Omelie 2022 di don Giorgio: QUINTA DOPO L’EPIFANIA

6 febbraio 2022: QUINTA DOPO L’EPIFANIA
Ez 37,21-26; Rm 10,9-13; Mt 8,5-13
Il primo pensiero che ho avuto leggendo e rileggendo i brani della Messa è stato questo: voler rivivere, quasi fisicamente, il periodo storico degli eventi narrati nel primo e nel terzo brano o l’epoca dell’autore sacro che ha scritto ad esempio la lettera ai cristiani di Roma.
Sì, rileggere i testi volando indietro nel tempo passato, così da essere quasi fisicamente presente.
Ed ecco la domanda: basta immergersi nel tempo e negli eventi o nelle parole scritte secoli o migliaia di anni fa?
Perché poi, se, essendo Parola di Dio, tutto è già come se fosse presente, non tanto nella memoria, quanto invece nello spirito, e lo spirito è quella scintilla che fa parte dello stesso Intelletto, a cui attinge ogni evento che perciò, in quanto e-vento, ovvero che è venuto da, è già morto, ma in quanto ad-vento, ovvero che verrà ancora, ci rende partecipi di qualcosa sempre nuovo, dunque sempre attuale.
In altre parole, vorrei dire che, più che il voler immergermi nel passato per riviverlo anche fisicamente, è il passato che viene a me, ma non in quanto e-vento, come qualcosa di già compiuto nel tempo, ma come ad-vento, come qualcosa che sta ancora per compiersi.
In proposito, notate l’inizio del primo brano: “Il Signore mi parlò dicendo…”. Il verbo è al passato: “parlò”. Subito dopo troviamo: “Così dice il Signore Dio…”. Il verbo è al presente: ”dice”. E poi: “Ecco prenderò i figli di Israele… li radunerò… li ricondurrò… farò di loro…”. I verbi sono al futuro.
Quindi, nella stessa frase troviamo un verbo al passato, un verbo al presente e verbi al futuro. Il soggetto è lo stesso: il Signore che ha parlato, che parla e che farà.
Tre verbi che indicano un’azione di Dio che, essendo l’Eterno, è in modo del tutto singolare sempre presente: nel passato come avvento che si realizza sempre, anche oggi, e già nel domani, in quanto nell’oggi in fieri vi è già il futuro.
Sto leggendo in questi giorni un libro scritto da Enrico Berti, morto il 5 gennaio scorso, dal titolo già accattivante: “In principio era la meraviglia”. Nel capitolo in cui parla dell’essere, Berti cita una frase di Plutarco, scrittore greco pagano, vissuto tra il primo e il secondo secolo dopo C.: “Il Dio è; e non è secondo un tempo, ma secondo l’eternità: eternità immobile, atemporale, immutabile, nella quale non v’è né prima né dopo, né futuro né passato, né più vecchio né più giovane; ma una soltanto è essa, e col suo unico Ora ha riempito il Sempre; soltanto ciò che è nel senso di questa eternità è veramente”.
La parola Ora richiama il Vangelo secondo Giovanni.
Vi è anzitutto l’Ora della croce, l’Ora del “Consummatum est”, del tutto si è compiuto: ogni profezia e il volere del Padre.
È l’Ora della Gloria, come emanazione della Luce divina, di quella Luce, come scrive Giovanni nel Prologo, che non si lascerà mai vincere o sopraffare dalle tenebre.
L’Ora della croce, della Gloria, della Luce, quando lo Spirito esce dall’intimo di Gesù di Nazaret, quando egli muore sulla croce. Gli evangelisti scrivono: “emise lo spirito”.
Il tempo si arresta nell’Eterno presente: sì. Il tempo continua nel suo percorso carnale, come “crònos”, tempo composto di secondi, minuti, ore, giorni, mesi, anni. Ma passa all’esterno dell’Eterno presente, che è il kairòs, o l’Ora della Grazia, che non ha ore carnali: è l’Eterno, presente in tutta la sua immortalità.
L’Eterno presente è lo Spirito divino, la Grazia.
Nell’Eterno, nella Grazia, il passato si fa presente, non in quanto e-vento, qualcosa di già vissuto e realizzato, ma in quanto ad-vento, qualcosa sempre in fieri, in via di sviluppo, di realizzazione che supera, vince il tempo.
Quando leggo la Bibbia, che è Parola di Dio, dovrei leggerla come avvento, e non come un insieme di eventi storicamente già realizzati. Certo, i fatti sono fatti, l’ho già detto un’altra volta, ma, come Parola di Dio, diventano ”segni” rivelatori del Mistero divino. E nel Mistero divino scopro l’Eterno presente, e ciò mi permette di rivivere oggi, senza necessariamente tornare nel passato, quei fatti magari risalenti a migliaia e migliaia di anni fa come se fossero parlanti come “segni”.
Plutarco, sacerdote pagano, ha scritto: “l’eternità… col suo unico Ora ha riempito il Sempre”.
Abbiamo visto, nel Vangelo di Giovanni, l’Ora della Croce, della Gloria, della Luce, dello Spirito. Ma non possiamo dimenticare l’ora della notte, quando Gesù ha incontrato Nicodemo, e gli ha fatto uno “strano”, strano per Nicodemo, discorso sulla rinascita interiore. Anche la notte ha le sue ore di luce, e la luce splende nelle tenebre, quando le tenebre sono il grembo di Donna, che genera la Vita, sempre per opera dello Spirito, che proviene da qualsiasi angolo della terra.
E non possiamo dimenticare neppure l’incontro di Gesù con la donna di Samaria. Troviamo quelle parole che parlano sempre di un’Ora misteriosa. Gesù dice: “Viene l’ora, ed è questa…”. Che significa “questa”?
Significa proprio “questa”, sempre ora, nell’Eterno presente.
Una riflessione mi viene spontanea, ed è estremamente attuale. Noi moderni ci lasciamo trascinare dalle ore del tempo, che non contengono la Grazia divina. Ore che passano trascinando la carnalità della gente, consumandola fino alla morte.
Si parla di ora della morte, quando Gesù parla di Ora della Luce, della Vita, dello Spirito.
Neppure noi credenti parliamo di Eterno presente, di Luce, di Grazia.
Viviamo chiusi in strutture, in organismi sempre più asfissianti e opprimenti. Ci manca l’aria, ci manca lo Spirito.
Viviamo di un passato morto (celebriamo stupidamente giorni della memoria che durano poi il solito giorno dell’anno), di un passato come un insieme di e-venti, e non di un passato nel suo ad-vento, che ci conduce nell’Eterno presente verso l’Incontro con il Divino.
“Fuori”, il tempo è solo “crònos”, fatto di un susseguirsi inesorabile di secondi, minuti, ore, giorni, mesi e anni. Tutto in un vortice infernale.
Eppure la Bibbia parla di “kairòs”, di grazia, di luce, di vita.
Gesù ripete ancora oggi: “Viene l’Ora, ed è questa…”, ovvero l’Ora dello Spirito.
Ma chi lo ascolta? Neppure la sua Chiesa che nella sua struttura animalesca si fa triturare, triturando i suoi adepti, nel vortice infernale del “crònos”. Oggi sentite il papa, i vescovi, i preti e le suore parlare di Grazia, dell’Ora dello Spirito?

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