dal Corriere della Sera
1 settembre 2023
Fabrizio Galavotti,che fece allagare
i suoi terreni per salvare Ravenna:
«Nessun aiuto, mi sento tradito»
di Alfio Sciacca
L’agricoltore: «Per la mia azienda i danni ammontano a 1 milione e 800 mila euro, per le cooperative superano i venti milioni». Poi esprime sfiducia verso le istituzioni: «Il presidente Mattarella è rimasto l’unico di cui mi fido»
«Francamente mi sento un po’ tradito. Fino ad oggi ho sentito tante promesse, ma sono passati cento giorni e non abbiamo visto neanche un centesimo. E in più dobbiamo sostenere altre spese se non vogliamo veder morire i nostri terreni».
Fabrizio Galavotti è presidente della cooperativa Cab Terra, ma in tanti lo hanno conosciuto su giornali e tv come «l’eroe di Ravenna». Anche se lui ha sempre minimizzato: «Ho solo fatto quel che era giusto in quel momento».
Nei giorni dell’alluvione Galavotti ricevette una telefonata concitata dalla Prefettura: «Il torrente è troppo gonfio, le idrovore non ce la fanno più. Se rompe l’argine Ravenna finirà allagata… abbiamo necessità di deviarlo, possiamo allagare i suoi terreni?». Galavotti non ci pensò più di un minuto: «Forza, fate quello che dovete!». Qualche ora dopo duecento ettari della sua e di altre cooperative erano sommersi dall’acqua. Sacrificati per salvare la città. Succedeva nei giorni in cui la Romagna era in ginocchio.
Per quel gesto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in visita a Ravenna, volle incontrarlo e ringraziarlo personalmente. «Mattarella — dice oggi Galavotti — è rimasto l’unico di cui ancora mi fido, per il resto sento solo chiacchiere. Faccio appello a lui: ora siamo noi ad avere bisogno di aiuto».
Il post alluvione
Dopo oltre tre mesi in che condizione sono i terreni alluvionati? «Sono invasi dal limo e il gran caldo delle ultime settimane, in alcuni casi, li ha trasformati in mattonelle compatte e dure come il cemento. Tutto ciò li sta soffocando, compromettendone la fertilità anche per i prossimi anni». Da qui la necessità di fare dei lavori straordinari, ma urgenti. «Dobbiamo arieggiarli in profondità in modo da ricreare la flora microbica e tornare a renderli coltivabili e produttivi. Questo comporta delle spese aggiuntive non indifferenti. Costi che non erano previsti, ma che ora sono indispensabili se non vogliamo rischiare di perdere tutto».
Le perdite
Le cooperative hanno già messo in conto un calo delle produzioni per questa stagione. Per alcune colture, come le erbe medicali, sono totalmente compromesse, mentre alcuni frutteti sono stati addirittura spiantati. Ma il problema è non pregiudicare anche le prossime stagioni per il prolungato ristagno d’acqua e per la successiva solidificazione dei terreni. A fronte di tutto ciò i ristori già quantificati tardano ad arrivare. «Non abbiamo ricevuto praticamente nulla — si accalora Galavotti —. Ogni tanto sentiamo che sono stati stanziati dei soldi, ma noi non abbiamo visto un euro». Si tratta di danni già ufficialmente stimanti: «Solo per la mia azienda ammontano ad un milione e 800 mila euro, mentre per tutte le cooperative associate superano i 20 milioni».
Le spese straordinarie
Ora al danno si aggiunge la beffa delle spese straordinarie per salvare la fertilità dei terreni. «Purtroppo — spiega Fabrizio Galavotti— sono costi che non avevamo previsto ma che dobbiamo affrontare se vogliamo evitare danni ancor più gravi in futuro». E come vi state facendo fronte? «Con risorse nostre o con il ricorso al credito. Ma se alcune cooperative hanno le spalle larghe, c’è anche chi rischia di non sopportare questi costi aggiuntivi e di andare a gambe all’aria». Ecco perché si sente amareggiato e tradito. Oggi rifarebbe allagare i suoi terreni? «Lo rifarei anche domani, perché noi siamo parte di questo territorio e quel gesto è servito a salvare una parte della città. Certo non avrei mai pensato che, dopo averci chiesto di dare una mano quando era necessario, poi non ci avrebbero dato neppure un euro. Noi non ci siamo tirati indietro, ma ora anche le istituzioni facciano la loro parte. Noi non vogliamo un euro in più degli altri, ma almeno il giusto».
L’appello
Da qui l’appello al presidente della Repubblica. «Ci aveva assicurato che avrebbe vigilato e vedo che lo fa continuamente, fino a qualche giorno fa a Rimini — conclude Galavotti —. Questo mi conforta. Per il resto voglio sperare che i ritardi non siano solo il frutto di un gioco politico. La Romagna non lo merita e ha bisogno di risollevarsi in fretta».
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dal Corriere della Sera
Un vero eroe,
ferito dall’indifferenza
di Aldo Grasso | 2 settembre 2023
Niente di più nobile della riconoscenza, niente di più vile dell’indifferenza.
Quando venerdì 19 maggio Fabrizio Galavotti, con altri agricoltori, acconsentì di immolare duecento ettari di campi per salvare i mosaici di Ravenna dall’alluvione, gli attestati di stima non mancarono: un vero eroe. Per quel gesto, il presidente della Repubblica volle ringraziarlo di persona. «Mattarella – dice oggi Galavotti – è rimasto l’unico di cui ancora mi fido, per il resto sento solo chiacchiere».
Si sente tradito: tanti elogi ma la sua cooperativa non ha visto finora un solo centesimo, con il rischio che i terreni compromettano la fertilità anche per i prossimi anni. Il generale Figliuolo assicura che il risarcimento dei danni ci sarà. Non si sa quando, ma ci sarà. Anche se la natura non aspetta.
Credo che l’amarezza di Galavotti non nasca dalla mancata riconoscenza nei confronti del suo gesto: sa che abbiamo una forte attitudine a dare le cose per scontate, specie se le fanno gli altri. Sa anche che l’ingratitudine appartiene ai sentimenti degli uomini, mentre c’è un’indifferenza che è un atto politico, per inerzia o inadeguatezza. Ed è questa la grande ferita: il fervore di chi ci governa per le promesse è logorato dall’anemia nel mantenerle.
E pazienza se un Paese si estenua per l’indifferenza di chi fa acqua da tutte le parti.
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