L’essere: tra libertà, verità e… menzogna

L’EDITORIALE
di don Giorgio

L’essere: tra libertà, verità e… menzogna

Quando Cristo affrontava certi temi, non guardava in faccia a nessuno. Men che meno attenuava le sue parole, per rispetto della religione ebraica. Non dimentichiamo che egli era un ebreo, educato fin dalla fanciullezza alla spiritualità ebraica, nei suoi usi, costumi e tradizioni.
Leggendo i quattro Vangeli, abbiamo questa netta sensazione: che Cristo ce l’avesse proprio con i capi religiosi. Sì, è stato duro anche con il potere politico, ma a condannarlo è stato il Sinedrio, per la semplice ragione che Gesù aveva contestato fin nelle radici sia la Legge che il Tempio, i due pilastri della religione ebraica.
Dunque, Cristo ha ribaltato dalle fondamenta la religione, quella ebraica, ma anche ogni altra religione. Lo ripeto fino alla noia: il Cristianesimo, nel pensiero di Cristo, non è una religione, anche se la Chiesa, lungo i secoli, fin dagli inizi, non farà che rimettere il Cristianesimo nella braccia della religione.
Tutto questo per dire che, quando leggiamo i Vangeli, dobbiamo stare attenti: Cristo ha messo in crisi un mondo religioso ipocrita e falso, quello di una religione secolare, che era riuscita a mettere su Dio, quello di Abramo tanto per intenderci, tutta una serie di veli sovrapposti da coprire il vero volto di quel Dio che, rivelandosi a Mosè, aveva fatto intuire che Lui è l’Essere, proibendo così ogni immagine per scoraggiare gli ebrei a confondere le raffigurazioni come se fossero Realtà. Immagine, ovvero idolo.
Questo è il contesto per comprendere il brano del Vangelo di Giovanni, capitolo ottavo, versetti dal 31 al 59. È un brano durissimo, che arriva allo scontro non solo verbale ma anche fisico, con il tentativo di lapidazione. Ma stavolta a volerlo lapidare non sono gli scribi e i farisei, ovvero i capi della religione ebraica, ma “quei Giudei, specifica Giovanni, che avevano creduto in lui”. Dunque, simpatizzanti di Cristo!
Già questo fa capire che ad essere interpellati non sono gli atei o i nemici della Chiesa, ma siamo noi credenti. Tuttavia, essendo i temi in questione di particolare interesse universale, tutti, anche gli atei, dovrebbero meditare.
Cristo parla di libertà e di verità. Chiarisce subito: la libertà dipende dalla verità, e non viceversa. Con tutte le conseguenze che potete immaginare, nel campo sia politico che religioso. Non sto qui a elencarle. Vorrei soffermarmi su un aspetto particolare della dialettica di Cristo. Quando il clima era sereno, Gesù sapeva parlare alto, vedi il dialogo con Nicodemo e con la Samaritana, o quando si rivolgeva alle folle con le parabole o agli stessi discepoli (basterebbe ricordare il lungo discorso dell’addio). Ma quando il contesto si faceva teso, a causa delle provocazioni a cui era soggetto, allora Gesù cambiava tattica: usava un metodo più diretto, simile – per usare un’espressione latina – all’”argumentum ad hominem”, contestando cioè le affermazioni dei suoi interlocutori, arrivando anche all’”argumentum ad personam”, ovvero deridendoli.
Cristo, non poteva certo parlare di libertà a gente falsa e menzognera. Ecco perché il discorso si è soffermato sulla menzogna. Chi è nella menzogna, è chiuso ad ogni discorso sulla libertà.
So che parlare di temi alti, quali verità, libertà, essere, sembri impossibile o difficile in un mondo dove predomina la menzogna, o l’inganno. Anche Cristo si è trovato di fronte ad un muro. E la cosa strana o assurda o paradossale è che Cristo sia stato accolto dai pagani, dagli esclusi, dai poveri.
Talvolta mi consolo: neppure Cristo è riuscito a farsi intendere con quelli “di casa”, perché allora me la dovrei prendere io, povero prete, quando trovo difficoltà a spiegare il mondo dei valori?
Cristo ha preferito contestare i suoi avversari con argomentazioni molto dirette, denigrandoli per la loro cocciutaggine e la loro ottusità mentale. Lo so che non bastava, ma forse a Cristo non interessava convincere quelle persone, ma denudare il loro peccato: quella ipocrisia che copre la verità con la menzogna.
Ho detto “menzogna”: non si tratta di singole menzogne, ma di quella menzogna che è quella ideologia, quel pensiero perverso che cerca di trascinare tutti nelle sue braccia. Non è un peccato da confessare al prete, ma di denudare alla fonte. Noi cattolici, purtroppo, siamo stati educati male: ad essere misericordiosi, buoni, caritatevoli, rispettosi, così che temiamo di offendere le persone, lasciandole di conseguenza in un sistema balordo, che fa morire milioni e milioni di esseri umani. Nel loro essere umano. Una maniera ipocrita per salvare la propria ipocrisia. 
7 marzo 2015
EDITORIALI DI DON GIORGIO 1
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