Questi bastardi leghisti, questi bastardi professori, questi bastardi parroci…

 

di don Giorgio De Capitani

Non torno sulle sparate del demente e xenofobo porco  leghista  Mario Borghezio (non saprei a quale umanità possa appartenere, e nemmeno se abbia un minimo diritto di cittadinanza nell'universo: i cannibali sono senz’altro più umani di lui!), e non vorrei nemmeno parlare dei commenti altrettanto xenofobi e indegni di esseri civili di noti maialoni leghisti sempre pronti a dire cazzate (ormai, poveretti, sono in affanno, stanno per essere risucchiati nel water delle loro ideologie di merda). Se vi siete accorti, i luridi leghisti sono usciti dalla mia attenzione, anche se qualche rottame (vedi Roberto Maroni) è ancora rimasto, ma anch’esso si sfracellerà contro gli scogli della storia. Ho un debole: sento compassione per qualcuno che sta rantolando.

Non vorrei nemmeno dar troppo peso alle dichiarazioni dello schizofrenico Pietro Melis. Ha 70 anni ed è in pensione dopo aver insegnato ”Scienza della formazione” all’università di Cagliari. È già noto per essere stato condannato con sentenza definitiva per antisemitismo. Nel 2004 diffuse un articolo nel quale invocava “le camere a gas naziste per i maledetti ebrei” colpevoli, a suo dire, di praticare il rito di macellazione ortodosso degli animali prescritto dal libro del Levitico. Adesso se la prende con Cécile Kyenge, neo ministra per l’Integrazione. «Questa folle ha detto che l’Italia deve essere un Paese meticciato. È venuta a comandare in casa degli altri (…) Perché non è rimasta nel suo Congo in mezzo alla guerra civile che imperversa da tanti anni? No, è venuta qui da fuggiasca a farci lezione. Vuole anche qui una guerra civile tra poveri questa forsennata. Ma se ne torni in Congo, dove merita di continuare a vivere. Faccia lì l’oculista. Di lei non abbiamo bisogno». Lo scritto, dopo una dissertazione attorno alla disoccupazione degli italiani e al pericolo che gli stranieri si approprino dei pochi posti di lavoro a disposizione, prosegue così: «A che serve dunque il neonato pazzesco ministero dell’integrazione? Che sia stata nominata come ministro di questo cosiddetto ministero una negra sposata con un italiano (deve essere un disperato) la dice lunga sui propositi nefasti del Pd di propagandare il mito della società multiculturale e multirazziale. Ben sapendo che la politica dell’accoglienza ha portato ad una maggiore criminalità, essendo, per esempio, lo spaccio della droga dominato dalle organizzazioni mafiose di cui i clandestini o ex clandestini (tali solo per avere avuto un permesso di soggiorno) sono spesso la manovalanza, se non si mettono in proprio. Si è detto che molti africani o asiatici stanno decidendo di tornare nei loro Paesi perché non trovano lavoro e qui si inventa un ministero dell’integrazione. Pazzesco».

Lascio ai lettori commentare!

Ciò che invece veramente mi addolora, come cristiano e come prete, è sapere che esistono ancora ministri di Cristo che dicono più o meno le stesse cose del pazzo professore, rivelando un razzismo indegno del Messaggio radicale di Cristo.

Anche don Alessandro Loi, 65 anni, parroco di Lotzorai, poco più di duemila abitanti in Ogliastra (Sardegna), ce l’ha con Cécile Kyenge. Sulla sua pagina Facebook ha postato questo messaggio: «Prima gli italiani! C’era proprio bisogno di un ministro di colore? Con tutto il rispetto per la signora». «Il ministro sogna un’Italia di immigrati, noi un’Italia di italiani. Mischiare le razze può essere pericoloso!». Quindi il link di un articolo de Il Giornale dal titolo eloquente: “Quella nomina razzista intrisa di buonismo”, il cui autore (niente meno che quel Magdi Cristiano Allam, battezzato solennemente dal papa precedente e quasi subito fuggito dalla Chiesa Cattolica) denuncia la nomina di Cécile Kyenge a ministro della Cooperazione internazionale e l'Integrazione come un atto di razzismo nei confronti degli italiani.

L’aspetto forse più curioso della vicenda è che in Ogliastra, non lontano dunque dalla parrocchia di don Loi, c’è un sacerdote originario proprio del Congo. Si chiama Floribert Kiala e dallo scorso febbraio è vice parroco della chiesa di Sant’Andrea a Tortolì. Informato delle uscite dell’anziano collega sardo, le ha definite “vergognose”. A maggior ragione, ha detto, perché vengono da un sacerdote.

Don Loi si è sempre definito “tradizionalista”: da novembre celebra la Messa secondo il vecchio rito della Chiesa cattolica, ovvero dando le spalle ai fedeli, e si rifiuta di dare la comunione nelle mani. Che cosa di buono ci si può aspettare da un tradizionalista? Anche i leghisti sono in fondo dei tradizionalisti, per questo sono sullo stesso water a defecare.

 

Dal Blog di Tottus in pari

IL NOSTRO PATRONO È NERO

(TESTO RIVOLTO A DON ALESSANDRO LOI, PARROCO DI LOTZORAI)

di Ornella Demuru

Ripetita iuvant dicevano i latini. E noi vogliamo ripeterlo. Chi è il santo patrono della Sardegna? Il santo patrono della nostra terra è lui: Sant’Antioco. Il santo martire che dà il nome all’omonima isola. Lo ripetiamo perché talvolta capita di credere che il patrono della Sardegna sia l’altro grande santo sardo, l’amatissimo Sant’Efisio, il santo martire stampacino che ogni anno il primo maggio richiama migliaia di sardi nella città di Cagliari. E invece il nostro santo patrono, forse meno nazional-popolare rispetto ad Efisio ma pur sempre amatissimo, è lui, Santu Antiogu. Sant’Antioco “secondo la tradizione, era un medico orientale, che, al tempo dell’Imperatore Adriano, cioè nella prima metà del Il secolo, percorreva la Galazia e la Cappadocia, ai confini orientali dell’Impero. Egli non solo curava i corpi, ma vaccinava le anime col Battesimo, ed era ben noto per le innumerevoli conversioni di pagani. Quando l’Imperatore emise un Editto di persecuzione, lo zelante medico e missionario fu tra i primi ad essere arrestato. Si voleva far di lui un apostata, ma egli non piegò né alle torture né alle minacce. L’Imperatore allora lo inviò esule in Sardegna, nell’Isola Plumbaria, perché avesse tempo di pentirsi della sua ostinazione e di raffreddarsi nel suo entusiasmo di credente. Giunse nell’isola condotto da un soldato di nome Ciriaco, che doveva essere suo custode ed aguzzino. Non pare però che fosse condannato ai lavori forzati, se è vero che si stabilì in una grotta presso le coste dell’isola, trasformandola in un piccolo oratorio sotterraneo. Qui passò i suoi giorni di esilio, pregando, meditando, digiunando. Il suo esempio convertì il soldato Ciriaco, e quando la notizia di quel cristiano irriducibile giunse alle orecchie delle autorità imperiali di Cagliari, venne decisa una punizione esemplare. L’esule Antioco fu così colpito a morte, ma prima di morire egli pronunziò una accorata preghiera al Signore, invocandone la protezione sulla Sardegna e sul suo fiero popolo”. Ecco perché è patrono della Sardegna. Questa preghiera non è stata mai dimenticata. Ma detto questo cosa c’è di particolare da ricordare? Beh, intanto che Santu Antiogu era nero. Sì, il nostro santo patrono è nero. O vogliamo dire “marroncino”? O vogliamo dire come oggi tanto si usa “di colore”? E perché vogliamo ricordarlo questo particolare apparentemente insignificante? E’ di oggi l’intervista su una tv sarda al parroco di Lotzorai, Don Alessandro Loi, che dichiara di ritenere inopportuna l’elezione a ministro di una donna “di colore”. Nello specifico si sta riferendo all’elezione di Cecile Kyenge a capo del Ministero dell’integrazione. Ora, pensando che si tratta di un ministro italiano qualche indipendentista potrebbe pensare che la cosa non ci riguarda. E invece ci riguarda eccome, visto che a pronunciare quel giudizio è pur sempre un sardo, un prete sardo. E allora sorge spontaneo domandarsi cosa c’è di inopportuno per un sardo? Cosa ci sarebbe di inopportuno per un sardo cristiano? Cosa può esserci di inopportuno per un parroco della Chiesa sarda? Vogliamo così cogliere l’occasione per ricordare a Don Loi che lui vive e predica in una terra il cui patrono è un nero. Vogliamo ricordagli che patrono deriva dal latino “protector”=protettore: cioè colui che ha in affidamento tutti i fedeli di quell’area geografica specifica, e che dunque il protettore dei sardi laici e dei sardi clerici è appunto un patrono DI COLORE. Ci chiediamo, caro Don Loi, cosa direbbe Santu Antiogu, uomo e martire di colore, sentendo le sue dichiarazioni. Cosa c’è di inopportuno nell’avere un rappresentante istituzionale di colore, quando colui che la protegge e a cui lei deve un minimo di venerazione è a sua volta di colore? Caro Don Loi, come vede la Sardegna, per nostra fortuna, conosce la globalizzazione – intesa per scambio di culture fra popoli – giusto da qualche millennio. Perciò riteniamo che sia opportuno che i parroci debbano studiare e approfondire la storia della Chiesa, soprattutto quella sarda, che evidentemente ignorano. Mentre riteniamo che di “inopportuno” ci siano solo le dichiarazioni razziste e anacronistiche del parroco succitato

 

15 Commenti

  1. Sandro ha detto:

    Se è vero quel che ho letto tempo fa, questi soggetti, sono già sconfitte dalla storia, mestieranti del nulla, si sono così garantiti una furbesca e redditizia occupazione a vita. (vedi i leghisti), quanto al sacerdote meglio non commentare.
    Questi cialtroni sono sconfitti dalla storia, poiché tutte le proiezioni demografiche danno i popoli europei ormai in inesorabile declino numerico, da almeno 50 anni a questa parte, dalle famiglie di 6 figli degli anni ’50 siamo passati in brevissimo tempo a famiglie a figlio unico, ed aggiungo io a figli 0, complice anche la crisi, che impedisce materialmente a chi lo volesse di figliare, e contribuisce, con un alibi formidabile alla diffusione di stili di vita poco propensi alla procreazione.
    Senza l’apporto lavorativo e di prole degli immigrati, avremmo un tasso di natalità bassissimo, ed un sacco di posti di lavoro vacanti, come in Australia ad esempio, dove infatti cercano lavoratori stranieri.
    Dunque ai tassi di immigrazione e natalità odierni, già da anni esistono simulazioni demografiche, che collocano, all’incirca tra una quindicina di anni, il sorpasso inevitabile della popolazione europea, da parte di quella straniera!
    Facile prevedere possibili tensioni di ordine socio culturali e religiose, dunque, disponendo di informazioni simili, lo Statista, (cosa ben diversa dal politico!) dovrebbe lavorare, alacremente in questi anni, alla creazione, in tempi tutto sommato brevi, per quanto riguarda le dinamiche sociali, proprio a dei piani di integrazione, multiculturali e multirazziali, proprio per disinnescare il più possibile, lo spettro di possibili conflitti su base etnica, come ad esempio nella Jugoslavia.

    Quanto a Maroni, speravo che ai lombardi fosse preso un po di sano “meteorismo”, ed avessero evacuato, questa banda di criminali, invece ce lo ritroviamo a presiedere la regione, a coprire l’operato lega- Formigoni! Garantendo così la prescrizione di tutti i reati! Ed a diffondere una disumanità e spregiudicatezza infernale, di cui in parte la crisi economica, è un forte alleato, giustificando nelle menti dei più certi comportamenti.

    • Elia ha detto:

      Sandro,
      le proiezioni vere o false che siano lasciano il tempo che trovano se non vengono interpretate correttamente. Dici che la poca natalità fra gli italiani genera molti posti di lavoro.
      Come spieghi allora che i disoccupati sono cresciuti a dismisura negli ultimi tempi?
      Ci sono altre variabili oltre la natalità che vanno tenute in considerazione e i flussi migratori vanno visti in questa ottica.
      L’immigrazione è utile quando ci sono posti da lavoro vacanti, non quando l’indice di disoccupazione è alto soprattutto quando le liste di disoccupazione sono infoltite, appunto, anche da immigrati con regolare permesso di soggiorno, e dico ANCHE non SOLAMENTE. Capiamoci.

  2. Giuseppe ha detto:

    Buona notte dissi al mio bambino
    tanto stanco quando il giorno finì,
    allora chiese: “Dimmi, papà,
    la pelle di Dio che colore ha?”
    Di che colore è la pelle di Dio?
    Di che colore è la pelle di Dio?
    E’ nera, rossa, gialla, bruna, bianca perché
    lui ci vede uguali davanti a sé.
    Con occhi innocenti egli mi guardò,
    mentir non potevo quando domandò:
    “Perché le razze s’odiano, papà,
    se per Dio siamo una sola umanità?”
    Di che colore è la pelle di Dio?
    Di che colore è la pelle di Dio?
    E’ nera, rossa, gialla, bruna, bianca perché
    lui ci vede uguali davanti a sé.
    Questo, figliolo, non continuerà,
    l’uomo infine imparerà
    come dobbiamo vivere noi,
    figli di Dio, da ora in poi.
    Di che colore è la pelle di Dio?
    Di che colore è la pelle di Dio?
    E’ nera, rossa, gialla, bruna, bianca perché
    lui ci vede uguali davanti a sé.
    Di che colore è la pelle di Dio?
    Di che colore è la pelle di Dio?
    E’ nera, rossa, gialla, bruna, bianca perché
    lui ci vede uguali davanti a sé.

  3. Giovanni ha detto:

    Il meticciato è un dato di fatto. E la Chiesa, quella vera, non ha paura del meticciato. Penso al pensiero del tuo grande Vescovo Scola, caro Don Giorgio, che sul meticciato ha detto e scritto cose meravigliose.
    Del resto anche noi siamo meticci. In noi scorre sangue ebreo, romano, goto, visigoto, arabo ecc. ecc.
    Io non condanno chi ama la propria identità. Anche io amo la mia identità. Ma cosa è la nostra identità? La nostra identità non è il colore di una pelle, ma quello che abbiamo di più prezioso, cioè la Fede e la Certezza che Cristo è risorto non solo per noi, ma per tutti.
    Questa identità, la gioia di questa identità, scaccia la paura del “diverso”.
    Del nero, del giallo, del rosso, del meticcio ecc.
    Io ho solo una preoccupazione.
    Che se non recuperiamo la Fede non avremo nulla da offrire e proporre a chi arriva qui in Italia.
    Quando vedo i cinesi girare per le strade mi chiedo “Ma a quanti di loro viene annunciato il Cristianesimo, la cosa più preziosa dell’identità europea?”

    Per essere chiari: non mi preoccupa il fatto che ci siano i cinesi. Mi preoccupa il fatto che non offriamo loro la nostra vera identità.
    Per cui a chi teme “l’inquinamento” di chi arriva da fuori dico. Ma quale è la tua identità? Recuperala. Perché una forte identità non può temere il confronto con altre culture.

    Detto questo, è lecito discutere senza pregiudizi sulle norme che concedono la cittadinanza.
    Sul punto non esistono verità assolute. Anche io ritengo, personalmente, che la cittadinanza debba essere concessa, così come è adesso, a chi ha dato prova di rispettare i principi che stanno alla base della nostra Repubblica. Insomma, anche io credo che un minimo di regolamentazione sia necessaria e che la cittadinanza non possa essere regalata. Ma il nostro Ministro dell’Integrazione se l’è guadagnata e come cittadino ha il diritto-dovere di diventare Ministro.
    E sarà necessario giudicare il suo operato senza bigottismi o atteggiamenti politicamente corretti. Se farà bene che sia elogiata. Se farà male che sia criticata.

    Negare oggi il meticciato è avulso dalla realtà. Del resto Balotelli in nazionale credo che faccia comodo a tutti, come anche Andre Howe Besozzi e la stessa Josefa Idem.
    Giovanni

  4. Giuseppe ha detto:

    Negli anni 60-70 c’era uno spettacolo musicale itinerante che faceva il giro del mondo portando un messaggio di fratellanza. La troupe di “Viva la gente” (Up with the people) era composta da ragazzi e ragazze di diverse nazioni e di diverse etnie, bravissimi e perfettamente integrati fra loro, e tu, per un paio d’ore venivi trascinato in un ambiente coinvolgente dove si respirava amore a pieni polmoni e l’uguaglianza diventava una cosa tangibile. Uno dei pezzi più famosi dello spettacolo si chiama “Di che colore è la pelle di Dio”: lo raccomando a tutti. Forse ogni tanto, anziché sparare cazzate e arrampicarci sugli specchi per giustificare il nostro razzismo e la nostra insofferenza, dovremmo ricordarci che agli di Dio siamo tutti uguali.

  5. vale ha detto:

    Intanto Melis o è ignorante o non è aggiornato visto che il Ministero dell’Integrazione non è “neonato” poiché fu creato dal Governo Monti (con un nome leggermente diverso) ed è stato presieduto da Andrea Riccardi.
    Al prete poi bisognerebbe ricordare oltre all’identità straniera del Patrono sardo anche le parole di San Paolo: “Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù”.

  6. Elia ha detto:

    Non voglio intromettermi nelle beghe fra preti e neppure voglio commentare l’idiozia con la quale si censura l’integrazione delle razze. Non vedo motivi scientifici per i quali una razza debba essere definita migliore di altre; solo gli ignoranti, ma profondamente ignoranti, possono credere che il colore della pelle o la forma del naso possa fare la differenza.
    Tuttavia voglio dire che togliere il reato di immigrazione clandestina a mio parere è una sciocchezza.
    Vogliamo sostenere che è sufficiente mettere piede sul suolo italiano per acquisire il diritto alla residenza?
    Ma scherziamo? Cosa succederebbe se milioni di persone sbarcassero sulle nostre coste?
    Daremmo a tutti la residenza? Non esiste una nazione al mondo che lo permette.
    Io penso che con questa sortita la nostra Cécile si sia un po’ squalificata.

    • vale ha detto:

      Con tutto il rispetto per le tue idee, prima di tutto il reato di clandestinità non serve a inibire l’ingresso degli immigrati clandestini. Serve solo a riempire le carceri già sovraccariche.
      Lo Ius Soli proposto dal ministro Kyenge non prevede il diritto di cittadinanza per cani e porci, ma per chi nasce su suolo italiano.
      Fatte queste premesse, avevo un amico russo (con moglie italiana e figlia nata in Italia) che ha ottenuto la cittadinanza italiana solo dopo un sacco di anni (non ricordo se 15 o 18). In tutti questi anni ha pagato le tasse come tutti i contribuenti (chissà perché dall’agenda parlamentare e dai media è sparito il tema dell’evasione fiscale…) ed è stato un cittadino esemplare. Ma non aveva diritto di voto. Questa per me è una cosa assurda. Al di là dell’aspetto simbolico del titolo di “cittadino italiano”, se qualcuno contribuisce attivamente nell’ambito di una comunità è sacrosanto che abbia certi diritti che invece attualmente sono negati.

      • Giovanni ha detto:

        http://blog.ilgiornale.it/filippi/2013/05/06/ministro-kyenge-stiamo-ai-fatti/
        Mi sembra un ottimo articolo che affronta in maniera serena e realista la questione. Caro Don Giorgio, consiglio di leggerlo.

      • Elia ha detto:

        Caro Vale,
        io non parlavo del diritto di cittadinanza per chi nasce in Italia da persone che vi risiedono regolarmente anche se non cittadini italiani.
        Parlavo solamente della abolizione del reato di immigrazione clandestina.
        Sarai d’accordo con me che l’Italia non può permettersi il lusso di dare la residenza a tutto quelli che vengono con il relativo diritto alle cure mediche ecc…
        Questo diritto deve averlo solamente chi è cittadino e chi, come tu dici giustamente, lavora da noi con regolare autorizzazione e paga le tasse.
        Non confondere per favore la residenza con la cittadinanza.

      • Elia ha detto:

        Aggiungo una cosa. Le carceri sono sovraffollate perché ce ne sono troppo poche.
        Depenalizzare i reati solo per non mandare persone in galera è una tesi un po’ stupida, se mi permetti.

        • vale ha detto:

          Scusami, ho frainteso il tuo discorso di “dare la cittadinanza a tutti” con l’articolo sulla Kyenge.
          Per il resto: sì, le carceri erano sovraffollate anche prima e ne dovrebbero costruire di nuove (ma ora non lo faranno manco morti per chissà quanto con questa crisi). Ma da quando c’è il reato di immigrazione clandestina la situazione è peggiorata sempre più tanto da far proporre (non ricordo se poi sia andata in porto o meno) ulteriori indulti e sconti di pena. Scusa se insisto, ma per me è proprio senza senso considerarlo un reato, essendo molti di loro (probabilmente la maggior parte) dei poveri disperati senza cibo né acqua nel loro Paese d’origine. Si rischia veramente che entrino in carcere migliaia di disgraziati e che ne escano incattiviti e pronti alla delinquenza vera. Certamente in un momento come questo è difficile sostenere un fenomeno del genere. Se la situazione rischiasse di diventare insostenibile sarebbe più auspicabile, secondo me, un programma serio di espulsioni; ovviamente non a cuor leggero e indiscriminatamente, rendiamoci conto che in passato ha significato condannarli a una morte certa (quando venivano mandati da Gheddafi, ora non so). Il carcere però mi sembra proprio una non-soluzione. Anche perché mantenere i carcerati costa diventando così uno svantaggio reciproco.
          Queste sono mie opinioni magari sbagliatissime, ma è un problema dalle non facili soluzioni.

  7. Fausto ha detto:

    Ho sentito parlarela Kyenge in TV: ne avessimo noi di ministre così!

  8. GIANNI ha detto:

    Sacche di razzismo esisotono ancora nel nostro paese, anche se il neoministro dice non siamo un paese razzista.
    Si possono scegliere politiche di maggior o minor elasticità verso gli immigrati, ma non si può mai cadere in quella vergogna che è il razzismo.

  9. Renato Soffritti ha detto:

    Io sono contento che avete un governo anche perché questi non li ho votati e non sono complice di quello che vi combineranno.

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