Me ne frego della sua anima, supposto che ce ne abbia una!

di don Giorgio De Capitani

Non riesco più a sopportare quella specie di “buonismo” che vorrebbe agire sui sentimenti umani, arrivando quasi a giustificare ogni porcheria sociale o politica o religiosa in nome di quel “sacrosanto dovere” che i credenti si arrogano di salvare solo o anzitutto le anime degli individui.

Anche nei giorni scorsi più di uno mi ha mandato sul sito messaggi invitandomi a pregare per l’anima di Berlusconi, invece che condannarlo duramente come faccio io, con giudizi implacabili e talora fortemente provocatori.

“Bisogna pregare per le anime anche dei più corrotti!”.

Che cosa dovrei rispondere? Che me ne frego delle anime dei corrotti! A me interessa solo ciò che di male oggi fanno contro la società. Lascio al Padre Eterno il giudizio sull’anima. A me riservo il diritto e il dovere di condannarli per il loro comportamento se il loro agire avesse gravi ripercussioni sull’intera comunità. Che poi i miei giudizi sono così radicali da sembrare che tocchino anche la dannazione di un’anima, non mi faccio tanti problemi, anche perché difficilmente si riesce a distinguere l’anima dal corpo, e tanto meno il peccato dal peccatore.

Ci sono individui in cui il peccato (o il male che fanno) e la persona sono la stessa cosa. Ma sono loro che vogliono essere così integralisti da indentificarsi con il male-potere. Come ad esempio è il caso del rapporto Berlusconi-donne. Non si tratta solo di una questione puramente morale, ovvero di comportamento, e tanto meno di un comportamento solo privatistico. Che un politico abbia un’amante mi interessa relativamente, direi per nulla. Il discorso è diverso se ad esempio come nel caso Berlusconi la donna in sé, ovvero come donna, diventa l’oggetto di un desiderio di potere, per cui, proprio in forza del potere, si vorrebbe dominare tutto, anche la donna in quanto tale. Questo non lo si vuole proprio capire, confondendo ciò che potrebbe essere una debolezza umana con il potere stesso che ritiene tutto funzionale a sé. Allora la condanna di simili criminali – in realtà lo sono, perché il vero crimine è uccidere la dignità dell’essere umano – va oltre un aspetto puramente morale o comportamentale o di coscienza personale: qui è in gioco il destino dell’Umanità. Per questo Dio chiede anche la mia collaborazione perché lotti affinché tale potere, incarnato in un losco individuo, venga represso.

Se un individuo vuole assumersi responsabilità socio-politiche deve anche rendersi conto di poter essere giudicato in toto: anima e corpo, e non solo davanti a Dio, ma anche davanti alla Coscienza dell’Umanità. E l’Umanità sono io, sei tu, sono tutti coloro a cui sta a cuore il Bene comune, che è il bene di ogni individuo e il bene della comunità sociale. 

Non penso che al tempo del nazismo Dio si fosse limitato a chiedere alla Chiesa o al mondo intero di pregare per l’anima di Hitler o dei suoi gerarchi. Certo, chi non sarebbe contento se di punto in bianco un dittatore criminale si convertisse e cessasse di opprimere un popolo? Ma, lasciando ai monaci o alle monache di pregare invocando il Padre Eterno perché converta i cuori ostinati, non deve però mancare la ribellione di coloro che, con coraggio, apertamente, facciano di tutto per ostacolare e reprimere chi compie il male. Alla domanda che ho rivolto al cardinale Dionigi Tettamanzi nel mio ultimo incontro (fine aprile 2012): «Eminenza, se fossimo stati sicuri che Hitler avrebbe fatto ciò che poi ha fatto, potevamo ucciderlo prima?”, non ho ricevuto una risposta. Ho notato però l’imbarazzo sul volto del cardinale. Dico di più: Hitler doveva essere eliminato anche con la forza appena si è capito ciò che stava succedendo. E sono sicuro che, quando si è saputo della sua tragica fine, il Papa stesso avrà tirato un sospiro di sollievo e avrà perfino ringraziato il Signore, pregandolo naturalmente per la salvezza dell’anima del grande peccatore. Dobbiamo pur sempre salvarci la faccia di buoni credenti!

Chi mi rispondesse: «Neanche in questo caso ci è lecito uccidere!”, e lo giustificasse in nome del Vangelo o di Dio, io sarei pronto a tradire quel vangelo e quel dio, in nome di migliaia o di milioni di esseri umani che meritano di essere salvati mandando pure all’inferno l’anima e il corpo di un criminale. È meglio che muoia uno solo. Anche nei confronti di Gesù Cristo è stata detta una cosa simile. «Allora i sommi sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: “Che cosa facciamo? Quest'uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione”. Ma uno di loro, di nome Càifa, che era sommo sacerdote quell'anno, disse loro: “Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo e non vada in rovina la nazione intera!”. Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo» (Gv 11,47-55).

Ecco ciò che succede quando la religione fa suo il diritto di uccidere in nome di Dio, e non si accorge che in tal caso uccide i profeti e i giusti, il cui martirio col tempo produrrà il risveglio di una nuova Umanità!

Anche la religione cattolica ha ucciso in nome di Dio per proteggere la mente delle anime deboli da presunte eresie, e per difendere dogmi di fede o verità presunte tali si sono mandati al rogo migliaia di spiriti liberi! Questo sì: era legittimo! Ma dire oggi che per difendere una intera nazione da perversi stupratori di coscienze si può invocare la giustizia di Dio e che si è pronti alla ribellione anche fisica, questo no, non è lecito. Scandalo!

Quando mi sento dire che, nonostante tutto – non importa il contesto socio-politico in cui viviamo – noi credenti dobbiamo continuare a fare il nostro dovere di amare il prossimo, a educare i nostri ragazzi insegnando loro le virtù cristiane; che la nostra missione è quella di predicare il perdono, di pregare per le anime, di confessare i peccatacci dei nostri piccoli; che il nostro impegno è strettamente “religioso”, beh allora il Cristianesimo non avrebbe più nulla da dire. È rimasta solo una parvenza religiosa. E allora fanno bene quei preti o quei laici che si adagiano, rassegnati a sopravvivere, mantenendo ancora in vita quelle poche superstizioni che sono rimaste o, al massimo, inventandone di nuove dando così l’apparenza di modernità.

 

15 Commenti

  1. ranio ha detto:

    Tanto livore non è giustificabile in un sacerdote. Che tristezza.

  2. Giorgio ha detto:

    Perfettamente d’accordo con Giuseppe, sperando che le urne-extremaratio di un paese stanco- possano definitivamente mettere la parola fine alle apparizioni da incubo di mr B.

  3. Carlo ha detto:

    carissimo Don Giorgio, tu dici che combatti Berlusconi e che lo condanni in tutto quello che fa, che ha fatto e che farà, ma io ti dico ama i tuoi nemici e lascia stare Dio, come sacerdote non sei degni di dire messa, perchè gesù ha detto prima riconciliati con il tuo nemico,e la madonna ci esorta per pregare per voi preti che invece di interessarvi della religione parlate di cose materiali…..cerca la fede che forse l’hai perduta da molto tempo.

  4. Valdo ha detto:

    quando in giro c’è in giro un serpente velenoso che morde a tradimento non lo devi scacciare o solo ferire: GLI VA SCHIACCIATA LA TESTA !!!

  5. vale ha detto:

    Ieri è stato ucciso il sequestratore del bambino autistico in America. Nessuno ovviamente avrebbe da obiettare. Eppure anche quel folle (che già aveva ucciso) avrebbe forse meritato (ovviamente PRIMA) un po’ di considerazione. Reduce del Vietnam (perdenti per chi ha voluto mandarceli, assassini per chi si opponeva alla guerra), disturbato mentalmente e lasciato a se stesso.
    Eppure nessuno avrebbe da obiettare: meglio lui che il bambino.

    E’ relativamente facile essere radicalmente contro la violenza, sempre e comunque. Ma credo sia un’utopia pensare che esista un principio valido sempre e comunque. Un’utopia, in certi casi, persino pericolosa.

    Dubito fortemente che Don Giorgio abbia ghignato quando ha visto il volto ricoperto di sangue di Berlusconi (al più si sarà scocciato, come molti, vedendo la sua insistenza nello sfoggio di un macabro esibizionismo da martire).
    Semplicemente la rabbia e le maledizioni non riesce e non vuole a trattenersele davanti allo spettacolo desolante di un uomo che ha rovinato un paese e che nonostante tutto ha ancora un esercito di sostenitori convinti…
    e questa rabbia si traduce in parole. E’ peccato? Sì? No? Forse? E che dire dei preti che confessano i mafiosi? Di Don Verzé che di certo non conduceva uno stile di vita sobrio come ci si aspetterebbe da un prete?

  6. Gianni ha detto:

    Sono concorde con il seguente principio.
    La questione va, anche a mio modesto avviso, affrontata proprio a prescindere dalle indicazioni etiche, morali, di questa o quella religione, o confessione, o morale.
    Questo perchè ogni visione etica è diversa da un’altra, ed anche a prescindere dalla laicità della società in cui viviamo, bisogna stabilire chiare regole che valgano per tutti.
    Mentre morali diverse seguono regole diverse..
    Proprio per questo, non si deve pensare alla morale, ma al diritto, che regola la questione, ovviamente non solo nel singolo caso, ma in generale.
    Ed io, personalmente, concordo con la visione delle cose che ha il diritto penale italiano, ritenuto, da molti studiosi, un esempio di civiltà giuridica avanzata, di elevato livello.
    In taluni casi è prevista le scriminante della legittima difesa, anche per il caso di omicidio.
    Ed è per questo che talora anche chi ha commesso un omicidio viene assolto.
    Fuori da tale scriminante, il fatto rimarrebbe un reato.
    Questo anche perchè l’ordinamento prevede già forme di reazione, meno gravi, contro l’aggressore, rispetto ad un omicidio. Ad esempio, se intervengono i magistrati, questi possono, secondo la gravità dei casi, arrivare anche a privare della libertà personale, con misure cosiddette cautelari.
    Ma non solo..
    anche il cittadino può, in taluni casi, intervenire con l’arresto in flagranza di reato…
    Detto questo, i casi di intervento richiedono sempre che la protezione contro reati sussista nel momento in cui si interviene….
    non preventivamente..
    Cioè occorre che si intervenga contro l’aggressore nel momento in cui sussiste o l’aggressione o questa sia praticamente certa ed imminente…..
    Nel caso di Hitler, sarebbe stato un omicidio non preventivo, ma contemporaneo alla sua affermazione come dittatore….
    Perchè è dopo la sua presa di potere che si pensò a questo….
    Prima era stato solo arrestato, per via del putsch della birreria.
    Non so all’epoca cosa prevedesse il codice penale della repubblica di Weimar, ma se era simile al nostro, allora intervenire uccidendolo probabilmente non sarebbe stato considerato un reato, ma una reazione contro un tentativo di colpo di stato, anche da parte di un semplice cittadino.
    Nel caso di un sicuro rischio, ad esempio, contro l’ordinamento democratico, sempre che uno non abbia alternative concrete per reagire, ad es. contro un colpo di stato, come nel caso possa avvertire velocemente le forze dell’ordine, anche nel nostro ordinamento sarebbe possibile intervenire con le armi.
    Ovviamente, se invece il colpo di stato riesce, si verrebbe condannati dal nuovo ordinamento dittatoriale, e nel caso fallisca, invece, si sarebbe prosciolti per legittima difesa.

    Ovviamente non sempre la reazione per legittima difesa è consentita, in quanto si richiede una reazione proporzionale al rischio di offesa.
    Anche confrontando i beni oggetto di aggressione e di reazione.
    Si richiede, infatti, per l’omicidio in situazione di legittima difesa, che vi sia un rischio alla propria o altrui incolumità fisica o alla vita…

    Ovvio che sarebbe improponoibile presentare un’ipotesi difensiva per legittima difesa, per difendersi da comportamenti che non mettano a rischio la vita o l’incolumità delle persone, ed anche in caso di violazione di domicilio occorre che ci sia tale rischio, come ora espressamente prevede la legge, viste le incertezze interpretative della precedente giurisprudenza.

    La questione di B. e le donne, invece, a parte situazioni con eventuali minorenni, riguarda la morale, per diversi motivi.
    Non tutti trovano anche solo immorale andare con una prostituta.
    Anche per questo il nostro ordinamento non ha ritenuto opportuno entrare nel merito, sanzionando certi comportamenti.
    In una visione laica e liberale, se due persone sono entrambe adulte, capaci di intendere e di volere, ed insomma consenzienti…….

    Diverso il caso di sfruttamento della prostituzione, che prevede anche la possibilità di misure cautelari.
    In sintesi ritengo giusta la posizione di don Giorgio,circa il fatto che certe questioni non possano essere disciplinate dalla morale, ma richiedano il comun denominatore di regole giuridiche.
    Al tempo stesso concordo, nel merito, con la regolamentazione, a mio avviso equilibrata, che di tali fattispecie fornisce l’attuale normativa penale, che ha saputo equilibrare i casi ed i limiti in cui sia consentito estrinsecare anche violenze contro l’aggressore, fino all’omicidio scriminatato per legittima difesa.

  7. Jampy 1944 ha detto:

    Vogliamo dare voce a Don Giorgio, a Don Gallo, a Don Colmegna, a Don Ciotti, oppure a Don baget bozzo don gelmini ed altri preti di paese che fanno il tifo per il mefisto e diabolico untore berluscoide.

    • Rodolfo ha detto:

      Caro Jampy 1944,
      ho notato che hai usato la maiuscola per alcuni nomi e la minuscola per altri. E’ stato un refuso o intenzionalmente hai voluto disprezzare chi non la pensa come te?

  8. Giuseppe ha detto:

    Qui si tratta di legittima difesa. Dobbiamo metterci in testa che questo indecente cavaliere di sventura è un pericolo per sé e per gli altri. Perfino l’ex moglie, in un momento di lucidità, se ne rese conto e infatti chiese pubblicamente che venisse fermato, aiutato e curato perché malato e pericoloso. Come se non bastasse la sua storia politica ed imprenditoriale a dimostrarlo, sarebbero sufficienti le farneticazioni di questi giorni, in cui approfittando di una campagna elettorale sconcia e priva di ogni forma di rispetto (di cui sono responsabili un po’ tutti) da bravo demagogo è arrivato a promettere mano a mano il rimborso dell’IMU, oltre alla sua abolizione e l’abolizione dell’IRAP, fino alla follia del condono tombale. Mi sembra evidente che si tratta di dichiarazioni quanto meno imprudenti e praticamente irrealizzabili, dettate solo dalla smania di stupire e raccogliere consensi senza curarsi minimamente degli effetti pratici, ma a mio avviso sono anche un tentativo estremo di recuperare terreno, da parte di chi al di là dell’ottimismo ostentato, essendo quasi sicuro di andare incontro a una disfatta fa di tutto per buttarla in caciara e creare confusione. Per questo le trovo, se possibile, ancora più disperate e pericolose, perché prendendo a simbolo un’imposta così impopolare e che ci riguarda tutti, provano a far leva sull’indignazione degli elettori generando false aspettative nelle persone più ingenue, credulone e meno smaliziate. Con conseguenze imprevedibili e minacciose anche sulla sicurezza e l’ordine pubblico. Forse qualcuno vedendolo nella sua veste di imbonitore, sempre così sorridente e pronto alla battuta, apparentemente padrone della situazione e sicuro di sé, potrebbe essere portato a sdrammatizzare e convincersi che le nostre riflessioni siano ingannevoli e cariche di un eccessivo allarmismo, ma a costoro vorrei ricordare che il fascino del male è di gran lunga superiore a quello del bene e la sua pericolosa lusinga si spinge anche a fingere virtù pur di raggiungere i suoi scopi. Nella liturgia di domenica scorsa abbiamo letto l’elogio della carità della lettera di San Paolo ai Corinzi, ebbene, forse sbaglierò, ma penso che liberare il nostro paese da un simile energumeno sarebbe veramente un grande atto di carità.

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