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Le parole di papa Francesco sull’aborto
fanno arrabbiare i medici e dividono la politica
L’aborto è «un omicidio» ed i medici che lo praticano sono «dei sicari». Le parole pronunciate da papa Francesco colpiscono e dividono il mondo politico e medico.
globalist
30 Settembre 2024
L’aborto è «un omicidio» ed i medici che lo praticano sono «dei sicari». Le parole pronunciate da papa Francesco colpiscono e dividono il mondo politico e medico. Una posizione «comprensibile» quella del pontefice, sottolineano in molti all’indomani del suo intervento, ma non tutti concordano e alcune associazioni e rappresentanti politici parlano di «espressioni violente e sbagliate».
La Federazione degli ordini dei medici (Fnomceo) evidenzia, dal canto suo, come l’Interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) sia sancita da una legge dello Stato, la 194, che come tale va «rispettata ed applicata».
I medici, ha precisato il presidente Fnomceo Filippo Anelli, «sono sempre vicini alle persone che soffrono. Nel caso specifico, svolgono questo delicato compito rendendo possibile l’applicazione di una Legge dello Stato, la 194/78. Una legge che prevede il rispetto della salute e della dignità della donna e della libertà sia della donna che del medico. Il professionista ha infatti la facoltà di avvalersi dell’obiezione di coscienza, libera scelta personale che non deve diventare elemento di giudizio o discriminazione».
Anelli precisa che i medici comprendono le ragioni del Santo Padre, «che esprime il punto di vista della Chiesa universale», ma rileva anche come la194 sia «una Legge dello Stato e, come tale, è dovere di tutti i cittadini rispettarla e applicarla».
Netta anche la posizione del segretario dell’Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani (Aogoi), Antonio Chiantera: «La 194 è una legge e quindi va rispettata. Lo Stato vaticano ha rapporti diplomatici con lo Stato italiano e c’è reciproco rispetto – afferma – ma è molto doloroso per i medici essere definiti dei `sicari´». Chiantera si dice tuttavia «sicuro» che il pontefice «si sia sbagliato nell’usare il termine `sicari´». Ad ogni modo, annuncia, «scriverò al santo Padre, facendo presente che non meritiamo tale trattamento».
«Ho applicato la 194 e non sono una sicaria», scrive su Facebook la responsabile sanità di Sinistra Italiana Donatella Albini, mentre per la Libera Associazione Italiana Ginecologi per l’Applicazione legge 194 (Laiga) «in un momento di violenza sul personale sanitario causata da un Ssn depauperato di risorse, di cui gli operatori sono vittime, in un sistema che non funziona e sono l’interfaccia con un pubblico che sfoga su di loro le proprie insoddisfazioni, la parola `sicari´ usata verso i ginecologi e le ginecologhe che non obiettano risulta essa stessa violenza».
Per altro, Laiga ricorda i numeri delle Ivg in Italia, rilevando come proprio la 194 li abbia drasticamente ridotti: nel 2020 sono state notificate 66.413 Ivg, confermando il continuo andamento in diminuzione (-9,3% rispetto al 2019) registrato a partire dal 1983. Cgil e Fp Cgil ricordano che l’aborto è «un diritto e la legge prevede che sia libero e sicuro».
Anche la politica si divide. Il leader di Azione Carlo Calenda definisce quelle del Papa «parole profondamente sbagliate». Ed aggiunge: «La violenza delle espressioni del Papa in un dibattito pubblico generale, fatto già di urla e rabbia, è incomprensibile». Anche per la Fondazione Una Nessuna Centomila, che parla di «clima oscurantista», dal Papa arrivano «parole violente, ma le donne «non torneranno al Medioevo». Per il vicecapogruppo di FdI alla Camera Alfredo Antoniozzi, al contrario, «pretendere che la Chiesa su questo argomento abbia una posizione moderata sarebbe sbagliato».
Si dice «grato ai sanitari che consentono l’applicazione della 194, che oggi è necessario difendere», il responsabile diritti del Pd Alessandro Zan. «Non può essere di certo il Papa il mio interlocutore sull’aborto: sono una deputata di uno stato laico», commenta Gilda Sportiello (M5s). «Di fronte alle parole del Papa sull’aborto ci sarebbe piaciuto ascoltare le parole del ministro della Salute Schillaci a difesa della laicità del Ssn, dei medici, della scienza e a difesa delle donne. E invece assistiamo alla totale indifferenza del governo davanti a queste pesanti parole del Papa verso chi esercita la propria professione in maniera libera, laica e indipendente», conclude Carla Taibi, tesoriera di +Europa.
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01 Ottobre 2024
I sicari
di Mattia Feltri
Ovvero il Papa e i medici che praticano l’aborto, soprattutto la religione e gli aborti che diminuiscono
Il Papa, col linguaggio di stampo sudamericano non estraneo al suo diffuso fascino (a chi offende mia mamma do un pugno, gli italiani sono da bastonare), ha chiamato sicari i medici che si prestano all’aborto. Definizione consapevolmente brutale e, credo, inconsapevolmente scorretta: sicario è chi prende denaro per uccidere qualcuno mentre, come ha sottolineato Alessandra Kustermann, un medico abortista non guadagna un euro in più di un medico obiettore.
Che poi il Papa consideri l’aborto un omicidio non è bizzarro né contestabile: la donna non può rivendicare la proprietà e la determinazione del suo corpo perché invece appartiene a Dio, come a Dio appartengono il corpo e la vita del bambino. Si può discutere all’infinito, ma le due posizioni sono inconciliabili. E io sono felice di non essere medico e di non dover rispondere con la pratica quotidiana al dilemma, nel mio caso non religioso ma umano, su che cosa sia più giusto.
Però dovrebbe essere chiaro che nessuna divinità, nemmeno quella rappresentata dalla Chiesa cattolica, ha mai dissuaso gli esseri umani dal ricorrere all’aborto, sin dai tempi più antichi, e con metodi artigianali o dozzinali e spesso cruenti con strage di donne. Sempre Alessandra Kustermann ricorda il milione di aborti clandestini stimati all’anno nei Sessanta. Da quando, grazie ai radicali di Marco Pannella, l’aborto è stato legalizzato (e anche grazie alla contraccezione, già paragonata da Francesco alle armi), i casi diminuiscono costantemente: l’ultimo dato ufficiale ne quantifica 63 mila nel 2021. Con tutti i limiti, ma l’uomo sa darsi da fare, talvolta anche senza Dio.
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