L’EDITORIALE
di don Giorgio
Gli operai di oggi:
servitori del più lurido capitalismo
Non ho alcuna intenzione di riesumare il comunismo dalla tomba del suo passato, seppur onorevole.
Ciò che condanno è l’averlo messo nella tomba da parte anzitutto degli stessi operai, vendutisi al più lurido puttaniere e al più pezzente populista di merda.
Ciò che mi lascia ancora allibito è l’essersi prostituiti al più subdolo capitalismo, che ha inquinato la loro testa, frantumando valori che hanno resistito al tempo per forse più di un secolo.
Il mondo operaio di oggi mi fa paura ancor più del mondo operaio del tempo di Carlo Marx, perché allora gli operai erano vittime del capitalismo e oggi sono per libera scelta schiavi del capitalismo.
E non parliamo degli operai che hanno perso quella coscienza solidale di tenere unita la loro classe operaia contro il potere padronale.
Oggi più di ieri il potere è un mostro che sta ingannando gli stessi operai, senza testa, senza coscienza, senza orgoglio.
I comunisti di allora erano orgogliosi di lottare per difendere una classe operaia umiliata dalla legge selvaggia del mercato libero da ogni legge morale.
Oggi la legge del mercato più spietato è entrata nella coscienza di tutti: una coscienza “depravata” da padroni che sanno di avere nelle mani il consenso più prono degli stessi operai.
Certo, questi fessi, stupidotti, zoticoni, non si accorgono, tanto sono parte integrante di una carnalità vorace e depredatoria.
Il comunismo di massa è sparito, ed è rimasta una massa di coglioni che hanno solo uno scopo: gustarsi un piatto di lenticchie secche, vendendo la loro primogenitura.
Non voglio riesumare il comunismo storico (i tempi cambiano), ma non posso tacere sul crimine di averlo frettolosamente sepolto, senza salvare almeno quei principi sani e quei valori umani e sociali che hanno sempre distinto i comunisti in meglio, anche da quei cattolici, seguaci di una Chiesa che si è sempre prostituita con il capitalismo più diabolico.
Se un tempo alcuni preti sceglievano di vivere la loro vocazione nelle fabbriche, per stare accanto agli operai, oggi forse qualche prete coraggioso dovrebbe scegliere di entrare ancora nelle fabbriche, ma per redimere gli stessi operai, schiavi del loro peggior egoismo, liberandoli da quel capitalismo di cui gli stessi operai si sono fatti servitori.
Ma voi credete che vi siano preti disposti a lavorare in fabbrica per salvare gli operai da quella catena di montaggio che funziona a meraviglia nel loro essere interiore?
Se io comprendevo le ragioni dell’anticlericalismo di comunisti di una volta, non sopporto quel falso devozionismo di leghisti che coniugano la loro carnalità selvaggia con una pratica religiosa, di cui si sente a migliaia di chilometri una puzza di pozzo nero.
Rifare il comunismo sarà, oltre che impossibile, anche del tutto inopportuno, ma riprendere quel mondo di valori che hanno nobilitato la classe operaia, questo sì: è un dovere, e penso che potrà essere l’avvio per una ripresa della Democrazia istituzionale, che affonda le sue radici nella libertà e nella giustizia, ma oramai fatta a pezzi dal capitalismo berlusconiano e leghista, figli ben riusciti del capitalismo globale.
4 luglio 2020
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