2 agosto 2020: NONA DOPO PENTECOSTE
2Sam 12,1-13; 2Cor 4,5b-14; Mc 2,1-12
Nobiltà d’animo del profeta
Nel primo brano della Messa vorrei cogliere qualche provocazione da parte di quella Parola divina che, proprio negli eventi più drammatici, segni anche di una debolezza umana che arriva a toccare il fondo del male, sa scoprire quella riscossa che porta alla risurrezione.
Dobbiamo proprio riconoscere: più siamo nel fondo del male, più la Parola, che è il Logos divino, s’incarna nella realtà per riscattarla: la passione e la morte della carnalità del Gesù di Nazaret si fa dono dello Spirito santo, che è l’inizio della Risurrezione.
E, nello stesso tempo, dobbiamo anche riconoscere che non basta la coscienza individuale, che tra l’altro è offuscata e indebolita dal male, ma occorre la voce stessa di Dio che parla anche attraverso un grande uomo o una grande donna, la cui virtù principale è la Nobiltà d’animo. Chiamiamolo profeta, donna o uomo che sia.
Nel caso del primo brano della Messa, il profeta Natan, già noto per aver scelto Saul come primo re d’Israele, rimprovera duramente Davide, unto dallo stesso Natan come successore dell’indegno Saul, per il suo peccato di adulterio, con l’aggravante di aver fatto uccidere il marito della donna, di cui si era invaghito.
Una domanda di attualità
Mi pongo subito una domanda che è di attualità: in questi ultimi tempi, ci è rimasto almeno un fil di voce di un profeta, disposto ad alzare la voce, non tanto contro i peccati della povera gente, già con mille problemi di sopravvivenza, ma contro quanti si approfittano del loro potere per prendersi ciò che vogliono, per soddisfare i loro istinti di possesso sulle cose e sulle persone?
Questa è sempre stata la tentazione dei superpotenti, che si sentivano in diritto di usurpare i diritti dei loro sudditi, resi schiavi in nome di quel principio, secondo cui ogni autorità scende direttamente da Dio: ma da quale dio? Da quel dio inventato dalla religione, e dalla stessa Chiesa, che dice e parla in nome della stessa religione e della stessa Chiesa. Non ho mai capito e tanto meno accettato che il potere provenga direttamente, e neppure indirettamente da Dio, in tutte quelle subdole forme di autorità e autoritarismi che creano ingiustizie, sudditanze, umiliazioni, deformazioni mentali e comportamentali.
Che il volere della gerarchia rappresenti senza discutere il volere di Dio è una cosa orrenda, che ancora oggi continua, coprendola come virtù, una delle virtù cardini della società e della stessa struttura della Chiesa, che è l’obbedienza.
Se so anche comprendere le debolezze di un potente come essere umano, non accetto i loro soprusi, e il primo di questi sta nella pretesa di estendere il loro potere su tutto, anche sulla dignità della donna in quanto donna, per dimostrare di avere un potere illimitato, onorandolo con le umiliazioni più criminali di ogni soggetto umano, ridotto a un giocattolo con cui trastullarsi fino a quando il giocattolo non si rompe e lo si butta nella pattumiera.
Quando penso al re Davide e al suo peccato e al suo crimine, non posso non pensare ai tempi nostri, e a una certa politica di potere che, invece di viverla come servizio del bene comune, prende il bene comune come se fosse qualcosa di bene proprio, ma in questo caso, la parola “bene” è completamente fuori posto, la più oscena contraddizione con cui si riduce il bene comune alla violazione dei più sacri diritti di una persona.
Sarei tentato di fare un nome, almeno uno, anche perché questo tizio innominabile ha condizionato la politica italiana per più di vent’anni, e ancora oggi il popolo italiano sta subendo gli effetti del suo virus malefico. Non gli ho mai perdonato una cosa, a parte tutta la sua balorda concezione politica del nostro Paese. Non era per le sue debolezze del tipo carnale verso le donne, ma per quel suo concetto di donna per cui ella doveva essere l’oggetto più triviale del suo potere. E un simile mostro si era alleato con la Lega, con Comunione e liberazione e con la stessa Chiesa gerarchica. E ancora il popolo italiano ne sta pagando le conseguenze: non solo i cittadini, ma anche i credenti o coloro che si dicono cristiani.
Al tempo del re Davide, c’era un profeta di nome Natan, mentre oggi ci sono solo ombre di un passato oramai sepolto, numerosi pseudo-profeti o burattini e giocolieri che intrattengono il popolo in nome di un dio fantoccio.
Per una visuale diversa della realtà politica e religiosa
Forse bisognerebbe concepire anche la politica in un modo del tutto diverso: Raimon Panikkar parlava di “meta-politica”, ovvero di una Politica che va oltre, oltre senz’altro la pancia, l’idolo carnale dell’ideologia della Lega salviniana.
E, questo è innegabile, bisogna avere della fede e viverla, in un modo del tutto diverso da quella credenza religiosa, che è sempre stata l’epidermide di un dio ridotto a un idolo da incensare.
Non basta convertire un potente che ha sbagliato e fargli recitare il “Miserere”, occorre convertire un popolo: è lui che vuole i suoi super-protettori, o vota quei populisti che promettono salamelle a tutti, magari ottenute da animali immondi.
E allora non basta nemmeno il profeta Natan. Occorre una profezia di fondo, che si allarghi a tutto l’universo, e che sia opera di quello Spirito che aspetta il momento più opportuno perché diamo via libera al nostro spirito interiore.
È la profezia degli spiriti liberi, sotto la spinta della libertà dello Spirito santo. Spiriti che odiano le strutture, i movimenti, i gruppi, ogni forma istituzionale.
Se finora sia lo Stato che la Chiesa (ogni religione) sono riusciti a bloccare con il loro potere ritenuto di origine divina la libertà del nostro essere interiore, dove abita lo spirito nella sua purezza più cristallina, e l’agire dello Spirito santo, invocandolo e bestemmiandolo, solo la rinascita del grande Pensiero antico, del Genio migliore e di una vibrazione mistica di spiriti liberi potrà dare alla società quelle ali che le permetterà di decollare.
Io credo che solo la Mistica salverà il mondo, perché solo la Mistica è bellezza ed è quella riscoperta del Segreto divino, il Sommo Unico Bene, da cui emanano le migliori espressioni del Divino nella politica e nel cristianesimo, che automaticamente si sgancerà dalla Chiesa istituzionale.
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