di don Giorgio De Capitani
Riassumo ciò che è successo: durante la Messa di Natale, nella Chiesa prepositurale di Santa Maria Nascente di Erba (provincia di Como, diocesi di Milano). Al momento della stretta di mano tra i fedeli, quando il sacerdote invita a scambiarsi un segno di pace, un uomo – italiano – si è rifiutato di stringere la mano a un ragazzino di colore. Prima dicendogli “Io a quelli di colore la mano la do per ultimi”, e poi decidendo di evitare del tutto il contatto.
RIFLESSIONI
È vero che questi episodi oramai sono all’ordine del giorno, in un’Italia in balìa del più bastardo razzismo targato Lega Salvini.
Non è vero, dunque, che si tratta di qualche individuo isolato che è fuori di sé.
Il problema è che è la massa/mandria leghista ad essere fuori di sé. Non è più uno “strisciante” leghismo razzista, che invece impera ovunque, anche nelle chiese, tra le comunità cristiane e tra lo stesso clero. È da ipocrita girarci attorno. Non si può più chiudere gli occhi e far finta di nulla, magari in nome di un “pietismo” che definirlo cristiano sarebbe blasfemo.
Queste notizie vanno subito rese pubbliche, e quando si tratta di palese razzismo che trova spazio soprattutto durante la Messa (la Messa di Natale!), allora anche Gesù Cristo prenderebbe la frustra in mano e menerebbe feroci colpi sui responsabili che si permettono di disonorare la casa del Signore.
Certo, razzismo è razzismo, anche quando si consuma fuori di chiesa: sulle strade, nei luoghi pubblici, sui campi di calcio. Ogni razzismo va combattuto, bastonato, eliminato!
Ma ci sono alcune domande che vorrei porre alla Chiesa locale.
Se fosse capitato nella mia chiesa, quando ero a Monte, credo che anche il campanile avrebbe oscillato di brutto: avrei preso a pedate nel culo il responsabile con l’obbligo di non entrare mai più nella mia chiesa.
Invece, il prevosto della Prepositurale di Santa Maria Nascente di Erba, monsignor Angelo Pirovano si è limitato a fare il diplomatico, d’altronde la sua carriera è stata tutta all’insegna della diplomazia vaticana.
Nato nel 1952, ordinato sacerdote nel giugno 1976 in Duomo a Milano dal cardinale Colombo. Dal 1976 al 1985 è stato vicedirettore e insegnante nel Seminario di Seveso. Dopo quell’incarico e fino al ’91 ha ricoperto il ruolo di direttore della biblioteca del seminario di Venegono. È stato dal ’91 al ’95 segretario particolare di monsignor Dionigi Tettamanzi quando questi aveva impegni d’ufficio presso la Cei.
Nel maggio 1995 è nominato cappellano di Sua Santità e da novembre dello stesso anno si trovava alla sezione «Affari Generali» nella segreteria dello Stato Vaticano in qualità di Capo Ufficio. Nell’agosto 2005 è nominato «Prelato d’Onore di Sua Santità» e lì è rimasto, risiedendo in Santa Marta, fino al novembre 2016, quando viene nominato prevosto della Chiesa Santa Maria Nascente di Erba.
E il Consiglio pastorale perché non ha detto nulla per stigmatizzare l’episodio?
Ma vorrei rivolgermi anche la vescovo di Milano, Mario Delpini. Credo che qualcuno l’abbia avvertito. È un dovere avvertire i superiori, quando succedono atti di razzismo, soprattutto tra le mura della casa del Signore.
Ma che dovrà dire Mario Delpini, il quale ha paura della sua ombra (lui è già un’ombra!), che è invece tutto preoccupato di tenersi buoni i leghisti. D’altronde ha ragione, visto che i leghisti sono oramai la maggioranza di coloro che frequentano la Messa. E poi: senza di loro come si potranno organizzare le mangiate in parrocchia?
Questa chiesa milanese (rimaniamo in loco!) è una vergogna, una blasfemia: è presa per il culo dai barbari leghisti.
Chiudete gli occhi, tappatevi le orecchie e le narici, nascondete la testa sotto la sabbia, fate finta di nulla, fingetevi buonisti, e fra poco, altro che l’Islam!, avremo in casa nostra il più criminale fondamentalismo che distruggerà non tanto i valori cattolici (i quali si salvano sempre sotto ipocrisie e apparenze), ma quei valori umani o, meglio, quei valori dello spirito che è la vera essenza del nostro essere.
Avanti così, voi preti come don Angelo Pirovano, voi vescovi come Mario Delpini, e finirete tra le braccia del Maligno che seduce con la pancia anche gli angeli celesti, e con voi finiranno all’inferno comunità cristiane e masse di rincoglioniti che si aggrappano alle sottane di ogni santo, pur di dissacrare la sacralità dell’essere umano.
Avanti così, voi preti come don Pirovano e voi vescovi come Delpini, e farete di questa già mutilata Chiesa di Cristo un covo di ladri e bestemmiatori, di barbari e violentatori dei diritti umani.
Avanti così, con la vostra prudenza di distacco e con la vostra diplomazia paraculo, e le comunità cristiane e le diocesi fra poco dichiareranno fallimento totale.
Avanti così, e l’ideologia razzista leghista spappolerà i cervelli della nostra gente, già in parte decerebrata.
Colpa certamente di tutti, ma è colpa di chi in particolare non fa il buon pastore, ma il mercenario al servizio della nullità pastorale, aggrappandosi a un dio fantoccio, che presto verrà bruciato sull’altare leghista.
Vedi don, il problema è che nel 99% delle parrocchie della nostra diocesi si sarebbe reagito nello stesso modo…cercando di minimizzare. E la gente non avrebbe detto niente, trovando comprensibile la scelta del loro don. Perchè il più grave peccato dei preti è quello di essersi impegnati nell’istruire la propria comunità a dire sempre di sì. A non avere il coraggio di contraddire o semplicemente di usare il proprio cervello. Quelli che vanno bene ai preti non ragionano, fanno quello che gli viene chiesto e hanno come unico termine di valutazione delle proposte il fatto che sia piaciuto al don…altrimenti si cambia. Non guardano se era una proposta adeguata, coi giusti contenuti….no deve piacere. Questo gregge di esseri senza cervello sono il lascito alle comunità; son quelli che dovrebbero portare nel mondo la nostra fede. Ecco dove sta il problema….ve lo siete creati voi. Davanti al razzismo da condannare senza se e senza ma loro mediano come fa il pastore. Poi il mondo va male…ad ognuno le sue colpe.
Io sono padre e non condannerò mai mia figlia se deciderà di fare qualcosa con la sua testa non ascoltando la mia parola. Ne pagherà lei le conseguenze…ma almeno saprò che il cervello non è un organo accessorio per lei.
Ha ragione don Giorgio! Comunque questo don Angelo Pirovano è finito a fare il parroco non certo per una promozione; anzi, per l’esatto contrario! Nell’ambiente si dice che il papa gli “abbia chiesto” di rientrare nella sua diocesi. Quando c’era Benedetto XVI pare anche fosse in lizza per diventare vescovo…
Penso che un prete a 65 anni, quando ufficialmente ne mancano 10 alla c.d. “pensione”, dopo una vita passata appunto in diplomazia, in Vaticano eccetera… non venga certo “promosso” nell’andare a fare il parroco in una media parrocchia della brianza come è quella di Erba…
Comunque Dio ce ne scampi da questi qui!!!