È in corso un’epidemia di solitudine

da Il Corriere della Sera

È in corso un’epidemia di solitudine

Franco Arminio | 4 febbraio 2025
In Italia e in tutto l’Occidente la parola comunità è la parola più vuota: c’è da pensare che solo i nostri fallimenti possono un poco interessare gli altri, solo le nostre malattie
Forse è arrivato il momento di dirlo in modo brutale: in Italia e in tutto l’Occidente la parola comunità è la parola più vuota. Siamo in una sommatoria di solitudini e questo rende possibili situazioni politiche come quella che ha portato alla rielezione di Trump. La gente che vive in comunità ha qualche paura in meno, fa una naturale manutenzione della democrazia, la ravviva dal basso e il risultato elettorale è di conseguenza meno sconcertante.
Se la sinistra non capisce che la morte della comunità significa letteralmente la morte della sinistra vuol dire che non c’è nessun rimedio possibile e siamo entrati nel regno delle sconfitte a oltranza. E non si può chiedere a un leader di ravvivare lo spirito comunitario, è una costruzione che deve vedere ogni persona riportare il proprio legnetto sul fuoco comune.
Non è più possibile nascondere che la gran parte delle associazioni sono vive solo dal punto di vista formale. Non si può nascondere che nei partiti non c’è nessuna vita, oltre l’animazione per comporre le liste elettorali. Non si può nascondere che la gran parte delle nostre amicizie sono intimamente vuote e che sono in pochi quelli che sarebbero disposti a battersi per noi. Anzi, c’è da pensare che solo i nostri fallimenti possono un poco interessare gli altri, solo le nostre malattie.
E non si può nemmeno confidare più di tanto nel fatto che certe persone sembrano avere un seguito. La verità è che si tratta di manifestazioni superficiali. Che sia un cantante, un politico, un poeta, la regola è sempre la stessa: ti seguo se la pensi come me, altrimenti ti tolgo la delega, seguo un altro.
In uno scenario di questo tipo la sinistra non ha letteralmente il terreno in cui piantare le sue piantine. Quelle che ha sono piantine che vengono dal passato. Mancano le energie nuove ed è evidentissimo se diamo uno sguardo a quanti giovani sostengono in questo momento i partiti di opposizione: praticamente siamo vicini allo zero. E se gettiamo uno sguardo impietoso sull’Italia di oggi vediamo che non è in piedi nessun movimento e il Movimento Cinque Stelle che era addirittura arrivato al governo, ora fa una vita che sembra più legata ad esternazioni di palazzo che ad un’effettiva effervescenza sociale.
Siamo messi così e saremo messi sempre peggio se non scatta l’allarme, come se fossimo in un palazzo invaso dal fumo. I primi che dovrebbero mobilitarsi sono quelli che una volta si chiamavano gli intellettuali: qualcuno ha notizia di una riunione di scrittori per discutere questioni del tempo presente? Se persone con molte garanzie economiche non sentono il bisogno di cedere un poco del loro tempo per la difesa di beni comuni, come si può pretendere che lo faccia un giovane disoccupato del Sud che quasi sicuramente vive solo e sconsolato in un paese ridotto a un museo delle porte chiuse?
La sinistra deve occuparsi più che di diritti civili, del diritto alla compagnia. Non si può non capire che la solitudine porta il mondo a destra. È di questi giorni la notizia che in Giappone molte donne fanno piccoli furti perché il carcere è visto come un luogo in cui c’è cibo sicuro e possibili compagnie. L’elezione di Trump non è avvenuta nei seggi elettorali ma in una società dove secondo un documento del governo americano è in atto un’epidemia di solitudine, con significative ricadute sul piano della mortalità. Di queste cose bisogna parlare e non delle piccole sceneggiate quotidiane che servono solo a intrattenerci in attesa di altre sceneggiate.

Commenti chiusi.