Scrisse «Qui abita un ebreo, Gesù»; vandali in parrocchia

Gli scatoloni rovesciati alla Caritas di La Loggia
da AVVENIRE
3 febbraio 2020
Torino.

Scrisse «Qui abita un ebreo, Gesù»;

vandali in parrocchia

Andrea Zaghi, Torino
Porte forzate e sradicate, mobili distrutti, documenti all’aria e circa 500 euro spariti; è accaduto agli uffici della Caritas di La Loggia (Torino). Il parroco fece il cartello contro l’antisemitismo
Porte forzate e sradicate, mobili distrutti, documenti all’aria e circa 500 euro spariti. È accaduto negli uffici della Caritas di La Loggia (Torino) nella notte fra domenica e lunedì. Teatro del raid vandalico non una sede qualsiasi dell’organizzazione che si dedica all’aiuto delle persone e delle famiglie in difficoltà, ma quella della parrocchia di san Giacomo dove, la scorsa settimana è stato affisso alla porta della chiesa un cartello con scritto “Juden hier! Qui abita un ebreo: Gesù”: la risposta del parroco, don Ruggero Marini, alle scritte antisemite comparse a Torino e a Mondovì.
Certo, per ora le indagini dei carabinieri non hanno scovato collegamenti diretti fra i due episodi: nelle stanze affidate alla Caritas non sono state trovate scritte antisemite oppure minacce. Ma adesso don Ruggero avverte: “Potrebbe esserci un collegamento, le coincidenze sono tante. È nostro compito però non enfatizzare nulla, ma occorre non sottovalutare alcuna ipotesi”.
Anche perché, nei giorni scorsi, un primo cartello (con la stessa scritta) affisso sempre alla porta della chiesa, era stato fatto a pezzi nel corso della notte. “Chi ha strappato il primo cartello – aveva spiegato don Marini -, voleva solo fare una bravata”. Fatto sta che il gesto del parroco aveva comunque attirato l’attenzione: la chiesa è fra l’altro in una posizione strategica, fra le scuole elementari e medie del paese e la sede Caritas è inserita nel complesso parrocchiale, ma vi si può accedere anche dalla strada.
Le scritte antisemite comparse a Mondovì e a Torino avevano anche suscitato una forte presa di posizione dell’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, che aveva sottolineato: “È grave che ci troviamo, nel nostro paese, fra la nostra gente, senza più ragioni forti per ricordarci che non solo siamo tutti fratelli, ma che condividiamo cittadinanza e interessi economici, lingua e territori”. Sempre Nosiglia aveva chiesto di abbandonare “la palude di chi fomenta l’odio e l’intolleranza”.
Mentre Pierluigi Dovis, direttore della Caritas diocesana, ha commentato: “Il furto subito certo non modificherà lo stile di servizio che ha nel dialogo, nell’ascolto, nel superamento di ogni tipo di barriera le sue dimensioni fondanti”.
Oggi don Marini spiega: “Non ho ricevuto minacce esplicite, ma tanta solidarietà da molte persone sia praticanti e sia ‘in cammino’. E da parte mia sto incoraggiando i volontari Caritas perché questo gesto offende e impoverisce coloro che meritano la nostra attenzione e condivisione. Insomma, di fronte alla devastazione noi rinnoveremo e rilanceremo la nostra testimonianza e i nostri servizi di accoglienza, sostegno, inclusione e promozione”.
L’episodio ai danni della Caritas potrebbe comunque essere del tutto avulso dagli atteggiamenti antisemiti. In attesa degli sviluppi delle indagini, intanto, è stata organizzata una veglia di preghiera.

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