www.repubblica.it/politica
29 MAGGIO 2023
Bonino:
“Sotto attacco lo Stato di diritto.
Speriamo nell’Europa”
di Giovanna Casadio
Intervista alla leader di +Europa: “Aprire lo scontro con la Corte dei Conti è segno di nervosismo autolesionista, ora il governo non può più dare la colpa a Draghi”
ROMA
Emma Bonino, leader di +Europa, ex ministra degli Esteri ed ex commissaria Ue, c’è il Pnrr in stallo e all’orizzonte un ridimensionamento dei poteri dei giudici contabili da parte del governo: qual è il rischio?
“Che il Pnrr non fosse una passeggiata si sapeva, in un Paese che da sempre spende con difficoltà i fondi europei. Ciò detto, la premier Meloni fin qui ha lavorato per smontare la governance di Draghi e portare tutto a Palazzo Chigi. Per dare più efficienza? Non sembra, non abbiamo visto ancora un nuovo documento concreto. Per togliere potere alla Lega e darlo al suo partito? Per ora solo questo si è visto. In questa situazione aprire lo scontro con la Corte dei Conti mi sembra un segno di nervosismo autolesionista, ora il governo non può più dare la colpa a Draghi e sarà responsabile di ciò che accadrà o non accadrà. Da ultimo: che fine hanno fatto le riforme del Pnrr come la concorrenza?”.
Le nomine “pigliatutto” della destra, ultime quelle della Rai, ma anche la contrazione dei diritti civili. Come per l’Ungheria di Orbán ci accorgeremo tardi di avere eroso il nostro patrimonio di democrazia?
“Meloni e Salvini hanno sempre parlato di Orbán come di un modello, questo è un fatto, quando lui già parlava di “democrazia illiberale”, una cosa che non esiste. Detto questo, prima di fasciarci la testa dobbiamo reagire punto su punto e avere fiducia nella Ue”.
Rischiamo di scivolare nell’autocrazia attraverso una lenta agonia democratica, come avverte Joseph Stiglitz nell’intervista a Repubblica?
“Certo, Stiglitz ricorda anche i guai americani con Trump, e fa bene. E però vero che sia in Ungheria che in Polonia, per restare nella Ue, la erosione dello Stato di diritto è un processo progressivo, L’attacco ai diritti civili, all’aborto e alla comunità Lgbtq+ sono un punto comune. Ma, anziché fermarsi ad evocare i rischi, bisogna opporsi passo passo, nel Paese ed in Parlamento. Penso al tentativo di rendere la gestazione per altri un reato universale, spero che anche il Pd sia netto contro questo abominio giuridico, a prescindere dal giudizio sulla Gpa. Così sull’impedimento alla trascrizione all’anagrafe delle coppie omogenitoriali, una cattiveria contro i bambini”.
Un decreto alla settimana e due fiducie al mese: il pericolo che il governo Meloni svuoti il Parlamento c’è?
“Nel 2018 come senatrice di +Europa non votai il bilancio gialloverde per denunciare l’esproprio del Senato, chiamato a ratificare in pochi giorni. La deriva che toglie ruolo al Parlamento non è nuova, ma è pericolosa. Con Meloni è più grave, perché lei ha una maggioranza fortissima e guida un governo politico voluto dai cittadini. Oggi non c’è ragione, se non le tensioni interne alla maggioranza, per ricorrere sistematicamente alla fiducia e svuotare il Parlamento”.
In Rai è occupazione o così fan tutti?
“In Rai, me lo lasci dire dopo decenni di battaglie su questo, così han sempre fatto tutti. Meloni e i suoi stanno riuscendo a fare peggio però, e non era semplice”.
Tuttavia la Ue è garanzia sia per la tenuta dei conti pubblici che contro derive anti democratiche?
“Tenere i conti in ordine è una questione di equità tra le generazioni, una questione politica ed etica decisiva. Non dobbiamo farlo per l’Ue ma per l’Italia di oggi e domani. La Ue è fondata sullo stato di diritto, la democrazia e la libertà. Nella campagna per le europee proporremo come +Europa insieme all’Alde di accelerare verso una ancora maggiore integrazione”.
La preoccupano gli stravolgimenti istituzionali di premierato forte e autonomia differenziata?
“La premier Giorgia Meloni aveva promesso il presidenzialismo, vedo che ha cambiato idea anche su questo, dopo aver cambiato idea sull’Ue; e forse è meglio. Ma non ho ancora capito quale sia la sua idea, salvo quella di abolire i ballottaggi alle Comunali per favorire la destra. Aspettiamo i testi. L’autonomia differenziata per come la propongono ora, sembra un progetto stile anni ’80, costoso e poco adatto a governare la rivoluzione tecnologica che abbiamo davanti”.
***
Joseph Stiglitz, Premio Nobel per l’Economia nel 2001 (agf)
www.repubblica.it
27 MAGGIO 2023
Stiglitz:
“In Italia rischiate una lenta soppressione
degli strumenti democratici”
dalla nostra inviata Rosaria Amato
Intervista al Premio Nobel per l’Economia: “L’incompentenza dell’esecutivo nel gestire i fondi europei vi porterà alla recessione”
TRENTO — «In tutta onestà non ho piena conoscenza in dettaglio dell’economia italiana. Ma penso che uno dei problemi è che il vostro governo sembra avere mostrato un alto livello di incompetenza nella capacità di gestione dei fondi che l’Europa ha erogato».
Le parole di Joseph Stiglitz sorprendono i giornalisti arrivati ieri mattina alle 10.30 al Teatro Sociale di Trento, per un breve incontro che precede l’intervento del premio Nobel al Festival dell’Economia. «Incompetenza?», chiede qualcuno, non sicuro di aver ben compreso il termine.
L’economista accenna una conferma, e prosegue senza scomporsi: «Questi fondi sono molto importanti per lo stimolo fiscale, decisivo per controbilanciare gli effetti dell’inasprimento della politica monetaria. Ma se continuano a gestire i finanziamenti in questo modo, la recessione sarà sempre più probabile».
La patente di incompetenza da parte di un premio Nobel è già un giudizio abbastanza duro, ma nella giornata in cui il ministro per il Pnrr Raffaele Fitto attacca la Corte dei Conti, auspicando «un approccio costruttivo» e «sistemi di autocontrollo», evocando la volontà di ridimensionare i poteri della magistratura contabile, e dopo l’incontro con il pubblico a Trento, in cui Stiglitz lancia l’allarme sulla crescita dell’autoritarismo e i rischi per la democrazia nel mondo, viene spontaneo chiedere, a margine, se il governo Meloni ci espone a rischi ancora più gravi della recessione.
Professore, rischiamo di scivolare nell’autocrazia?
«Sì. Negli Stati Uniti Trump e il partito repubblicano sono molto trasparenti nei loro intenti di soppressione degli strumenti democratici, ma nel nostro Paese non ci sono radici storiche di questo tipo. In Italia la situazione è all’opposto. Si agisce in modo più sottile, non si compiono gesti estremi, ma il timore è che ci si possa arrivare un passo dopo l’altro, una strategia opposta a quella dell’”insurrezione” dei seguaci di Trump. La democrazia si può perdere all’improvviso, oppure a poco a poco, e la domanda è se è proprio quello che sta succedendo in Italia».
Cioè stiamo perdendo lentamente il controllo della democrazia?
«Bisogna fare attenzione a ogni singolo cambiamento. Ci sono cose ovvie e cose invece più silenziose, ma che minano nello stesso modo le nostre democrazie. Voi rischiate un cambiamento lento e per questo dovete essere guardinghi».
Sono le crescenti disuguaglianze sociali ed economice che ci hanno portato a questo punto?
«La disuguaglianza può alimentare l’autocrazia: non è l’unico fattore ma è uno dei fattori importanti».
Far parte dell’Unione Europea non è un baluardo sufficiente?
«Penso che vi aiuti, ma la domanda è se vi aiuta abbastanza. Lo abbiamo visto con l’Ungheria: Orban ha tolto la libertà di stampa, ha minato tutte le istituzioni democratiche, eppure l’Europa è stata molto lenta a rispondere. Continuano a discutere su quale delle disposizioni invocare per rispondere alla sottrazione di democrazia in Ungheria, ma finora non hanno fatto nulla. Ed è così anche con la Polonia».
Il rischio di deriva antidemocratica è destinato a crescere nel mondo con la fine della globalizzazione?
«Il rallentamento della crescita e l’aumento delle disuguaglianze mettono a rischio la democrazia, il populismo e l’autoritarismo costituiscono una minaccia anche nei nostri Paesi. Ma la crescente divisione tra la Cina e, soprattutto, gli Stati Uniti, mina anche la cooperazione di cui abbiamo bisogno a livello globale per affrontare il cambiamento climatico. La Cina, come altri governi non democratici, ha compiuto azioni che violano i diritti umani, non possiamo ignorarlo, ma è come sul Titanic: quando la nave affonda non ti chiedi chi si sta reggendo alla tua stessa corda, prima ti metti in salvo e poi semmai ci litighi»
Commenti Recenti