I mass media locali… che pena!

L’EDOTORIALE
di don Giorgio

I mass media locali… che pena!

È sempre imbarazzante “dover” parlar male dei mass media. Almeno per me lo è. Se da una parte ne invoco l’esistenza, anche capillare, in quanto strenuo difensore della libertà di espressione e di stampa, dall’altra, proprio per questo, non accetto mass media al servizio del potere dominante.
Qui il discorso si farebbe lungo e complesso: oggi soprattutto quando i grandi giornali nazionali hanno bisogno di un sostegno economico, che raramente viene da un editore che crede nella libertà d’espressione, limitandola con criteri tanto subdoli quanto ingannevoli, è difficile scegliere i mass media meno legati al potere.
Dire che si è letteralmente frastornati leggendo i titoli delle varie testate giornalistiche è dir poco, tanto più che alcune, ben note, sanno catturare la curiosità morbosa della gente proponendo quel mondo di gossip o di cronaca nera (talora connessi) che è il giornaliero menu quotidiano. E qui la strumentalizzazione giornalistica non ha limiti, pescando nei particolari più scandalosi o torbidi, arrivando al punto di essere così macabri da superare la fantasia degli autori dei triller. Già i titoli grossi come una casa… sparati in prima pagina!
Ma vorrei fare qualche riflessione sui mass media locali, e qui non basta dire che mi trovo in imbarazzo, perché a contatto diretto con la realtà non si può, ma si deve ribellarsi a un certo modo di fare giornalismo.
Mi verrebbe la voglia di pensare ai bollettini parrocchiali quando ero piccolo, o quando, giovane prete (c’era solo il vecchio ciclostile a inchiostro, talora manovrato a mano) preparavo fogli informatori per i giovani. Già pensare al ciclostile rimanda a tempi assai lontani, che si usava per mandare o lanciare messaggi contro regimi dittatoriali.
Credo che la prima cosa che ha fatto il regime fascista sia stato quello di controllare la stampa anche delle istituzioni religiose. Sapeva che con un semplice foglietto distribuito in tutte le case la Chiesa poteva dire la sua, contestando gli inganni del duce.
E qui dovrei elogiare il bollettino parrocchiale, anche un semplice foglio che può entrare in tutte le case. Oggi i preti lo stanno snobbando, magari sostituendolo con qualcosa di più patinato e a colori, ma che ha perso la vis, la forza mediatica di un semplice foglio senza tante pretese nella sua veste tipografica.
Sì, con semplici messaggi si è riusciti a detronizzare i potenti mandandoli all’inferno!
Sì, oggi i preti non credono più nella forza mediatica di un piccolo foglio, magari modesto nella sua veste cartacea, ma potente nei suoi messaggi provocatori e illuminanti.
E arriviamo al punto dolente, ovvero alla presenza in zona di certi giornali, cartacei o online, che sembrano dettare legge ma in quale campo e con quale effetto?
In quale campo? Tutto fa brodo, come si dice, quando si tratta di aumentare le tirature o il consenso popolare, in vista anche degli introiti pubblicitari. E così questi giornali locali diventano anche bollettini parrocchiali: solo folclore, e nulla più. Certo, danno anche notizie locali che interessano i comuni, o altri aspetti culturali en sociali, ma con quale occhio? Con l’occhio del cronista che vede e scrive ciò che vuol vedere e scrivere. O meglio, vede con qualche occhio strabico. Qualche titolaccio in prima pagina solitamente di cronaca nera, qualche notizia curiosa, qualche diatriba tra sindaci, e tutto finisce nel cestino. Alla prossima volta… Ma ben peggiore è la situazione dei mass media online, dove la notizia è più immediata, puntuale, e i commenti di lettori danno il contorno di un bel piatto di lenticchie bruciacchiate. Mi verrebbe da dire: ma i lettori della zona sono così s-cervellati, tutti presi a dire la loro senza dare alcuno stimolo per una seria discussione? Banalità, banalità, banalità… E il direttore? Eccolo sempre presente quando deve dire la sua, imponendo certe scelte (di ogni genere) e condizionando una massa di cretini e facendo pressioni sulle amministrazioni comunali. Il giornale è suo, mi si obietta, e può fare ciò che vuole. Non è vero che il suo è “suo”, ma di quei cittadini che in qualche modo sostengono il giornale.
Un’ultima cosa, ed è la più importante, mi preme dire. Questa zona lecchese è ancora sub-culturale, per lo più imbevuta di una tale mentalità leghista da temere per il suo futuro, se poi non si fa nulla, e qui accuso anche le comunità parrocchiali, per risvegliare questa massa di rincoglioniti brianzoli, perché non reagire accusando istituzioni, enti, civili e religiosi, gli stessi mass media che sembrano addirittura avere l’intento di tenere sempre basso il livello intellettivo di cittadini che dovrebbero essere chiamati, invece che cittadini, semplici servitori della imbecillità più ributtante?
Certo, l’intento di questi mass media locali non è facile: fare cronaca, e nello stesso tempo tentare di elevare il livello culturale. Come? Almeno ci si pensi…
Qualcuno mi dirà: “Non è il loro intento…”, e allora non si vuole proprio capire che tutto è connesso, e che qualsiasi scelta si proponga per rendere migliore anche un servizio ospedaliero o aspetti ambientali, esige una certa apertura intellettiva, che coinvolge tutti, mass media e cittadini, in un confronto dialettico che non è ideologico o frutto di un becero pragmatismo, che noto molto presente in questi mass media locali.
Così, cari direttori, non si decolla, ma si rimane impantanati nella imbecillità di un ego che vorrebbe imporre una visuale cieca e ottusa.
05/10/2024
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