Omelie 2018 di don Giorgio: TERZA DI AVVENTO

2 dicembre 2018: TERZA DI AVVENTO
Is 45,1-8; Rm 9,1-5; Lc 7,18-28
La giustizia: dal cielo e dalla terra
Nelle ultime righe del primo brano della Messa (gli esegeti parlano di un breve inno, con immagini poetiche simili a quelle del Salmo 85,12), troviamo ripetuta la parola “giustizia”, offerta come un dono che proviene dal cielo (“Stillate, cieli, dall’alto e le nubi facciano piovere la giustizia”), e che germoglia dalla terra (“Si apra la terra e produca la salvezza e germogli insieme la giustizia”).
Non è già interessante, per non dire anche curioso, che lo stesso dono, ovvero la giustizia, provenga da due luoghi, l’uno opposto all’altro? Come si può pensare che una stessa realtà possa provenire contemporaneamente dal cielo e dalla terra? Più che luoghi tra loro lontani è la natura stessa dell’origine della giustizia che sembra inconciliabile: come si può mettere d’accordo il cielo con la terra?
In realtà, trattandosi di immagini poetiche possiamo trovare diverse ragioni per risolvere la contraddizione: la giustizia come dono proviene dal cielo, un dono però che deve germogliare sulla terra, ed è sulla terra che la giustizia deve realizzarsi con la nostra collaborazione.
Che cos’è la giustizia?
Ed ecco la domanda: che cos’è la giustizia? Non è facile rispondere: infatti, la giustizia coinvolge diversi campi, da quello socio-politico a quello religioso: ci coinvolge come cittadini e come credenti, come singoli e come comunità.
Solitamente, siamo portati a considerare la giustizia come una virtù sociale e sotto l’aspetto prettamente giuridico, secondo la definizione oramai classica che risale a Ulpiano, che visse nel III sec. d.C., uno dei maggiori giureconsulti romani. Quella definizione suona così, tradotta in italiano: “La giustizia è la ferma e costante volontà di dare a ciascuno ciò che gli spetta di diritto”.
A noi, come credenti, interessa ciò che la Parola di Dio pensa della giustizia. Fermiamoci al messaggio di Gesù, dove la il termine giustizia non indica tanto la giustizia sociale, significato preponderante nella tradizione profetica. La parola giustizia si trova due volte nelle beatitudini di Matteo, “beati gli affamati e gli assetati di giustizia” (Mt 10,6) e “beati i perseguitati a causa della giustizia” (Mt 10,10). Giustizia è il Disegno di Dio sull’umanità.
C’è di più. L’evangelista Matteo, che redige il Vangelo in ambiente giudaico, testimonia queste parole di Gesù: «Se la vostra giustizia non supera quella di scribi e farisei, non entrerete nel regno dei cieli» ( Matteo 5, 20). Per gli scribi e i farisei la giustizia è un adempimento prescritto dalla Torah, ovvero dalla Legge. Gesù però chiede un adempimento più radicale e profondo che va alla radice dell’essere umano.
La giustizia secondo il pensiero filosofico greco e quello mistico
A questo punto non posso non richiamare qualche grande filosofo greco del passato e soprattutto il concetto di giustizia secondo i grandi Mistici medievali.
A proposito della cultura greca e della cultura romana sui diritti e sui doveri, Simone Weil sosteneva che presso i Romani la giustizia era fondata sui diritti del più forte, mentre non era così per i Greci, i quali avevano della giustizia una concezione molto più nobile e alta.
Secondo Platone, la giustizia è l’equilibrio tra le diverse virtù morali, per cui senza la giustizia le virtù sarebbero come divise tra loro.
Dio è la misura di tutte le cose: ogni cosa va valutata in riferimento al Divino, al Bene Sommo, altrimenti tutto sarebbe in balìa di una totale confusione e di una soggettiva valutazione, priva di fondamento. Allora, in quanto esseri umani, dobbiamo avere la giusta misura per valutare le cose, attingendola al Bene Sommo.
Aristotele, a sua volta, afferma: «Si pensa che la giustizia sia la più importante delle virtù, e che né la stella della sera né la stella del mattino siano altrettanto degne di ammirazione; e col proverbio diciamo: “nella giustizia è compresa ogni virtù”».
Anche per i grandi Mistici medievali la giustizia vola alto per raggiungere il cuore del Mistero divino. Il giusto è colui che è in sintonia profonda con il mondo del Divino.
Alla domanda: chi sono i giusti?, Eckhart risponde: sono coloro che sono usciti da tutto ciò che è loro proprio, ovvero coloro che «non cercano assolutamente niente che sia loro proprio in alcuna cosa, qualsiasi sia, grande o piccola; e non considerano niente, né al di sopra né al di sotto di loro, né accanto né all’interno; che non mirano né al bene né all’onore, né alla soddisfazione né al piacere, né alla utilità né alla interiorità, né alla santità né alla ricompensa né al regno dei cieli».
Quindi, la giustizia è spogliamento radicale del proprio ego, che è la fonte di ogni ingiustizia, proprio perché l’ego, in quanto fonte di ogni male, porta in primo piano i diritti individualisti a scapito dei doveri, che sono il rispetto del diritto di ciascuno a sentirsi parte dell’umanità.
L’uomo giusto è allora l’uomo “nobile” (aggettivo caro a Eckhart), ovvero l’uomo che vive di spirito di libertà, nel distacco da ogni pretesa di appropriazione. Per i Mistici essere giusti significa spogliarsi di ogni pretesa di egoismo, proprio perché l’egoismo lacera ogni senso di giustizia. Non c’è prima un mio e poi un tuo, supposto che il tuo abbia almeno qualche diritto di sopravvivenza.
È l’attaccamento alle cose, ovvero l’appropriazione che crea ingiustizia, disuguaglianza, prepotenza, solo diritti propri, legati all’ego più spietato.
Come avete inteso, la giustizia sociale si risolve non tanto con ragionamenti solo di carattere politico. Anche qui, l’esterno prende vita e ragionevolezza solo se attinge all’essere interiore, là dove l’ego muore al contatto con lo spirito puro.
In conclusione
Concludendo, diciamo che la giustizia è la parola più facile da pronunciare e fortemente strumentabile, perché ha un suo effetto sulla gente. Ma è la virtù più difficile da tradurre in pratica e da vivere nella società. E la giustizia è la realtà più mistica da intuire nel profondo del nostro essere.
In altre parole, la giustizia è quel Divino che è la Misura di tutte le cose.

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