In vista delle prossime elezioni comunali…
di don Giorgio De Capitani
In diversi Comuni, piccoli e grandi, d’Italia e anche in diversi paesi della zona lecchese, all’inizio del mese prossimo, ottobre, si svolgeranno le elezioni per il rinnovo delle amministrazioni comunali.
Sembrerebbe che il vero problema sia riuscire a tutti i costi a comporre almeno una lista di nomi di persone disponibili a mettersi in gioco (si fa per dire), per amministrare il proprio paese, dicendo loro, naturalmente, che si tratta di poca cosa, che impegna qualche momento del tempo libero, e che in realtà è il sindaco a fare tutto, per non scoraggiare i titubanti, gli incerti, i quaquaraquà. Sì, talora si tratta di un gioco, dove c’è da divertirsi un po’.
Notatelo bene: anzitutto i nomi, poi le loro qualifiche più o meno professionali, poi l’età, poi il genere, tutto all’insegna della carnalità, che esige anche una certa prestanza, qualche sorriso, un portamento accattivante o decisamente provocante. Una lista di apparenze, ed è questo che conta.
La competenza c’entra relativamente, quasi mai, non importa. Solo il nome conta, e la sua apparenza. Il nome deve attirare qualche consenso: amici, parenti, ecc. ecc. E il bene comune? Mai sentito parlare. Qualcuno confonde bene comune e bene pubblico. Non importa, è solo una sottigliezza.
Una lista di nomi, a cui si promette una copertura ideologica: non più una lista di sfacciato partitismo, ma una lista civica, tutto all’insegna di un lavoro di squadra, dove ciò che conta è quel minimo denominatore comune che tiene insieme un’accozzaglia di ideologie, che subito riemergono appena il denominatore comune si eleva. E così il pragmatismo predomina sul pensiero spento. Difatti, le liste sono composte di gente molto pragmatica, anche se poi magari fannullona. Si fa un gran parlare, ma pochi i fatti, forse per fortuna, perché se dalle parole si passasse ai fatti, il paese ben presto subirebbe un tracollo irreversibile.
Ma non è finita. Nei nostri piccoli paesi persiste quel virus atavico che si chiama campanilismo, ovvero amministratori e cittadini in un connubio indissolubile pensano e agiscono sempre all’ombra del campanile, oltre il quale c’è il nemico da combattere, in una ostinazione di male che è perversione mentale.
Naturalmente tutti rifiutano la parola “campanilismo”, ma parlano ridondantemente di amore, di dedizione, di sacrificio per il proprio paese, di autonomia, di libertà, di crescita nelle più autentiche tradizioni, e così via.
Mi dimenticavo: sarei curioso di porre a ciascun candidato, a partire dal sindaco, che cosa ne pensi del bene comune. Brutta domanda, perché metterebbe nel sacco tutti quanti.
Una cosa posso dire: il bene comune non è barbarismo, razzismo, e neppure campanilismo, neppure pragmatismo, ma è qualcosa che vola alto, al di sopra di qualsiasi carnalità, tanto alto da non essere accessibile alla massa dei candidati, che forse neppure riescono a saltare quel fosso che divide la imbecillità dalla intelligenza.
D’altronde, la gente è contenta così, perché anche essa è al di qua del fosso, e guai se arrivasse un sindaco con i suoi collaboratori a provocarla nella sua imbecillità.
Don Giorgio, non entro nelle Sue valutazioni, ma la cittadinanza credo sia l’espressione degli insegnamenti, dal rigore che gli Organi costituiti impongono, dall’esempio implicito esplicito, dal benessere che un certo agglomerato – anche con fortuna – nel tempo sa cumulare. Quindi perché non diffondere più cultura, più valori e più rigore? Grazie per quanto fa.
Delle nuove elezioni comunali stupisce la sola lista del sindaco uscente a S. Maria Hoè con il titolo nel simbolo: “una speranza per …” Se fossi di quel paese sovrapporrei al simbolo “la disperazione di …” E’ un paese disperato quello che non sa esprimere un’alternativa all’attuale sindaco. Posso avanzare solo un consiglio: non andate a votarlo o votate scheda bianca se avete un po’ di dignità. Non vi impegnate, ma lo sfiduciate. Solo così lo costringete a togliersi dalle p…e e lasciare spazio ad un’alternativa credibile per il bene comune e migliore.
Condivido in toto, ma sarà dura aprire gli occhi a un paese ridotto a rottami.
Molto vero questo articolo e soprattutto rispecchia la triste nostra realtà. Una realtà che però non ha minimamente intenzione di voler migliorare e lasciarsi aiutare per migliorare e uscire anche da certi vecchi schemi.
Quello di chi educa è un compito molto ingrato perché la maggioranza non ne vuole sapere ma allo stesso tempo può essere anche fruttuoso perché è proprio dall’Educazione che incomincia la Politica. Lo sapeva bene Socrate, il filosofo dell’agorà. Lui che nella sua apologia affermava di essere stato l’unico ateniese ad «aver praticato la politica», quella cioè di chi è votato a cambiare la città cambiando il cittadino. Ecco, don Giorgio, lo stesso è per te ma il problema è che pochissimi vogliono aprire gli occhi ed essere educati. Credo anche che molti non capiscono e ignorano e così attaccano brutalmente la verità e chi la dice.
Oggi la politica è di serie Z ma non per questo bisogna smettere di credere in un miglioramento. La tua Educazione al Bene comune è davvero un Bene inestimabile.