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05 Gennaio 2023
Dov’è finita la trasgressione di Madame?
La verità è che nella musica i ribelli
non sono mai esistiti
di Adalgisa Marrocco
Come può una cantante che aspira a essere irregolare piagnucolare sui social e dare tutta la colpa alla mamma per la sua mancata vaccinazione? Michele Bovi non si sorprende: “L’irregolarità degli artisti è sempre stata regolata per non incappare nell’embargo di discografici, televisione e radio. Da allora nulla è cambiato”
Dov’è finita la trasgressione di Madame? Se lo domandano in tanti all’indomani del post-redenzione della cantante, con tanto di abiura genitoriale, pubblicato dopo l’indagine aperta a suo carico per false vaccinazioni anti-Covid volte all’ottenimento del green pass. Gli stessi si immalinconiscono pensando che non esistono più i veri ribelli di una volta, quelli che per primi hanno spaccato le chitarre sui palcoscenici. “Altro che Måneskin”, mormorano. E poi: “Achille Lauro si ispira a David Bowie, però non sarà mai un rivoluzionario come lui”. Ma se nella musica il ribellismo genuino non fosse mai esistito (salvo sconosciute eccezioni) e gli artisti di oggi non fossero copie sbiadite di un passato scintillante? Michele Bovi, giornalista e autore televisivo di lungo corso, ne è convinto: “L’irregolarità degli artisti è sempre stata regolata per non incappare nell’embargo di discografici, televisione e radio. Da allora nulla è cambiato”.
Chi desiderava e desidera “sfondare”, insomma, ha abbracciato e abbraccia una trasgressione di facciata. “’Fatti crescere i capelli, vestiti in questo o in quell’altro modo’: anche in passato certi artisti apparivano ribelli perché i discografici correvano dietro al modello Elvis Presley, studiando e controllando ogni cosa. Pensiamo al panorama italiano, dal 1957 in avanti: i rocker erano Mina, Celentano, Tony Renis, Little Tony, ovvero cantanti melodici che il mercato aveva trasformato in ribelli. Fuori dai nostri confini anche un fenomeno come David Bowie, in fondo, era un uomo copertina, aderente alle richieste del mercato. E Jimi Hendrix? L’industria aveva deciso che doveva essere il re degli hippy, ma prima del successo fece gavetta suonando in smoking”, dice Bovi. E ancora: “Perfino i casi di censura, per molti anni, sono stati una forma di propaganda pubblicitaria adottata dai discografici per fare in modo che i loro artisti non passassero inosservati”.
La verità è che i veri trasgressivi in tv e radio non sono mai arrivati, se non a decenni di distanza dalla loro rivoluzione. L’esperto cita un esempio su tutti: “’Baciami la vena varicosa, succhiami il dente del giudizio, strappami il pelo del neo, vampira vampira vampira cha cha’. Sono i versi scritti e incisi, all’inizio degli anni Sessanta, da uno dei più audaci pionieri del rock italiano: Clem Sacco che, rifiutandosi di cambiare repertorio, finì a vendersi i dischi da solo. Lui è un esempio di vero irregolare che non è mai riuscito ad arrivare al grande pubblico, poiché tacciato di offesa al senso del pudore”.
Nulla di nuovo sotto il sole, dunque. “I giovani artisti di oggi – prosegue il giornalista – non sottostanno più alle direttive dei discografici, ma cercano comunque di preservare la loro carriera, di presenziare alle kermesse musicali, di promuovere la propria immagine. Il post di Madame risponde esattamente a queste esigenze. Rispetto al passato è cambiata la formula, ma la sostanza è immutata”. Esiste quindi un canone a cui aderire, non solo dal punto di vista della forma. Anche le scelte musicali sono coinvolte: “Prendiamo i Måneskin: c’è chi parla di nuovo rock, ma in realtà questi ragazzi hanno avuto la capacità di riproporre un rock ultra-tradizionale, intercettando i bisogni di un pubblico che vuole ancora ascoltare armonie e ritmi che – conclude Bovi – sono immortali”.
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