Una società di pantegane…

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Una società di pantegane

Strana, solo “strana”?, questa Italia – mi è sempre cara nonostante tutto –, che partorisce ancora intelligenze, rare in realtà, ma soprattutto pantegane, troppe, che escono dalle fogne, divorando l’immagine e il ricordo di intellettuali, spiriti liberi, che purtroppo se ne vanno prima del tempo, forse perché, se fossero rimasti a lungo, avrebbero perso col tempo il loro fascino.
Quando ci si illude di aver “scoperto” una intelligenza, magari idolatrandola fino al ridicolo, poi che succede? Non passa molto tempo, ed ecco una pantegana uscire dal tombino, e coprire l’immagine e il ricordo ancora vivo di quella persona intelligente che ci ha lasciato.
Come mai succede questo? Non è perversione della storia che sforna poche intelligenze e troppe pantegane, che riescono sempre a prevalere sulla nobiltà di personaggi degni di essere ricordati?
E il problema sta qui: nel fatto che la nobiltà non sarà mai oggetto di venerazione di un popolo che preferisce dar retta alle pantegane, che escono dalla fogna portando quel marciume, che è in fondo l’attrattiva di una massa di marciumi.
Il marciume richiama il marciume, si nutre di marciume, e durerà a lungo, perché a morire è l’onestà, che non sopravvive a lungo se il popolo è marcio, vive di marciume. E appena il marciume viene meno, mette incinta l’imbecillità, che così produce sempre marciume su marciume.
Il marciume non è solo un nome che fa ribrezzo: s’incarna in un popolo concreto, che è fatto di individui che hanno perso ogni senso democratico, sostituendolo con ogni dis-valore, che si contrappone al bene comune che, essendo nobile, non può convivere con il marciume di pantegane sempre pronte a uscire dai tombini, al richiamo di un popolo vittima di ogni perversione mentale.
Recentemente – per modo di dire, perché sembra che sia passato un secolo – ci ha lasciato Michela Murgia, lasciando anche un ricordo e suscitando una venerazione che sembrava non finisse mai, ed ecco che una pantegana è uscita dai tombino, facendo svanire quasi nel nulla il ricordo e la venerazione di Michela, ottenendo un consenso così generale da far dubitare se il ricordo e la venerazione per la Murgia fossero sincere.
Sono i famosi contraccolpi che la storia riserva nei momenti più bui, quando il popolo non è maturo per vivere in una nobile democrazia, perché, il motivo è semplice, la Democrazia vive di Nobiltà ed esige uomini e donne che vivono di Nobiltà.
Il popolo italiano è un popolo rozzo e barbaro, e si mette con goduria nelle mani di rozzi e di barbari, che fanno godere orgasmi di vacuità al popolo rozzo e barbaro.
Una persona nobile vive poco, perché lasciata morire di solitudine ed emarginazione. O, se vive a lungo, basta poco per eliminarla: screditarla davanti al popolo bue, affamato di sterco delle pantegane.
Possiamo anche parlare di popolo anonimo, perché composto di individui omologati fino a non essere più singoli pensanti, ma le pantegane hanno un nome e cognome, figli di una prostituzione che continua nel tempo.
E i “giusti”, dove sono?
Ridicoli, quando li sento dire: Ho comperato il libro dell’invertito, perché devo sapere ciò che ha scritto l’invertito!
E voi pensate che io mi adegui a questo modo di ragionare dei cosiddetti “giusti” rincoglioniti?
Ecco, questa Italia mi fa paura non tanto per le pantegane che governano, quanto per i buoni che vivono di un pacifismo ributtante.
02/09/2023
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