Spendiamo più per il gioco d’azzardo che per la sanità
da www.huffingtonpost.it
03 Luglio 2025
Spendiamo più per il gioco d’azzardo
che per la sanità
di Andrea Iazzetta
Il “Libro Nero dell’Azzardo” rivela un’Italia in gioco, con giri economici da capogiro legati al settore delle scommesse. Nel report di CGIL, Federconsumatori e Fondazione Isscon, emerge che in media un italiano maggiorenne spende più di 3.000 euro l’anno
Si spende più per scommesse e giochi vari d’azzardo che per la sanità. È quanto emerge dalla terza edizione del “Libro Nero dell’Azzardo”, presentata da Cgil, Federconsumatori e Fondazione Isscon. Il report fotografa un quadro raccapricciante per la penisola, dove nel 2024 il gioco d’azzardo ha smosso 157,4 miliardi di euro. Una cifra incredibile, equiparabile al 7,2% del Pil, e superiore di 20 miliardi in confronto alla spesa sanitaria complessiva. Rispetto all’anno precedente la crescita è stata del 6,6%; rispetto al 2019 addirittura del 42,5%, che aggiudica all’Italia il primato europeo, nonostante bassi salari e potere d’acquisto in caduta. Al contrario, per l’azzardo siamo il mercato più importante d’Europa, e tra i primi al mondo. Le perdite per gli italiani sfiorano nel complesso i 23 miliardi, superiori a quelle del Regno Unito e distanziando di molto Germania e Francia (14 miliardi). In media, un italiano con più di 18 anni spende 3.137 euro l’anno in scommesse.
Raccogliere questi numeri è cosa complicata, data l’assenza di pubblicazioni ufficiali. “La terza edizione del Libro Nero dell’azzardo è stata senza dubbio la più difficile da realizzare”, afferma un comunicato stampa di Federconsumatori, “agli ostacoli causati da norme sbagliate, che vietano la diffusione dei dati territoriali della parte maggiore del gioco fisico, si è aggiunto il comportamento a dir poco omissivo di ADM (l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, ndr) che ha progressivamente ampliato le aree di censura. A ciò si aggiunge l’uso estremo dei tempi di risposta all’accesso civico da noi avanzato”.
A guardare le cartine ci si accorge che la situazione del gioco d’azzardo non è uniforme nel paese. L’Italia si mostra profondamente variegata sia a livello di aree geografiche che tra comuni e province. Per quanto riguarda il gioco online, a livello regionale, il Sud e le Isole sono in cima alla classifica, con un importo medio di giocata pro-capite pari a 2.147 euro l’anno. I numeri si abbassano sempre di più risalendo la penisola verso nord. Situazione opposta, invece, per il gioco fisico, che vede le regioni del nord in testa. Queste stime non contano solo i giocatori sul territorio nazionale, ma anche gli italiani che vivono all’estero.
Più nello specifico, prendendo in esame l’online, che ha da tempo superato il metodo fisico, il comune dove si scommette di più è Isernia. Il più piccolo capoluogo per dimensioni, ma il più grande per giocato pro capite, con una crescita del 65% sull’anno precedente. La classifica prosegue con Siracusa, Messina, Palermo, Salerno, Napoli e Caserta. Quindi a completare i primi dieci posti Reggio Calabria, Taranto e Teramo. Tutte le dieci province sono sopra i 3.000 euro, nella fascia di età 18-74, e tutte hanno fatto registrare crescite importanti nel 2024.
Ma il mercato dell’azzardo non sempre opera in maniera pulita. Secondo il report, infatti, la trama del gioco d’azzardo in Italia intreccia legalità e illegalità. Lo scenario delineato dalla Direzione Investigativa Antimafia (DIA), presentato al Parlamento a maggio 2025, vede l’infiltrazione mafiosa presente sia nel settore del gioco online che in quello tradizionale, e le attività di contrasto svolte nel 2024 confermano che il gioco d’azzardo è fra gli ambiti economici più a rischio di ingerenze della malavita. Come viene affermato nel report, “più il comparto viene ampliato, più le mafie trovano spiragli e varchi per inserirsi e opportunità per proliferare, esplorando differenti modalità di penetrazione e di conquista”.
Neppure la liberalizzazione del settore degli anni ’90 è servita a sottrarre il settore alla criminalità organizzata, spiega Federconsumatori: “l’equazione secondo cui con l’espansione del gioco legale viene debellato il fenomeno di quello illegale è purtroppo ed abbondantemente superata dagli eventi”. Per quanto riguarda l’online, la collusione con le mafie viene incentivata anche da collaborazioni con esperti del settore, soprattutto informatici. Di tutte le regioni che compongono la penisola a stivale, Campania e Sicilia sono quelle più colpite dall’infiltrazione mafiosa, con una generale prevalenza del sud.
Ma di fronte ad un quadro così preoccupante, come si combatte il fenomeno? Secondo Federconsumatori, la fotografia che emerge nasce da una situazione socio-economica difficile che rivela un disagio nel cittadino italiano che sceglie di affidarsi al gioco d’azzardo. Per contrastarla, la chiave è la prevenzione: “Sono tanti i fattori che portano all’idea illusoria che una vincita possa risolvere, in un colpo solo, i propri problemi economici: tra questi – si spiega nello studio – la crescita della pubblicizzazione dell’azzardo, anche attraverso strumentali inviti al gioco responsabile, che altro non sono che il subdolo tentativo di aggirare i residui divieti”. Individuare il problema a monte, insomma, e forse l’italiano in difficoltà non affiderà la sua vita a una scommessa.
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da AVVENIRE
14 giugno 2025
Azzardo.
Don Zappolini:
“In Italia un milione e mezzo di ludopatici”
L’allarme del portavoce di Mettiamoci in gioco durante la tavola rotonda di Bologna sul gioco a scopo di lucro. Il cardinale Zuppi: «Patologia che annienta la persona»
“Vince l’azzardo, perdono i cittadini”. Da Bologna si è levata forte e chiara la denuncia di importanti voci della società civile e religiosa sui gravi effetti provocati dal gioco a fine di lucro. Con l’obiettivo di sollecitare un’azione decisa da parte delle istituzioni, gli interventi della tavola rotonda hanno dipinto un quadro preoccupante, caratterizzato da un aumento esponenziale dell’azzardo online e fisico e da una percepita indifferenza generale. Il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha ringraziato la Consulta Nazionale Antiusura, la Campagna “Mettiamoci in Gioco” e le Caritas per la loro «insistenza e determinazione» contro ogni resistenza, assicurando la «vicinanza della Chiesa» in questa battaglia. Il cardinale ha evidenziato come l’azzardo sia una dipendenza che «annienta l’umanità della persona», pur non essendo ancora pienamente riconosciuta come tale, a differenza di droghe o alcol. «L’azzardo muove risorse superiori a una finanziaria» ha sottolineato il cardinale Zuppi, denunciando l’ipocrisia di un sistema che «finanzia campagne per curare i giocatori patologici che esse creano», riprendendo un’illuminante riflessione di Papa Francesco.
Luciano Gualzetti, presidente della Consulta Nazionale Anti-Usura, ha ribadito la necessità di un’alleanza forte, sottolineando che «da soli siamo impotenti» e che “la metà delle persone che si rivolgono alle fondazioni antiusura e ai centri di ascolto Caritas sono afflitte da debiti legati all’azzardo, che troppo spesso sfociano nell’usura. Gualzetti ha evidenziato il legame indissolubile dell’azzardo con la povertà e la criminalità, e ha criticato la decisione di spostare l’attenzione sul tema dal Ministero della Salute a quello dell’Economia e delle Finanze, riducendolo a una «mera questione economica», quando invece è «una questione sociale, educativa e sanitaria con stretti legami con la criminalità organizzata». Profonda preoccupazione anche per i recenti provvedimenti sul gioco online e fisico, con la quasi totale eliminazione di distanze e orari dai centri sensibili, che di fatto arretrano nella tutela dei più fragili, e per l’abolizione del divieto di pubblicità. Gualzetti ha anche criticato la prospettiva di una normativa sul gioco d’azzardo fisico che riduca la potestà regolamentare di comuni e regioni, compromettendo il quadro di regolamentazione consolidatosi in tredici anni e la facoltà degli enti locali di mitigare gli effetti negativi sul territorio. «Vietare un centro scommesse vicino a una scuola ha un valore educativo e da un messaggio culturale chiaro: l’azzardo non è un gioco» ha affermato, chiedendo un «immediato cambio di rotta e un impegno concreto di tutti coloro che hanno una responsabilità per la riduzione dell’offerta: Stato e aziende del comparto».
Giustino Trincia, direttore della Caritas diocesana e presidente della Fondazione antiusura Salus Populi Romani, ha lanciato un «appello urgente per un cambio di rotta decisivo», sottolineando l’importanza di agire non solo sull’offerta, ma anche sulla domanda: «È cruciale capire perché si scommette e combattere la percezione sbagliata che l’azzardo non sia una dipendenza grave». Trincia ha annunciato l’impegno della Chiesa a «portare il Vangelo tra gli schiavi delle scommesse», attraverso omelie e programmi pastorali di informazione e sensibilizzazione, per «accompagnare le vittime verso la rinascita». Ha chiesto «coraggio, creatività e nuove regole chiare» per contrastare «l'”azzardismo compassionevole”» e difendere la dignità umana.
Don Armando Zappolini, portavoce nazionale della campagna Mettiamoci in Gioco, ha evidenziato l’incremento di 10 miliardi di euro nell’azzardo online nel 2024 – per un totale di 157 miliardi -, un dato contro il quale “non abbiamo armi”. Don Zappolini ha denunciato la “mancanza di interlocuzione” da parte dell’attuale governo, che ha vanificato i progressi come l’abolizione della pubblicità e l’obbligo della tessera sanitaria per l’accesso ai siti online, portando all’eliminazione dell’osservatorio sulla salute. Poi ha ribadito anche la necessità di «buttare sui territori, sulla gente, sulle comunità, le associazioni» le forze per un impegno capillare, sottolineando che «non esiste l’azzardo sociale» e che il fenomeno è «molto stretto con la povertà». L’obiettivo non è solo fornire assistenza materiale, ma «assicurare di vivere la loro dignità».
I numeri sono del resto preoccupanti. «Si pensa che 1,2-1,5 milioni siano le persone che hanno un problema compulsivo o patologico abitudinario dell’azzardo, davanti a un numero di alcolisti e di tossicodipendenti che si aggira a poco più di 400.000. Uno tsunami che se arrivasse, come noi ci auguriamo, ai servizi, farebbe saltare il sistema» è l’allarme di don Zappolini, che poi ha rimarcato: «Si nascondono i dati perché la gente non si renda conto del problema: si sta ballando e suonando con la chitarra mentre la nave affonda. Però questo purtroppo non è un film. Dai centri d’ascolto Caritas nascono segnali allucinanti di persone devastate, suicidi, famiglie rovinate. Non è più il tempo di sopportare questa cosa e di non denunciare la complicità colpevole dello Stato, perché qui non è più questione di distrazione». L’obiettivo di sensibilizzare e risvegliare le coscienze sarà alla base anche delle iniziative in programma dal 21 al 28 giugno in varie città italiane nell’ambito della campagna Slot Mob, che vede tra i promotori anche il movimento Economy of Francesco.
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da www.chiesadimilano.it
3 Giugno 2025
Denuncia
Azzardo, nel 2024 in Diocesi
persi 2,15 miliardi di euro

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Ennesima, preoccupante accelerazione di un settore che produce notevoli guasti sociali e finanziari per milioni di persone. Caritas Ambrosiana ha aggregato i dati relativi alla Diocesi di Milano (dove si sono giocati oltre 14 miliardi) e alle sue sette Zone pastorali
Un enorme buco nero, che ingoia risorse economiche spropositate e determina guasti sociali ingenti. Una vorace tassa occulta, che grava sulla collettività sia inasprendo la vulnerabilità di intere categorie sociali, sia distraendo capitali da utilizzi più razionali e produttivi. In definitiva, una «Grande bugia», come titola in copertina il numero di giugno della rivista di strada Scarp de’ Tenis.
Si possono utilizzare diverse metafore, per descrivere il gioco d’azzardo. Con una certezza, più che confermata dai dati relativi al gioco legale nel 2024: il fenomeno, in Italia, ha ormai assunto dimensioni mostruose, e non accenna a flettere, arrivando a minacciare salute pubblica, relazioni famigliari e sociali, dinamiche dell’economia reale, equilibri finanziari, tenuta del tessuto di legalità.
In Lombardia (prima regione per valore assoluto di giocate, anche se non per valore pro capite) la situazione non è migliore. E lo stesso vale per i 440 comuni inseriti nel territorio delle sette Zone pastorali della diocesi Milano. Nella quale, l’anno scorso, si sono giocati complessivamente 14 miliardi 262 milioni di euro (quasi 6,8 miliardi di gioco fisico e quasi 7,5 miliardi di gioco telematico) e se ne sono persi 2 miliardi 152 milioni.
Sono numeri inquietanti, soprattutto perché dal calcolo andrebbero esclusi i bambini, i minori (anche se la tendenza al gioco coinvolge sempre più adolescenti) e i non giocatori. Stime Cnr, illustrate nel corso degli “Stati generali per il contrasto dell’azzardo”, svoltisi il 22 maggio a Milano, calcolano che nel 2022 in Italia abbia giocato il 43% della popolazione adulta, che ben 1,8 milioni di italiani adulti abbiano corso il rischio di cadere nell’azzardo patologico e che ulteriori 800 mila presentassero un profilo di rischio severo.
In Diocesi si perde più che in Italia
Caritas Ambrosiana si è presa la briga di pesare quanto ha inciso, nel 2024 in diocesi, la piaga finanziaria e sociale dell’azzardo. L’analisi su scala diocesana è avvenuta sulla base dei dati forniti dal Mef/Adm (Ministero dell’economia e delle finanze / Agenzia delle dogane e dei monopoli) alla Commissione parlamentare antimafia ed elaborati da Filippo Torrigiani (consulente della Commissione). Dati ed elaborazioni restituiscono le dimensioni dell’azzardo legale Comune per Comune e Zona per Zona, organizzate secondo venti tipologie di giochi e articolate in volumi giocati, vinti (cioè recuperati) e persi sia sul versante del gioco fisico che sul versante, ormai prevalente – ma non così in Lombardia, dove nel 2024 sono stati giocati 12,45 miliardi di euro “in presenza” e 12,38 online –, del gioco telematico.
Nelle tabelle allegate sono riportati i numeri salienti dell’azzardo ambrosiano. Dai quali si evince che in media in diocesi si gioca meno che in Italia, ma si perde di più: per ogni residente nel Paese, nel 2024 sono stati giocati 2.671 euro e ne sono stati persi 366; per ciascuno dei 5.566.667 residenti in diocesi sono stati giocati 2.562 euro e ne sono stati persi 386; per ciascun lombardo sono stati giocati 2.474 euro e ne sono stati persi 385.
Al di là delle oscillazioni, dovute a specificità territoriali e socio-demografiche, e alla maggiore o minor diffusione delle singole tipologie di gioco (non a ogni gioco si vince e si perde nelle medesime proporzioni), risulta comunque palese che, nella società italiana, lombarda e ambrosiana, il fenomeno è fuori controllo. Dal 2004 al 2024, gli italiani hanno riversato nei canali di gioco ben 1.774 miliardi di euro, mentre nel Paese l’area di povertà si faceva sempre più ampia. Nel 2024 in Italia la raccolta, cioè il volume complessivo delle giocate, è cresciuta del 6,5% rispetto all’anno precedente (ha fatto peggio la Lombardia, con l’8,37%), attestandosi a quota 157 miliardi 451 milioni di euro, con una perdita finale secca, per i giocatori, di 21 miliardi 592 milioni, più o meno le dimensioni di una legge di bilancio annuale dello Stato.
La raccolta, peraltro, nel 2004 era di 25,6 miliardi di euro e all’erario fruttava 7,3 miliardi; per effetto di scelte legislative e meccanismi gestionali, nel 2024 ha invece fruttato 11,5 miliardi sui 157 giocati. Ovvero: contenuto incremento dell’introito per le casse pubbliche, a fronte di una vera e propria “esplosione” del business. Se vent’anni fa il gettito fiscale incideva per circa il 28,5% sul volume d’affari del comparto, oggi incide per meno del 7,5%. Anche la Corte dei Conti ha evidenziato l’abnorme sproporzione tra il fatturato del comparto e i denari che, alla fine, restano allo Stato.
Prevenzione, le azioni già intraprese
I guasti sociali del fenomeno sono tangibilmente misurati, tra gli altri soggetti istituzionali e sociali che se ne occupano, dalle Fondazioni ecclesiali antiusura, e dalle diocesi e dalle Caritas di cui esse sono espressione. Una su due persone che chiedono aiuto alle Fondazioni, ormai, arriva da storie di pesante indebitamento generate dall’azzardo. «È una tendenza che ha rotto gli argini della tollerabilità sociale, ma oserei dire anche economica e culturale – avverte Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana e presidente di Fondazione San Bernardino, organismo delle diocesi lombarde, e della Consulta nazionale “Giovanni Paolo II”, che coordina le oltre trenta fondazioni italiane di matrice ecclesiale –. Caritas Ambrosiana ha elaborato i dati dell’azzardo 2024 su scala diocesana per mostrare alla Chiesa locale quanto ampio e minaccioso sia il fenomeno».
La Chiesa diocesana in realtà sta già cercando di mobilitarsi con interventi capillari e con il coinvolgimento delle comunità cristiane, investendo in progetti di sensibilizzazione e prevenzione. Diverse le azioni intraprese:
• le parrocchie sono state invitate a mettere a disposizione spazi per i Gruppi di mutuo auto aiuto tra vittime dell’azzardo;
• in collaborazione con il Comune di Milano e con l’Ats della Città Metropolitana, è stato promosso uno Sportello per famigliari
• delle vittime dell’azzardo;
• una stretta collaborazione è stata avviata tra soggetti che curano la dipendenza da gioco d’azzardo patologico (Area dipendenze di Caritas Ambrosiana, Ser.D. pubblici) e soggetti che (come Fondazione San Bernardino, promossa dalle diocesi lombarde) intervengono sul piano economico per rimediare ai danni finanziari procurati dai giocatori patologici alle rispettive famiglie;
• recentemente, è stato ideato (da Caritas Ambrosiana e Taxi1729) Breaking the Rules, un gioco (da tavolo) che mette in guardia dal gioco (d’azzardo);
• infine, Caritas Ambrosiana ha aderito alla campagna nazionale, promossa da Caritas Italiana, Vince Chi Smette.
Mobilitazione educativa, battaglia di legalità
Alle istituzioni, Caritas e Fondazioni antiusura chiedono però da tempo più incisive misure di regolazione dell’azzardo. «Insieme alla campagna nazionale “Mettiamoci in gioco” – sintetizza Gualzetti – stiamo segnalando i forti rischi derivanti dalla riforma del gioco fisico varata dal governo, oggi all’esame del parlamento, e dalle proposte di allentamento dei vincoli di pubblicità dell’azzardo, contenuti nel decreto Dignità del 2019. Mentre diciamo alla politica che non bisogna regredire rispetto al pur insufficiente apparato regolatorio sviluppatosi nello scorso decennio, e anzi bisognerebbe rafforzarlo, alle comunità ecclesiali e civili di cui siamo parte chiediamo di riflettere su volumi finanziari sempre più inquietanti e guasti sociali sempre più laceranti. Auspichiamo una mobilitazione culturale ed educativa: bisogna aiutare cittadini e fedeli, adulti e giovani, a meditare su senso e limiti del gioco, sul corretto uso dei propri risparmi, sulle solitudini e le fragilità emotive e psichiche che del fenomeno sono sia causa che effetto, sui modi più efficaci per sostenere individui e famiglie che cadono vittime dell’azzardo patologico».
La battaglia, infine, è anche una battaglia di legalità: «L’equazione “gioco legale = gioco sicuro” è superata dagli eventi: anni di inchieste dimostrano che le due forme di gioco coesistono, e i confini sono spesso labili. Se a ciò si aggiunge che, specie in certi territori, si ricorre al gioco legale per “ripulire” capitali illeciti, se ne ricava un’ulteriore conferma della necessità di regolamentare più efficacemente il settore, perché non divenga un vettore di disgregazione sociale più potente di quanto non sia già oggi».
Tabella 1: Raccolta, vincite e perdite in Italia, Lombardia e Diocesi
Tabella 2: Dati complessivi e pro capite nelle sette Zone pastorali della Diocesi
Tabella 3: Dati complessivi nelle città capoluogo della Diocesi
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