Apertamente e sinceramente, io la penso così!

facedon

di don Giorgio De Capitani
Dico in anticipo che non permetto per questo articolo alcun commento, che verrà immediatamente rimosso. Ho già dato abbastanza prova della perversione mentale di alcuni che, come dirò, dimostrano quanto l’animo umano sia ricco di sorprese di un male che alberga nell’inconscio, pronto a uscire come una valanga, appena capita l’occasione.
Con questo mio nuovo e spero ultimo intervento sulla vicenda dei due marò italiani, rinchiusi nelle carceri dell’India, in attesa di una sentenza definitiva (di assoluzione o di condanna), non intendo rivolgermi ai miei denigratori. Non credo che valga la pena rispondere alle loro allucinazioni. Di fronte alla mai esausta dissennatezza, non c’è ragione che tenga.
Vorrei però dire due cosette.
Le offese gratuite sono di una tale ripetitività da lasciarmi del tutto indifferente. Almeno un po’ di fantasia! Quando non si hanno buone ragioni per controbattere, si ricorre agli insulti. E si tira fuori: sei un pedofilo! sei un catto-comunista! appartieni ad una chiesa corrotta! mangi a ufo! che la chiesa ti sospenda! che dio ti fulmini! E così via. Da notare anche le contraddizioni. Una tiritera veramente noiosa!
Inoltre: so di darvi un grosso dispiacere, ma ciò che ho scritto lo pensa la maggior parte degli italiani, anche se non lo dicono apertamente, perché magari temono i giudizi o le minacce di gente squilibrata. E poi, quando si tocca la casta militare, apriti cielo! Scendono i fulmini! Forse nemmeno scagliati dai militari quanto da esaltati militaristi. L’ho già provato sulla mia pelle qualche anno fa (2009), quando avevo definito “mercenari” i militari italiani in Afghanistan. Anche allora ci furono improperi d’ogni genere e minacce, tanto che decisero di farmi proteggere.
Ho scritto esattamente ciò che penso, e, siccome non ho nulla da perdere, non me lo sono tenuto per me, ma l’ho detto pubblicamente. La mia intenzione, pur rivolgendomi a Giulia, non era assolutamente quella di colpire la “persona” di una ragazza, di cui comprendo benissimo lo stato d’animo di figlia che da tempo aspetta che il padre torni a casa. E lo dico con tutta sincerità: sarei ben felice se la vicenda si risolvesse nel migliore dei modi per i due marò.
Se tuttora me la prendo è per il “modo” con cui la faccenda è stata fin dall’inizio condotta dal Governo italiano, che l’ha strumentalizzata in senso patriottistico, quando di patriottico non c’è nulla. Il dubbio c’è che, dietro, si nasconda qualcosa di poco chiaro, altrimenti non si capirebbe perché, già l’ho scritto, il Ministro della Difesa, Roberta Pinotti, immediatamente sia volata, in piena notte, in India per verificare lo stato di salute di Massimiliano Latorre, e non si capirebbe perché, pochi giorni dopo, il Ministro degli Esteri, Federica Mogherini, appena nominata Alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza della Ue, abbia affermato che d’ora in poi bisognerebbe cambiare strategia per portare a casa i due marò, confermando inoltre la tesi della collega, secondo cui la faccenda deve diventare una tra le priorità del Governo.
E i politici, di destra, di sinistra e di centro sfruttano la situazione per un pugno di consensi, che non è detto che poi risulteranno a loro favorevoli. Non parlo poi dell’onorevole Giorgia Meloni, di FdI-An, che nei giorni scorsi aveva rivolto un appello ad Alessandro Del Piero affinché rifiutasse l’offerta di giocare in India fin quando i due Marò non torneranno in Italia. Non aggiungo altro.
E i mass media? Come al solito, si guardano bene dall’esporsi più del dovuto, dietro quella maschera ipocrita che caratterizza la stampa italiana dei poteri forti.
E gli uomini di Chiesa? Si nascondono dietro al solito buonismo, un misto di compassione, di prossimità del tutto emotiva, per non dire di convenienza opportunistica, dimenticando che la “pietas” non ha frontiere (ci sono anche due pescatori indiani che hanno perso la vita: hanno un nome e un cognome, Valentine Jalstine e Ajesh Binki), e che senza la giustizia è solo pietismo.
Ma non posso concludere senza rivolgere una domanda ai tanti movimenti pacifisti, alle associazioni che organizzano manifestazioni di pace, ecc. ecc. Voi che cosa dite di questa vicenda? Lo sapete che si tratta di militari pagati per difendere con le armi gli interessi economici di qualche multinazionale? E tu, caro Gino Strada, che cosa dici? E vorrei fare una domanda anche ai nostri ambientalisti: si parla di una “petroliera” difesa dalla Marina italiana! Che ne dite?
È possibile avere una risposta?
Critichiamo gli Stati Uniti perché bombardano in Iraq quelli dell’Isis per difendere popolazioni inermi, e poi? Forse qualcosa non va.
Notabene.
In tanti accusano l’India di essere una nazione antidemocratica (a causa della pena di morte) e di essere retrograda e incivile, anche per i numerosi stupri di ragazzine e altro. Non sto a ricordare Gandhi e tutto quel mondo di filosofia e di misticismo, che anche la Chiesa cattolica dovrebbe invidiare.
Dico solo: guardiamo in casa nostra! Qui nel nostro bel Paese, quanti femminicidi avvengono ogni giorno, non per mano di extracomunitari, ma di italiani? E inoltre, non giudichiamo una nazione solo perché ha ancora la pena di morte: alcuni Stati americani ce l’hanno, e forse per questo sono anti-democratici? E che dire dell’ergastolo e delle nostre carceri, dove la giustizia tira a campare e dipende talora dall’abilità di avvocati ben prezzolati?
L’India merita tutto il rispetto di noi occidentali, che dovremmo anche fare un mea culpa per averla occidentalizzata, favorendo così quel tradimento di “valori dell’essere”, che hanno attirato laggiù mistici e giovani in ricerca di una nuova e grande spiritualità. Noi occidentali per tante cose dovremmo sentirci in debito con l’India!

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