Il presepe di gesso: ultimo rimasuglio di una fede di gesso
L’EDITORIALE
di don Giorgio
Il presepe di gesso:
ultimo rimasuglio di una fede di gesso
Lo avevo previsto.
Ora i mass media italiani, coglionazzi da quattro soldi, pensano al presepe cattolico, la cui rimozione dalle scuole è vista come una “lunga manus” dell’Isis. Ed ecco lo scandalo, la rabbia e le proteste che hanno sospeso e sostituito la rabbia contro gli attentati di Parigi, oramai roba d’altri tempi.
È bastato che il Preside di una scuola facesse il proprio dovere, per far rispettare la cultura in sé, che non né laica né religiosa, ma semplicemente cultura, che è rispetto delle religioni di tutti, perché si scatenasse un putiferio. Tra l’altro ho letto che si è trattato di una bufala, in quanto il Preside si sarebbe solo opposto alla richiesta di due mamme che volevano entrare a scuola nell’intervallo mensa per insegnare canti religiosi ai bambini cristiani.
Naturalmente i politici in difficoltà di consenso, vedi Matteo Salvini, o Maria Stella Gelmini, e altri ancora, subito sono usciti allo scoperto scandalizzati per un simile sgarbo al bambino Gesù. A proposito di Bambinello, mi viene in mente un episodio: un vecchio parroco, che non andava troppo per il sottile, durante il bacio di Gesù Bambino, quando si è presentato un tizio poco raccomandabile, ha girato la piccola statua, dicendogli: “Tu bacia questo!” (ovvero il sederino!).
E sì, basta toccare una tradizione cristiana, ed ecco crollare tutto un castello formale di fede: un castello di formalità religiose, l’ultimo rimasuglio della credenza in un dio fantoccio, tanto fantoccio da essere scambiato come il salvatore di un mondo di cartapesta.
Quando assisto a puerili polemiche attorno ad un presepe, mi viene un senso di angoscia al pensiero che un semplice simbolo religioso possa scatenare una tale bagarre da offuscare perfino una disfatta planetaria. In questi giorni, i grandi si trovano a discutere sul clima, e chissenefrega? Noi pensiamo al presepe!
Ma la cosa “oscena” è l’agitarsi come galline strozzate di nemici dell’Umanità o di beghine tanto caste nel viso dolce quanto disinvolte nel concedersi, politicamente parlando, al più lurido stupratore dei valori umani.
E tra questi difensori occasionali di tradizioni religiose che, al loro povero spirito appaiono solo come oggetti carini di gesso, ecco una massa di credenti altrettanto occasionale, che improvvisamente rivendica le proprie arcaiche origini cristiane, già spente il giorno dopo aver ricevuto un battesimo tribale.
Ben vengano, allora, le polemiche se servono a smascherare simili blasfemie! E, poi, a pagarla è chi, ogni tanto, esce dal mucchio, ma succede che qualcuno agiti la bandiera del laicismo, altra ipocrita rivendicazione di un qualcosa di stupidamente ideologico.
Neppure il Papa, che sembra apparentemente così aperto alle fedi religiose – quando però gli fa comodo onde evitare di soccombere nel dimenticatoio (anche qui, provvidenziali le persecuzioni che, se non altro, risvegliano anche i morti!) – neppure il Papa, ripeto, si accorge che il Natale oramai si è ridotto ad una melassa di vuoti sentimentalismi, che abbisognano ancora di qualche simbolo per salvare la faccia di una Chiesa di pseudo-credenti che, nelle vicinanze del Natale, assumono un volto buonista per poi, il giorno dopo la festa, mettere sotto i piedi ogni sentimento umano.
In Avvento di autenticamente cristiano non è rimasto più nulla. Sì, qualche preghiera in più, qualche incontro sporadico di spiritualità, e poi… un crescendo di iniziative che prendono il Natale o come una buona occasione da sfruttare per farsi un po’ di pubblicità o per sostenere iniziative benefiche o per acquietare la propria coscienza, o semplicemente per farsi gli auguri. Ed ecco i concerti, i banchetti davanti alle chiese, gli spettacoli, le cene o i pranzi, o la vendita della trippa o della cassoeula. Sì, di tutto e di più, con una tale fantasia di proposte da battere ogni anno ogni record, il record degli anni precedenti. Bisogna sempre migliorare, almeno in questo.
Sì, tra una cosa e l’altra, si parla anche della pace, dono del Signore, senza però chiarire di quale pace si tratti ma soprattutto di quale Dio si tratti, perché, poi nella nostra vita privata, continuiamo a odiare, a bestemmiare, a fare della nostra religione solo una giustificazione di quell’odio e di quella violenza che stanno letteralmente dilaniando il mondo.
E così… ci si avvicina al giorno benedetto, quando possiamo anche soddisfare le voglie di qualche povero, raccolto da qualche catapecchia, come simbolo rituale di un orgasmo, con carezze, lacrimucce e dolci parole, prima di sgonfiarsi.
Sì, che cosa di radicalmente sacro è rimasto a Natale? Forse la Messa di Mezzanotte, altra tradizione che, appena la ritocchi, succede il finimondo? Ma ultimamente, forse un po’ meno: sta scemando anche quest’ultimo totem di cartapesta.
Qualche anno fa, in un video, avevo proposto alla Chiesa di sospendere per qualche anno la celebrazione del Natale, come provocazione, ma con l’intento di restituire al Mistero natalizio la sua essenzialità.
Scandalizzarsi solo perché viene sospeso il Presepe nei luoghi meno opportuni, non sembra allora del tutto ipocrita? Ma sì, non preoccupatevi: vi lasceremo ancora i presepi e il panettone, di godervi in santa pace il giorno di natale, per poi correre al gran finale con i botti dell’ultimo dell’anno, e, quando il papa, il primo gennaioi, vi inviterà a pensare alla pace universale, sarete così in coma da non accorgervi neppure se un altro attentato risponderà al vostro brindisi con uno spumante di sangue.
5 dicembre 2015
EDITORIALI DI DON GIORGIO 1
EDITORIALI DI DON GIORGIO 2
i mussulmani non sanno più come dire che a loro il presepe a scuola non crea nessun problema.il problema è solo di quei pochi laicisti di sinistra del caz..o
Sul sito italiano ufficiale della religione musulmana si leggono parole di conciliazione: “Possiamo tranquillamente sederci, festeggiare e mangiare insieme ad amici e parenti cristiani. Isolarsi non porta a nulla, se non al contrasto”
A Natale siamo tutti più buoni. Un luogo comune conosciuto anche tra le fila dell’Islam moderato.
Nella homepage di Islamitalia.it, il sito italiano ufficiale della religione musulmana illustrata ai naviganti dal punto di vista accademico, si legge che “fare gli auguri di Natale non solo non è haram (proibito), ma rappresenta un atto di rispetto e di benevolenza verso i nostri fratelli cristiani e verso il nostro profeta Gesù”. Un messaggio conciliante e in netta controtendenza rispetto agli spot d’odio lanciati continuamente dai terroristi dell’Isis, pronti a colpire durante le festività.
“Ciò che sta alla base delle azioni del fedele musulmano sono le intenzioni – continua il post – se le intenzioni sono benevoli e conformi a un’etica islamica non vi è alcun motivo di porre dei freni e contraccambiare un gesto come quello degli auguri, anche se non risulta propriamente una festa della propria fede. Dopotutto, anche moltissimi cristiani, atei o altro ci augurano ogni bene in occasione delle festività islamiche”. Insomma, le polemiche sul presepe e il crocifisso nelle scuole sembrano lontani anni luce.
Il commento termina così: “Se siamo pienamente coscienti del nostro cammino spirituale nell’Islam e restiamo nell’halal, nel lecito, possiamo tranquillamente sederci, festeggiare e mangiare insieme ad amici e parenti cristiani e atei che siano, in quanto le nostre intenzioni sono mosse dalla nostra coscienza e sono rivolte allo star bene, a dar del bene anche con la propria presenza cara a familiari e amici. Isolarsi non porta a nulla, se non al contrasto”.
Condivido senza riserve. Questa polemica assurda e “provvidenziale” per chi vuole vendere fumo e attirare consensi facili, mi ricorda quella analoga sull’esposizione del crocifisso nei luoghi pubblici. C’è sempre qualcuno, a cui di solito non frega niente della fede e di ciò che attiene alla spiritualità, che non si lascia sfuggire l’occasione per apparire un difensore della chiesa cattolica, in quanto simbolo della nostra cultura occidentale, e fare “bella figura” agli occhi dei beoti baciapile che non mancano mai. Del resto l’ex cavaliere di sventura, ormai disarcionato, aveva mietuto consensi, nonostante il suo stile di vita, anche perché si era assunto il ruolo di protettore della parte più conservatrice ed ottusa del clero cattolico. Con tutto il rispetto per la sincera devozione di chi, del tutto in buona fede, dà importanza a certi simboli, sarebbe opportuno ricordare che ci troviamo davanti ad oggetti, che restano comunque tali anche se raffigurano immagini sacre.