4 agosto 2019: OTTAVA DOPO PENTECOSTE
1Sam 8,1-22a; 1Tm 2,1-8; Mt 22,15-22
L’origine della monarchia tra gli ebrei
Il primo brano della Messa presenta l’introduzione della monarchia tra il popolo eletto. Gli ebrei chiedono a Samuele che siano governati da un re, come tutti gli altri popoli. Motivo? Samuele è vecchio e i suoi figli sono corrotti: “deviavano dietro il guadagno, accettavano regali e stravolgevano il diritto”.
Cose che capitavano allora, e cose che capitano anche oggi. Questo nel campo politico, e nel campo religioso.
Per Samuele questa richiesta è un affronto alla signoria universale di Dio. Cerca di far capire tutti gli svantaggi per essere governati da un re. E lo fa insistendo su un verbo: “prendere”.
Ed ecco che cosa il re “prenderà”: “prenderà” i vostri figli per l’esercito; “prenderà” le vostre figlie per il suo harem; “prenderà” i vostri campi, le vostre vigne, i vostri oliveti più belli e li darà ai suoi ministri; “prenderà” mano d’opera e bestiame e li adopererà nei suoi lavori, per i lavori in casa sua e dei suoi cortigiani.
Proprio appropriato il verbo “prendere”: i re, i capi, i potenti non fanno che “prendere”, fingono di dare qualcosa ma prendono molto di più. Ci chiediamo quale sia il bene del popolo. Il popolo viene umiliato, soggiogato, reso schiavo. Il popolo deve sempre dare, in compenso riceve una elemosina, talora neppure quella.
Ma il popolo è contento così, sembra. Meglio farsi comandare e ricevere una cipolla, piuttosto che prendersi le proprie responsabilità. Chi non ha paura di assumersi le proprie responsabilità? Meglio obbedire, e vivere di elemosine.
Non è quello che sta succedendo anche oggi con questi populisti che fingono di stare dalla parte del popolo, riducendolo ad una massa di istinti sempre pronti a dire di sì? Il populismo non è democrazia. Il populismo è un’altra forma di assolutismo, che riduce la gente ad una massa di bestialità.
Sono pessimista: che il popolo maturi a tal punto da capire che cos’è la democrazia e ne partecipi attivamente sarà difficile, impossibile. Il popolo è una massa di istinti, privo di ogni pensiero. Non basta un genio per fare un popolo: i geni sono eccezioni, e la massa è un insieme di ventri che si nutrono di cose che consumano il cervello.
“Date a Cesare…”
Il brano del Vangelo è uno di quelli maggiormente citati in ogni salsa, ma di cui nessuno ha ancora capito il significato. Ho letto numerosi commenti, ma nessuno mi è parso soddisfacente.
Anche qui i farisei pongono a Gesù una domanda-tranello: “È lecito o no pagare il tributo a Cesare?”. Prima di rispondere, Gesù chiede loro che gli mostrino la moneta del tributo. Non si dimentichi che la scena si svolge all’interno del Tempio, dove era vietato portare le monete romane; alle porte i cambiavalute consentivano di evitare la dissacrazione. Gesù quasi si diverte nel ridicolizzare quei falsi giudei. Loro, i puri che portano monete romane nel Tempio! Più blasfemi di così! Ma non sembra che si siano accorti della contraddizione blasfema. Loro così superiori a tutto da avere il diritto di violare ogni legge!
Come si può pagare il tributo all’imperatore pagano? Non era violare il primato di Dio? Ma poi, nella vita, questi falsi ebrei usavano la moneta romana per i loro affari.
In ogni caso, alcune cose vorrei sottolineare. Di per sé una moneta non è né sacra né profana. È l’uso che se ne fa che può essere buono o cattivo.
Inoltre, pagare le tasse può essere un dovere, quando il tributo serve per migliorare i servizi sociali o il bene comune.
I cittadini si lamentano ad ogni aumento delle tasse, e poi si lamentano quando i servizi sono scadenti. Tutto è a loro dovuto, senza contribuire in nulla.
Non vorrei neppure invitarvi a valutare ciò che si spende in cose inutili. Qui il discorso diventerebbe impietoso.
E poi non credete in quei populisti che promettono servizi migliori, riducendo le tasse. Sono degli imbroglioni. Sono populisti! Il loro mestiere è quello di ingannare il popolo.
Ma vorrei soffermarmi su un altro aspetto della risposta di Gesù.
Sulla moneta romana c’era l’effigie dell’imperatore. Ma Gesù indica anche un’altra immagine, che non è un personaggio storico, ma la stessa immagine divina. La moneta porta la figura di un imperatore, ma ciascuno di noi porta impresso nel proprio essere interiore Dio stesso: non siamo stati creati a immagine e somiglianza di Dio?
La moneta con l’immagine dell’imperatore la si usa ovunque, nei nostri affari, al mercato, ma l’immagine di Dio impressa nel nostro essere interiore non la si può usare al mercato. Noi non siamo una moneta da spendere per acquistare un prodotto.
Non vi sembra che anche oggi siamo come delle monete, la cui valùta è giudicata dalla carnalità del nostro esteriore?
Siamo merci di scambio, in una società dove tutto è scambio per un mercato di esseri umani. Non c’è bisogno di andare in Africa o in altre parti del mondo per constatarne la realtà. Qui in Europa, per non parlare dell’America e della Russia, sotto false democrazie che sono vere dittature, la coscienza è finita sotto i piedi di un populismo trita-coscienze, trita-umanità.
I popoli sono usciti da una schiavitù per entrarne in un’altra, ancora più pericolosa. Certo, chi vi è dentro, non si accorge, crede di avere poco avanti la terra promessa.
Vorrei anch’io concludere, citando una frase di un grande vescovo del IV secolo, Ilario di Poitiers. Nel libro “Contro l’imperatore Costanzo” scrive:
«Combattiamo contro un persecutore insidioso, un nemico che lusinga; non ci flagella la schiena, ma ci accarezza il ventre, non ci confisca i beni per la vita, ma ci arricchisce per la morte, non ci sospinge col carcere verso la libertà ma ci riempie di incarichi nella sua reggia per la servitù, non spossa i nostri fianchi ma si impadronisce del cuore, non taglia la testa con la spada ma uccide l’anima con il denaro, non minaccia di bruciare pubblicamente, ma accende la geenna privatamente. Non combatte per non essere vinto ma lusinga per dominare, confessa il Cristo per rinnegarlo, favorisce l’unità per impedire la pace, reprime le eresie per sopprimere i cristiani, carica di onori i sacerdoti […] costruisce le chiese per distruggere la fede. Ti porta in giro a parole, con la bocca…».
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