Ricordare Leonardo da Vinci tra genio e impresa, per ridare valore all’umanesimo industriale
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IL BLOG
02/05/2019
Ricordare Leonardo da Vinci
tra genio e impresa,
per ridare valore all’umanesimo industriale
Antonio Calabrò
Giornalista, scrittore e vicepresidente di Assolombarda
Gli ingranaggi, le ruote, le pulegge, le eliche. L’acqua, il fuoco, il vento. La fisica e la chimica. Le macchine e il loro movimento, nei disegni di Leonardo da Vinci, rappresentano una civiltà della scienza e della tecnica che ancora oggi serve riguardare e riconsiderare, come fondamento essenziale d’un nostro originale umanesimo industriale che, con sapienza, lega memoria e futuro ed è paradigma positivo sulla ribalta del pensiero scientifico e dell’economia internazionale.
Nel grande contesto delle manifestazioni, delle mostre e delle iniziative per ricordare e celebrare i cinquecento anni dalla scomparsa di un genio dell’arte e della scienza, vale la pena soffermarsi proprio su una delle principali attitudini di Leonardo: l’essere uno straordinario, visionario meccanico, come testimoniano anche i disegni del Codice Atlantico custoditi alla Biblioteca Ambrosiana e adesso in esposizione a Roma, alle Scuderie del Quirinale, per una mostra dal titolo suggestivo, “Leonardo, la scienza prima della scienza”: progetti, macchine e codici preziosi “per raccontare il percorso di un artista che con le sue ricerche anticipò le moderne tecnologie”.
“Genio & impresa”, dunque. Così si chiama l’iniziativa organizzata da Assolombarda e da Confindustria Firenze, domani 3 maggio, per parlare di Leonardo e insistere sull’innovazione come cardine essenziale di conoscenza e sviluppo. L’idea dei due presidenti, Carlo Bonomi e Luigi Salvatori, è “unire le capitali del saper fare italiano”, attraverso le associazioni imprenditoriali “che meglio esprimono la manifattura italiana che piace al mondo”, valorizzando una figura come Leonardo che è “un modello d’innovazione strategica in grado di stimolare la cultura imprenditoriale”, un “simbolo di progettualità”.
Leonardo, infatti, è “spirito di ricerca” ma anche costante attitudine a mettere in movimento conseguenti processi produttivi, governando il regime delle acque dei navigli, costruendo fortificazioni e macchine belliche, progettando oggetti e ingranaggi, lavorando con strumenti di officina appositamente creati. Un genio meccanico, appunto. Al lavoro seguendo le indicazioni d’un signore attivo e volitivo, come Ludovico Sforza “il Moro”.
“Genio & impresa” è il binomio che si ripete anche per una ricerca che l’Assolombarda ha avviato in collaborazione con il Leadership Design e Innovation Lab del Politecnico di Milano, per valorizzare le relazioni storiche tra ricerca e impresa (testimonial alcune delle migliori industrie italiane, come Pirelli) e individuare e dare spazio a nuove realtà in cui l’innovazione crea valore economico e sviluppo.
L’idea di fondo è fare tesoro dell’abilità inventiva di Leonardo e delle sue capacità a rappresentare e realizzare la trasformazione dell’invenzione in tèchne, in attualità fattiva, produttiva, a fare correre l’immaginazione per trovare soluzioni inedite alle richieste che gli arrivavano da committenti affascinati dalle nuove possibilità offerte dalla scienza allora contemporanea (come appunto Ludovico il Moro).
C’è proprio questo costante binomio fra creatività e realizzazione, invenzione e manifattura, al fondo dell’identità economica e imprenditoriale italiana. Leonardo ne è l’apice. Ma ne sono testimonianze straordinarie anche le esperienze dei laboratori, delle officine e dei cantieri dove Brunelleschi e Michelangelo pongono le basi per le loro straordinarie operazioni di architettura e scultura, delle botteghe dei colori di Antonello da Messina, Raffaello, ancora Michelangelo e Tiziano come fabbriche chimiche e delle fonderie dei cesellatori come Cellini.
Il nostro “saper fare cose belle che piacciono al mondo”, per usare l’essenziale definizione di un grande storico europeo dell’economia, Carlo Maria Cipolla, affonda le radici in questa “cultura politecnica” che si nutre di scienza, gusto, bellezza.
E ancora oggi le capacità industriali italiane, nella meccanica e nella meccatronica, nella gomma, nella chimica e nella farmaceutica, nei settori tradizionali del Made in Italy come l’abbigliamento, l’arredamento e l’agro-alimentare, ma anche in mondi come l’automotive, l’avionica e la cantieristica navale sono fortemente segnate da una competitività che ha radici storiche nei territori manifatturieri e antenne culturali sensibili ai cambiamenti e alle innovazioni della creatività più spregiudicata e della passione per la ricerca e la tecnologia più innovativa.
Si torna sempre alla lezione di Leonardo. E al suo spirito propositivo. Insiste Luigi Salvadori: “La nostra alleanza, tra Assolombarda e Confindustria Firenze, vuol essere un appello all’Italia affinché spinga sull’attrazione dei talenti, per diventare una società aperta all’innovazione e alla modernità”.
Leonardo era sicuramente uno dei più grandi geni che siano esistiti e per certi versi ha nobilitato la nostra umana pochezza. Che gli altri paesi lo celebrino è più che giusto, come del resto anche noi dovremmo ammirare la genialità di tanti stranieri illustri, senza gelosie o invidia, perché il genio è universale, non ha una patria e non conosce nè razze o né religioni.
Mi sono capitate esperienze che ricordo ancora. Tornavo dal Belgio in treno. Sul treno è salito un giovane operaio francese con una baguette. Avevo 17 anni. Ero senza soldi e avevo fame. Quel giovane operaio ha capito la mia situazione e ha spezzato la sua baguette a metà e me l’ha data. Ho capito da allora che non è la razza ma il “cuore” che fa’ la persona. Ho conosciuto dove lavoravo un norvegese che era appassionato di Leonardo. Mi aveva dato una copia su un lucido da disegno di una parte di un suo manoscritto. Il genio è universale come la musica. Chi cerca di appropriarsene anche se ha studiato è uno stupido. Il guaio è che attualmente nel nostro Paese ce ne sono purtroppo tanti. Lo stesso vale per i francesi, i tedeschi, gli inglesi … Lo psichiatra Vittorino Andreoli ha scritto un libro dal titolo “Homo stupidus stupidus”.
SEMPRE FIERO DELLE MIE ORIGINI.Gl’italiani sono sempre capaci del meglio e del peggio(vedi salvini e compagnia bella).
Vogliono rubarci anche i nostri Genim, dopo aver rubato lem loro opere. Ieri un giornalista francese ha detto: Leonardo, un genio francese! Ah, ah!