Don Pietro Guzzetti, il “giovane prete felice” che parlava ai giovani su Instagram, YouTube e Radio DeeJay, lascia il “ministero sacerdotale”

Premetto due righe di riflessioni personali.
Oramai sta diventando tutto così difficile!
Tutto si affida ai social, anche certe decisioni sofferte: lasciare il sacerdozio o l’attività pastorale o… chissà che cosa…
La gente è confusa, anche io non ho capito bene la sua decisione, la decisione di don Pietro Guzzetti: a lasciare che cosa?
Diciamo che non è il primo caso: forse prima, anche ai tempi di Martini, c’erano più preti che lasciavano la “tonaca”, magari solo dopo un mese dall’ordinazione sacerdotale (è capitato!). Dunque, perché scandalizzarci?
Ciò che oggi sconcerta è dare l’annuncio sui social: con parole che dicono e non dicono, che lasciano i parrocchiani nello sconcerto.
“Oggi si usa così!”. Ok, si usa così!
Ma una cosa la vorrei dire: quando tempo fa me la prendevo con un altro prete, don Alberto Ravagnani, che faceva video (non so se li fa ancora: non lo seguo più!) che non condividevo sia per il modo (da teatrante ridicolo) sia per il contenuto (banale e ossessivamente dogmatico), monsignor Franco Agnesi mi rimproverò dicendo che ero… invidioso! Ah, ah, ah… invidioso di che o di chi? E poi, il Vicario Generale aggiunse: “Tu non sai che i preti giovani di oggi hanno al fianco un bravo psicologo che li sostiene…”. Ah, ah, ah! Uno psicologo! Ai miei tempi si chiamava Padre spirituale, e nel nome c’è la parola che richiama lo spirito, qualcosa di ancor più profondo della psiche. O no?
E come mai poi questi preti giovani, non tutti per amor di dio, sono così “confusi”, “disorientati”, alla mercé di strumenti mediatici che fanno paura tanto sono vuoti di contenuto?
Per prima cosa questi nuovi preti si affidano ai mezzi che secondo loro sono più efficaci e comunicativi: i social. Più efficaci? Più comunicativi? E chi lo dice? Tutto fumo, e niente arrosto…
Preti anche ”squilibrati” (anche non più giovani!), eppure hanno al loro fianco uno psicologo… Ah, ah, ah (non dovrei ridere, ma piangere!).
Noi preti anziani avevamo un Padre spirituale, che curava il nostro spirito (Padri Spirituali di grande spessore umano e… spirituale! Basterebbe fare il nome di Padre Ferdinando Bay o di Padre Giuseppe Zanoni), e oggi questi preti giovani hanno al loro fianco uno che cura la psiche, e poi guarda cosa fanno…
Si fanno consigliare oppure no da qualche maestro dello spirito?
Colpa di chi, se questi giovani preti sono subito in balìa del nulla?
Non me la prendo con casi del tutto singolari, come questo di don Guzzetti: sono sempre capitati e capiteranno, ma me la prendo con quel sistema educativo del seminario di oggi che non regge all’urto di una società fortemente carnale, e me la prendo con un vescovo, come Delpini, che quando lo sento mi fa star male e quando lo vedo sempre in giro come… (lasciamo perdere!) mi chiedo quale vescovo abbiamo, tanto più che in una diocesi grande come la nostra i problemi sono tanti, e problematici, ma invece che tentare di risolverne almeno qualcuno, lui, il piccoletto, che fa? Sì, che fa?… Meglio non pronunciarsi, anche se mi verrebbe voglia di dire che una diocesi come la nostra forse avrebbe bisogno di un vescovo di grande spessore umano e spirituale.
Il problema è, così càpita nella politica italiana, che via uno ne arrivi uno peggiore. Via Scola ci è capitato Delpini. Via Delpini… chi gli succederà?
Povero Stato e povera Chiesa…
Poveri cittadini, poveri credenti…
***
da newsprima.it
02 Luglio 2023
Dopo 12 anni da prete

Don Pietro Guzzetti,

il “giovane prete felice” che parlava ai giovani

su Instagram, YouTube e Radio DeeJay,

lascia il “ministero sacerdotale”

Il sacerdote, in servizio a Brugherio (Monza), è noto per i suoi video con i quali sui social spiegava la Parola del Signore. Ora cambierà vita
Molti lo conoscevano e seguivano come il “giovane prete felice”. Lui è don Pietro Guzzetti, sacerdote diventato “famoso” per i suoi video social e pure per le presenze a Radio DeeJay. Ma da sabato 1 luglio 2023 la sua vita è decisamente cambiata. Pietro Guzzetti, infatti, non sarà più “don”. Con un annuncio a sorpresa – via social (al mondo intero, mentre ai suoi parrocchiani lo ha detto di persona) – ha spiegato di aver lasciato il sacerdozio.
Un annuncio via social, tramite i suoi profili Facebook e Instagram. Lui che i social li ha sempre utilizzati per portare la parola di Dio, ha scelto ancora questo mezzo per comunicare il suo cambiamento di vita.

Chi è don Pietro Guzzetti, il “giovane prete felice”

Don Pietro Guzzetti è nato a Saronno (Varese) 40 anni fa ed è stato ordinato sacerdote a Milano l’11 giugno 2011. Responsabile della pastorale giovanile per sette anni a Desio, sempre in provincia di Monza e Brianza, è vicario parrocchiale a San Carlo a Brugherio dal 2018.
Non è esperto solo di teologia. Ha una laurea anche in Ingegneria delle Telecomunicazioni. Un’altra in Linguaggi dei media all’Università Cattolica. Discusse una tesi sul rapporto tra la Chiesa e la comunicazione sui social. Infatti nei suoi profili Instagram e Facebook settimanalmente inseriva dei commenti alle letture domenicali.
È persino intervenuto su Radio Deejay, durante la trasmissione condotta da Vic e Marisa Passera.
Nei suoi video raccontava la vita del “giovane prete felice”.
Una felicità che traspare anche dal suo ultimo messaggio, con il quale ha comunicato la sua scelta di intraprendere un nuovo cammino, sempre con il sorriso che lo ha contraddistinto in questi anni, e con la consapevolezza che avrà sempre Dio al suo fianco. D’altronde, si sa, le vie del Signore sono infinite…

6 Commenti

  1. Andrea ha detto:

    Grazie Don Giorgio e grazie Simone e Luigi, condividi ogni parola scritta. Aprirsi al mondo è una cosa, rinunciare a Cristo come chiave di lettura del mondo (come probabilmente avrebbe detto Karl Barth) dopo 5 anni di seminario e 5 di sacerdozio è chiaro segno dell’immaturità spirituale dell’uomo e della sua temperie emotiva. Sia chiaro,noi siamo chiesa e noi dobbiamo farci carico di questo fallimento maa.aggiungo anche che la curia di fronte all’ennesimo fallimento deve cominciare ad affrontare una riforma dei seminari che provi a colmare il vuoto affettivo in cui i futuri sacerdoti si vengono a trovare per tanti troppi anni e che poi viene colmato da innamoramenti per le comparsate radiofoniche e web o per signore o signori. La mondanità anche se attraversata dal peccato deve costituire luogo di predicazione e di azione: questa io penso debba essere vera vocazione. Vi abbraccio tutti

  2. Paolo ha detto:

    Mah! Leggo commenti di gente che apparentemente ha le idee chiare, anzi chiarissime…beati loro!

  3. Alonso ha detto:

    La cosa piu ridicola è che si parla di “psicologi” come se la psicologia fosse una scienza, o comunque una conoscenza degna di rispetto. In realtà è una cozzaglia di ciarlatani, ciascuno di quali dice tutto e il contrario di tutto quello che dicono gli altri ciarlatani. Ad esempio, uno ti dice che i traumi vanno dimenticati, un altro ti dice che i traumi vanno ricordati. Chi la dice tonda e chi la dice quadra. Di scientifico non c’è nulla, anche perché mancano i fondamenti stessi del metodo scientifico. Queste persone non hanno migliorato né cambiato la vita di nessuno, solo svuotato i portafogli altrui. La gente va dallo psicologo per lo stesso motivo per cui va dal cartomante, ossia perché non è in grado di risolvere i propri problemi etici, quindi cerca qulcuno che ad es. lo rassicuri che fa bene ad avere un amante.

  4. simone ha detto:

    Conosco indirettamente Pietro e mi sembra di aver capito da alcuni messaggi su FB che debba essersi innamorato non so di chi. Ho letto un messaggio dove ragionava sul fatto che se un “per sempre” finisce ne inizia uno nuovo. Insomma ho inteso da queste poche righe che probabilmente vuole iniziare una nuova relazione ma potrei sbagliarmi.

    Spero di essere veloce anche se vorrei dire tante cose.
    La prima è questa immagine, o meglio maschera, del prete felice. Sinceramente se vivi all’interno di una relazione che ti fa felice non hai il desiderio di cercare altro o di provare ad essere ancora più felice. Probabilmente quella felicità ti basta. Allora, senza giudizio, mi sento di dire che questa sbandierata felicità in realtà è superficiale, frivola.

    Secondo vorrei soffermarmi su questa Chiesa che vuole abitare i luoghi dei giovani, i social. Preti che operano a livello di marketing, trasmettendo un’immagine di Chiesa che sia “vendibile e attraente” sui social. Tutto lavoro e tempo buttato. La Chiesa dovrebbe smascherare l’inconsistenza dei social; luoghi frivoli e ottimi per perder tempo. Proprio da lì bisognerebbe partire per comparare la felicità frivola e temporanea che puoi trovare sui social con la gioia vera di chi ha scoperto la relazione con Dio e la sua interiorità. Altra dimensione, altra storia.
    Invece questi si soffermano sulla propaganda della fede nei social forse perchè per primi devono ancora raggiungere l’essenza.

    Terzo un pensiero sul seminario. L’Ismi si è concentrato in questi anni nell’accompagnare i preti nei primi 5 anni di ministero. Io direi nel coccolarli e difenderli. Ma sembra che superati i 5 anni c’è chi lascia dopo 10, 12, 20. Insomma non è quello il punto. Bisogna sostenere i preti nel cammino di ricerca della vera relazione con Dio. Peraltro se i preti non camminano questa strada non posso poi aiutare i fedeli a scoprire questo cammino e rimangono dei meri impiegati. Il seminario infatti si preoccupa di formare un prete ma non di far crescere un prete, aiutarlo a scoprire il mondo dello Spirito.
    Parlavo sabato via telefono con un amico missionario del PIME in Giappone, ordinato 3 anni fa che mi raccontava i primi mesi traumatici in Giappone. La solitudine provata perchè i preti vivono da soli e hanno pochissime occasioni d’incontro. Ecco, spesso anche i nostri preti sono soli nella difficoltà di instaurare relazioni profonde coi confratelli. Il Vescovo, che dovrebbe essere un padre, preferisce fare il padrone. Ma credo che questo disagio sia anche l’occasione per approfondire la vera relazione che ci tiene in piedi. Insomma se non hai una forte relazione con Dio, potrai anche avere una bellissima comunità e tanti preti amici ma la tua testimonianza è sterile, vana. Ti manca la cosa fondamentale.

    Mi sembra che oggi si lavori poco sulla cosa fondamentale, su quella relazione che ci fa comprendere la grazia che ci tiene in piedi! Si vuole creare il prete perfetto a fuori di nozioni, di corsi, di trasversabilità. A furia di finte immagini “il prete felice” e di tanti messaggi ingannevoli.
    Si cerca in ogni modo di far trasparire una felicità, una serenità che non esiste. Finzione, maschere, ipocrisia. Questa è la Chiesa di oggi che non riesce più a testimoniare Dio e a condurre il popolo sulla via della salvezza.
    Tu Pietro sei stato un perfetto burattino fino a quando ti ha fatto comodo…adesso te ne va perchè hai avuto tutto da questa esperienza.

  5. luigi ha detto:

    Don Giorgio,
    ho dei dubbi sulla “sincerità” e sulla “felicità” di don Pietro.
    Mi spiego.
    Ho scoperto la musica classica ed in particolare quella “sacra” tardi.
    Da sessantottino sono “figlio” dei cantautori alla Guccini, non disdegnando Dalla, Battisti …
    Le origini povere e la povertà intellettuale non mi permettevano studi classici.
    Lavoraravo e studiavo per avere un “misero” diploma e far “felice” mia mamma.
    Quindi arrivo al dunque.
    Quel poco che so su Bach è questo: amava la musica “sacra”, ma avendo la famiglia numerosa (avrebbe fatto “felice” la ministra Roccella) si dedicava a quella “profana”.
    E qui arrivo a don Pietro.
    Don Pietro dice che era “felice” e su questo ha ragione.
    Ma, ahimè, come evidenzia don Giorgio parlando di psicologi, la “felicità” (profana) non è la “gioia” (sacra) quella che un prete deve trasmettere.
    Se un prete si ferma alla “felicità” si ferma al “corpo” (fisicità) e all'”anima” (psichicità) e perde la sua parte migliore che è lo “spirito” che solo può dare la “gioia”.
    Concludo per non farla lunga consigliando ai preti di ritornare al “sacro” per ritrovare la “gioia”, l’unica che solo lo “spirito” può dare.
    Ascoltino, come faccio quotidianamente come “preghiera” di Bach “Jesus bleibet meine freude” salvo essere indisposto all’ascolto.
    E’ poco, ma è meglio di nulla come scoprire la verità sulla vita.
    “La verità viene da così lontano per raggiungerci che, quando arriva vicino a noi, è sfinita e non ha quasi più nulla da dirci. Questo quasi nulla è un tesoro.” (Christian Bobin)

  6. Andrea G ha detto:

    “Tu non sai che i preti giovani di oggi hanno al fianco un bravo psicologo che li sostiene…”. Ah, ah, ah! Uno psicologo! Ai miei tempi si chiamava Padre spirituale, e nel nome c’è la parola che richiama lo spirito, qualcosa di ancor più profondo della psiche. O no?

    Dopo aver letto queste parole, perdo ogni speranza. Qui è contenuta la chiave della evaporazione della Chiesa di oggi. O, forse, sarebbe meglio chiamarla autodistruzione…

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