“Piccola” Chiesa e… “piccoli” pastori
Pensando alla diocesi milanese, forse il problema non è la diocesi in sé per la sua vastità territoriale, forse il problema non è la gente e non sono le comunità parrocchiali, forse non è neppure il suo clero, diocesano e religioso, ma credo che il problema vero sia il suo vescovo, con ricadute inevitabili sulle strutture e su tutta la diocesi.
Certo, non sono un ingenuo pensando che tutto si possa risolvere con un vescovo autorevole e santo, meglio più autorevole che santo.
Ma coi tempi che corrono, tempi di vuoto quasi assoluto di valori, tempi in cui sembra che a prevalere sia l’imbecillità “quasi” infinita (Albert Einstein parlava di imbecillità semplicemente infinita), si esigerebbero a maggior ragione leader di grande spessore: nel campo ecclesiastico si chiamano “pastori”, a differenza dei Movimenti ecclesiali dove vige la legge del capo carismatico.
Parlo di forti punti di riferimento, e non mi riferisco a quei personaggi che nel gergo politico si chiamano dittatori.
Ma ecco una domanda: come mai da qualche anno la diocesi milanese è retta da pastori che dire incapaci e insulsi non darebbe ancora l’esatta idea di ciò che penso?
Ma è tutta colpa di un vescovo se è fatto così e cosà, se non riesce ad essere all’altezza di una diocesi che meriterebbe ben altri pastori? Forse è colpa sua, se, accettando la nomina, ha obbedito ciecamente in nome di quel “volere di Dio”, che nel passato era servito a coprire oscenità d’ogni genere. Se non ti sentivi all’altezza (talora basterebbe poco, guardarsi umilmente allo specchio), perché hai accettato una nomina che già sapevi ti sarebbe pesata sulle tue deboli spalle? Già, ognuno pensa: chissà?, ho dentro risorse imprevedibili che all’occorrenza usciranno sorprendendo i più grandi scettici. Beh, in fondo ognuno di noi è un pozzo profondo: basta crederci, e usciranno miracoli. E poi: perché dimenticare che, se è vero che siamo servi inutili, nelle mani di Dio possiamo fare meraviglie? La stessa Bibbia ci insegna che Dio scommette sugli scarti. Più ci sentiamo scarti, più serviamo il Signore anche con responsabilità di comando che vanno oltre la nostra piccolezza. Ci sono vescovi che, quando sono investiti di grandi incarichi, pensano di essere Maria Vergine, quando cantava il Magnificat!
Ma non credo che sia questo il criterio di chi, dall’alto, fa le nomine scegliendo i pastori delle diocesi più grandi. Più che dubbi, ho le mie convinzioni diciamo personali: la chiesa istituzionale nelle scelte (pensiamo anche al Conclave!) ha sempre fatto calcoli suoi, anche fortemente opportunisti, per non parlare di giochi più o meno sporchi.
Anche sulle scelte pastorali di papa Francesco ho i miei forti dubbi, diciamo certezze: vuole distruggere le diocesi più grandi dando peso alle diocesi più piccole. Perché? Per un semplice motivo, che è sotto gli occhi di tutti: le diocesi più grosse guidate da pastori autorevoli e intelligenti (vedi il caso Carlo Maria Martini) potrebbero creare grossi problemi a Roma, soprattutto quando a capo della Chiesa gerarchica c’è un papa meno autorevole e meno intelligente.
A questo punto, con questo papa, come prossimo successore di Delpini rischiamo un vescovo ancora peggiore di Delpini. Di male in peggio, e il fondo nella Chiesa istituzionale sembra infinito, e questo forse perché, più male c’è nella Chiesa istituzionale, più si dimostra che la Chiesa di Cristo è una roccia eterna fondata sulla Parola di Dio.
Ma… è mancanza di fede sperare che il prossimo vescovo di Milano sia un segnale che lo Spirito ha deciso di cambiare rotta suggerendo (forse oltre non va) scelte di pastori più autorevoli e più intelligenti? Scarto non significato ciò che rimane della stupidità umana, ma quel “resto nobile” che è rimasto in una società carnale e priva di ogni ben dell’intelletto.
Noi milanesi non pretendiamo di essere privilegiati, ma di non essere più maltrattati oltre quel limite che si chiama decenza anche istituzionale.
La dissidenza di don Giorgio nella Chiesa è inascoltata, come lo sono state altre in passato. E’ questa mancanza di ascolto che la rende “Piccola”. Lo stesso vale per i “piccoli” pastori come Delpini che non ascoltano la sua voce.
In un editoriale don Giorgio presenta Giovanni Papini. Avevo un vago ricordo legato al fascismo. Ma lo stesso si può dire di Heidegger col nazismo. Ma le loro opere per chi studia non vanno messe al bando, ma studiate attentamente.
Mi son letto di Papini la Storia di Cristo originale trovata in Internet. Poi ho trovato in un estratto del Diavolo queste frasi:
«Noi non pretendiamo che questi sentimenti vengano accettati oggi dalla dottrina ufficiale della Chiesa docente e tanto meno pretendiamo di far le sue veci e le sue parti. Ma ciò che non è lecito insegnare come verità certa e sicura può e deve essere ammesso come cristiana e umana speranza».
«Fratelli, sorelle, non posso più tacere. Ho atteso anche troppo. L’infinito dolore del mondo si raggruma e fermenta nella mia anima di padre, vuole che la mia voce sia la sua voce. Se non parla colui che rappresenta Cristo sulla terra, chi dunque parlerà? Molti mormorano, sussurrano, gridano, contendono, sillogizzano e delirano ma da nessuna parte odo levarsi una parola che sfavilli dalla pura luce dello spirito, che sgorghi dal sangue caldo del cuore».
«Ormai gli uomini non mi interessano più. Si comprano per poco, ma valgono sempre meno. Non hanno né midollo, né anima, né soffio: forse non avrebbero neppure sangue abbastanza rosso per firmare il contratto di prammatica».
Non sono attuali?
Oltre a don Giorgio che ho avuto la fortuna di incontrare dopo anni che seguo il suo blog dove sono nella Chiesa coloro che dovrebbero rispondere alle provocazioni di Papini “da nessuna parte odo levarsi una parola che sfavilli dalla pura luce dello spirito”?
Non solo nella Chiesa, ma anche nella politica non è vero che “gli uomini … si comprano per poco, ma valgono sempre meno?”
Alla fine credo che anche la Chiesa si stia accorgendo della sua inconsistenza. Lo dico alla luce del sempre crescente numero di preti ambrosiani che ottiene un periodo di stacco per un recupero psicofisico o addirittura decide di abbandonare il sacerdozio. Si potrebbe dire che dopo tanto correre uno arrivi a chiedersi: “perchè sto correndo?” e davanti ad un’assenza di risposta cade in crisi. Segni positivi, crisi positive, che stridono con l’immagine del vescovo che corre corre ma senza chiedersi un perchè. Ed è proprio il non chiedersi un perchè che lo tiene in piedi tronfio e convinto della sua opera; opera di vicinanza ma senza alcuna sostanza.
Eppure molti si fermano, bloccati dalla mancanza di senso delle tante azioni che compiono ogni giorno. La stessa mancanza che spesso provo pure io in una vita dedicata a correre al lavoro per riempiere le tasche di gente avara e senza scrupoli. Gesù in fondo ha dato un grande valore alla libertà, alla capacità di staccarsi da regole e riti sterili. Il coraggio lo si trova proprio nella relazione e nell’amore per la Sua parola. Chi ama la Parola di Dio non cade sotto il controllo di regole umane, di opere di controllo.
In un contesto come quello attuale ciò che arriva anche dalla Chiesa istituzionale è un messaggio di impregnata carnalità.
Non ci si può stupire che sia così, dal momento in cui i pensatori liberi, gli spiriti liberi, vengono da sempre messi a tacere.
Oggi assistiamo a preti di ogni risma, tutti muscoli e quindi consolidazione della carne.
Si è perso del tutto quel monito che era del mondo antico e dello stesso Cristo: rinuncia a te stesso.
Ed è questo il grosso problema in quanto è l’amor sui, l’ego, che si gonfia e domina ovunque.
Da tempo è in atto un degrado religioso impressionante che va di pari passo a quello politico. I due sono strettamente connessi.
La mancanza di Guide rende questo momento storico ancor più drammatico ma anche stimolante.
Se è così oggi è perché il vecchio deve o sta finendo e qualcosa di nuovo dovrà pur nascere.
Don Giorgio è una vita che dice certe cose in quanto vede con gli occhi dello spirito.
Solo chi ha fede pensa.
Ecco perché Cristo chiede: troverò ancora fede sulla terra?