Perché ricordare il 45° anniversario dell’uccisione mafiosa di Piersanti Mattarella

da www.articolo21.org

Perché ricordare il 45° anniversario

dell’uccisione mafiosa di Piersanti Mattarella

Vito Lo Monaco
5 Gennaio 2025
Il 6 gennaio del 1980 è uno di quei tragici giorni il cui ricordo è rimasto impresso nella mia memoria. Abitavo a poche centinaia di metri dal Presidente Piersanti Mattarella ucciso quel mattino mentre si apprestava, senza scorta, a recarsi a messa con la famiglia. Ho sentito gli spari della 38 del killer, ho visto la scena del delitto dopo pochi minuti. Fu subito chiaro che fosse un altro delitto politico mafioso, pensato e attuato da coloro che si opponevano a qualsiasi collaborazione politica col Partito comunista, dopo quello di Reina segretario della Democrazia Cristiana di Palermo nel 1979 e poi di quelli di Pio La Torre e Rosario Di Salvo nel 1982 (i tre processi furono infatti successivamente unificati). Bisogna ricordare che Mattarella era stato sostenuto da Moro, ucciso nel 1978 dal terrorismo rosso, perché promotore dell’apertura politica al Partito comunista italiano, ritenuta necessaria per il consolidamento della democrazia, di ammodernamento e sviluppo economico e sociale della Sicilia e del Paese. Il terrorismo, rosso e nero, la mafia sono stati utilizzati da una parte della classe dirigente del Paese per tentare di soffocare la democrazia prefigurata dalla Costituzione repubblicana antifascista. Le carte in regola, le mani pulite propugnate da Piersanti Mattarella, cioè il rispetto della legalità a tutti i livelli: politico, economico, sociale, istituzionale, burocratico per poter negoziare con più forza con lo Stato e con l’Europa un processo di sviluppo nuovo per la Sicilia, libero da corruzione, clientelismo, ingiustizia sociale, povertà e sottosviluppo.
Piersanti Mattarella nel 1975 promosse con l’appoggio del PCI siciliano la prima programmazione degli interventi della Regione per il quinquennio 1975-80. Nel ’78 vara il governo di solidarietà autonomistica con l’appoggio esterno del PCI. Sulla gestione privata delle esattorie, vedi quella dei Salvo, si pronuncia in modo duro contro la presenza della mafia. Quale responsabile del PCI regionale per la politica urbanistica degli enti locali ho partecipato alle riunioni per concordare le proposte di riforma con il Presidente Mattarella e con i suoi consulenti. In quelle occasioni ho avuto modo di apprezzarne le qualità politiche ed umane. Da quegli incontri uscirono le leggi per il decentramento amministrativo degli enti locali e la legge urbanistica l.r. 71/1978, che limiterà l’edificabilità per i terreni agricoli, farà pagare ai costruttori parte degli oneri di urbanizzazione, norme contro speculatori ed abusivismo.
Il governo di solidarietà autonomistica nominerà il primo comitato per la programmazione, proporrà un piano di ammodernamento agricolo, la riforma delle USL, degli enti economici regionali ed i controlli della loro efficienza e trasparenza. Ecco alcuni dei motivi per cui i mafiosi e i loro protettori politici hanno ritenuto necessario sopprimerlo ed impedire la formazione del governo con il PCI.
Fu un momento tragico per la democrazia italiana che fu sconfitto soltanto grazie all’unità della sinistra e delle forze progressiste cattoliche. E’ la lezione storica da tenere presente nell’attuale fase di crisi della democrazia, di sottovalutazione politica e di tentativi di smantellamento con il populismo ed il sovranismo della democrazia parlamentare, della legislazione antimafia ed anticorruzione, del ruolo del mondo del lavoro, dell’impresa onesta, della società civile e delle politiche di inclusione.
Crisi ambientale, decine di guerre nel mondo, rivoluzione tecnologica, controllo di pochi della ricchezza prodotta nel mondo impongono, imitando l’esempio di Mattarella e di Moro una nuova unità strategica della sinistra e delle forze progressiste per salvaguardare la democrazia, la giustizia sociale e la libertà.
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La Politica e l’Informazione, Mattarella e Fava,

morti perché rappresentavano il cambiamento

Rino Giacalone
4 Gennaio 2025
Quante parole verranno scritte e dette oggi e domani. Giornate in Sicilia di pesanti anniversari. Piersanti Mattarella, deputato regionale, presidente della Regione, assassinato a Palermo il 6 Gennaio del 1980. Pippo Fava , giornalista, fu ucciso a Catania il 5 Gennaio del 1984. Delitti di mafia. Ma di quella mafia che sedeva al tavolo con l’area grigia, con i politici collusi e corrotti, con l’imprenditoria connivente. Mattarella e Fava sono stati nemici come tanti altri di questo convitato di pietra onnipresente nella nostra terra. E sono stati ammazzati per l’essere nemici di costoro a viso aperto, senza mai nascondersi. Erano protagonisti del cambiamento, ma quello vero, non quello gattopardiano, del tutto cambia per non cambiare niente. Oggi in tanti si presenteranno come loro eredi. Chi nella politica chi nel giornalismo. Ma nei fatti nessuno può definirsi erede dei loro pensieri e del loro agire.
Viviamo una stagione che anno dopo anno, mese dopo mese, giorno dopo giorno, perde di vista i valori di Mattarella, Fava e di tanti altri uccisi tutti per la stessa ragione. Il voler cambiare le cose. Il voler acciuffare il cambiamento raccontando e scrivendo le brutte cose di questa Sicilia. Anzi pensando proprio a Mattarella e Fava loro agivano per difendere l’Italia, la Democrazia e la Libertà. Lo facevano mentre c’era chi metteva bombe nelle piazze e nelle stazioni, soffiava sul vento dei complotti, e stava dalla parte di chi nei salotti della massoneria scriveva come il Paese doveva essere, sottomesso. Oggi e da tempo non si uccide più. Perché pezzo dopo pezzo, riforma dopo riforma, elezioni dopo elezioni, una buona parte del Paese è nelle mani di spregiudicati collusi, di nobili (sic) uomini e nobile (sic) donne, che vanno in giro mettendo bavagli a destra e manca. Ma tutti questi sappiano che c’è chi ha scelto di resistere, che rifiuta i bavagli. Il prossimo 21 Marzo sostenuti dall’associazione Libera saremo a Trapani a ricordare quel migliaio di vittime innocenti delle mafie.
La migliore occasione per gridare ad alta voce il voler essere cittadini liberi. La richiesta più forte sarà quella di aprire per davvero e non con le recite teatrali, un dibattito vero sulla questione morale. Oggi la corruzione è espressione delle nuove mafie. Non possiamo spezzare in due cose diverse questa lotta. L’azione di contrasto deve essere la stessa. Il 2025 segnerà anche un altro anniversario, i 40 anni dalla strage mafiosa di Pizzolungo del 2 Aprile 1985. Quell’autobomba destinata ad un magistrato, Carlo Palermo, che fece scempio della vita di Barbara Rizzo e dei suoi gemellini, Salvatore e Giuseppe Asta. Per quella strage fu condannato all’ergastolo anche il mafioso palermitano Nino Madonia. Lui che il 6 Gennaio 1980 pare esser stato il killer di Piersanti Mattarella. Dobbiamo renderci conto che le vittime innocenti delle mafie non sono tra di loro slegati, sono uniti da quel terribile comune denominatore di una stessa criminale regia. E mettendo assieme tutti i puntini viene fuori lo scenario. Mattarella come il sopravvissuto, ma dimenticato Carlo Palermo, così come tanti altri, come Pippo Fava o Mauro Rostagno, anche lui ucciso in quella terribile mattanza degli anni ’80, avevano scelto di stare dalla parte giusta, di denunciare le collusioni, le mafie internazionali che trafficavano in armi e droga, e riempivano di soldi sporchi le casse anche di certi partiti politici, quelle del Psi per esempio, o delle potenti correnti democristiane, come quella capeggiata da Andreotti. Sono cambiate sigle e nomi, ma questi traffici ancora oggi esistono, e per questo che esistono le guerre. Con l’aratro del malaffare hanno inciso la terra di Sicilia, quella d’Italia e oggi sono in Europa. Chi vuol resistere può farlo nei ruoli più propri, noi lo facciamo ogni giorno facendo informazione, non calando la testa davanti a nessuna forma di potere, tenendo la schiena dritta, come lo erano Piersanti Mattarella, che mandò fuori dal suo ufficio chi voleva sostenere gli esattori di Salemi Salvo a creare una loro banca, e Pippo Fava che in quel 1984 a chi diceva che la mafia non esisteva, invitava tutti ad andare a cercare i mafiosi anche nelle aule del Parlamento.
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La RAI trasmetta Magma,

il docu-film sul delitto Mattarella

Davide Mattiello
6 Gennaio 2025
Crediamo che sia importante che la RAI trasmetta MAGMA, il docu-film di Giorgia Furlan che ricostruisce il delitto Mattarella a quarantacinque anni da quel terribile atto criminale.
In gioco c’è, ancora una volta, il senso stesso del servizio pubblico radio televisivo, che la RAI ha il dovere di interpretare nel migliore dei modi.
Il servizio pubblico radio televisivo ha il compito di stimolare la riflessione collettiva proponendo lavori seri e rilevanti pubblicamente. È questo il caso di MAGMA? Noi crediamo di sì, perché è autorevole la squadra che ha realizzato questo prodotto e perché affronta una pagina di storia italiana decisiva per capire chi siamo oggi, della quale manca ancora, nonostante tutto, una precisa e completa ricostruzione. Tanto è vero che dalla stessa Procura di Palermo arriva notizia di una imminente iniziativa.
Serietà e rilevanza pubblica possono apparire come criteri non sufficienti a decidere tra trasmissione e oscuramento, ma non è così, anzi. Non lo è in un Paese laico, fondato sul pluralismo e quindi sul riconoscimento della legittimità delle diverse sensibilità presenti nella società, che fatalmente si traducono in diversi punti di vista, diverse prospettive con le quali guardare alla realtà, purché rispettose del perimetro tracciato dalla Costituzione. Da noi la democrazia si fa (ancora) cosi. Cosa non deve fare invece il servizio pubblico radio televisivo? Non deve censurare un prodotto serio e rilevante per timore che dispiaccia al Governo, che rappresenta temporaneamente una maggioranza parlamentare e non la “Verità”. Quando serietà e rilevanza vengono piegate alla narrazione funzionale agli interessi della maggioranza si comincia ad uscire dal campo della democrazia liberale e si entra in un altro campo, quello delle autocrazie travestite da democrazie. Uno “slittamento” non inaudito, visto che la democrazia italiana dei decenni passati è ormai pacificamente definita come una democrazia a “sovranità limitata”. E tuttavia il fatto che sia successo in passato non significa che debba succedere ancora e soprattutto non giustifica ne’ l’ignavia, ne’ tanto meno l’indifferenza complice. Articolo 21 è preoccupata (e non da oggi) che lo “slittamento” stia prendendo una velocità pericolosa, perché purtroppo sono diversi ed inquietanti i segnali che raccoglie. Segnali convergenti purtroppo. Due esempi su tutti: l’omessa trasmissione del documento-film “Gioventù Meloniana” prodotto da Fanpage ed al contrario l’insistenza con la quale diverse trasmissioni RAI si stanno facendo megafono della versione Mori-Trizzino-Colosimo sulla strage di Via D’Amelio del 19 Luglio 1992. Cosa accomuna questi esempi? l’evidente desiderio di fare uscire dalla “scena dei crimini” tutti coloro che in un modo o in un altro possano essere ricondotti alla destra degli “eredi-al-quadrato” (del Duce e di Berlusconi). Anche MAGMA verrà trattato secondo questo copione, reo di spiegare il delitto “perfetto” anche attraverso quei neo fascisti eversivi nei fini e terroristi nei modi? Lo vedremo. L’anteprima nazionale è fissata per il 9 Gennaio a Roma, sarebbe il caso che vi partecipassero anche i vertici RAI, così da decidere a ragion veduta. Qualcuno ci sarà che proverà a consolarci dicendo: tanto poi lo vedremo lo stesso, su altri canali e piattaforme. Ma la RAI nella sua funzione non è fungibile. Quindi risparmiate il fiato: l’unica nostra consolazione resta la Costituzione.
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Delitto Mattarella. Centro Pio La Torre:

“Fu fermato per le sue aperture al Pci”

Redazione
4 Gennaio 2025
L’omicidio del Presidente della Regione Siciliana, Piersanti Mattarella? Fonti, prove e verifiche ci dicono che fu un delitto politico maturato dentro un quadro generale di attacco agli equilibri politico-istituzionali del paese. Come Matteotti, come Moro, come la strage di Portella della Ginestra, come Falcone e Borsellino. Come La Torre e Reina, secondo quanto disse Giovanni Falcone alla Commissione antimafia.
Ad affermarlo è Emilio Miceli, presidente del Centro studi Pio La Torre, nel suo intervento sul sito dello stesso Centro, ricordando che questi delitti e queste stragi obbediscono a logiche diverse, a diverse condizioni storiche e politiche del nostro paese.
«Il dato certo – scrive Miceli – è che l’Italia, non la Germania o la Francia piuttosto che la Spagna, è l’unico Paese europeo a essere stato accompagnato da una lunga scia di stragi, fin dalla liberazione dal nazi-fascismo. Piersanti Mattarella fu il presidente della Regione che più di tutti sostenne e incoraggiò il percorso di avvicinamento tra Dc e Pci avviato da Moro per sbloccare fino in fondo il processo democratico del paese. Moro, che viene ucciso dalle Br per intimidire la Dc e bloccare il percorso segnato di alleanza, seppur progressiva, con il Pci. Anche Mattarella, eletto Presidente proprio nei giorni terribili tra via Fani e via Caetani, verrà ucciso per la sua volontà di proseguire nella politica di intesa con il Pci».
Impossibile non tenere in conto che i destini del Paese e della Sicilia, in quegli anni, si intrecceranno continuamente.
«Se pensiamo a quella Sicilia che anticipò i processi politici nazionali, sfidò a viso aperto la mafia e il sistema di potere che ruotava attorno alla Regione e al sistema pubblico in generale – conclude il presidente del Centro Studi Pio la Torre – non v’è dubbio che è forte il rimpianto per una classe dirigente che non c’è più, di cui Piersanti Mattarella fu ideatore e protagonista. Quella mattina del 6 gennaio 1980 colpirono un uomo e la speranza per una nuova idea di Sicilia che quell’uomo aveva rappresentato».
Fonte:
https://www.liberainformazione.org/2025/01/04/delitto-mattarella-fu-fermato-per-le-sue-aperture-al-pci/

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