Fèrmati, rientra in te stesso…

Fèrmati, rientra in te stesso…

di don Giorgio De Capiani
Più la Chiesa gerarchica nelle sue alte cariche istituzionali si discosta dalla realtà dello Spirito, che anima ogni agire diciamo pastorale, o del pastore che non può non essere evangelicamente “buono”, ovvero conformemente al Bene Sommo, da cui discende ogni potere come riflesso divino, e più il mio spirito si ribella, contestando quanti, investiti di autorità, tradiscono la loro missione di educare la gente al senso del Divino.
Ma che significa “educare al senso del Divino”?
Ogni linguaggio che riguarda il Mistero divino è sempre antropomorfico, perciò da prendere con le dovute riserve. Dire “senso” è dire qualcosa di sensibile. E più ci si distacca dal sensibile, più ci si avvicina al Divino, cogliendone o, meglio, intuendone la pura Essenzialità.
Educarsi alla Essenzialità divina è spogliarsi di ogni carnalità. Sembra un paradosso: essere investiti di un potere (ogni autorità è un potere) ed educare alla Essenzialità, che per natura è “niente volere, niente sapere, niente avere”.
Se nel campo politico ciò sembra un assurdo, nel campo mistico è una necessità.
Ho detto nel campo ”mistico” e non nel campo “religioso”, dove tutto è una struttura anche carnale, che esige “volere, sapere e avere”.
La gerarchia ecclesiastica entra in conflitto con se stessa, quando pretende di educare la gente al senso del Divino. Ciò che la gerarchia fa è sempre in funzione della propria struttura, proponendo, anzi imponendo un dio manufatto.
Scuotere la gerarchia invitandola ad agire partendo dal proprio essere interiore sembrerebbe assurdo, a meno che la gerarchia non voglia tenere il piede in due scarpe: vivere di spiritualità e agire di carnalità. Come individui si è mistici, come gerarchi si è carnali.
Forse solo il cardinale Schuster era in parte riuscito, pur vivendo il peso di guidare la Diocesi più grande del mondo.
Ma perché non fare di una eccezione la regola, e tentare di conciliare la realtà di mistico con la realtà di gerarca? In fondo, non sarebbe la Bellezza di una sfida che tra l’altro gli stessi cenobiti giornalmente affrontavano?
E allora diciamo che perfino nella struttura ecclesiastica potrebbe essere presente la realtà mistica, pur tenendo conto che la Chiesa istituzionale sarà sempre un freno a quella “spiritualità d’essere” che nella realtà mistica è l’essenza stessa di una vocazione, che è pura contemplazione, senza estraniarsi del tutto dal lavoro manuale.
Ma forse una soluzione ci sarebbe per risolvere il dilemma: contemplazione attiva o azione contemplativa?
La soluzione sta nella Mistica medievale. Se l’essere è per sua natura mistico, in quanto grembo del Logos che si genera e ri-genera eternamente, anche l’agire sarà animato nel senso di “spiritualizzato” dalla nascita e ri-nascita del Logos eterno.
Che significa vivere l’Eterno presente che coinvolge l’essere e l’agire?
Non solo il singolo è chiamato in causa, ma la stessa struttura della Chiesa, che non può offuscare la presenza dello Spirito come Logos eterno che si genera e ri-genera: la struttura religiosa faccia del volere, sapere e avere solo strumenti relativi al fine che è educare la gente a scoprire quel mondo interiore, dove il Logos eterno si genera e ri-genera.
Quando il Papa non capisce queste cose, quando i Vescovi sono talmente “fuori di testa” da tradire il mondo interiore, ovvero la generazione e ri-generazione mistica, come poter sperare nella salvezza di una società tutta pelle, anche perché la Chiesa è solo pelle: troppo volere, sapere e avere?
Vi invito a vedere il video qui sotto

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