Domenico Silvestro e Nicola Gildi, i due frati arrestati
da Il Corriere della Sera
Padre Mimmo e padre Nicola:
chi sono i due frati arrestati ad Afragola
accusati di violenza sessuale
di Gennaro Scala
Domenico Silvestro e Nicola Gildi sono molto conosciuti nel paese del Napoletano. Il primo è parroco della Basilica di Sant’Antonio: la «rapina anomala», la lettera alle vittime e le app di incontri per organizzare orge
Tutto è nato da una rapina anomala organizzata per far sparire le prove delle condotte sessuali di due frati francescani. E poi ricatti, e chat con contenuti sessuali imbarazzanti. C’è tutto questo nell’inchiesta che ha portato all’arresto di due religiosi accusati violenza sessuale. Si tratta di padre Domenico Silvestro, che esercita nella Basilica di Sant’Antonio di Afragola, e di padre Nicola Gildi. Quest’ultimo sospettato anche di essere il mandante della rapina in stile «Arancia meccanica», commessa con le mazze da baseball. Oltre ai religiosi, in manette sono finiti altri quattro uomini.
La vicenda
La vicenda è venuta alla luce dalle indagini dei carabinieri della stazione di Afragola, tra aprile e giugno 2024, dopo una rapina in abitazione commessa lo scorso 26 aprile ai danni di due uomini di Afragola, nel corso della quale due malviventi a volto coperto, avevano fatto irruzione nella loro abitazione e, dopo averli minacciati con delle mazze, erano andati via con un telefono cellulare. Una rapina anomala, appunto, indagando sulla quale è venuto fuori ben altro. Gli autori materiali del colpo sono stati individuati subito, come i due complici che si erano occupati del loro reclutamento e di un sopralluogo preliminare nell’abitazione da colpire. Sopra di loro c’era il committente, uno dei due frati francescani raggiunti da misura cautelare. Quella rapina anomala era stata commissionata per recuperare i telefoni cellulari delle vittime. In quei dispositivi erano conservati video e chat a sfondo sessuale che vedevano coinvolto il religioso, insieme al parroco della Basilica e alle stesse vittime. Un mandato scaturito dal timore dei due religiosi di poter essere denunciati anche alla luce di una lettera che le due vittime, qualche tempo prima, avevano inviato attraverso il legale ai frati superiori.
La lettera
In quella lettera si parlava esplicitamente di rapporti sessuali ai quali erano stati costretti dai due francescani in cambio di assistenza di carattere sociale (abiti, alimenti e quant’altro necessario alla loro sopravvivenza) e lavorativa (assicurando loro un impiego retribuito in ogni luogo di culto in cui i due frati si trovavano a svolgere le proprie funzioni religiose). Sequestrati i telefoni, i computer, i tablet, le pendrive e ogni altro dispositivo elettronico nella disponibilità degli indagati. Il racconto di una delle vittime, in sede di denuncia è inquietante ed è stato fondamentale per circostanziare il movente.
I racconti delle vittime
«Era il 2016 quando ho conosciuto frate Nicola Gildi in una chat per incontri». Il religioso, all’epoca, si trovava a Teano. L’uomo raccontò che iniziò ad avere rapporti sessuali con il religioso in cambio di generi alimentari, sigarette e altro. Ma l’uomo racconta anche che «il frate non si limitava ad avere rapporti sessuali con lui, ma gli chiedeva di trovare altri ragazzi disposti ad avere rapporti sessuali». Il giovane spiega che assecondò il religioso «pagando di tasca propria i ragazzi e prelevando il denaro dalla paga che riceveva dal frate per i lavori che stava effettuando in chiesa». Gli incontri a sfondo sessuale sarebbero poi continuati, sotto la minaccia della perdita dell’assistenza economica: «Sono cose che avvenivano circa una volta al mese. I ragazzi che venivano a queste orge venivano invitati con le app di incontri, da Tinder a Ciao Amigos».
Le intercettazioni
Per le indagini dei militari sono state determinanti, ancora una volta, le intercettazioni: agli atti figurano i messaggi che il frate-mandante della rapina e l’organizzatore si sono scambiati il giorno dopo il loro incontro, del 7 aprile, in cui si celebrava la Divina Misericordia. «Carissimo Giuseppe — scrive il religioso — ti ringrazio per questo tuo impegno nei confronti dei frati, io sono mortificato, perché mai avrei voluto che si giungesse a questo. Ti chiedo perdono e ti assicuro la mia preghiera per te e per la tua famiglia. Un abbraccio e una benedizione». Poco dopo la risposta: «Io sono devoto a sant’Antonio e alla Chiesa, ma soprattutto mi avevano detto che sei una brava persona e di cuore».
I due frati subito sospesi
Non sono mancate le reazioni all’inchiesta che ha portato i due religiosi in manette proprio nel giorno in cui la Chiesa celebra il Perdono d’Assisi, un’indulgenza plenaria che può essere ottenuta dai propri fedeli.
«Ho appreso questa notizia con dolore — ha affermato l’arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, in una nota diffusa sulla vicenda —. Il dispiacere e la tristezza non sono causate soltanto dall’apprendere delle infelici vicende in cui i due frati sono implicati, ma dallo smarrimento e dal turbamento che tale notizia provocherà nel cuore dei fedeli della Parrocchia-Santuario di Sant’Antonio». L’arcivescovo ha anche sospeso il parroco dal suo ministero.
La Procura
Il procuratore di Napoli Nord Maria Antonietta Troncone ha parlato dell’inchiesta come di «una vicenda amara, sulla quale, come sempre le indagini sono state rigorose e precise». «Abbiamo lavorato, come è consuetudine con meticolosità — ha spiegato Troncone — cercando con meticolosità solidi riscontri alle dichiarazioni rese dalle parti offese. Poi, una volta completato questo lavoro, non abbiamo fatto sconti».
Infine fra’ Carlo Maria D’Amodio, ministro provinciale dei frati minori: «Vicini a vittime e religiosi, nulla sia offuscato o messo a tacere».
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dal Corriere della Sera
Genova,
abusi sessuali su un minore
in cambio di regali. Arrestato padre Andrea Melis:
sospeso dalla Federazione Scuole cattoliche,
era presidente
di Giulia Mietta
Nel capoluogo ligure era direttore della scuola d’infanzia ed elementare Padre Assarotti. La Diocesi l’ha sollevato dai suoi incarichi
Padre Andrea Melis
Si era guadagnato la fiducia e la riconoscenza di quel ragazzino, all’inizio dei fatti appena 12enne, grazie alla sua autorità e a una serie di regali: vestiti di marca, ricariche su carta prepagata, videogiochi, smartphone. Per oltre tre anni gli aveva fatto subire abusi sessuali, spingendolo a mentire ai genitori e a trattarlo come se fosse il suo fidanzato.
Padre Andrea Melis, 60 anni, è stato arrestato venerdì 2 agosto su ordinanza del tribunale di Genova, dopo le indagini della Procura. Il reato di cui deve rispondere è violenza sessuale su minorenne ma indagini sono in corso anche sui reati di prostituzione minorile e tentata violenza aggravata. Il sacerdote, appartenente all’ordine dei Padri Scolopi, è una figura piuttosto conosciuta in ambito sociale a Genova e in Liguria: prima che la Curia lo sospendesse dai suoi incarichi, informata dalla procura, era presidente di Fidae Liguria, la federazione delle scuole cattoliche, oltre che direttore della scuola d’infanzia ed elementare Padre Assarotti in salita San Bartolomeo degli Armeni ma anche parroco assegnato alla chiesa di Sant’Antonio da Padova a Finale Ligure. Nelle ultime settimane è stato sospeso d’urgenza e trasferito in una comunità del levante dove, senza poter amministrare il sacerdozio, trascorrerà i domiciliari.
Il pm che sta portando avanti l’inchiesta è Federico Panichi mentre la giudice per le indagini preliminari è Milena Catalano. Le indagini sono partite grazie alla denuncia dei familiari di un ragazzino, conosciuto dal prete come suo chierichetto. Sin dall’inizio, hanno raccontato ai carabinieri i genitori dell’adolescente, il religioso dimostrava un attaccamento e un interesse sospetto tanto che, all’ennesimo regalo costoso, avevano vietato al figlio di frequentarlo. In realtà i due avevano continuano a restare in contatto. Il prete lo portava fuori a cena, gli donava abiti griffati, gli versava somme di denaro – complessivamente 5000 euro – su una prepagata che aveva registrato con il nome del ragazzo.
Avrebbe, inoltre, provato a baciare – ma senza riuscirci – altri giovanissimi in cambio di una sigaretta elettronica. Anche dalle perquisizioni effettuate dai carabinieri a casa di Padre Andrea Melis, un appartamento in centro città, è stato trovato materiale significativo ai fini delle indagini: oggetti sessuali, farmaci per la stimolazione sessuale, vestiti per ragazzi, una scorta di e-cig e alcuni appunti che confermano il legame pluriennale con il giovane. L’arresto è scattato dopo gli interrogatori del ragazzino, oggi 16enne, e di altri adolescenti.
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