da www.globalist.it/
3 Novembre 2024
Gaza, un cimitero di bambini:
la vergogna d’Israele e l’ignominia del mondo
Lasciamo parlare l’Unicef. “Continuano gli assalti indiscriminati contro bambini, civili e operatori umanitari nella Striscia di Gaza.
Cimitero di bambini
Lasciamo parlare l’Unicef. “Continuano gli assalti indiscriminati contro bambini, civili e operatori umanitari nella Striscia di Gaza. Nelle ultime 48 ore, secondo le notizie, oltre 50 bambini sono stati uccisi in attacchi a Jabalya, nel nord di Gaza. Vite infrante. Sofferenze immense. Un ciclo di dolore. Gaza è un cimitero per i bambini. Le uccisioni devono finire. È giunto il momento di porre fine a questa guerra. Abbiamo bisogno di un cessate il fuoco ora”.
E ancora. Dichiarazione della Direttrice generale dell’Unicef Catherine Russell: “Questo è stato un fine settimana di morte per gli attacchi nel nord di Gaza. Solo nelle ultime 48 ore, secondo le notizie, oltre 50 bambini sono stati uccisi a Jabalya, dove gli attacchi hanno raso al suolo due edifici residenziali che ospitavano centinaia di persone.
L’altra mattina, il veicolo personale di un membro dello staff dell’Unicef impegnato nella campagna di vaccinazione contro la polio è stato colpito da quello che riteniamo essere un quadricottero (drone) mentre attraversava Jabalya – Elnazla. L’auto è stata danneggiata. Fortunatamente, il membro dello staff non è rimasto ferito. Ma è rimasta profondamente scossa.
Nel frattempo, secondo le notizie, almeno tre bambini sono stati feriti da un altro attacco in prossimità di una clinica di vaccinazione a Sheikh Radwan, mentre era in corso una campagna di vaccinazione antipolio.
Gli attacchi a Jabalya, alla clinica di vaccinazione e al membro dello staff dell’Unicef sono ulteriori esempi delle gravi conseguenze degli attacchi indiscriminati contro i civili nella Striscia di Gaza.
Insieme al terribile numero di bambini morti a nord di Gaza a causa di altri attacchi, questi ultimi eventi si combinano per scrivere un altro capitolo oscuro in uno dei periodi più bui di questa terribile guerra”.
I civili e le strutture civili, compresi gli edifici residenziali, così come gli operatori umanitari e i loro veicoli, devono sempre essere protetti in conformità con il diritto internazionale umanitario. Gli ordini di sfollamento o di evacuazione non consentono alle parti in conflitto di considerare tutti gli individui o gli oggetti presenti in un’area come obiettivi militari, né le esentano dall’obbligo di distinguere tra obiettivi militari e civili, di essere proporzionali e di prendere tutte le precauzioni possibili negli attacchi.
Eppure, questi principi sono stati violati più e più volte, lasciando decine di migliaia di bambini uccisi, feriti e privati dei servizi essenziali per la sopravvivenza.
Gli attacchi ai civili, compresi gli operatori umanitari, e a ciò che resta delle strutture e delle infrastrutture civili di Gaza devono cessare. L’intera popolazione palestinese a nord di Gaza, soprattutto i bambini, è a rischio imminente di morte per malattie, carestia e per i bombardamenti in corso.
L’Unicef chiede a Israele un’indagine immediata sulle circostanze dell’attacco al suo personale e che vengano intraprese azioni per individuare i responsabili.
L’Unicef chiede inoltre agli Stati membri di usare la loro influenza per garantire il rispetto del diritto internazionale, dando priorità alla protezione dei bambini. È ormai tempo di porre fine a questa guerra”.
l numero di donne e bambini uccisi nell’ultimo anno a Gaza è il più alto rispetto a qualsiasi conflitto degli ultimi 20 anni, considerando lo stesso lasso di tempo. Secondo stime prudenti, si tratta di più di 6mila donne e 11mila bambini.
È la denuncia diffusa il 1° ottobre da Oxfam, di fronte all’allargamento del conflitto in Libano e Cisgiordania, compresa Gerusalemme est, e all’ulteriore massacro di civili che ne sta conseguendo. Una denuncia che avviene nel giorno in cui l’Iran ha lanciato 200 missili contro Israele, rendendo concreto il timore che il conflitto possa allargarsi ulteriormente e di certo non restare isolato al Medioriente.
Quante donne uccise
Fino ad oggi il numero più alto di donne uccise in un solo anno era di 2.600 in Iraq nel 2016, secondo i dati relativi al periodo 2004-2021 forniti dallo Small Arms Survey. Il numero più alto di bambini uccisi era stato registrato in Siria, dove nei primi 2 anni e mezzo di guerra ne erano morti 11 mila, ossia circa 4.700 all’anno. «Ma c’è un altro dato che testimonia l’orrore di quanto sta accadendo: il numero record di donne e bambini uccisi a Gaza non comprende le circa 20.000 persone non identificate, disperse o sepolte sotto le macerie» sottolinea Oxfam.
Uno studio pubblicato a luglio su Lancet ha stimato che il numero reale di morti nella Striscia potrebbe essere superiore a 186mila, prendendo in considerazione le morti indirette, ad esempio per fame o mancanza di assistenza sanitaria. «I rapporti delle Nazioni Unite degli ultimi 18 anni confermano che in nessun altro conflitto era mai stato ucciso un numero così alto di minori. Nell’ultimo anno a Gaza, questo numero indicibile è stato di cinque volte superiore a quello registrato tra il 2005 e il 2022» spiega Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia.
«Cifre scioccanti che impongono la necessità di un cessate il fuoco immediato e permanente, soprattutto di fronte all’escalation regionale a cui stiamo assistendo. Gli orribili attentati del 7 ottobre di un anno fa, che hanno causato 1.200 vittime tra cittadini israeliani e stranieri – tra cui 282 donne e 36 bambini, con 250 persone prese in ostaggio – hanno costituito gravi violazioni del diritto internazionale umanitario, ma niente giustifica la morte violenta di innocenti. A questo si aggiunge la complicità dei Paesi più influenti nel contesto internazionale, che hanno continuato a rifornire Israele di armi, senza chiedere conto del massacro di civili» aggiunge Pezzati.
Distruzione delle infrastrutture civili
Oxfam parla poi di distruzione sistematica delle infrastrutture civili, riportando i dati forniti da Action on Armed Violence (aggiornati al 23 settembre): «l’analisi ci dice che Israele ne abbia bombardata in media una ogni 3 ore dall’inizio della guerra. A parte la pausa umanitaria di 6 giorni dello scorso novembre, ci sono stati solo due giorni in tutto l’anno senza bombardamenti».
I bombardamenti israeliani colpiscono in media: una o più abitazioni ogni 4 ore; tende e rifugi temporanei ogni 17 ore; scuole e ospedali ogni 4 giorni; punti di distribuzione degli aiuti e magazzini ogni 15 giorni. «Le violazioni del diritto internazionale umanitario compiute da Israele nell’ultimo anno sono di una gravità tale da poter essere considerate come crimini contro l’umanità» dichiara Pezzati, che prosegue: «Il livello di devastazione causata a Gaza è indicativo di un uso del tutto sproporzionato della forza in relazione agli obiettivi militari, e della sistematica assenza di discriminazione tra obiettivi militari e popolazione civile. L’esercito israeliano ha infatti preso di mira senza sosta le infrastrutture indispensabili alla sopravvivenza della popolazione. In questo momento solo 17 dei 36 ospedali della Striscia sono parzialmente funzionanti e tutti soffrono per la mancanza di carburante, forniture mediche e acqua potabile. Migliaia di famiglie sono state sfollate con la forza decine di volte per essere indirizzate verso le cosiddette ‘zone sicure’, che però a loro volta vengono bombardate».
Una catastrofe confermata da un ulteriore dato: ad oggi circa il 68% dei terreni coltivati e delle strade di Gaza sono state completamente distrutte o danneggiate. «I nostri colleghi e gli operatori delle associazioni partner con cui lavoriamo a Gaza, in questo momento, sono stati quasi tutti sfollati, ma ogni giorno fanno del loro meglio per rispondere a un’emergenza senza precedenti su molti piani: la carestia imminente, la ricomparsa della poliomielite, la mancanza di acqua pulita e qualsiasi bene essenziale» continua Pezzati.
L’impatto sulle donne
«L’ultimo anno a Gaza ha avuto un impatto devastante soprattutto sulle donne che hanno sopportato un doppio fardello. Molte di loro si sono ritrovate da sole a prendersi cura dei figli in mezzo alle macerie. – aggiunge la dottoressa Umaiyeh Khammash, direttrice di Juzoor, associazione partner di Oxfam, che sostiene centinaia di migliaia di persone in più di 90 rifugi e punti di assistenza sanitaria in tutta Gaza – Le madri incinte o in allattamento in particolare hanno affrontato difficoltà immense a causa del crollo dei servizi sanitari. Per i bambini il trauma è stato altrettanto profondo. Oltre 25.000 bambini hanno perso un genitore o sono diventati orfani, con il trauma psicologico che ne consegue. Tantissimi hanno subito gravi lesioni fisiche e hanno perso un arto».
Oxfam si concentra poi sulla Cisgiordania, dove l’escalation senza precedenti del conflitto sta aumentando esponenzialmente, ponendo il rischio di gravi violazioni del diritto internazionale e crimini di guerra: dallo scorso ottobre, l’esercito israeliano ha imposto la demolizione di oltre 2mila case abitate da palestinesi causando danni ingenti alle infrastrutture pubbliche e alle vie di comunicazione. Nello stesso periodo, più di 680 palestinesi sono stati uccisi da coloni israeliani o nel corso di operazioni militari; si sono verificati oltre mille attacchi compiuti dai coloni contro la popolazione palestinese, che hanno portato alla distruzione di coltivazioni, sistemi di irrigazione e serre, (incluse quelle realizzate grazie a progetti di aiuto allo sviluppo finanziati a livello internazionale e sostenuti da Oxfam).
L’appello al cessate il fuoco
Oxfam rilancia l’appello urgente per un cessate il fuoco immediato e permanente; il rilascio di tutti gli ostaggi e dei palestinesi detenuti illegalmente; lo stop alla vendita di armi a Israele; l’ingresso senza restrizioni degli aiuti umanitari a Gaza. «Alla luce del recente parere consultivo espresso dalla Corte Internazionale di Giustizia, – e quanto contenuto nella Risoluzione dell’Assemblea Generale votata la settimana scorsa per darne attuazione”, Oxfam “chiede inoltre alla comunità internazionale di fare tutto il possibile per porre immediatamente fine all’occupazione illegale israeliana; lavorando per la rimozione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania e il pagamento di risarcimenti verso le comunità palestinesi colpite».
È trascorso un mese dalla pubblicazione del Rapporto. Il bilancio dei morti è ulteriormente aumentato. Donne, bambini. Un genocidio. La vittima di un tempo che si è trasformata nel carnefice di oggi. Una verità scomoda. Una verità che va gridata. Per i bimbi di Gaza. Che non valgono meno dei bimbi israeliani. O no?
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