Le chat di FdI contro Salvini: “Un bambino disadattato”. Foti su Mussolini: un gigante

da la Repubblica
07 EBBRAIO 2025

Le chat di FdI contro Salvini: 

“Un bambino disadattato”. 

Foti su Mussolini: un gigante

di Matteo Pucciarelli
Un libro svela messaggi dal 2018 in poi. Cirielli: “Bisogna attaccare Berlusconi e FI banditi e ladri”
Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti? «I migliori… leccaculo». Parola di Giorgia Meloni, solo tre anni fa, commentando l’avvio del governo Draghi. I giudizi sull’attuale vicepremier leghista proferiti da personalità di primissimo piano di Fratelli d’Italia — alcuni sono attualmente ministri — sono impietosi. Salvini viene descritto in maniera impietosa: «Gonfio», «confuso», «quando si toglie il vino da tavola…». E poi, «porello», «poveretto», «un bambino viziato e disadattato», oltre a riferimenti a sue possibili conoscenze con spacciatori.
C’è questo e molto altro, un quadretto poco edificante per il centrodestra, dentro il libro del giornalista del Fatto Quotidiano Giacomo Salvini intitolato (PaperFirst, casa editrice della società editrice del giornale). Tramite tre diverse chat WhatsApp dei parlamentari della fiamma tricolore dal 2018 in poi, si racconta il non detto pubblicamente dalla classe dirigente di un partito passato dal 4 al 26 per cento nel giro di quattro anni e mezzo. E diventato quindi prima forza di governo. A scapito degli altri partiti della coalizione, però.
Nel racconto della discussione interna e senza filtri, c’è la guerra al Carroccio negli anni del governo gialloverde (altri epiteti per il Capitano: «Cialtrone», «bimbominkia» che dovrebbe «andare a nascondersi», secondo Meloni), il parricidio nei confronti di Silvio Berlusconi umiliato al momento di formare il governo («Giorgia passa alla storia, Silvio passa di moda», oppure Edmondo Cirielli che scrive «bisogna attaccare Fi e Berlusconi con i suoi tg, basta appecoronarsi a questi banditi ladri»). C’è l’attuale ministro agli Affari europei Tommaso Foti che parlando del palazzo di Piazza Venezia a Roma, e riferendosi a Benito Mussolini, ricorda che «da lì parlava un gigante», scritto con la “g” maiuscola.
E ancora, c’è l’attuale presidente del Consiglio che, con notevole sforzo di fantasia, ipotizza che l’assalto a Capitol Hill sia stato organizzato dai democratici americani e che le elezioni Usa del 2020 siano state truccate con dei brogli. Sposando, dunque, le tesi più complottiste di Trump e del movimento Maga. Del resto i complotti sono ovunque: della magistratura, onnipresente; quando Forza Nuova attacca la sede della Cgil a Roma pure lì vai a capire che non sia un tranello; dei camerati che vogliono mettere in difficoltà Fdi con le loro uscite nostalgiche («Ricordiamoci che c’è anche qualche “fascista” presunto a giocare contro di noi», scrive Meloni). Oltre ovviamente all’ossessione per gli “infami”, termine ricorrente spesso nelle conversazioni interne. Chi sono? «Intellettuali, giornalisti, politici che da destra “tradiscono” criticando Meloni e Fratelli d’Italia. Un affronto che — scrive Giacomo Salvini — i parlamentari meloniani non possono accettare proprio perché proveniente da intellettuali considerati alla stregua, se non peggio, degli oppositori di sinistra. L’appellativo, però, viene spesso utilizzato anche per denunciare coloro che passano all’esterno le informazioni».
Va da sé che i contenuti del libro anticipati ieri dal Fatto sono diventati materiale di rapida condivisione e discussione nella maggioranza. Per il ministro Guido Crosetto, in un commento interno, «andrebbero denunciati: chi ha pubblicato il libro e chi ha passato le conversazioni». E da Palazzo Chigi si narra di una fortissima irritazione.
In casa Lega invece l’indicazione interna è stata quella del silenzio più totale. Per «non prestare il fianco» ai mezzi di informazione. Anche se, commentava un parlamentare del Carroccio sotto garanzia dell’anonimato, «i nostri amici di Fdi parlano tanto di onore e fedeltà, si sentono migliori degli altri, poi è la loro chat a finire dentro un libro. Chiaro che in privato si dicono cose che in pubblico non si direbbero mai, succede in ogni partito, ma la loro tenuta ne esce a pezzi». La competizione interna al mondo sovranista tra Meloni e Salvini, sempre smentita dai due, è in realtà cosa nota ed evidente da anni. Proprio oggi il segretario federale sarà a Madrid per l’evento dei Patrioti, il gruppo europeo, che si rifà all’idea del Mega (da “make Europe great again”) di Elon Musk, per l’appunto difeso dal vicepremier: «Dire, da parte della sinistra, “non voglio parlare con Musk perché mi sta antipatico e sta con Trump”, significa negare a milioni di italiani la possibilità di connettersi e comunicare. È l’Europa che non ha fatto interesse nazionale degli Stati», le sue parole a Rtl 102.5. La settimana scorsa altra iniziativa, e stesso riferimento al Mega, l’aveva fatta Fdi col proprio gruppo Ecr a Bruxelles. Alleati in pubblico, nemici in privato. E ormai, chat alla mano, sarà impossibile spergiurare che non è così.

Dice che non è permaloso: chissà perché querela tutti, ha querelato anche il sottoscritto per avergli detto che è un “pezzo di merda”, oggi non è solo un pezzo, ma un oceano infinito di merda. Non ha nulla di un essere umano! Finirai nella fogna!

 

Commenti chiusi.