Scene come queste non vorrei mai vederle: abbracci e smancerie. Qualcosa di osceno!
Scene come queste
non vorrei mai vederle: abbracci e smancerie.
Qualcosa di osceno!
di don Giorgio De Capitani
Vorrei subito chiarire che il contesto sociale in cui operano don Maurizio Patriciello e don Antonio Coluccia è particolarmente drammatico, per cause che sono molteplici e le più disparate, non tutte dovute ad uno Stato che non c’è (solita ipocrita frase, ancor più ipocrita e meschina se pronunciata con enfasi dalla “tappetta”, la solita vigliacca che scarica ogni colpa sui governi precedenti).
Se anche al centro Italia e al nord la situazione sociale sotto altri punti di vista non è rosea, qui lo Stato forse esiste nelle sue istituzioni civili, più sane e attente, che reggono di più che al sud, dove camorra, ‘ndrangheta e mafia la fanno ancora da padrone, cercando sempre metodi diversi e più efficaci per imporre il loro sporco e criminale dominio.
Anche al sud, lodevoli senz’altro le voci del dissenso, anche di vescovi e cardinali coraggiosi, e di preti, rari in realtà, che si buttano nella mischia, cercando di salvare il salvabile e, là dove tutto sembra perduto, chiedendo aiuto alle istituzioni più gerarchiche; e guarda caso, in un momento assai difficile per il governo, la Meloncella subito raccoglie l’invito e addirittura riceve privatamente don Coluccia.
Qualcosa per me non funziona in tutto questo osceno intreccio di saluti, abbracci e baci.
Lo si è notato da ciò che è successo durante la visita della “tappetta”. Contestazioni e richiami (leggete il proclama che pubblico dopo) agli iscritti dei Fratelli o Sorelle d’Italia.
Non credo che don Maurizio e don Antonio siano tanto ingenui, sprovveduti, pronti a calare le braghe davanti alle promesse di una “fascistella” che sa usare tutti i mezzucci per mettere a posto le situazioni, quando tutti coloro che hanno un po’ di cervello sanno benissimo che le emergenze di disagio sociale non si risolvono con promesse da marinaio.
Ma il problema è ancora più di fondo. Che cosa possono fare tre o quattro “preti di strada”, loro così si definiscono, senza avere una struttura portante o di appoggio?
Ho avuto l’impressione che riescano a fare ben poco, sempre comunque da apprezzare, proprio per la loro solitudine, il loro isolamento o emarginazione da parte della stessa comunità, che non riesce o non vuole tirar fuori la testa dalla indifferenza o da quella paura che blocca anche i più onesti.
Il discorso andrebbe allargato all’intera Nazione, senza dividerla tra il sud, il centro e il nord. A mancare è soprattutto una Chiesa che dovrebbe annunciare qualcosa di ben più profondo, se vuole ottenere qualche risultato positivo anche sul piano sociale.
Qui al nord, parlo della diocesi milanese a cui appartengo, si sta preparando un vuoto d’essere tale da creare prima o poi quel grave disagio anche sociale che poi sarà difficile affrontare.
Già le premesse ci sono, e qui da noi, cari confratelli del sud, il vescovo (più assente di testa che presente intellettualmente) sta scommettendo sui preti influencer, bravi nell’influenzare i già buoni, ma coglioni, con la pretesa anche di lanciare un ponte con i più disagiati, i quali, forse, avrebbero bisogno non di un pane già masticato come una cicca da buttare per terra, ma di un pane più sostanzioso, che è spirituale, ovvero capace di nutrire il proprio essere o il proprio spirito.
Se lo Stato non c’è, neppure la Chiesa c’è. E questo mi fa ancor più paura!
E non è finita…
Ascoltate quanto dice questa stronza!
E che faccia che fa, proprio di convenienza…
Sembra che sia lì lì per piangere… Falsa!
Don Giorgio,
ad essere sincero mi fanno più paura preti come don Maurizio e don Antonio che si prestano alla “passarella” con la Meloni. Don Maurizio è reduce dalla sviolinatura a papa Francesco. Cercare la “passarella” è un errore per un prete. Diventa pericoloso quando a tranne vantaggio è una politica che non ha “rinnegato” il suo passato e che sfrutta tutte le “passerelle” possibili internazionali e nazionali per farsi notare. Ricordo una frase lapidaria di mia mamma su una donna simile: “E’ una attrice”. Mia mamma durante il fascio a differenza di mio nonno e mia nonna da giovane ribelle si prese frustate sulle mani da una maestra fascista e per il mancato saluto ad un podestà costrinse mia nonna a fare due kilometri a piedi per andare a scusarsi. Questo era il fascio, questo lo sarà se le giovani generazioni continueranno a seguire il passato e non a guardare al futuro. Con Gesù Cristo è morto il Dio delle illusioni ed è nato il Padre delle passioni e della Misericordia. Se non si capisce questo saremo destinati a rivivere i nostri passati come gli ebrei che nonostante la Shoah credono ancora nella loro teologia ebraica, nonostante sia stata demolita dalla teologia giovannea e per questo pericolosa non solo per loro, ma per tutte le religioni. Un esempio è il devoto e pio Putin alla sua religione cristiano ortodossa con la sua disumanità. Come credente penso che lo Spirito ci libererà da questo tiranno. Volevo ricordare ai fratelli maggiori ebrei come vengono così definiti che forse è stata la paura del ritorno del nazifascismo che abbia indotto Primo Levi al suicidio (ipotesi più accreditata).
Don Giorgio,
ascoltando l’ultima omelia sul ritorno degli ebrei da Babilonia, mi ricordo un commento sul profeta Ezechiele: da uomo religioso e di culto prima della deportazione si è convertito dopo in cantastorie o menestrello. Se così fosse, il Dio della teologia ebraica non ha solo il volto del pessimismo ma quello del Dio che “vede” il tov (buono e bello) nella creazione e nelle creature. Questa aggiunta per distinguere i religiosi fanatici ebrei da quelli cantastorie o menestrelli come Bob Dylan per non parlare di mistiche come Etty Hillesum e Simon Weil.