
Il Direttore di AVVENIRE, Marco Tarquinio:
solo maleducazione o c’è dell’altro?
Il giorno 16 luglio 2021 abbiamo inviato via email al Direttore di AVVENIRE, signor Marco Tarquinio, una lettera. Finora non abbiamo ricevuto una risposta. La rendiamo pubblica.
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Egregio signor Marco Tarquinio,
Direttore di “AVVENIRE”
Premettiamo subito che non vi obblighiamo a pubblicare questa lettera. Il nostro intento è di far conoscere a Lei, signor Direttore, una nostra protesta.
Premettiamo anche che riteniamo “Avvenireonline” (che è di nostra attenzione più volte al giorno) è uno dei quotidiani più seri, tanto è vero che frequentemente prediamo articoli per noi interessanti e li pubblichiamo sul nostro sito www.dongiorgio.it.
Schiettamente, nutriamo tuttavia qualche riserva su articoli che riguardano certe prese di posizioni della Chiesa ufficiale che non rientrano nelle nostre visuali di fede che, ritenendoci spiriti liberi, spaziano al di là di schemi rigidamente dogmatici, certamente comprensibili per una struttura religiosa come’è la Chiesa cattolica che ha esigenze di rigida ortodossia, ma per lo meno discutibili per chi è alla ricerca di quella Verità che chiama in causa anzitutto il nostro essere interiore, senza dover necessariamente essere soggetto alla mediazione della Chiesa istituzionale.
La nostra critica però non riguarda l’impostazione di fondo di un Quotidiano cattolico, portavoce ufficiale della Cei.
La nostra critica è secondaria, ma non per questo banale.
Da qualche tempo pubblicate articoli e video di un prete ambrosiano, don Alberto Ravagnani. Non siamo d’accordo che diate importanza a un prete, il cui effetto mediatico non ci sembra in linea con la serietà del vostro Giornale.
Ci è difficile evitare giudizi anche durissimi nei riguardi di don Alberto che si è buttato, quasi risucchiato, in modo del tutto scriteriato nel campo web: non solo per come usa da esaltato la videocamera, ma soprattutto per ciò che comunica, lo riteniamo insulso, per non dire del tutto negativo, tanto più che si rivolge, così sembra, a dei giovani che avrebbero bisogno di un altro cibo ben più sostanzioso.
Non siamo contrari a usare web: anche noi usiamo i mezzi di comunicazione sociale, limitandoci però al minimo necessario (facebook, video e sito), ma non sopportiamo il vuoto d’essere di chi dovrebbe, per vocazione, puntare in alto o nel profondo, anche provocando ma in vista di quella interiorità che oggi sembra scomparsa anche tra le nostre comunità cristiane.
Da tempo distinguiamo tra carnalità (esteriorità) e spiritualità (interiorità), e riteniamo che la società fortemente carnale di oggi esiga un’alternativa o un cambio di passo tali da provocare il risveglio divino di una massa di omologati sullo standard di un consumismo mortale.
Ed è qui il punto chiave: uscire dalla banalità di proposte e di messaggi di pelle, per proporre l’esigenza di una “spiritualità”, da intendere nel senso più mistico del termine. Se la parola “mistica” può ancora far paura, tanto è vero che sembra proibito il solo pronunciarla ancora nei seminari, è perché andrebbe chiarita staccandola da tutto ciò che è irrazionale, esoterico, paranormale, eccezionale. La Mistica più pura rifugge da rivelazioni o visioni soprannaturali, o da esperienze di carattere allucinatorio o patologico.
Anche nella Chiesa ci sono lodevoli tentativi di usare al meglio, ovvero con intelligenza, i mezzi di comunicazione sociale, ma che voi privilegiate dando pubblicità a un prete mediaticamente “fasullo”, che ama mettersi in mostra agganciandosi a personaggi famosi, che spesso cade nel ridicolo, non ci sta assolutamente bene, ovvero disapproviamo.
Ecco la nostra protesta!
E vorremmo anche dirLe che il nostro dissenso non finirà con questa lettera, anche perché ci dispiace che la stessa Chiesa cada nel ridicolo dando voce a qualche suo ministro che usa da imbecille quei doni che potrebbero essere usati con criterio per il Meglio.
Intendiamo pubblicare sul nostro sito questo scritto, così pure la vostra eventuale risposta.
Se rispondete preferiremmo sincerità e chiarezza.
Da ultimo una proposta: stiamo portando avanti il discorso sul matrimonio dei preti, ma con una alternativa diversa. Perché tra il celibato e il matrimonio dei preti non proporre una terza via, ovvero una Unione mistica tra un prete e una donna? Ci farebbe piacere che ci faceste una intervista: abbiamo già parlato anche con il Vescovo Mario Delpini, il quale ci è sembrato incuriosito della cosa.
In attesa di una risposta
Distinti saluti
don Giorgio De Capitani
La Valletta Brianza (Lc)
Martina Viganò
Cremella (Lc)
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