Artisti del caz*** e la mandria!
di don Giorgio De Capitani
Alzarsi prestissimo ogni giorno, e di nuovo aver voglia di vivere nel silenzio di suoni e di rumori, nella pace mistica dei sensi, sembrerebbe la follia di chi crede ancora nel sorgere di una nuova Aurora, dopo magari una notte di incubi e di fantasmi di un mondo che corre all’impazzata verso il nulla, o di maschere d’inganno.
Maschere!
Attenzione: se le togliete, rischiereste di strapparvi la pelle e quel lembo di anima, attaccata alla pelle.
Che orrore! Che schifezza! Che oscenità!
Brandelli di note gracchiate, di parole banalizzate con qualche sgorbio lirico, di versacci al limite della blasfemia, di gesti tipici di una ossessione isterica.
Mio Dio! Dov’è l’Uomo? Che cosa ne è rimasto?
Un misto di saltimbanchi drogati, ad uso di siparietti dei soliti stagionati ridicoli intenditori, sempre pronti a sfoggiare la solita noiosa cultura di imbecillità. Loro sì che si intendono di moda, di musica, di bellezza, di arte!!!
Il popolo bue ha bisogno di rispecchiarsi nelle esposizioni carnali di nullità, sempre alla ricerca dello scandalo costruito ad hoc, per avere almeno una “parvenza mediatica” di essere qualcuno.
Le nullità vivono di provocazioni paradossali che suscitano clamore popolare. Durano un giorno, tanto basta a salire in cattedra come un pezzente di lusso.
E basta con il buonismo del tutto lecito, se poi gli spiriti veramente liberi sono emarginati, querelati e condannati da tribunali, dove solo al buffone si dà libertà di parola.
E basta dare alla gente solo un pasto di osceno borghesismo, che anche alla sinistra di oggi piace, avendo la testa conficcata in quel materialismo combattuto per anni e anni da chi credeva veramente in una radicale rivoluzione sociale e culturale.
C’è bisogno oggi di un cibo sostanzioso, e chi può offrirlo?
Oggi si ride, si scherza, si fa divertire la gente rincoglionita, si vuol far credere che bastano quattro barzellette per tenere su il morale di una massa prostrata nella polvere.
Ci vuole ben altro!
Ci vogliono esempi forti di gente nobile.
Parole forti di profeti e mistici, che non accarezzino la pancia, o gli istinti più bestiali, ma che stimolino il meglio che c’è in ogni essere umano.
Basta con le mezze cartucce, con i depravati ad hoc, con i pervertiti di professione, con i trasgressori per convenienza, con i soldi che escono dal culo.
Oggi urge una rivoluzione culturale, secondo l’ordine evangelico: “Metanoèite!”, cambiate mentalità.
Abbiamo avuto un tizio che si chiama Silvio Berlusconi, che per anni e anni si è divertito a inoculare un terribile veleno nella mente degli italiani: rendere alla portata di tutti, illusoriamente, ingannevolmente, ogni tipo di benessere materiale. Bastava desiderarlo!
E gli italiani non si sono accorti di essere stati inculati da un pirlone/porco/criminale che aveva solo l’interesse di sfruttare l’analfabetismo di una massa, facile preda di qualsiasi imbonitore pronto a riempirgli la pancia.
E questa società avvelenata fin nelle midolla non cessa di partorire mostriciattoli, che con gli scherzi di una fortuna da culo si impongono, soddisfacendo i gusti bestiali di una folla tanto idiota quanto permissiva di tutto, tranne che della verità di chi le grida in faccia la sua imbecillità.
Oggi basta essere borghesemente trasgressivi, invertiti, né maschi né femmine, una via ibrida di mezzo, con l’appoggio di opportunisti magnacci, e si ottengono riconoscimenti nazionali e internazionali.
Certo, tutto passa, il tempo giudica e purifica, ma altri mostriciattoli spunteranno, figli di una generazione perversa e avvelenata.
Basta solo gridare la nostra rabbia?
Non basta.
Occorre una rivoluzione radicale, che parta dal di dentro e ribalti il mondo carnale.
Io da anni ho accantonato il televisore – e infatti non pago la tassa – anche perchè non ho tempo di guardare anche la tele, e perchè non mi dà ( a me come a nessuno ) ciò che mi dà internet, ovvero la possibilità di interazione. Se c’è qualcosa che mi piace lo posso vedere col computer , ma Sanremo non mi è venuto neppure in mente, a me che di musica sono appassionato .
Quanto al flautista magico di Arcore beh, dice cose verissime, ma più che il benessere materiale ci ha dato una TV di pessima qualità , regalandoci gente come Fiorello e Jovanotti . Peccato che a chi si pasceva delle TV private, e delle sue in particolare, è servito scoprire che era un mangiacomunisti per rendersi conto della negaività delle sue televisioni.
Ogni parola al posto giusto, nulla da aggiungere perché quello che ha scritto don Giorgio in questo articolo è la verità. La verità.
Tutto così tremendamente travestito da porcate e volgarità, mentre la Nobiltà è sparita. Il desiderio è ciò che al giorno d’oggi miete più vittime.
No, hai ragione don Giorgio, non basta urlare di rabbia. Occorre davvero una rivoluzione radicale che parta dal di dentro.
Il festival di Sanremo l’avevo “battezzato” con Celentano “Sanscemo”. Preferivo lo scemo del villaggio che mi faceva ridere. Questi non fanno nemmeno ridere. E poi con le trasgressioni che valori trasmettono? Nessuno. Ricorda Ulisse che per sfuggire a Polifemo con del vino dolcissimo e molto forte lo ubriacò e indusse in sonno profondo. Polifemo per gratificarlo mangiandolo per ultimo gli chiese il suo nome: Nessuno. L’ubriacatura di buonismo e acclamazioni popolari cancellano i valori e fanno emergere i Nessuno. Chi si azzarda a parlare di nobiltà d’animo come fa don Giorgio, viene deriso. Ho un ricordo giovanile con amici. Dicevo loro che l’amore non può essere solo sesso ma un di più profondo. Mi hanno risposto in dialetto brianzolo: “Luigi pensa a ciulà”. Capii col tempo che quell’intuizione era vera passando dalle canzoni sanremesi alla musica classica. Quando mio nipote mi fa ascoltare queste canzoni, mi rendo conto della bellezza dell’inno alla gioia di Schiller musicata da Beethoven, del KV 622 di Mozart.
Una piccola precisazione, mi sono accorto, nello scrivere celermente, di poter creare un equivoco: non è la musica sacra attualmente incapace di realizzare nuove opere e valorizzare la grande Tradizione, bensì è la Chiesa istituzionale che spesso, direttamente o indirettamente, fa di tutto per togliere lo spazio alla Musica per lasciare campo al banale. Anzi, credo proprio che saranno i laici preparati e ben formati che ci salveranno…
” […] Le nullità vivono di provocazioni paradossali che suscitano clamore popolare. Durano un giorno, tanto basta a salire in cattedra come un pezzente di lusso.”
Caro don Giorgio, come non darLe ragione! E’proprio questo un cancro dei giorni nostri. Si riversa nelle arti, anche nello specifico di cui mi occupo e che ha portato a dedicarvi professionalmente ed artisticamente la mia vita. Nella musica sacra e liturgica (colta, ci tengo a specificare) siamo giunti alla propinazione di modelli banali, al limite del grottesco, a scapito della grande Tradizione (quella vera) che va mantenuta, diffusa e persino trasfigurata con idee nuove, come sempre avvenuto. Questi esempi urlati e pieni di un vuoto assoluto non solo attecchiscono con la loro spinta “bonaria”, ma tolgono spazio a coloro i quali ne avrebbero diritto e dovere, assumendo un parallelo primato di cattedra che offusca e mortifica la vera arte.
“Durano un giorno”, ma questo giorno è reso così autorevole da superare qualsiasi valore reale, conficcando nella mente e nel cuore delle persone esempi privi di valore che gettano nella totale oscurità la Bellezza, quella vera.