La Fornero ancora una volta ha ragione…

 

di don Giorgio De Capitani

Sinceramente non ho capito fino ad oggi tutta la polemica
che si è scatenata da ogni fronte politico e non politico
attorno alla dichiarazione sul lavoro come “diritto da guadagnare”
pronunciata dalla nostra Elsa Fornero.

Oramai l’attuale Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali
è un bersaglio privilegiato,
visto da tutti come fumo negli occhi, sia che dica A o che dica B,
e che perciò, in ogni caso, è da contestare,
soprattutto dopo che ha messo i puntini sulle i
all’articolo 18, altro tabù di stampo mosaico (da Mosè).

Ma in realtà il problema è il popolo italiano,
che tutto si può dire tranne che sia “democratico”.

E la Democrazia non è pane per i nostri denti,
gente dalla memoria corta.

Ci siamo facilmente dimenticati
delle lotte passate per conquistarci certi diritti.

Dunque, i diritti sono stati conquistati! O no?
O sono forse piovuti dal cielo?

I diritti vanno di nuovo conquistati,
anche e soprattutto quei diritti che i nostri padri
ci hanno tramandato dopo dure lotte di sangue.

Torna comodo, molto comodo oggi dire che
il lavoro è un diritto sancito dalla nostra Costituzione all’articolo 1.

Non penso che la Costituzione ci dica
che il lavoro sia un diritto sic et simpliciter,
da goderselo come se fosse una manna che ci è stata regalata.

La Costituzione va sì difesa, in ogni suo articolo,
ma non ci esime dal nostro impegno civico.

Dunque, non basta dire che il lavoro è un diritto:
il lavoro è un diritto che va guadagnato ogni giorno.

La Fornero ha perfettamente ragione!

Sì, il diritto del lavoro o al lavoro va guadagnato,
così come i nostri antenati hanno guadagnato
con il sudore della fronte e con il sangue
quei sacrosanti diritti che noi, figli talora ingrati,
ora godiamo senza altrettanto sudore e senza altrettanto sangue.

E poi che significa che il lavoro è un diritto?
Qualcuno potrebbe darmi una risposta esauriente?

E ad ogni diritto non corrisponde un dovere?

Che significa anzitutto lavoro?
Lavoro ad ogni costo?

Il posto di lavoro conta forse più del lavoratore?
Non è anzitutto il lavoratore da salvaguardare
nei suoi diritti ad una esistenza dignitosa?

Sembra che oggi la preoccupazione maggiore
sia quella di salvaguardare il posto di lavoro,
costi quello che costi,
anche a discapito della stessa dignità umana del lavoratore,
nelle sue relazioni sociali e ambientali.

Non vorrei mettere in crisi il primo articolo della Costituzione,
ma ribadire quei principi fondamentali
che fanno di ogni essere umano
l’attenzione principale della società.

L’uomo non vive di solo pane,
ci ripeterebbe anche oggi Gesù Cristo.

Non si vive per lavorare,
ma si lavora per vivere!

 

 

23 Commenti

  1. Valdo ha detto:

    La Fornero ha anche, tra gli altri problemi, il numero misterioso degli esodati, causati da politiche scellerate del precedente (mal)governo il quale, invece che stimolare le aziende a restare e mantenere l’occupazione, le ha aiutate a sbarazzarsi dei dipendenti, caricandone i costi sulla spesa sociale !!! Tutto questo con la complicità di alcune sigle sindacali…

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