da La Repubblica
Damiano Tommasi:
“Il Pd si rimetta in ascolto.
Autonomia, il Nord non deve isolarsi”
di Concetto Vecchio
Il sindaco di Verona ed ex calciatore della Roma: “Ho vinto eliminando i personalismi. E all’assemblea Anci molti sindaci mi hanno salutato perché mi schieravano al Fantacalcio”
Damiano Tommasi, la sua prima mossa da sindaco di Verona è stata la revoca di tre mozioni omofobe.
“È un segnale importante per definire quell’idea di città aperta, inclusiva ed europea che ci rappresenta. Erano mozioni fuori dal tempo. La loro revoca era attesa”.
E la sua vita com’è cambiata in questi primi cinque mesi?
“È un po’ come se fossi tornato alla stagione in cui facevo il calciatore: sono spesso assente da casa, la giornata non ha pause, con i tempi dettati dagli impegni istituzionali. Ma ho buone sensazioni, Verona si sta mettendo in ascolto, è una città molto vitale”.
Pesa l’inesperienza?
“Occorre correre tanto per non deludere le aspettative. Talvolta mi arriva un foglio che illustra un vecchio problema di cui non conosco la storia. Bisogna avere l’umiltà di studiare”.
Come l’hanno accolta al convegno dell’Anci?
“C’è chi mi ha salutato perché mi schierava al Fantacalcio e altri che volevano sapere come abbiamo fatto a vincere”.
Nel centrosinistra diviso molti guardano a lei come a un modello.
“Ma in realtà non c’è stato alcun modello”.
Come no?
“La forza è stata quella di mettere da parte i personalismi, essere compatti e chiari sui punti chiave”.
Non ha voluto i partiti in campagna elettorale.
“Devo però ringraziare Enrico Letta, che ha capito lo spirito: è stato importante”.
Ha usato poco social e manifesti. Lo consiglierebbe a questa sinistra senza popolo?
“Mettersi in ascolto, vivere la quotidianità. Siamo abituati, con i social, a un ascolto parziale, che poi produce una comunicazione condizionata. E prestiamo troppa attenzione ai sondaggi”.
Non li ama?
“Sono fuorvianti, ci distolgono dal concreto. Le scelte di un amministratore devono venire dal reale, dal territorio. È più faticoso ma poi i cittadini te lo riconoscono”.
La sinistra non sa più cos’è?
“Concretezza e sogno devono andare di pari passo. Senza una visione forte poi si rischia di partorire progetti piccoli”.
Con quali sindaci ha legato di più?
“A Bergamo ho rivisto con piacere Oscar De Pellegrin, l’ex paraolimpico che oggi guida Belluno. Con Dario Nardella e Giuseppe Sala c’è un legame da tempo”.
E tra Bonaccini e Schlein chi sceglie?
“Sono venuti entrambi a darmi una mano durante la mia campagna elettorale”.
L’appassiona il dibattito congressuale del Pd?
“Dipende. Sì, se l’elezione del nuovo leader avverrà sulla base di un confronto sui valori e le idee, meno se è una disputa tra correnti”.
Come valuta il primo mese del governo Meloni?
“Ha dovuto subito correggere la narrazione di rottura con cui aveva vinto. Su molte promesse hanno tirato il freno a mano”.
Con Meloni vi conoscete?
“Ci hanno presentati un giorno in Trentino. Non si può dire che non ha fatto la gavetta. E poi è romanista”.
Durerà?
“Il voto è diventato fluido, la gente ha detto ‘proviamo anche questa’. Poi, passato lo slancio, subentra presto la delusione”.
Sui migranti ha scelto la linea dura.
“Affrontiamo il fenomeno, ma ci dimentichiamo delle persone. Non sono numeri quelli che arrivano, sono vite”.
Che approccio userebbe?
“Intanto non va affrontata come se fosse un’emergenza, visto che con le migrazioni bisognerà fare i conti a lungo. E quindi mi siederei a un tavolo dimenticando per un momento i sondaggi”.
Avrebbe lasciato il reddito di cittadinanza?
“Sì, perché non bisogna lasciare indietro chi non ce la fa, chi non può lavorare. Poi si può pensare a riformularlo, ma i più deboli vanno aiutati”.
Nel suo Veneto molti imprenditori si lamentano che non trovano lavoratori.
“Lo so bene. Ma mi chiedo: è colpa del reddito di cittadinanza o incidono altre ragioni? Non conosco i numeri. Ragiono a voce alta”.
È favorevole all’autonomia differenziata?
“Il nostro progetto politico a Verona si chiama Rete. Credo nell’interconnessione del territorio. Il Comune è azionista dell’Autobrennero, un’autostrada che attraversa quattro regioni, Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige, Emilia. Ebbene io posso anche migliorare il mio pezzetto, ma se gli altri non avranno uguale cura l’automobilista se ne farà poco”.
Il Nord reclama più efficienza.
“È sacrosanto, ma senza diventare delle isole. Chi ha di più deve fare da traino a chi ha di meno. Don Milani, parlando di scuola, diceva: ‘Non c’è ingiustizia più grande che fare parti uguali tra diversi'”.
Sta seguendo i Mondiali?
“Sì, e penso che lo vincerà un’europea. La Germania, anche se ha perso la prima. O l’Inghilterra. Lo può giocare a metà campionato e non alla fine di una stagione lunghissima”.
Avrebbe indossato la fascia arcobaleno?
“Ho sempre detto che lo sport deve essere super partes. Ma siccome è fatto di uomini e donne non si può negare a loro di essere se stessi, di esprimere il proprio pensiero sui diritti”.
I calciatori quindi fanno bene a ribellarsi?
“Il calciatore non è l’elemento di un ingranaggio. E un Mondiale è molto più di un maxischermo o della cartellonistica degli sponsor”.
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da www.ilfattoquotidiano.i
Verona,
Tommasi fa rimuovere dalle panchine
i maniglioni che impedivano
ai senza tetto di sdraiarsi.
E l’ex sindaco Tosi lo attacca
L’iniziativa è stata annunciata dalla giunta di centrosinistra. Le panchine furono volute dall’allora sindaco Flavio Tosi, che militava nella Lega Nord, che ora dice: “Togliere i braccioli dalle panchine non è ‘inclusione’, non è ‘umanità’. Umanità è dare strutture accoglienti”. Le associazioni di volontariato, invece, plaudono all’iniziativa
di Giuseppe Pietrobelli
5 DICEMBRE 2022
L’amministrazione comunale di Verona ha cominciato a rimuovere i braccioli che una quindicina di anni fa erano stati piazzati nel mezzo della seduta di circa 500 panchine per impedire che le persone potessero distendersi a dormire. L’iniziativa è stata annunciata dalla giunta di centrosinistra di Damiano Tommasi, che ha cominciato l’intervento dalla zona di Teatro Romano e Veronetta. Proseguirà poi in piazza San Zeno e in altre zone della città. “Intendiamo restituire le panchine alla loro finalità sociale” dichiara l’assessore all’arredo urbano Federico Benini, che qualche settimana fa aveva inaugurato le cosiddette “panchine inclusive”, con una parte tagliata nel mezzo che consente l’inserimento di una carrozzina per disabili. Adesso cambiano le “panchine anti-bivacco”, che furono volute dall’allora sindaco Flavio Tosi, che militava nella Lega Nord (oggi è parlamentare e consigliere comunale di Forza Italia). “Crediamo che l’inclusività passi anche attraverso l’arredo urbano, con le aree pubbliche dotate di strutture che oltre a garantire il ristoro favoriscono anche la socializzazione” aggiunge l’assessore Benini.
Gli operai comunali stanno smontando il maniglione che divide in due parti le panchine. Una decisione in linea con l’impostazione della giunta Tommasi, che nel programma elettorale aveva inserito l’esigenza di togliere barriere o forme di intolleranza sociale. E’ un problema risalente nel tempo, se si pensa che nel 1997 a Treviso il sindaco-sceriffo Giancarlo Gentilini divenne famoso per aver fatto letteralmente togliere le panchine (“Servono agli immigrati” aveva spiegato), un modo a suo dire per portare decoro e sicurezza in città.
La svolta di Tommasi ha provocato la reazione dell’ex sindaco Tosi. “Toh le anime belle della sinistra! Togliere i braccioli dalle panchine non è ‘inclusione’, non è ‘umanità’. Umanità è dare strutture accoglienti ai meno fortunati, non lasciare sbandati sulle strade. – dichiara – E’ umanità incentivare i senzatetto a dormire distesi al freddo sulle panchine? Invece la mia amministrazione, senza tanti proclami, forniva loro un letto caldo, attivando i servizi sociali del Comune”. Tosi accompagna un post con la foto di una panchina al Central Park “nella civilissima New York”, e aggiunge: “Capisco che sia molto più facile togliere i braccioli e dire: ‘Hai visto che buoni noi che siamo, contro quel cattivone di Tosi?’. Non è un bello spettacolo per famiglie, bambini, anziani che vorrebbero usufruire dei parchi pubblici e delle panchine, vedere persone – chiunque esse siano, italiani, stranieri, ricchi, poveri, adulti o adolescenti – dormire bellamente stravaccate. Affermare il contrario è la fiera dell’ipocrisia buonista, quella ammantata di virtù pubbliche (per fare bella figura) e dei vizi (ergo indicibili pensieri) privati”.
Sul tema dell’assistenza ai poveri era finito sotto tiro anche il precedente sindaco, Federico Sboarina, che ora è con Fratelli d’Italia. Tosi critica anche lui: “Questa è ipocrisia, la filosofia che permea il concetto di decoro urbano della sinistra e quindi della giunta Tommasi, che sta riuscendo addirittura a fare peggio del predecessore in quanto a ordine pubblico. Risultato? La città è un concentrato di accattoni molesti ovunque, sporcizia e degrado dilagante”.
Positivo, invece, il giudizio della Ronda della Carità, un’associazione di volontariato che dal 1995 si occupa dei senza tetto nel capoluogo scaligero: “La rimozione dei braccioli è un gesto che ha un grande significato” dice il presidente Alberto Sperotto. “Non vedevamo l’ora che ciò accadesse. I braccioli erano un segnale bruttissimo, il tentativo, attuato negli anni, di allontanare dal salotto di Verona le persone senza dimora, per mandarle in periferia”. Le soluzioni al problema di chi non sa dove dormire? “Non sono nemmeno più i dormitori, che possono servire per l’emergenza. Servono progetti di autoinserimento, dove le persone trovino una casa e siano seguite, recuperando relazioni familiari e opportunità di lavorare”. C’è una differenza tra la giunta Tommasi e quelle precedenti? “C’è molta aspettativa, anche se i posti di accoglienza in più per il momento sono pochi. Abbiamo invitato il sindaco e gli assessori a venire con noi di notte, per vedere com’è Verona quando si accendono le luci. Speriamo che ciò possa accadere”.
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