La Chiesa del Cristo storico cadaverico…

L’EDITORIALE
di don Giorgio

La Chiesa del Cristo storico cadaverico…

Le chierichette e i chierichetti di Sant’Ambrogio in Monte di Rovagnate (Lecco), quando li preparavo alla spogliazione dell’altare il venerdì santo pomeriggio, sapevano il momento di dare inizio al rito, muovendosi in grande silenzio secondo il turno stabilito. “Ragazzi, quando?”. Tutti rispondevano: “spirò”. Intendevano dire che dovevano iniziare il rito quando, durante la lettura della Passione di Gesù, il lettore diceva: “E Gesù, emesso un alto grido, spirò”.
“Spirò”: era il verbo usato dalla vecchia traduzione, che intendeva “spirare” nel senso di morire fisicamente. La nuova versione della Conferenza Episcopale Italiana, secondo le indicazioni di molti esegeti moderni, traduce “spirò” con “rese lo spirito” (Matteo 27,50). Giovanni è ancora più esplicito: “consegnò lo spirito”, nel senso di “donò lo spirito”.
Non sono mie congetture, ma interpretazioni esegetiche di studiosi qualificati, come Carlo Maria Martini: Cristo mentre muore ci dona lo Spirito santo. Ecco allora il significato della Pasqua cristiana: un passaggio (pasqua significa, appunto, “passaggio”) dalla morte alla vita, dalla carne allo spirito (secondo il linguaggio dei mistici).
Se cogliessimo in profondità almeno qualcosa di questo passaggio, forse scopriremmo il vero vsegreto del nostro vivere e del nostro morire.
In fondo, che cos’è la vita, se non un passaggio ininterrotto da una situazione all’altra, da uno stato di malessere ad uno stato di benessere, o viceversa? Per i bambini poi la crescita è un progressivo passaggio che coinvolge tutto l’essere e tutto il corpo.
E allora perché ci sia vita, come dobbiamo affrontare le varie situazioni esistenziali? Pensate a cosa potrebbe significare che ogni forma di morte diventasse emissione di spirito vitale! In ogni passaggio qualcosa muore, per dar vita a qualcosa d’altro. Pensate al seme che, come ha detto Gesù, deve marcire per farsi germoglio di vita.
Non voglio entrare nel difficile, ma sarebbe ora di affrontare le cose serie in modo serio, e non buttarle sempre sullo scontato. Basterebbe anche solo intuire qualcosa del Mistero della Risurrezione, almeno tentare, anche con il rischio di mettere in crisi un castello di fede tenuto finora in piedi con le certezze di una religione, a cui interessa solo che nessuno oltrepassi i paletti del divieto dogmatico.
Che cos’è che lega la morte di Cristo con la sua Risurrezione? Il Cristo risorto che cosa ha a che fare con il Cristo storico?
Noi purtroppo viviamo ancora di un Cristo storico che è morto sulla croce. Certo, è importante anche il Cristo storico, ma i Vangeli ci danno di questo Cristo storico una visuale completamente diversa da quella contenuta nei libri di storia. Non rinnego il Cristo storico, ma rinnego tutto ciò che è legato ad un personaggio storico, idealizzato a tal punto da essere  un sovr-Umano. Il miracolismo o il sensazionalismo fa parte di un Cristo che è morto sulla croce. C’è ancora una parte di Chiesa che vive di questo Cristo dai poteri magici. I miracoli nei Vangeli non hanno nulla a che fare con un Cristo taumaturgico. Giovanni non parla di “miracoli”, ma di “segni”. L’aspetto esteriore non conta: conta invece ciò che un evento vuole indicare o esprimere. I miracoli di Cristo, dunque, sono “segni” di un mondo che va al di là dell’esteriorità.  
Il Cristo della Chiesa autentica è il Cristo della fede, il che significa che noi credenti dovremmo entrare in un altro mondo, che è quello dell’essere mistico. Il che non comporta il rinnegamento della nostra storia, ma richiede una visione mistica della realtà esistenziale. Questa è la vera Storia.
Pasqua è passaggio dall’esteriore all’interiore, dall’avere all’essere, dall’apparire alla realtà. E la realtà non è fatta di cose, ma di energia vitale.
Non mi sembra che la Chiesa lungo i secoli abbia fatto un grande passaggio. È ancora ferma al Cristo storico, per di più tradito anche nella sua storicità in funzione di una struttura religiosa che Cristo aveva abbattuto nell’ebraismo. La Chiesa, dunque, si è costruito un suo regno, dove i peccati non mancano, ma con la possibilità del perdono. La Chiesa si è inventata la confessione per purificarsi di quei peccati che mettono a rischio la sua struttura mostruosa. E ha dimenticato che il vero peccato è umiliare l’essere, in tutto il suo mondo vitale. 
Come si può parlare di essere, di mistica, di spirito, quando tutto sa ancora di carne, crocifissa sulla croce, per poi farla risorgere in tutto il suo splendore? La fede della Chiesa è cadaverica, nel senso che adora un Cristo storico che è morto per sempre!
La Chiesa parla di fede, ma l’intende a modo suo; parla di spirito, ma lo spirito secondo la Chiesa è l’anima dannata dei fedeli da salvare con le buone opere. Parla di cose nobili, in realtà è menzognera.
“Resurrexit!”, urla di gioia la Chiesa in questi giorni. E suona a festa le campane, l’organo, accende luci ed espone fiori, indossa paramenti solenni. Ma a che serve, se quel Cristo fatto risorgere è solo il Cristo storico, rivisto, ripresentato, rifatto su misura di una Chiesa che ama vestirsi di gioielli, di apparenze, di consenso, di spettacolarità?
Non ho sentito in questi giorni il papa o un vescovo parlare di quel Cristo della fede che è stato umiliato e tradito da una Chiesa, a cui interessa solo difendersi o protestare solo perché i cristiani vengono ammazzati, quando da secoli la Chiesa ha ucciso l’Uomo e la sua libertà vitale.
4 aprile 2015
EDITORIALI DI DON GIORGIO 1
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