L’Europa vuole riarmarsi

Britain Ukraine Summit

I leader europei assieme al presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Londra il 2 marzo 2025 (AP Photo/Christophe Ena)
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L’Europa vuole riarmarsi

Per sostenere l’Ucraina e difendersi da sola, anche senza gli Stati Uniti: qual è la situazione attuale, e perché non sarà facile
Dopo il disastroso litigio tra il presidente americano Donald Trump e quello ucraino Volodymyr Zelensky, i leader europei si sono incontrati a Londra per discutere su come difendere l’Ucraina e l’Europa in caso di ritiro del sostegno militare degli Stati Uniti. La guerra in Ucraina è stato l’argomento principale dell’incontro, ma molti leader hanno parlato anche del fatto che l’Europa non possa più dipendere militarmente dagli Stati Uniti – ora che l’amministrazione Trump è ritenuta inaffidabile e spesso vicina alla Russia – e debba trovare il modo di riarmarsi, per sostenere l’Ucraina e per difendersi da sola.
Questo riarmo passa attraverso un aumento della spesa militare. «Negli ultimi tre anni la Russia ha speso il 10 per cento del proprio PIL nella difesa. Dobbiamo essere pronti a quel che ci aspetta, con un obiettivo del 3-3,5 per cento del PIL», ha detto in un’intervista a Le Figaro il presidente francese Emmanuel Macron. Anche Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione Europea, uscendo dall’incontro di Londra ha detto che «dopo un lungo periodo di scarsi investimenti, è ora di eccezionale importanza aumentare gli investimenti nella difesa per un lungo periodo di tempo».
L’obiettivo di aumentare le spese per la difesa fino a portarle sopra al 3 per cento del PIL indicato da Macron è lo stesso ritenuto da molti esperti come il minimo necessario per consentire all’Europa di difendersi da sola, senza l’aiuto o con un aiuto ridotto degli Stati Uniti. È indicato, per esempio, in un recente studio congiunto fatto da Bruegel e dal Kiel Institute, due dei più importanti centri studi europei, i cui autori parlano del 3,5 per cento del PIL come soglia minima.
È un obiettivo per ora soltanto ipotetico: non c’è nessun obbligo a raggiungerlo e non è citato in nessun documento ufficiale. Ma tutti concordano che, indipendente dalla cifra, i paesi europei dovranno spendere molto di più del 2 per cento del PIL che veniva indicato soltanto pochi anni fa come spesa minima richiesta ai membri della NATO. Questo aumento rispecchia il rapido cambiamento delle condizioni internazionali: per i paesi europei spendere il 2 per cento del PIL era ritenuto sufficiente perché si dava per scontato che gli Stati Uniti avrebbero mantenuto i loro impegni di difesa in Europa. Ora l’ipotesi è che l’Europa non possa più dare per certa la difesa americana, e quindi debba aumentare le proprie spese militari.
Attualmente soltanto un paese europeo spende più del 3,5 per cento del proprio PIL nella difesa: la Polonia, con una spesa del 4,12 nel 2024 e la previsione di portarla al 4,7 nel 2025, secondo dati della NATO. Alcuni piccoli paesi europei più esposti alla minaccia diretta della Russia, come i paesi baltici, hanno superato il 3 per cento, ma la maggioranza dei paesi europei si trova attorno al 2 per cento di spesa, in alcuni casi raggiunto da poco e con notevoli sforzi. Il Regno Unito è al 2,33 per cento, la Germania al 2,12, la Francia al 2,06.
Ci sono poi alcuni paesi (ormai la minoranza) che non arrivano nemmeno al 2 per cento del PIL. I più grandi sono l’Italia (1,49) e la Spagna (1,28).
La spesa militare dei paesi NATO come percentuale del PIL (NATO)
In Europa si sta discutendo di come trovare i soldi per finanziare questo aumento della spesa militare, e tra le altre cose qualche settimana fa von der Leyen aveva annunciato l’intenzione di introdurre la clausola di salvaguardia per consentire ai paesi dell’Unione maggiore libertà di fare debito per le spese nella difesa. Per alcuni paesi fortemente indebitati come l’Italia, tuttavia, rimarrà difficile aumentare significativamente la propria spesa militare.
Non solo soldi
L’altro elemento importante da tenere in considerazione quando si parla di riarmo dell’Europa è che la spesa militare, da sola, non basta, soprattutto se davvero gli Stati Uniti dovessero venir meno ai propri impegni. Sostituire anche solo parzialmente il più potente esercito del mondo non sarà facile. Lo studio di Bruegel e del Kiel Institute ricorda per esempio che attualmente sul territorio europeo ci sono 80 mila soldati americani sparsi in tutto il continente. I piani della NATO prevedono che, in caso di attacco esterno all’Europa (tendenzialmente dalla Russia) le truppe americane aumentino rapidamente a 300 mila.
Mettiamo però che gli Stati Uniti decidano di non difendere l’Europa in caso di attacco. Per i 29 paesi europei (si contano anche il Regno Unito e la Norvegia, che sono fuori dall’Unione Europea) sarebbe abbastanza facile radunare abbastanza soldati per sostituire i 300 mila americani.
Ma un conto è poter contare su 300 mila soldati americani dotati di un addestramento standardizzato e di un comando unificato, e che godono di un supporto aereo e capacità nello spazio che al momento l’Europa non possiede; un altro conto disporre di un gruppo di soldati raccolti qua e là in Europa. «Le capacità di combattimento di 300 mila soldati americani sono notevolmente maggiori di quelle di un numero equivalente di soldati europei distribuiti tra 29 eserciti nazionali», si legge nello studio.
Al momento l’Europa è così militarmente dipendente dagli Stati Uniti che oggi tutti i piani militari della NATO danno per scontato che, in caso di attacco, la difesa europea sarà guidata non da un generale europeo, ma da uno statunitense. Questo significa che, per potersi difendere da sola, l’Europa deve aumentare in maniera sostanziale il coordinamento dei propri eserciti.
Deve inoltre potenziare la propria industria militare: al momento molti degli armamenti più strategici sono ancora prodotti dagli Stati Uniti, e in generale l’Europa non possiede abbastanza mezzi e munizioni per affrontare un’eventuale guerra contro la Russia. Aumentare la produzione locale, però, potrebbe richiedere anni.

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