fare con dei poveri imbelli ignoranti, quando apriranno gli occhi? forse quando avranno trascinato questa povera chiesa mala all’inferno.

  13. GIANNI ha detto:

    UNA PRECISAZIONE ED UNA DOMANDA
    rileggendo, questa mattina, anche il mio tra i commenti qui presenti, mi sono accorto di una imprecisione.
    Quando dicevo, nel mio precedente commento, che ti consigliavo di lasciar perdere di sottolineare le diversità di vedute, ovviamente mi riferivo solo al testo del ricorso e della lettera che dovrebbe precederlo, cioè le due lettere che ho indicato nell’articolo precedente.

    Ecco, quindi che, se fosse sfuggita alla tua attenzione, devo dire che mi piacerebbbe avere una tua risposta proprio sul ricorso:
    pensi di proecedere, o preferisci lasciar perdere?
    Ti ricordo solo che, se intendi procedere, ci sono quei termini di tempo da rispettare che, se non osservati, rischiano di far rigettare il ricorso senza neppure che sia esaminato nel merito, proprio perchè eventualmente inoltrato oltre i termini previsti.
    Credo che la mia curiosità sia non solo mia, a questo punto, ma di molti.
    Un saluto e mille auguri.

  14. Ludovico ha detto:

    Don Giorgio sei stato fortunato. Dolzago è a quattro passi da Monte mentre ti poteva capitare molto di peggio.

  15. Paolo Buccheri ha detto:

    Carissimo don Giorgio, è nutrendo grande stima per la sua persona e le sue idee che molto tempo fa mi sono unito ai tanti che la leggono e la seguono sul suo sito web. Ho sempre condiviso pienamente le sue prese di posizione nei confronti di quel politico italiano il cui nome taccio perchè mi si rivolta il sangue ogni volta che lo sento pronunciare su tutti i media in modo ossessivo a ogni ora del giorno, quel delinquente che, in combutta con i suoi lacchè di ogni colore politico, ha portato l’Italia al marasma attuale e che, non pago del danno già fatto, osa ricattare ad ogni pie’ sospinto l’attuale governo fantoccio che lui e quel don Abbondio del presidente Napolitano hanno contribuito a creare. Sono rimasto sconcertato per le posizioni di sostegno e giustificazione che, di volta in volta, la Santa Romana Chiesa (leggi: Curia Vaticana)ha assunto nei confronti di un siffatto furfante matricolato, arrivando financo a sostenere, nelle parole di un alto porporato, che una bestemmia bisognava considerarla nel “contesto” in cui era stata pronunciata.In fondo lei, don Giorgio, ha solo dato voce alla rabbia ed allo sgomento che già c’era dentro tutti quegli Italiani onesti che la pensano come lei e come me. Mi spiace molto che le cose siano arrivate al punto attuale e che si sia preferito “bastonare” il servo fedele per compiacere il politico influente e corrotto. Rimpiango molto la persona del cardinal Martini, uomo di una giustizia ammirevole e ineguagliata, e compiango la diocesi ambrosiana per l’attuale presule che la regge. Mi auguro che papa Francesco ascolti questo coro di voci che da tutto il Paese si leva in suo sostegno e auguro a lei di poter continuare il suo fattivo apostolato nella comunità di Rovagnate. E con questo sincero augurio, la saluto caramente. Con stima. Paolo,infermiere di Siracusa.

  16. Paolo ha detto:

    Carissimo don Giorgio, questa sua risposta al cardinale è da incorniciare. Così come la lettera del cardinale è un insulto all’intelligenza, la sua risposta è invece un’ode all’intelligenza, nel senso che intende lei quando dice “guardare dentro”. Scola vive nella sua torre d’avorio, guarda gli uomini dall’alto e li vede molto piccoli, ma non si guarda mai allo specchio. Mi viene in mente il verso di Bod Dylan quando parla dell’omuncolo (thin man): “qualcosa succede, ma non capisce che cos’è”.
    Il finale della lettera poi ha dell’incredibile. Faccio veramente fatica ad immaginare un vostro possibile incontro. E poi, perché non incontrarla prima?
    Infine un piccolo particolare, la lettera di Scola è datata 31 agosto 2013, il giorno dell’anniversario della morte di Carlo Maria Martini. Che strana e curiosa coincidenza!
    Personalmente voglio ringraziarla per tutto quello che mi ha dato finora con le sue parole e con la sua testimonianza. Anche in questo momento difficile ha dimostrato a tutti che cosa significa avere dignità. Grazie don Giorgio e, come diceva Francesco Saverio Borrelli, “Resista, resista, resista!”.
    Paolo

  17. Titti ha detto:

    Condivido ogni singola lettera. E aggiungo che condizione necessaria affinché il Vescovo ti dia udienza sembra essere quella che tu vada a Dolzago, altrimenti i disobbedienti non li vuole nemmeno ascoltare. Applausi al Vescovo che si è comprato le 99 pecore e scalpita perché la centesima non è in vendita!

  18. Franco Nava ha detto:

    Don Giorgio, stai veramente scadendo.
    Fèrmati finché sei in tempo, e sii più autoironico, visto che il futuro della Chiesa certamente non dipende da te.
    E poi, onestamente, perché mai una persona che tu continui a pungolare e offendere dovrebbe scriverti in maniera più affettuosa di questa. È una lettera perfino generosa rispetto a tutto quel che hai tirato dietro al tuo attuale (e non solo a quello attuale) arcivescovo.

  19. GIANNI ha detto:

    Molto della lettera si comprende, definendola non lettera, ma decreto di trasferimento, cioè un atto giuridico secondo quanto previsto nel e dal diritto canonico.
    Del resto, anch’ io parlavo di lettere, con riferimento a quelle che si potrebbero mandare per fare ricorso.
    Ma in realtà sono atti giuridici.
    Ecco perchè nello scritto di Scola c’è molto del diritto canonico.
    Quanto alle varie domande che ti poni, don Giorgio, mi pare che praticamente rispondi da solo, come quando ti chiedi quale morale avresti indicato diversamente dal magistero.
    Appunto, una morale diversa, ecc. ecc.
    Ma questa ormai è cosa nota ….
    Piuttosto, vuoi dirci cosa farai?
    In particolare, pensi di proporre quel ricorso che ipotizzavo?
    Oppure no?
    Ed in tal caso ti trasferirai comunque a Dolzago?
    Una dimenticanza: se intendi procedere, domanda sempre anche la sospensione del provvedimento di trasferimento, in entrambe le lettere, cosa di cui m’ero dimenticato.
    Se, comunque, intendi ricorrere, fossi in te tralascerei contenuti come quelli dell’articolo.
    Non faresti altro che confermare la frattura tra la tua visione ed una visione dogmatica della fede, che poi sarebbe quella famosa causa grave che legittimerebbe il provvedimento.
    COme hai notato, io ho cercatodi far leva sopratutto sulla comunione tra te e la comunità di MOnte, cercando di sottolineare che la rottura di questa comunità sarebbe invece fatto grave.
    Facci quindi sapere se intendi ricorrere, o lasciar perdere il ricorso.
    Una precisazione:
    se presenti il ricorso, io ti ho detto di presentarlo a Scola, invece che al suo superiore gerarchico,perhè, non sapendo io bene chi sia il superiore gerarchico di Scola, se ti avessi detto di presentarlo, chessò, indirizzandolo alla santa sede, se poi sbagliassi, il ricorso verrebbe rigettato per incompetenza.
    Invece se lo presenti poi a Scola, sarà lui a doverlo inoltrare a quello che considera suo superiore.

    Ricapitolando:
    invia prima entro 10 giorni la lettera in cui richiedi la revoca.
    A questo punto possono aversi 3 situazioni:
    a)nei successivi 30 giorni ti giunge notifica della accettazione, cioè la revoca, e quindi avresti vinto.
    b) Entro i 30 giorni successivi ti viene comunicato che la tua richiesta è stata respinta.
    Allora hai 15 giorni di tempo per fare ricorso dalla comunicazione del rigetto.
    c) Entro 30 giorni nulla ti perviene.
    DAllo scadere del trentesimo giorno, successivo alla tua prima lettara, hai 15 giorni per fare ricorso.
    COnfido sia tutto chiaro..
    Se vuoi domandarmi qualcosa io sono qui…
    E, dunque, cosa intendi fare?

  20. dottginkobiloba ha detto:

    è evidente che siamo di fronte a un “braccio di ferro” dal quale credo che lei , caro don Giorgio, uscirà sconfitto. in primo luogo perché scola è cardinale e lei è parroco e in secondo luogo a fronte di una eventuale petizione in suo favore fatta a monte potrebbe essercene una dei ciellini, (e se è vero che al meeting di rimini erano in 800 mila…)

    • franco ha detto:

      al meeting di rimini vi erano anche formigoni e lupi, due amici sodali di cola, il quale prima di parlare di morale cristiana dovrebbe domandare a questi signori cosa intendono per morale, magari la risposta collima con la sua

      • Agostino ha detto:

        Non certo col “che fare” di Lenin (di cui, tra l’altro, molti ricordi poco piacevoli eerano esposti alla mostra sui MARTIRI ORTODOSSI DEL COMUNISMO, ma questo il “fatto” non lo scrive. Dovrebbe togliere tanti scheletri dall’armadio – o meglio GULAG- di famiglia), e Lupi è venuto a fare un incontro sul lavoro al suo ministero per le strutture, su cui ha espresso un buon giudizio anche il SOLE 24 ORE. Ciellino anche questo? O mi riproponi la solita solfa dei padroni brutti e cattivi, borghesia e bla bla?

    • LAURA ha detto:

      “Lotta sino alla morte per la verità
      e il Signore Dio combatterà per te”

      Siracide 4, 28

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