da www.articolo21.org
Se persino Giuliano Amato diventa
un “sovversivo”
Roberto Bertoni
6 Febbraio 2024
Quando si arriva a impedire la presentazione di un libro persino a Giuliano Amato, (“Storie di diritti e di democrazia. La Corte costituzionale nella società”, scritto insieme alla giornalista Donatella Stasio) mitissimo alfiere del sistema, capace di attraversare molteplici stagioni e di uscire indenne da ogni bufera, significa che siamo davvero oltre. Se persino una vecchia volpe come lui, con un curriculum smisurato e una collezione di incarichi prestigiosissimi, paga il fatto di aver espresso un parere urticante sulla strage di Ustica, nella speranza di giungere almeno a un brandello di verità storica anche in ambito ufficiale, e di essersi schierato apertamente dalla parte della Costituzione contro il tentativo di cancellarne l’afflato resistenziale, vuol dire che non ce n’è più per nessuno. E poiché il teatro della presentazione sarebbe dovuto essere il carcere di San Vittore, in un momento in cui la situazione carceraria è fuori controllo e il numero di suicidi fra i detenuti è impressionante, si ha la sensazione che per l’attuale esecutivo non esista alcuna forma di recupero e di redenzione possibile, essendo prevista unicamente la repressione, con l’intento non dichiarato ma palese di compiacere un’opinione pubblica impaurita e in preda a un populismo penale dalle conseguenze potenzialmente devastanti.
Se a ciò aggiungiamo la disperazione di Roberto Salis, il padre di Ilaria, che vede la figlia consumarsi in un penitenziario ungherese, le cui condizioni ci inducono a domandarci “se questa è una donna”, accusando il governo di fare poco o nulla per liberarla, qui il problema è morale prim’ancora che politico.
E allora, avvertiamo il dovere di prendere di petto la questione. Di fronte a tutto questo, continuare a dividersi sul nulla, a litigare per fesserie, a fare a gara a chi è più duro e puro, a non battersi insieme per la salvaguardia dei valori che dovrebbero accomunarci tutte e tutti e a regalare a questa destra spazio e possibilità di agire indisturbata, è sintomo o di complicità, e vorremmo sinceramente scartare questa ipotesi, o di incomprensione del periodo storico che stiamo attraversando. Non aver capito, infatti, che questi non si fermeranno mai, che per loro questo non è un semplice governo ma un esercizio del potere e che non si salverà nessuno da quest’ondata che mette insieme l’arretramento sul tema dei diritti, la mutazione antropologica del Paese e lo snaturamento della Costituzione non è solo grave: è imperdonabile. E pur tenendoci alla larga da ogni retorica, stavolta è vero che la storia chiederà a conto a chi oggi ha responsabilità politiche importanti del proprio operato. E sarà impietosa nei confronti di chi avrebbe potuto agire ed è stato pavido, avrebbe potuto parlare e ha taciuto, avrebbe potuto costruire e ha preferito distruggere.
Ribadiamo: se persino uno come Amato diventa un personaggio sgradito nei palazzi del potere, l’emergenza è seria e non può essere affrontata come se fosse uno scherzo, ignorando la gravità di quanto sta accadendo e continuando ad auspicare un dialogo istituzionale per cui non esistono da tempo i presupposti.
Fin qui ho formulato riflessioni che rispecchiano il pensiero della nostra comunità. In conclusione, voglio esprimere, invece, un parere personale: coloro che remano contro la ricomposizione del campo progressista, andato in frantumi nell’estate del 2022 e mai più ricomposto, d’ora in poi, non soltanto non avranno il mio voto ma avranno anche il mio disprezzo.
Mi chiedo se sia possibile che una pagliacciata come il festival di Sanremo venga preso più sul serio della continua inefficienza e prepotenza di chi, purtroppo, ci governa. Da tempo, ormai, temo che buona parte degli italiani si sia bevuto il cervello…