La Meloni, quando era all’opposizione, non diceva forse che coi contestatori avrebbe dialogato? E adesso che fa? Li mette in galera!!!

da Fanpage.it

Giorgia Meloni dice che

lanciare della vernice contro il Senato

è stato un “gesto oltraggioso”

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, con una nota, si è unita alle reazioni sdegnate del mondo politico dopo che, questa mattina, alcuni attivisti ambientalisti di Ultima Generazione hanno lanciato della vernice contro la sede del Senato. Meloni ha detto di essere “vicina” a tutti i senatori.
A cura di Luca Pons
“Sono vicina al Presidente del Senato e a tutti i senatori e condanno il gesto oltraggioso, incompatibile con qualsiasi civile protesta”. Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha commentato il blitz degli attivisti e le attiviste di Ultima Generazione che, questa mattina, hanno lanciato vernice arancione contro Palazzo Madama, la sede del Senato, a Roma.
La leader di Fratelli d’Italia in passato – e in particolare nel suo primo discorso alla Camera, in cui chiedeva la fiducia per il suo nuovo governo – aveva detto di “provare un moto di simpatia per coloro che scenderanno in piazza per contestare le politiche” del suo governo. “Inevitabilmente tornerà nella mia mente una storia che è stata anche la mia. Voglio parlare a questi ragazzi che inevitabilmente scenderanno in piazza anche contro di noi”, aveva enfatizzato nel suo discorso a Montecitorio, “Ricordo una frase di Steve Jobs, che diceva: “Siate affamati, siate folli”. Vorrei aggiungere anche: “Siate liberi” , perché è nel libero arbitrio la grandezza dell’essere umano”.
Tuttavia, non è la prima volta che, nei fatti, il governo Meloni si dimostra non così entusiasta delle proteste di piazza. La presidente del Consiglio, quindi, si è unita al coro di reazioni sdegnate della politica italiana. Già in mattinata, il presidente del Senato Ignazio La Russa ha convocato – per domani – il Consiglio di Presidenza e ha telefonato al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi.
“Il Senato è stato vigliaccamente scelto”, ha detto La Russa, “perché a differenza di Palazzo Chigi, della Camera dei deputati e di altre istituzioni, non ha mai ritenuto fino ad ora di dover creare un’area di sicurezza attorno all’edificio”. Addirittura, secondo il presidente del Senato, è “solo grazie al sangue freddo dei carabinieri” che il lancio di vernice contro il palazzo “non è trasceso in violenza”.
Il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato in causa perché la protesta di Ultima Generazione è contro il disinteresse del governo nei confronti dell’emergenza climatica, ha voluto “ricordare” a chi ha protestato “che il contrasto all’ambiente climatico è al centro delle preoccupazioni dei governi di tutto il mondo”, e che la maggior parte dei fondi del Pnrr sono dedicati proprio alla transizione ecologica. In più, Pichetto Fratin ha sottolineato che “tutti gli atti vandalici messi in atto, anche se dimostrativi, sono inaccettabili e non saranno lasciati impuniti”.
Anche gli esponenti dell’opposizione hanno criticato la protesta. “Chi vandalizza un palazzo delle Istituzioni pensando di difendere l’ambiente capisce poco. Chi giustifica i vandali che imbrattano dimostra di capire ancora meno”, ha scritto su Twitter Matteo Renzi. “La lotta al cambiamento climatico e la difesa dell’ambiente sono battaglie sacrosante”, ma non possono “giustificare forme di vandalismo ad opere d’arte e a sedi istituzionali”, ha commentato la capogruppo del Movimento 5 stelle al Senato Barbara Floridia.
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da Fanpage.it

I politici piagnucolano

per un po’ di vernice sul Senato

ma non fanno nulla

per il cambiamento climatico

Il coro unanime di condanna sdegnata dell’azione di questa mattina degli attivisti e delle attiviste di Ultima Generazione da parte della politica è l’ipocrisia di chi governa da trent’anni ma non fa niente per fermare i cambiamenti climatici, e ora vuole anche dire a chi protesta come deve farlo.
A cura di Valerio Renzi
“Vandalismo”, gesto “stupido” e “vigliacco”, “intimidazione” e “violenza”, e poi ovviamente serve “una pena esemplare”. Con queste parole i politici italiani, in un coro quasi unanime, hanno condannato l’azione degli attivisti e delle attiviste di Ultima Generazione che hanno spruzzato vernice arancione sulla facciata e sul portone d’ingresso del Senato, prendendo le forze dell’ordine in contropiede. Anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni è intervenuta sulla vicenda: “Sono vicina al Presidente del Senato e a tutti i senatori e condanno il gesto oltraggioso, incompatibile con qualsiasi civile protesta”
Tutti e cinque gli autori del gesto sono stati fermati, identificati, trasferiti negli uffici della Questura e denunciati, mentre un profluvio di dichiarazioni di condanna di esponenti del centrodestra, del Partito Democratico e del Terzo Polo si riversava sulle agenzie. Il Movimento 5 Stelle si è limitato (per ora) alla sola dichiarazione di condanna della capogruppo in Senato Barbara Floridia. Anche i Radicali Italiani, depositari di una lunga tradizione di disobbedienza civile e non violenta, hanno condannato il gesto.
Ma c’è di più: tutti questi senatori, deputati, ministri a cui aggiungiamo la prima e la seconda carica dello Stato, hanno sentito l’esigenza di spiegare agli attivisti come portare avanti la loro battaglia. Le stesse persone che hanno detenuto il potere in Italia negli ultimi 30 anni oggi hanno avuto il coraggio di dire a chi si batte contro il cambiamento climatico, che l’ambiente e il clima sono al centro dell’agenda politica e che le loro azioni sono controproducenti!
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da Fanpage.it

L’arresto dei tre attivisti

per il clima di Ultima Generazione

dipende da un’aggravante del decreto Salvini bis

Dopo la protesta con il lancio di vernice lavabile contro la facciata del Senato, tre manifestanti di Ultima Generazione sono stati arrestati: per capire perché bisogna tornare all’estate 2019, quando il governo gialloverde cambiò il codice penale.
A cura di Roberta Covelli
Nella mattinata di lunedì 2 gennaio, alcuni attivisti di Ultima Generazione hanno lanciato della vernice lavabile sulla facciata di Palazzo Madama. Si è trattato di un’azione di protesta contro gli investimenti pubblici in combustibili fossili e, più in generale, verso la mancata presa di coscienza delle istituzioni sul tema del cambiamento climatico. Oltre alle reazioni sdegnate della politica, l’iniziativa ha avuto come effetto l’arresto di tre attivisti: la ragione per cui sono stati arrestati, per danneggiamento aggravato, dipende da una modifica del codice penale introdotta tre anni e mezzo fa da Matteo Salvini.
Tra porti chiusi e Papeete, il decreto Salvini bis cambiò il codice penale
L’accusa mossa agli attivisti è infatti il reato di danneggiamento aggravato, uno dei reati modificati dal cosiddetto Decreto sicurezza bis, ossia il decreto legge 53/2019, varato dal governo gialloverde nell’agosto 2019. Era l’estate del caso Sea Watch e di Salvini al Viminale che prometteva porti chiusi, come ultimo atto prima della pretesa di pieni poteri e della crisi del Papeete. Con la scusa di chiudere i porti, però, quel decreto toccò anche il codice penale, con un approccio repressivo rispetto alle manifestazioni. Con il Decreto sicurezza bis, infatti, la manifestazione diventa un’aggravante generale per reati contro pubblici ufficiali, per cui le pene vengono aumentate fino a essere superiori a quelle previste per crimini di maggior allarme sociale.
Che cosa si intende per danneggiamento
Oltre all’aggravante generale, poi, vengono introdotti inasprimenti delle pene per singoli reati, tra cui anche il delitto di danneggiamento, quello attribuito agli attivisti di Ultima Generazione. Secondo l’articolo 635 del codice penale, “chiunque distrugge, disperde, deteriora o rende, in tutto o in parte, inservibili cose mobili o immobili altrui con violenza alla persona o con minaccia” è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni. La stessa pena, pur senza violenza o minaccia, è prevista per il danneggiamento di edifici pubblici o situati nei centri storici, ed è questo il caso di Palazzo Madama, la sede istituzionale del Senato. Gli attivisti, quindi, vengono incriminati per danneggiamento, pur in assenza di violenza o minaccia, per via dell’importanza dell’edificio colpito.
L’aggravante aumenta la pena, la pena aumentata permette l’arresto
L’accusa, però, è di danneggiamento aggravato, perché ricorre il comma introdotto dal decreto Salvini bis: se infatti il reato è compiuto “in occasione di manifestazioni che si svolgono in luogo pubblico o aperto al pubblico”, la pena non è più da sei mesi a tre anni, bensì da uno a cinque anni di reclusione.
Questo aumento della pena non ha effetto solo sulla (eventuale) condanna, ma già immediatamente dopo il fatto, per l’eventualità (o meno) di arrestare gli accusati. Perché si possa arrestare qualcuno in flagranza di reato, è infatti necessario che il delitto sia sufficientemente grave.
L’articolo 381 del codice di procedura penale prevede quindi la facoltà di arresto in flagranza per i delitti non colposi per cui sia prevista una pena superiore nel massimo a tre anni: prima dell’aggravante Salvini, allora, i tre attivisti non sarebbero stati arrestati.
La repressione penale deve essere proporzionata
L’arresto in flagranza non è una misura qualunque: è una seria privazione della libertà personale, che avviene prima ancora che si esprima un giudice, su iniziativa cioè delle forze dell’ordine. Per questo non basta essere “colti sul fatto”, ma occorre che il fatto in questione meriti una misura tanto grave. Era davvero questo il caso?
Il gruppo Ultima Generazione dichiara di ispirarsi a metodi nonviolenti e di attuare forme di disobbedienza civile. Questo implica che non temono di violare la legge, ma decidono di farlo senza commettere violenza sulle persone e senza sottrarsi alle conseguenze, anche penali, delle proprie azioni. E infatti così sembra essersi svolta la protesta: gli attivisti hanno scelto un giorno e un’ora in cui non erano previsti lavori al Senato, hanno macchiato la facciata di Palazzo Madama con vernice lavabile e hanno atteso le forze dell’ordine, senza opporre resistenza. L’arresto è davvero una misura proporzionata, in questo caso?
Per capirci con un esempio, picchiare qualcuno al punto da provocargli lesioni personali non prevede l’arresto in flagranza, perché la pena non è superiore, nel massimo, a tre anni di reclusione. Spruzzare vernice su Palazzo Madama durante una manifestazione richiede invece una repressione più severa da parte delle forze dell’ordine e del sistema penale.
Il problema non sono solo i processi, ma soprattutto la gestione dell’ordine pubblico
Si potrà obiettare che i tre attivisti arrestati saranno comunque interrogati da un giudice e, in caso, subiranno un processo nel quale avranno diritto e occasione di difendersi. Il problema, però, come si è visto, non è tanto nell’eventuale procedimento penale, davanti a un giudice, ma nelle scelte di ordine pubblico da parte di funzionari che dipendono, in maniera più o meno diretta, dal governo. Il problema delle aggravanti penali introdotte dal decreto Salvini bis (con tutte le contraddizioni e i vizi segnalati a suo tempo), insomma, risiede nell’anticipazione della repressione e nel rischio che questa si traduca in intimidazione.
Se infatti una manifestazione pubblica è automaticamente un’aggravante per determinati tipi di reati, e se un’aggravante si traduce nella facoltà di arresto, quanti dissidenti avranno ancora la forza di protestare? E quanto potere in più finisce nelle mani di chi gestisce l’ordine pubblico, o, in altri termini, di chi dipende dal Viminale e dal Governo?

 

3 Commenti

  1. carlo ha detto:

    Diciamo che magari possono lasciar contestare, ma poi ognuno resta su quello che già ha deciso. Insomma il famoso dialogo tra sordi. Ma questo, del resto, avviene un po` ovunque. Anche dentro una maggioranza o nei rapporti tra opposizioni. E ritorna in mente quel detto che non c’è peggior sordo…..

  2. carlo ha detto:

    Penso che gli articoli evidenzino la differenza tra mere contestazioni e reati commessi in tali occasioni.
    Ovviamente politici e cariche istituzionali difendono le prime e condannano i secondi.

    • Don Giorgio ha detto:

      Non credo che i partiti o le istituzioni difendano le mere contestazioni (a parole, solo a parole parlano del diritto a contestare, naturalmente pacificamente), ma trovano sempre un motivo per condannarle, o disapprovarle. Mai si ascoltano le ragioni della dissidenza… MAI!!!

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