Almeno dicesse qualche cazzata da far colpo!
di don Giorgio De Capitani
Più di una volta al giorno entro nel sito della Diocesi di Milano (www.chiesadimilano.it), ed è una meraviglia continua leggere l’ubiquità del nostro “piccolomini”: un vecchietto un po’ stempiato, con due occhi un po’ stralunati, con un tono di voce da far cascare il perizoma anche a Giovanni il Battista.
Sembra quasi una cavalletta che salta or qua or là, attratta da non so quale istinto di sopravvivenza.
Che la curia milanese gli stia troppo stretta, o che gli procuri un non so che di orticaria?
Pensiamo positivo. Non è forse per quell’amore d’avventura per le periferie che gli fa essere come quel “buon pastore” evangelico, sempre pronto ad andare là dove il cuore lo spinge: come un’anima in pena, mai contento se il suo taccuino ha qualche riga vuota, o come l’amante che si dà perdutamente all’amato?
Beh, pensiamo ancor più positivo. Essendogli prima (ovvero, prima della nomina a successore di Sant’Ambrogio) mancata quell’umanità che gli era stata repressa sotto il peso di un rigido ufficio istituzionale, ora non fa che togliersi di dosso inibizioni, denudandosi a tal punto da non farsi più riconoscere come quell’ometto col volto sempre scuro e con il sorrisino da tira schiaffi, che negli anni precedenti demoralizzava anche gli spiriti già defunti.
Ed eccolo correre di qua e di là a dare un contentino o una merendina, in ogni occasione di festa o di eventi tanto importanti che, forse, proprio perché importanti, meriterebbero ben più di una ciliegina su una torta magari sbagliata.
Mi sono sempre chiesto come possa un personaggio, che ha un certo potere, dar retta a tutti, tenere discorsi all’altezza delle varie situazioni, trovare le parole giuste nei momenti più difficili.
A parte i politicanti populisti di oggi che sparano cazzate come scoregge puzzolenti, ho sempre pensato che fosse necessaria una buona dose di intelligenza non comune, ma nel caso del nostro piccolomini”, senza doverlo mettere sullo stesso piano dei politicanti populisti, non ho che una risposta: una spudorata capacità di dire le cose senza dire nulla di interessante.
Ogni suo intervento è di una tale vacuità da lasciare tutti indifferenti: almeno dicesse talora qualche cazzata da far colpo!
No! Tutti restano indifferenti!
Ed è questa la drammaticità di una diocesi, il cui pastore è del tutto “inutile”.
Più corre di qua e di là, più semina il vuoto, ma ci pensa la diocesi a riempire il vuoto con una marea di iniziative che, gratta gratta, appena evaporano aggiungono vuoto al vuoto.
La situazione della Diocesi è drammatica.
Tanti piccoli soldatini che continuano a riempire le parrocchie di inutili iniziative e a correre a destra e sinistra senza aver il tempo di pensare, riflettere e meditare.
La scelta di Delpini è certamente la più sbagliata possibile.
La Diocesi di Milano ha bisogno di fermarsi per un periodo di tempo e riscoprire l’essenza della nostra fede; ricominciare a pensare a ciò che veramente serve.
Siamo ben oltre la società secolarizzata; qui ogni proposta segue linee di marketing ed è uno spot….manco stessimo vendendo un prodotto.
La comunicazione è meno importante della testimonianza. Chi sa vivere una vita in santità è esempio stando zitto. Il Santo Curato D’Ars insegna come la valorizzazione dell’essenza cristiana e la capacità di vivere una vita in santità bastino per cambiare il cuore della gente. Senza tanti proclami, messaggi o inutili proposte.
Torniamo piccoli e perseguitati per riscoprire davvero cosa significa essere cristiani. Adesso è solo un vanto, un modo ipocrito per sentirsi a posto con la coscienza.
Purtroppo è così!