A quattro anni dal terremoto la ricostruzione resta una sfida

La basilica di San Benedetto a Norcia in attesa di essere restaurata dopo il terremoto di quattro anni fa – Ansa
da AVVENIRE
31 ottobre 2020
Umbria.

A quattro anni dal terremoto

la ricostruzione resta una sfida

Emanuele Lombardini, Norcia (Perugia)
L’arcivescovo Boccardo: dare una svolta, fissando l’attenzione sulle cose essenziali. Il sindaco di Preci, Messi: non ci sono locali agibili, il Comune è nel plesso scolastico. Le macerie da rimuovere
Dopo le scosse, una calma piatta che dura da 1.460 giorni. Dal sisma del 2016 in Umbria, che ieri ha vissuto il suo quarto anniversario, non è cambiato nulla: quattro governi di diversi colori ed altrettanti commissari, ma di ricostruzione nemmeno l’ombra. Non solo: a Norcia, ma anche altrove, gran parte delle macerie sono ancora tutte lì. Ciò che non è stato fatto è nei dati sconfortanti dell’osservatorio sul sisma di Fillea Cgil, che estendendo il quadro al resto del Centro Italia colpito dal terremoto, non lascia scampo. Per la ricostruzione privata al 30 giugno 2020 poco meno di 14mila domande presentate (su un totale di 80mila potenziali) oltre la metà ancora in lavorazione, mentre solo il 17% è la quota riguardante le effettive richieste di contributo pervenute.
In tutto questo, come spiega la Fillea Cgil, le lungaggini burocratiche sono usate come alibi. La vera causa dei ritardi è «l’assenza della necessaria analisi e la conseguente progettazione della ricostruzione, nelle continue proroghe e nella mancanza di termini certi per il finanziamento pubblico». L’altro dato allarmante è quello delle irregolarità (lavoro grigio e nero, contratti diversi da quelli dell’edilizia, falsi lavoratori a partita Iva, distacchi irregolari di lavoratori ovvero intermediazione illecita di manodopera) e delle infiltrazioni criminali nei cantieri, fiaccati anche dalla pandemia: al 28 febbraio scorso si registrava un totale di 78 interdittive antimafia.
Intanto il Comitato Rinascita Norcia è tornato a scrivere al Governo per chiedere un intervento: appena il 27% delle pratiche è stato depositato (1.036 su 2.157 per oltre 102 milioni di euro) e la metà di queste finanziato. Troppo poco, per i terremotati. «Non abbiamo ancora un ospedale, né un distretto sanitario, gli studenti frequentano le lezioni ancora in moduli provvisori e le sedi municipali sono dislocate nei container, molte strade restano dissestate e il recupero del patrimonio storico artistico è ancora da progettare».
Nel piccolo centro di Preci (meno di mille abitanti e una cinquantina di pratiche accolte) non va meglio. «Noi non abbiamo più un locale agibile, né un punto ricreativo e nemmeno una chiesa – dice il sindaco Massimo Messi –. Solo un prefabbricato di proprietà della Curia, dove si dice Messa, si balla, si suona, si muore, ci si sposa. Si fa tutto. Il Comune è nel plesso scolastico, gli alunni in un’altra struttura preesistente al sisma. Non c’è un ambulatorio medico, se non in un prefabbricato». Messi spiega: «La diocesi mi ha assicurato che la chiesa della Madonna della Pietà sarà fra le priorità della ricostruzione. A questo tengo molto».
L’arcivescovo di Spoleto Norcia, Renato Boccardo, osserva: «Mi sembra che risuoni particolarmente attuale e urgente in questa circostanza il monito di papa Francesco: più grave della pandemia, e io aggiungo più grave del terremoto, sarebbe soltanto l’incapacità di cogliere un messaggio che la pandemia e il terremoto ci portano, quello di una vita seria in grado di valorizzare ciò che è essenziale, capace di ricominciare sempre di nuovo. É ora di dare una svolta all’esistenza e riempirla di cose nuove e valide che illuminino la mente e che riscaldino il cuore. Io credo che questo anniversario debba spingerci tutti a una profonda revisione di vita. Fissiamo la nostra attenzione sulle cose essenziali, lasciamoci guidare da questa sapienza naturale di credenti che lo Spirito di Dio infonde nei nostri cuori».
«Ora bisogna fare attenzione a sicurezza e legalità» riprende Augusto Paolucci, segretario di Fillea Cgil Umbria. La Regione sta provando a fare un passo avanti anche contro i rischio spopolamento col progetto “Riabitare l’Appennino” che Fillea Cgil ha lanciato da Campi di Norcia, una delle frazioni più devastate: «Non vogliamo ripetere gli errori del sisma del 1997 – spiega Paolucci –. Ricostruire le case non basta, se a fianco non ci porti il lavoro e l’economia. Nella struttura di Back to Campi faremo un cantiere scuola che, oltre a formare gli operai che andranno a ricostruire, restituirà poi il bene della comunità. La speranza è che questi operai si fermino poi a vivere qui».
Fra le idee che guidano il progetto anche una formazione sulla carpenteria in legno e l’avvio di iniziative turistiche: «La prima sarà un progetto per consentire di visitare i Sibillini con un drone: abbiamo pensato in questo senso ai disabili, con le cui associazioni stringeremo un accordo».

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