Chi ha vinto? La Destra o il partito dell’astensionismo?

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Chi ha vinto?

La Destra o il partito dell’astensionismo?

Forse sono l’unico ad essere fuori di testa, ma, in una società dove tutto è inganno, mi sento a posto con il mio essere ostinatamente “pensante”, diciamo originale.
Già dire oggi “originale” è un modo per emarginare qualcuno, come uno che non sta nel gregge.
Sì, penso in ogni istante, e penso soprattutto quando la massa è così carnalmente imbecille da aver perso ogni ben dell’intelletto.
E per massa intendo anche il mondo ecclesiastico e il mondo politico.
A differenza di ieri, quando il Genio era se stesso, e illuminava la massa, oggi si è in un circolo vizioso: è la massa che condiziona la chiesa istituzionale e il mondo politico.
Oggi tutto è massa in balìa del nulla: gerarchi e sudditi, e i sudditi generano i propri gerarchi che a loro volta per farsi rieleggere accontentano la massa degli idioti.
Sto riflettendo seriamente sugli ultimi esiti elettorali nel campo amministrativo: la Destra, dicono, avrebbe vinto su tutti i fronti. Sembra così, se sto ai dati elettorali.
Ma è proprio così?
L’astensionismo dove lo mettiamo? Non è stato di nuovo l’unico vincitore?
Matematica è matematica, i numeri sono numeri.
Qual è stata la percentuale tra i votanti e i non votanti?
Non so se ho sbagliato a leggere: l’astensionismo avrebbe superato generalmente il 50 per cento dei cittadini con il diritto al voto.
I conti sono subito fatti. La Destra avrebbe vinto superando il 50 per cento dei partiti di Sinistra. Dunque, avrebbe vinto con il 25/27 per cento dei cittadini con i diritti al voto.
Certo, il ragionamento terrebbe anche se a vincere fosse stata la Sinistra.
E allora… riflettiamo, invece che cantare vittoria. Vittoria di che?
Avrei vinto con il 25/30 per cento dei cittadini che dovrei governare? E gli altri 70 per cento?
Staranno a guardare!
Sì, staranno a guardare: fregandosene di ogni bene comune?
Forse sì, forse no.
Solitamente i non votanti, tranne casi eccezionali (pensiamo a certi referendum incomprensibili e assurdi), sono degli opportunisti. Non vanno a votare, e poi pretendono: che cosa? Ciò che a loro interessa! Del bene comune se ne fregano.
Ma una domanda la dobbiamo pur fare: come mai questo così estero astensionismo? Solo per disaffezione alla politica, solo per menefreghismo diventato quasi una moda?
Forse una ragione c’è, ed è che il bene comune è diventato un lusso delle persone perbene.
Non ditemi che chi ci governa ha in mente il bene comune! Sì, parla di bene comune, ma chiedete loro che cos’è il bene comune, e sentirete solo castronerie o… silenzi imbarazzanti.
La gente mai è stata educata al bene comune, e adesso pretendiamo il miracolo?
Forse non vi rendete conto di quanto sia difficile tenere una conferenza sul bene comune, per la difficoltà di parlare chiaro a una assemblea (pochi o tanti che siano!) che rimane tutte le volte disorientata, incredula di sentire certe cose, prima mai sentite.
E quanti tengono conferenze sul bene comune?
Eppure basterebbe poco organizzare incontri nei nostri piccoli paesi.
No, i sindaci sono i primi ad essere allergici a sentir parlare di bene comune. Hanno in testa il loro bene comune, e poi assistiamo oramai impotenti a gestioni amministrative che porteranno il paese ad essere una specie di cimitero.
E pensare che basterebbe poco a dare un impulso allo sviluppo del paese, attuando quel bene comune che, se rimarrà sempre un ideale, è anche alla portata di tutti, se si ha quella buona volontà di agire per il meglio, con gli occhi aperti sull’ideale.
Meglio che mi fermi.
03/06/2023
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